Una città - anno II - n. 9 - gennaio 1992

• gennaio IN SECONDA. "c'é spazio per questo sul giornale?" é un intervento critico di Giorgio Calderoni. "Per ogni agire ci vuole oblio" é l'intervento di Ivan %affini contro i saperi specialistici. Poi ~na leffera di Gabriele Affilio Turci che rifleffe sul giornale a partire dal suo itinerario religioso. IN TERZA. "Religiosità e politica dopo le ideologie". Intervista a Giovanni Tassani. IN QUARTA. Leghe. Due dirigenti di Cervia ci raccontano come vedono le cose. "Perché diffido" é l'intervento di Franco Melandri. IN QUINTA. "I professionisti della purezza". Rocco Ronchi sulla pericolosità del partito degli onesti e di tuffe le guerre sante. "Shoclc etnici in Europa" é l'intervista alle due sorelle Busaffa, padovane, esperte di minoranze etniche. IN SESTA. "Un saldatore dalla pelle verde con 200 milioni di stipendio" é una chiaccherata sulle donne africane e su uomini neri e bianchi. Fra Renzo Gazzoni, trasfertista e Rodolfo Galeoffi, cooperatore. Epoi per "impressioni di viaggio" Libero Casamurata ci parla dell' "altro mondo dell'amore". IN SE'n'IMA."Chi sta male non ha tempo per il cielo azzurro" é una delle tante considerazioni di Marlene Dietrich su italiani e tedeschi, sul loro presunto razzismo e sulla sua esperienza di "promessa" del comunismo tedesco orientale. Poi, di Massimo Tesei, il racconto dell'incontro con i ragazzi israeliani in visita a Fori i. IN O'n'AVA. Una prima intervista sulla bioetica. Al Rabbino Caro. "Un mondo in affidamento" vuol dire che non possiamo fare tutto quello che vogliamo. IN NONA. Intervista al medico. "Ricette, certificati, richieste di esami" Mario Bartoli, medico di famiglia d'altri tempi, ci racconta la sua esperienza e cosa é cambiato. "Nel dolore di una ferita" é l'intervento di Oscar Laghi, psicanalista, sul tema dell'aborto. IN DECIMA. "Per noi il peccato é l'egoismo". Intervista a Giuseppe Copertino pastore avventista, figlio e nipote di pastori. IN UNDICESIMA. Andrea Brigliadori ricorda Roberto Ruffilli, suo amico di liceo, anche attraverso brani delle lettere che Ruffilli gli spediva dalla Cattolica. Poi per "lapidi" "un quartiere militare" di Roberto Balzani. IN DODICESIMA. "Non siamo sole ed é la cosa più bella" é il resoconto dell'incontro co~ I.e imatrici del circolo femminile Ottoquaffro.

r-------------------dl Giorgio Calderoni C'l'SPAZIO PIR QUISTO SUI GIORNA11? Cari amici, mi avete chiesto di collaborare più o meno regolarmente al vostro giornale. Mi rigiro tra le mani l'ultimo numero del '91 di "Una città" e vi chiedo amia volta di cosa potrei scrivere entro il campo che avete scelto. Parliamo allora delle nostre "differenze", visto che proprio della differenza avete fatto uno dei fili conduttori della ricerca che state svolgendo. E già su questo tema avverto delle non consonanze e qualche personale disagio: l'approccio mi sta ovviamente bene, ma talvolta è come se scorgessi tra le righe una sorta di eccesso di zelo, un insistere nel conclamare la diversità del!' altro per poi poterne più orgogliosamente dichiarare l'accettazione. Ma qual è la differenza che voi portate in dote, o se preferite la vostra identità? Perché se non c'è scambio non c'è neanche vera accettazione. Non sarà la vostra una ricerca a tutto campo priva però dei pur minimi punti di riferimento: insomma, non sia mai il "da che parte stare", ma neppure da che parte mettersi in cammino? E non aleggia forse qua e là il senso di colpa per le troppe certezze vantate in passato e l'ansia di compensarlo con un abbraccio il più possibile universale e diverso? Ma si tratta solo di sensazioni, come tali probabilmente immotivate e di cui mi assumo pertanto la responsabilità. E' meglio allora fare qualche esempio, a partire da piccoli fatti accaduti in città. Accade pochi giorni fa (ma la notizia è di seconda mano e di qualche eventuale imprecisione mi assumo ancora la responsabilità) che, per iniziativa di alcuni