Una città - anno IV - n. 36 - novembre 1994

di altre culture La società irochese dove si parla una lingua in cui i maschi sono sorelle. Una società in cui le donne decidono del cibo, dei figli, del villaggio, hanno diritto di veto sulle guerre e custodiscono l'energia vitale. Lo strano andirivieni del maschio fra la casa della mamma e quella della moglie, ospite da entrambe. La roboante oratoria del maschio. Il valore dell'adozione e, anche, della tortura. La straordinaria democrazia, in cui tutti partecipano alle decisioni, che influenzò i costituenti americani. Intervista a Maria Teresa Romiti. Maria Teresa Romiti si è interessata della cultura irochese a partire da una ricerca politica e femminista. E' fra i curatori dell'edizione italiana de Per una risveglio della coscienza. Messaggio degli lrochesi al mondo occidentale. Gli Irochesi sono famosi per due cose: una cultura e una società matriarcale, femminile, e un sistema sociale estremamente democratico. Partiamo dal femminile? Tutte le culture hanno un loro carattere, ci sono quelle più mistiche, quelle più filosofiche. La società irochese è strettamente fondata sulla sociologia, sullo studio dei rapporti sociali e politici; ancor più: è stata un vero laboratorio di democrazia. Il problema che li ha sempre tormentati è stato come cercare di ottenere lamassima partecipazione a una decisione in un ambito che non fosse numericamente e geograficamente ristretto; non è certo una domanda da poco. L'altra grande caratteristica di una società così pubblica, così incentrata sul politico, è proprio l'importanza fondamentale del femminile, non un femminile astratto, ma proprio delle donne. Intanto la lingua. Praticamente la lingua irochese riconosce come maschili soltanto gli indivi,duimaschi, tutto il resto è femminile. L'unione delle famiglie irochesi, I' owachira, in realtà suona come sorellanza. Può sembrare una cosa da poco, ma invece è fondamentale perché l'individuo maschio si rifletteva nell'ambito sociale come partecipante a una unione strettamente femminile. La "fratellanza" irochese è sorellanza, gli irochesi sono sorelle fra loro. Credo che a qualsiasi maschio sentirsi sorella, identificarsi anche al femminile, risulti complesso. Se per una donna identificarsi come sorella di un'altra ha una sua facilità biologica, per un uomo identificarsi come sorella di un'altra donna o di un altro uomo comporta un grosso sforzo culturale. Uno sforzo che, in effetti, la società irochese riconosceva perché prima di entrare nell'ambito pubblico, prima di diventare adulti, ai giovani veniva richiesto di passare un anno o due in vesti femminili, facendo lavori femminili, vivendo come fossero donne, senza per questo rinunciare alla propria identità maschile. Gli Irochesi riconoscono la discendenza materna, che inantropologia viene definita matrilineare, e sono matrilocali, che significa che è il marito che va a stare in casa della moglie. Questo è fondamentale nella cultura irochese, perché, siccome la famiglia è il fondamento sociale e le decisioni si prendono nella famiglia, imariti irochesi facevano continuamente il viaggio avanti indietro tra la casa della moglie, dove vivevano, e la casa della madre, dove dovevano decidere. E non erano neanche viaggi da poco, perché non erano proprio vicini di casa, i vi_llaggi potevano distare anche diversi c~ilometri, e di dover andar avanti e indietro poteva anche succedere molto spesso. Poi c'è l'aspetto economico. Gli Irochesi non sono allevatori, quindi il marito porta lacarne, lacaccia è maschile, mentre I' agricoltura è femminile e sono le donne che coltivano e decidono cosa coltivare. Anche tutta ladistribuzione del cibo è inmano alle donne. per divorziare gli metteva i mocassini fuori dalla porta Il maschio va a caccia e dà la carne alla moglie e questo è ritualizzato: lamoglie va a prendere il marito al limite del villaggio, prende la carne e la va a cucinare. Insomma, questi uomini erano sempre ospiti: in casa della madre, che era la loro famiglia, non avevano la realtà economica ed erano ospiti in quanto l'alimentazione veniva offerta loro dalle donne, mentre in casa della moglie, dove non avevano decisione politica, dovevano portare la carne... Le donne avevano la cura del benessere del gruppo e, ovviamente, curavano l'educazione dei figli. Il che non voleva dire che il padre, o comunque imaschi della famiglia, non partecipasse, tutt'altro, ma culturalmente tutto il gruppo si sentiva legato alla parte femminile, infatti difficilmente, nel caso della separazione di una coppia, i figii andavano al padre, era il padre che ritornava