rappresentanti eletti dagli studenti del Liceo Classico e alieni da particolari appartenenze, si proietti durante l'orario scolastico il film "Il muro di gomma": è un piccolo "segno dei tempi", comunque la si pensi sulla vicenda di Ustica, ma i ragazzi di CL fanno sbarramento e passano parola di disertare la proiezione. Senza buttarla necessariamente in politica e per fermarci alla dimensione prescelta dal giornale, mi chiedo quale (ulteriore) carico di dolore un fatto del genere potrebbe arrecare, sene avesse notizia, a Daria Buonfietti, che conosco e che è Presidente dell'Associazione famigliari vittime di Ustica in quanto sorella della vittima "Ricordate! Questo è il punto decisivo. Al di là della vecchiaia, degli anni, della scomparsa dei testimoni diretti." (Jean Amery) "Se una società perde o non coltiva la memoria diventa facile preda di un demagogo o di un tiranno ... Sfidando l'orrore, l'amnesia e la cecità morale, dobbiamo continuare a dire: ciò è avvenuto. Non dobbiamo ridurlo o ridurci al silenzio." (Josip Brodsky, Nobel per la letteratura) Nel settembre del '44 diciassette ebree ed ebrei furono fucilati a Forlì. Quel fatto, immaginato solo lontano da noi, è avvenuto anche da noi. E lo si è dimenticato. In collaborazione con l'Associazione per l'amicizia ebraico-cristiana, l'Associazione Italia-Israele di Cesenae l'Istituto storico provinciale della Resistenza,stiamo organizzandoper febbraio UNA GIORNATA DEL RICORDO, DI RIPARAZIONE E DI RIFLESSIONE. Hanno già assicurato la loro partecipazione Liliana Picciotto Fargion, David Meghnagi, Fabio Levi, Luciano Caro, Enrico Deaglio, Gianni Sofri. NEL PROSSIMONUMERO -alcuni portatori di ltandicap discutono fra di loro di Doman ed altro. -sui pro•lemi dell'insegnamento intervista a Valeria Capelli, insegnante del liceo scientifico. • le relazioni del Ra••ino Caroe di Sergio Sala al di•affito " Dio dopo Auscltwitz" -un'intervista al prof. Remo Bodei LlffURI IL VOLTO DELL'ALTRO leHure da Levinas a cura di Rocco Ronclti giovedi, 16 gennaio, ore 21 in via Valverde, 15 LoCassa dei Risparmi di Forlì I Alberto Buonfietti, che alcuni di noi hanno conosciuto a causa della comune militanza in Lotta Continua; o alla moglie di Alberto Buonfietti, che altri di voi hanno per caso incontrato su un treno diretto a Mestre, dove abita con la figlia. C'è spazio per parlare di questo sul giornale? E ancora, sempre il numero 8 reca articoli o interventi o interviste relative a tre sacerdoti: ma non ho visto nessuno di voi all'incontro forlivese con Don Luigi Ciotti. Equi, volutamente, provoco: è forse perché ha il torto di indossare un maglione anziché la veste, o perché fa prima di tutto opera di volontariato e solidarietà e poi testimonianza religiosa? Eppure come è bello il suo concetto di solidarietà, dove si diffida degli slanci emozionali di generosità e si accetta il contributo di tutti (a partire dai "talenti" di ognuno, direbbe un altro nostro comune amico che non c'è più). Ma forse sono partigiano: perché le parole di Don Ciotti mi hanno se non altro alleviato il persistente cruccio interiore di fare poco o nulla di concreto per gli altri e soprattutto di non essere al fondo capace di gesti materiali di solidarietà, di non avere la forza ed il talento, appunto. lettera Cari amici ed amichedella Redazione, (...) mi muove l'ultimo numero in edicola, quello di dicembre.e trovo chequanto nel complessovi é riportato mi sconcertasemprepiù. E' possibilecheio nonabbiachiara la vostra linea editoriale, così come il piano di sviluppo degli interventi, per cui magari ragiono di coseassurdee per voi inconsistenti,comunqueprovo lo stessoa proporvi le mie riflessioni, i miei dubbi, le mie perplessità. Devo dire, forse è pocopiù di unabattuta, che la pubblicazione soffra di un complessodi inferiorità verso il mondo cattolico, ve ne sono segni eclatanti, a mio avviso, sia nella insistenzacon cui propone spaccatidi esperienzadi fede, sia nelle