a casa della mamma. Questa del maschio in fondo considerato un ospite è la cosa più divertente della cultura irochese, quella che colpisce di più. In virtùdi questo anche il matrimonio e il divorzio irochesi erano abbastanza semplici: la prima volta si sposavano molto giovani, adolescenti, e, non essendo considerati adulti nessuno dei due, erano le matrone delle due famiglie che si mettevano d'accordo. poi chiedevano il parere ai due ragazzi e se a loro andava Latestata UNA CITTA' è diproprietàdella bene il matrimonio veniva sancito semplicooperativaUNAGITTA'. cemente col fatto che uno si spostava nella Presidente: MassimoTesei. Consiglieri: casa dell'altra. E' chiaro che, essendo adoRosannaAmbrogetti,PaoloBertozzi,RodolfoGaleotti,FrancoMelandri,GianniSa- lescentialla prima esperienza, difficilmente poretti,SulamitSchneider. sceglievano, si adattavano abbastanza alle Redazione: Rosanna Ambrogetti,Marco ragioni dei rispettivi gruppi, e quindi i Bellini,Fausto Fabbri, SilvanaMassetti, matrimoni facilmente andavano in crisi e FrancoMelandri,MorenaMordentiR, occo Ronchi,MassimoTesei, GianniSaporetti facilmente si scioglievano. Un irochese si (coordinatore). sposava magari 2 o 3 volte. era difficile che COLLABORATORI: un matrimonio durasse una vita. L'intcresRitaAgnelloE,doardoAlbinatLi,orettaAma- sante è che il secondo matrimonio andava dori,AntonellaAnedda,GiuliaApollonia, diversamente: era la donna che andava GiorgioBacchin,Paolo Bertozzi,Patrizia Betti,BarbaraBovelacci,VincenzoBuglia- dalla madre del nuovo sposo e si metteva ni,PaoloCesari,MicheleColatalo,Dolores d'accordo. Ma mentre la donna veniva David, Liana Gavelli,MarzioMalpezzi, consigliata da tutti e poteva decidere da GianlucaManzi,Gaby Milic,LindaPrati, sola,perl'uomocidovcvacomunqucesscCarloPaletti,donSergioSala. Grafica: "CasaWalden". Fotoliti: SCRIBA. re la mediazione o della madre o della In copertina: Spalato '94. sorella. Per il divorzio, poi, I" iter era ancora più semplice: una moglie che non fosse INTERVISTE: A RenatoMannheimer: FrancoMelandri.A d'accordo col marito, o comunque non PietroMarcenaro:Gianni Saporetti. A Enzo soddisfatta del marito, lo rimproverava tre Piperno: MassimoTesei. A Stefano Levi volte ritualmente, cioè ad alta voce ali' inDella Torre: FrancoMelandrei GianniSa- terno del gruppo familiare. ponendo le poretti.A Paolo Crepet: MarcoBellini.A proprie ragioni, la propria mancanza di Aldo Natale Terrin: MarcoBellini.A Paolo Bertozzi: MassimoTesei.A Maria Teresa soddisfazione. Dopo la terza volta non lo Romiti: FrancoMelandri.A Bianca Guidetti rimproverava più: gli metteva i mocassini Serra: GianniSaporetti. fuori della porta e con quello il matrimonio FOTO: di FaustoFabbri. era finito. Lui pigliava i mocassini e ritorA pag.15:tratta dal libro Indiani. Storia e nava a casa. I mocassini fuori dalla porta leggenda dei pellerossa. A pag. 16: tratta da L'illustrazione italiana. cosa indicavano? Ancora una volta che il Questo numero è stato chiuso il 6 novem- maschio era rimasto comunque un ospite. bre '~4. Alte' indicazione: maschi e femmine non B1~~.-==---r---~ CO mangiavano insieme, le donne distribuivano il cibo, lo davano agli uomini poi mangiavano da un'altra parte. Gli antropologi del '700-' 800 pensarono che questo significasse che le donne servivano gli uomini, mentre, in realtà, era la distribuzione del cibo: io ti dò questo perché questo è il cibo dell'ospite. Questa cosa veniva sancita anche quando c'era una dichiarazione di guerra, che era decisa dagli uomini, visto che dovevano farla. Una volta che avevano deciso di partire chiedevano alle donne i viveri, le salmerie, e le donne -che a loro volta avevano preso la loro decisione se era giusto o meno partecipare- decidevano se dare o no il loro consenso dando oppure no i viveri. Se si doveva dare ancora più forza al no, ogni madre prendeva il proprio figlio da parte e gli diceva che non doveva partecipare a questa spedizione e siccome era fondamentale che anche le donne fossero d'accordo, questo era il no più acceso. E infatti, siccome i guerrieri giovani amavano andare spesso a provare la loro forza in giro -anche perché per loro non doveva essere divertentissimo vivere in una società dove passavano il tempo ad andare avanti e indietro fra la mamma e la moglie, mentre nella foresta il giovane guerriero si sentiva il padrone- capitava anche che fossero gli uomini più anziani, gli oratori, i mediatori politici, che, non essendo d'accordo con laguerra, andassero dalle matrone perché convincessero questi giovani guerrieri a non partire. Infine, oltre al cibo, alla cura, alla guerra e ai figli, in mano alle donne c'era I' orenda, che era l'energia che pervadeva tutto il mondo; un'entità unica che informava ogni realtà (dal sasso, ali' individuo, al braccio, alla mano) pèr moltiplicazione invece che per divisione. i maschi passavano la sera a raccontarsi gesta roboanti Ogni famiglia aveva la sua orenda, che si accresceva con la vita e diminuiva con la morte, ed essa investiva ogni individuo del gruppo facendone un essere particolare. li fatto di essere di una certa famiglia significava partecipare alla sua orenda che era importante tenere viva perché investiva i modi di essere del!' individuo. del sé. senza i quali quell'individuo non solo non avrebbe più saputo il suo posto nell'ambito sociale e culturale. ma non avrebbe nemmeno potutoautorappresentarsi, nonavrebbe potuto defìnire il proprio io. Questa era la ragione per laquale i parlatori, i .mche111. che rappresentavano il gruppo all'esterno, erano decisi dal gruppo delle donne: erano loro che potevano consegnare I' orenda. Alla stessa maniera. quando un sache111 non era più di gradimento, erano le donne che lo sfiduciavano. togliendogli il copricapo con le corna clicervo. Insomma, questo maschio, oltre ad andar avanti e indietro fra due matrone e ogni tanto divertirsi in guerra, che altro faceva? Parlava. I maschi irochesi parlavano un po' come i personaggi dell'Iliade o dcli'Odissea. facevano discorsi molto roboanti, sia che praticassero l'oratoria politica. l'espressione dd portavoce verso l'esterno, sia che si raccontassero le gesta. Gli uomini si raccontavano molto, si raccontavano le grandi imprese. loro e dei parenti. le grandi storie individuali. Le donne tra loro parlavano una lingua, gli uomini un'altra lingua. in mezzo c'era la Iingua di tutti igiorni. Questo non vuol dire che ci fossero 3 linguc diverse. erano invece dei diversi modi di conversare, di parlare. li linguaggio maschile era il Iinguaggio oratorio pereccellenza. mentre quello femminile era più quotidiano. L'uomo aveva tutta una tecnica retorica -che prevedeva che prima si dovesse toccare ilcuore, poi la testa, poi l'insieme- che veniva insegnata, mentre le donne avevano un linguaggio più quotidiano perché, generalmente, le matrone si occupavano sempre degli argomenti femminili. Le donne avevano il linguaggio del mondo, raccontavano i miti e la storia collettiva della tribù, raccontavano la storia di tutti. A questo proposito va precisato che queste società non avevano una storia come noi la conosciamo, una cronistoria anno per anno. O meglio, ce l'avevano, ma non aveva significato. Per loro esisteva il tempo passato e il tempo presente, il passato era raccontato in modo che noi definiamo mitico o leggendario, anche se forse è meno leggendario di quanto pensiamo noi. li tempo passato era vissuto in senso mitico perché non era soltanto il racconto di ciò che era successo, ma doveva anche essere un insegnamento per il presente, era qualcosa che si raccontava per capire chi si era. Gli uomini la sera si riunivano e si raccontavano le loro imprese di caccia e di guerra, ma queste storie, per poter essere raccontate e perché avessero valore, dovevano essere sempre più importanti e quindi il guerriero, il cacciatore, doveva rischiare sempre di più. Diventava un gioco al massacro. Il massimo per il cacciatore era affrontare un orso col coltello, oppure, altra grande cosa da raccontare, era andare a rubare le penne dell'aquila, che, però, non andava uccisa. Uno andava ad arrampicarsi su per i picchi, doveva cantare le canzoni per far sì che l'aquila fosse di buon umore, poi doveva trovare il modo di prenderla, toglierle le penne della coda, che sono le migliori, dopodiché la lasciava andare. Le penne d'aquila. con i canti dell'aquila, avevano un loro mito ben preciso. Questo mito racconta di un irochese che va su un albero altissimo a raccogliere delle uova con i cognati. ma questi lo abbandonano e lui non riesce a scendere. E' disperato, ma arriva un'aquila che lo prende e lo porta al suo nido. Lì è ancora più disperato, perché se non riusciva a scendere da un albero figuriamoci dal picco dell'aquila. L'aquila, che ha degli aquilotti, per un certo periodo gli dà da mangiare come lo dà agli aquilotti. Ad un certo punto, però, l'aquila non torna, gli aquilotti hanno fame, equesto irochese si incide il petto e dà il proprio sangue agli aquilotti. Dà agli aquilotti il suo latte, cioè iI sangue, e si famadre come l'aquila. L'aquila ritorna. vede che lui ha dato da mangiare agli aquilotti, e allora gli regala le penne, i canti e i riti dell'aquila, che servono per guarire, e lo