espressioniletterali e psicologichecheevidenzia; bastinoper tutte le frasi: " ..l'intervista sarebbedovutaavvenireacasamia ...... una strana inquietudine ... quasi una apprensione... e qualcosa è entrato ... quello che temevo ..... nello specchiettodi Patrizia Betti eLauraCerini. Eancora" ... matu hai fedee tutti i conti tornano ..." di Massimo. Fortuna che per riequilibrare il sensovi è, (in piccolo, quasi nascosto!) l'intervènto di G.S... che pone domande intelligenti e terribili. Ma permettetemi di utilizzare la vostrastessatecnicagiornalistica, quel vostrogusto tutto minimalista di capire le cose attraversolestorie intime epersonali. A tal fine propongoallora me stesso,poiché credo,econ questo concordocon voi. chequestogusto, appuntominimalista, siaproprio molto efficace talvolta, per sondarele cosepiù grandi. Devo dire chelestoriecheinquestimesi avete raccolto le conosco personalmentepraticamentetutte; con molti degli amici con cui avete parlato, ho avuto in passatoe con alcuni tutt'ora, un rapportofecondo di amicizia edi stima; Particolarmente con Francesco Ricci, Arturo Femicelli, gli amici della comunitàprimadi Bussecchio,poi di Sadurano,primo fra tutti Dario Ciani. La ragione di questaamicizia è prestodetta;hocomemolti, un passatocristiano-cattolico, di cui non mi vergogno, ma di cui non faccio neppur vanto:c'è stato e il passatonon si calpesta, sarebbe come schiacciarsi un dito perché con quello abbiamo toccato la piastra del ferro da stiro. Ma, e questa è la cosache voglio raccontare, il mio passato è stato molto particolare, o almenoho la presunzionedi ritenerlo tale. Intorno all"età di 18 anni, io, educato in una famiglia religiosissima ma non bigotta, a seguito delle consueteemotività edisavventure adolesce-i1ziali,maturai la scelta di farmi prete.Eracertamentecomunque una idea antica; quando erobambinoricordo, enonperché altri melo rammentino,(ho infatti anche del periodo di latenza un ~!"l""'~-i,-_,_;::;..-:-r~-.:...;;,::#=-~=:=;~""!:-,;;i-,-:l"""';i?J\ éO vivo e piacevole)chegioResta comunque il fatto che questa voce non vi ha interessato come altre. E infine, un altro "segno dei tempi" questa volta negativo: hanno tagliato le gomme ad un architetto e ad un assessore comunale che si battono per la chiusura del Centro storico; un brutto campanello d'allarme, assieme ad altri, che ci può segnalare come neppure la nostra città sia immune da processi di degenerazioni della convivenza ci vile, presenti altrove in ben altre forme e dimensioni. Ma neppure di questo c'è traccia sul giornale. Ci sono certo anche articoli di analisi e dibattito politico: ma prevale la generalità dei temi o un qual vago atteggiamento da Esodo, mentre questo volto della ciuà non emerge. Insomma, per concludere, avete scelto di parlare del1' Esistenza, ed io rispetto questa scelta e vi leggo volentieri. Ma di fronte alle urgenze (se volete etiche, prima che politiche) dell'oggi, mi pare che occorra parlare ancora prima di tutto della vita. Qui sta la "nostra•· differenza: quella per cui, tanto per esemplificare, anch'io col rabbino Caro avrei intitolato il dibattito del 19 dicembre "l'uomo dopo Auschwitz", invece che Dio dopo Auschwitz. Interessa ad "Una città" ammettere sulle proprie pagine anche questa differenza? cavodasolo"alla messa",conuna copenina di lana rosellina sulle spalle officiavo davanti ad una sedia, le mani sollevate al cielo mentre mamma cucinava. Entrai così a 19 anni alla FacoltàTeologica del Maggiore di Bologna, mentre contemporaneamente proseguivo la mia esperienza,durante i fine settimana,nella famiglia scouts. A questa scelta non eranostatiestraneigli incontri e le esperienzevissutecon Arturo Femicelli, questo prete "pazzo" e "povero" che sapeva(era il '68) farsi interpreteautenticodi valori di democrazia intesacomecorresponsabilitàedi autoritàrapportata costantementealla autorevolezza.Parallelamente,proseguiva l'esperienzadi vita conDario Ciani e la comunità pressola parrocchia di Bussecchio.Dire cosafurono quegli anni sarebbelungo e problematico, ma certamente qualcosapossoconcertezzaaffermare: furono anni di entusiasmo, di eccitazione,di grande"ardore". Erano ancora gli anni post-conciliari eci sembravadi vivere una nuovastagione,un recuperodella primitiva identità, il sensodi vivere nella pienezzadella storia. Mi domando talvolta se sarei quello chesonooggi, senon avessifatto quel tipo di percorso.