riporta al villaggio. Lui torna. si veste con i paramenti dcll"aquila. e dà al villaggio tutto quello che !"aquila gli ha dato. Il canto delle gesta, come dicevo. era strettamente individualc. ognuno poteva cantare solo le sue e quelle che gli erano state donate o che aveva acquistato uccidendo chi le aveva compiute veramente. Questo avveniva perché ammazzarti voleva dire che tutto il tuo valore passava a mc che ti avevo ammazzato. Mentre nel caso del dono significava che il donatore riconosceva che tu cri più degno di lui di quella data impresa. Avere indono il canto di una impresa era considerato il massimo. perché signif'icavaun riconoscimento pubblico incontc~tabile del proprio valore. Quindi, pur centrata sul femminile, rra gli irochesi c'era una forte divisione dei ruoli? La divisione fra ma~chilce femminile era. così come i legami clirarcntcla. essenzialmente culturale, nel senso che la scelta di essere maschio o femmina non era un fatto strettamente dovuto alla biologia. lo sono una donna. ma posso decidere di fare !"uomo: io sono unuomo. ma posso decidere di fare la donna per tutto il tempo che mi pare, per la società va bene. C'è un'unica condizione: quando mi spoglio di uno status devo prendere tutto il resto, non posso stare a metà fra le due strade. Praticamente c'erano delle ·'caselle culturali" in cui erano inseriti dei ruoli precisi, ognuno con tutta una serie di caratteristiche: si potevano anche scegliere tutte lecaselle una dopo l'altra, purché ogni volta si stesse in una sola casella, prendendo tutti i diritti e doveri che corrispondevano al ruolo scelto. E infatti: le donne non si potevano toccare, per un irochese vedere un uomo picchiare una donna era più o meno come per un cattolico praticante vedere qualcuno urinare sull'altare. Era una cosa più che abominevole, era inconcepibile, metteva in causa valori sacri molto profondi. Però, se una donna sceglieva di essere uomo e imbracciava le armi e combatteva, non era più una donna e in questo caso poteva anche essere torturata. Questo fu uno dei problemi con i bianchi, perché le pioniere che difendevano la casa naturalmente venivano scalpate come i maschi perché per loro erano degli uomini. Bambini e donne non si toccano, purché facciano i bambini e le donne. Dicevi che anche il concetto di famiglia era soprattutto culturale ... Negli irochesi il concetto di famiglia è essenzialmente culturale nel senso che la famiglia sono tutte quelle persone che si riconoscono ali' interno di un certo gruppo con una certa discendenza, che può essere di sangue, ma che, la maggior parte delle volte, di sangue non era. Fra gli Irochesi era tipica quella che noi abbiamo tradotto con "adozione·· e che consisteva nell' inserimento nell"ambito familiare di una persona che poteva essere di un altro gruppo famigliare o addirittura, spessissimo, non irochese o bianca, che in questo modo veniva ad acquisire tutti i doveri e i diritti che comportavano l'inserimento in questo gruppo. Erano legami strettamente culturali, però vissuti come se fossero biologici: il rito delr adozione, che consisteva nella spoliazione della persona, nel bagno rituale e nel rivestimento, era una vera e propria nascita. Dopo non c'era più nessuna differenza tra il nuovo nato e un nato ali' interno della famiglia. Un altro aspetto della famiglia irochese - che. teniamolo presente, contava varie decine di persone abitanti nella stessa casa. quindi con delle interazioni continuativeè che i diritti e i doveri dell"individuo all'interno del gruppo famigliare avevano una valenza tanto pubblica quanto privata. La distinzione tra pubblico e privato. tipica della società occidentale moderna, non ha assolutamente senso per la società irochese. dove la famiglia è il fondamento della società inquanto è il nucleo delle decisioni politiche della società stessa. Lo stesso individuo si percepisce come individuo - meglio: come se stesso- sempre in rapporto a un gruppo. l'adozione provocava una nuova nascita biologica Questo non vuol dire che il gruppo sia più importante dcli"individuo o viceversa. ma che per esistere l"individuo ha sempre bisogno del rapporto con iI gruppo, senza questo sarebbe monco. E infatti la pena più severa presso gli Irochesi era buttar fuori un individuo dal gruppo. dal villaggio. farne un indiano solitario. Questa era una cosa che noi possiamo considerare molto vicino alla pena di morte, non tanto perché uno non potesse sopravvivere da solo. avrebbe potuto benissimo. ma perché si scindeva questo rapporto dinamico e la persona aveva perso

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