(...) Ma questo non mi bastava più, oramai il Cristo era per me un nome "vuoto", una scelta psicologicamenteregressiva,cosìcome ritenevo oramai, avevocompiuto già i 22 anni, che regressivafosse ogni scelta di vita che ponesse come fondamentounasceltareligiosa. (....) Le strade, le scelte personali si sono da quel momento talvolta divaricate. talvolta incrociate, ma non ci siamomai, nessunodi noi, dimenticati l'uno dell'altro. Avverto questo nell'immediatezza degli incontri, nella serenitàdegli sguardi,nel caloredegli abbracci, ogni qualvolta ci si incontraanche solo per caso. La mia scelta di escluderedalla mia vita la tentazionedi Dio si èandatasemprepiù rafforzandonegli anni, particolarmente dopo un fatto accadutomi in Puglia. molti anni fa. Mi era natadapoco la figlia primogenita, eravamo in vacanzanei pressi di Otranto. Una mattina, provvisto di maschera boccaglio, il mare calmissimo. volli cimentarmi nel1' impresadi "passeggiare" lungo la costa,ammirando lo splendido fondale, talvolta immergendomi, più spessorestandorapito ad ammirare. Fu così che passò lungo tempo,apocoapocomi eroallontanatodalla riva e anchedai primi scogli: scorgevo infatti solo da lontano la gentecomepuntini. Fu così che per dabbenaggine, io impreparatoe ben poco allenato. caddi in uno tato di anossemia. acceleratoprobabilmentedal lungo usodella mascherada sub. Insomma cominciai a precipitare; comemi accorsidi quantomi stava accadendo.ebbi veramenteun attimodi timor panico.epiù chela vita chemi scorrevasotto gli oc- --------------di Ivan ZaHlnl PER OGNI AGIRE Cl VUOLE OBLIO Niklas Luhmann ha mostrato i meccanismi sottili che governano l'aumento "di complessità", ma è stato considerato per anni un teorico del liberalismo. Osserviamo, ad esempio, le credenze del senso comune proprio sul problema ecologico. Si pensa che ci vogliano tecnici esperti (con "professionalità e competenze") per affrontare i vari aspetti dell'"impatto ambientale", della riconversione dei sistemi industriali, dell'educazione alla sensibilità ecologica. Militare nel movimento verde probabilmente richiede ormai una tale quantità di nozioni da scoraggiare ogni più onesto tentativo. Aveva ragione John Cage: abbiamo smesso di occuparci del problema dell'inquinamento, ma ne siamo diventati esperti. Ricordiamo perfettamente le procedure di riduzione di impatto ambientale, ma nessuno riesce ad agire veramente in modo alternativo all'industrialismo. li fatto è che "per ogni agire ci vuole oblio", come ammoniva Nietzsche con una frase troppo frettolosamente interpretata come un'ingenua adesione alla "filosofia della vita" fin de siècle. Per agire ci vuole l'oblio di tutto ciò di cui credevamo di essere esperti. Ossia si devono dimenticare i saperi specialistici per avere uno sguardo d'insieme, uno sguardo che rinuncia alla propria volontà di potenza, alla propria "professionalità" e "competenza". In una intervista di qualche anno fa John Cage fece un'indimenticabile osservazione sullo stato mentale dei cosiddetti uomini "post-moderni". Parlando di natura e di ambiente, e dei connessi problemi ecologici, egli disse: "abbiamo smesso di occuparci di ambiente, ma siamo diventati degli esperti di ecologia". Sembra, a prima vista (e certo lo è per noi oggi), una radiografia del movimento verde, ma in realtà non è comprensibile come un qualsiasi giudizio da piccolo cabotaggio politico. In realtà questa affermazione racchiude una lettura fra le più profonde del malessere contemporaneo, una lettura che si inserisce a pieno titolo nel problema più generale della "crisi delle scienze europee", nome dato da Edmund Husserl alla crisi della concezione occidentale del sapere. Cerchiamo di capirne meglio il senso. Quel "ma" potrebbe essere anche un "perché". Abbiamo smesso di occuparci di ambiente perché siamo divenuti degli esperti di ecologia. E' un paradosso? Lo stesso si può dire di molti aspetti delle società contemporanee. Siamo esperti di informatica e di teoria dell'informazione ma la reale comunicazione interpersonale decresce qualitativamente e quantitativamente. Sappiamo tutto di medicina e di educazione alla salute, moltiplichiamo i miliardi di spesa in ricerca e in nuovi strumenti clinici, ma le malattie aumentano inesorabilmente sfuggendo ad ogni reale controllo. L'elenco potrebbe continuare, e le indagini statistiche economiche e sociali sono a portata di mano di tutti per una pronta verifica. Ma il motivo di queste "contraddizioni crescenti del capitalismo maturo", come si sarebbe forse detto in altri tempi, può essere veramente il "divenire esperti", a scapito di ciò che Nietzsche avrebbe chiamato !'"interesse vitale"? Non è forse giustificato il cercare di impadronirsi sempre più profondamente degli strumenti in grado di fare fronte alle contraddizioni? In realtà, dice John Cage, noi non vogliamo interrogarci a fondo sulle "ragioni" della contraddizione, ma vogliamo divenirne "esperti". Oggi sappiamo tutto. Siamo esperti di ogni cosa. Conosciamo i particolari tecnici delle più diverse macchine, e gli schemi di comportamento da utilizzare quando l'imprevisto sembra avere la meglio. Le due parolette magiche sono: professionalità e competenze. Di fronte ad esse si aprono universi interi, mentre la lingua della Sibilla, ispirata dall'Apollo Tecnico, comincia a sciogliersi. Quanto più la "competenza" è tecnica, quanto più è "complessa", tanto più è profonda: crediamo che essa abbia il reale potere di risolvere problemi ma che sia difficile da ottenere. Che illusioni colossali riusciamo a nutrire in quest'epoca babelica! Ancora Nietzsche diceva che la cultura moderna non è una vera cultura, ma solo una specie di sapere costruito intorno alla cultura, che rimane a noi nascosta. Quanto è vero lo si scopre facendo una visita a una libreria, nei peggiore dei casi, e nel migliore scorrendo l'elenco dei testi per gli esami di una qualsiasi laurea: una serie impressionante di saperi specialistici sempre più settorializzati, come le propaggini di un mostro le cui infinite teste si muovono ormai senza più alcun rapporto con il centro. chi, immaginavostupidamentegià il mio funeraleemiamoglie con la bambinache tornavanoa casada sole. Per farla breve, mi dissi che nonpotevafinire così,echeseero arrivato a quel punto, pure indietro potevotornare.Fu unanuotata disperata,fra bevute,disceseerisalite, finalmente i primi scogli mi abbracciarono e fu lì che finalmente ripresi pienamente fiato e vigore. Più tardi, mentre mi crogiolavo sul!' amaca,pensandoallo scampato pericolo, mi sorprese, conunacertasoddisfazione,il fatto che in un simile frangente non avessi pensatoa Dio, come non avessisentitoil bisognodi unaiuto oltre di me.Sepensoal mio padre spirituale'', Bonhoeffer,potreidire con lui che una simile richiesta non sarebbe stata una richiesta "adulta" di Dio, che anche la sua assenzanon modificava il quadro di unanecessità.eppurelacosami fece comunque piacere, perché quantomenomi confermava che ero uscito dai gironi infernali della superstizione. Si potrebbe certamentefareanche... della facile ironia su questo chiedermi qualcosasul non "chiedermi nulla'' di Dio. Potremmodire che il chiedersi di essersio non essersi chiesto è già un porsi in una posizionedi ascolto(cosìdirebberoi credenti). (...) Chedire allora di Dio e di ciò che intorno a lui si dice con i figli. con il proprio quotidiano?Qual è il livello di "prepotenza" con cui Dio si impone nel linguaggio del vivere? Devo dire che non vi è "assenza"né "lontananza", Dio è una questionesucui vale la pena di impiegare tempo, discutere, cercare. (...) Certamentesonoprontoquasi a tutto, dico quasi perché se un figlio dovessediventarecheso,un Testimone di Geova. veramente credo che "uscirei di testa". Sarebbeper me la vittoria dcli' ignoranza,non unascelta di vita. Diverso il caso se mi diventasse Evangelica,Valdese;sorridereidi meno se aderissea C.L. Questo per dire chenon siamototalmente liberi nel rapportocon i figli eche è vero che attendiamo che essi vadanooltre noi stessi.sulla stradachenoi perprimi abbiamotracciato. In questoquadrohosempre Tutto ciò è stato portato alla vittoria dalla cosiddetta "sinistra" negli ultimi due secoli. Se questo, secondo la nota definizione di Dahrendorf, è il secolo "socialdemocratico", quello precedente lo ha preparato degnamente. Lo hanno urlato al vento per trent'anni anche i francofortesi: non è certo una novità. La sinistra vince da due secoli, nonostante le apparenze. Anche le vittorie di "destra" sono, ideologicamente, di sinistra. E anche se la puzza di marcio dell'idea di progresso e dello storicismo fa turare il naso ormai ai suoi stessi sparuti sostenitori, continuiamo a voler essere esperti di qualcosa. Queste "magnifiche sorti e progressive" in realtà non sono mai esistite, ma sono state il cibo illusorio che ha nutrito l'ideologia: quella di cui oggi contempliamo le macerie, ma anche quella, speculare, che delle macerie ha avuto bisogno. Ma oggi il gioco di specchi sta finendo, si contano i morti, non ci sono più paraventi, ognuno può guardare in faccia le illusioni che ha nutrito, e decidere se continuare a far finta ... Se mantenere la memoria o farla cadere nell'oblio. compresoe vi dirò, ancheaccettato, lo sconcerto dei miei genitori nei confronti delle mie scelte,uno sconcerto che ormai è diventato più pragmatico, più amabilecelia delle mie posizioni, non fossealtro per il fattochesonostati colpiti duramente:due miei fratelli, sposatisi in chiesa.proprio pressola comunità di Bussecchio,con tutti i crismi e cerimonie, oggi sono divorziati e con figli! Il "destino" (a cui non credo, è un'espressioneretorica) è talvolta veramentecrudele. e comunque i fatti della vita stannoproprio lì a dimostrare tutto e il contrario di tutto. Questadovrebbeesserein sintesi, la lineadi osservazionedella realtà che dovrebbe animare il giornale. Vogliamo parlare di Dio e far parlaredi lui e della suaesperienzachi sopratuttoquestovive e sopporta? Bene, facciamolo, ma facciamolo anchead ampio spettro; mi attendouna intervista agli Avventisti (sono numerosi,atlivi ed anchebravi qui a Forlì), certamenteancheai Testimoni di Geova, sonounarealtà impressionante nella città. Non credo chedobbiamo sollecitare esperienze a sensounico. (...) In questo quadro comunque tale lavoro non è inutile, perché non è mai inutile tutto quello che porta a rinettere, mi augurosolo. spero mi sia consentito, che tale processoabbiaadun bel momento fine. Vi sono nella città, altri problemi, altre "esistenze" che meritanoverificaevoce,altrezone di contraddizione. (...) E' vero che i tempi che stiamo vivendo ci sembranoduri e difficili. epuòapparirechelechiese,la fede,dio, siano unasoluzione. E' verocheciò che è statodepositato in passato,puòriaffiorare più forte di prima, anchenelle coscienze personali, ma io credo che noi, indegni eredi della tradizione greca,delRinascimentoitaliano,della Rivoluzione Francese, e mettiamocelo pure. di quella d·Ottobre,dovremmo tentare,senonper noi, per i nostri figli, per le generazioni che verranno, di porre le basi per un cammino che porti questa umanità almeno un filo fuori daquestanottedi umiliazionedelle nostre possibilità. Sappiamo,e non per retorica, che dobbiamo lasciare veramente il mondomigliore di come lo abbiamo trovato, credochescoprireche cercando dio in fondo si scopre solo il nostro volto, siaveramente un gesto di coraggio, un atto d'amore, verso noi, verso tutti. Con affeuo, Gabriele Auilio Turei Ci scusiamo con Gabriele per i ragli, ma la sua leuera-racconto, per altro molto interessante ed anche panico/are, era veramente lunga. Il suo invito a intervistare gli avvemisri però è stato tardivo. All'arrivo della leuera /'i11tervisra era giàfaua. 1

intervista a Giovanni Tassani------------------- Cllesterton diceva elle da quando l'uomo Ila smesso di credere in Dio non è elle non creda più in nulla, egli lta cominciato a credere in tuffo RELIGIOSITA' E POLITICA DOPO LE IDEOLOGIE Recentemente Giovanni Tassani ha raccolto in un libretto dal titolo "Identità e appartenenza. I cattolici italiani e la sinistra che cambia", Edizioni Lavoro, alcuni suoi scritti sul tema della laicità, dell'impegno civilee dell'ispirazione cristiana oggi, inun momento storico di incertezza, ma anche di sommovimenti culturali, ideali e politici. Gliabbiamo quindi chiesto di ritornare a discutere con noi di questi problematici rapporti. Si può pensare che oggi il post-industriale, ali' interno cattolicesimo, la chiesa, ab- della coscienza, con elementi bia più "spazio libero" ri- di autenticità o inautenticità. Il spetto al passato? Che la cri- cattolicesimo ha subito per si politica e ideologica della primo l'ondata secolarista nesinistra lasci un fortissimo gli anni sessanta, e ne è alla spazio all'azione della reti- fine, tutto sommato, saltato gione, sia sul piano sociale fuori: con varie risposte, di tipo che anche politico? reattivo o intimistico, e varie Sarebbe bene innanzitutto di- modalità istituzionali e comustinguere tra l'azione religiosa nitarie, moderate o radicali. in senso proprio, con l'anima- Voglio dire che la sua lotta con zione sociale e culturale a que- questo tipo di modernità l'ha sta connessa, definibile come già combattuta e, in parte, su- "piano dell'evangelizzazione", perata. Dalla seconda metà devita privata tramite le industrie culturali e di consumo. Poteri privatistici forti, di difficile regolazione, che non rispondono se non alle darwiniane leggi del mercato. L'imbarbarimento e l'instabilità di tutto l'est europeo, tra l'altro, rappresenterà l'Eldorado per questi nuovi poteri. Torniamo dunque al problema iniziale: il cattolicesimo, la chiesa, come nuovo soggetto, antemurale culturale se non politico rispetto a un nuovo avversario, il secolarismo, o nichilismo? La chiesa ha di fronte due terreni di confronto e di impegno, di testimonianza e di lotta: il primo corrisponde a quello che ho chiamato il "piano del1'evangelizzazione", esprie "piano politico" attinente ad gli anni settanta è una o più progettualità in fun- la "sinistra", iniezione o del cambiamento sto- sa come progetrico o della gestione dell'esi- tualità riformatristente al fine di ottenere il mas- ce forte dei poteri simo di "bene comune" possi- e delle strutture bile. Sul primo piano in teoria della società, ad gli spazi sono più aperti che in essere intaccata passato: un certo laicismo ta- dall'assalto secobuistico, totalizzante, eredità laristico. frammista di positivismo e Cosa intendi per materialismo, sembra aver ce- "assaltosecolariduto ovunque il passo nell'ul- stico"? E, prima timo decennio a una visione ancora, per secopiù larga, problematica, inter- larizzazione? culturale, del significato del In questi anni si è convivere. C'è più rispetto molto usato, nel della coscienza credente, delle dibattito culturale, tradizioni religiose, della di- anziché il termine gnità della domanda e della "secolarismo", risposta religiosa. quello di "nichiliL' annunzio religioso trova smo", designante perciò, in teoria, meno ostacoli l'annientamento diretti sul proprio spazio e per- dei valori in atto corso. Si moltiplicano, come nella presente fase ognuno di noi può constatare della modernità. I guardandosi intorno, i casi di termini "secolauna nuova attenzione al reli- rizzazione" e "segioso come risposta a una ra- colarismo", che dicale domanda di senso. preferisco usare, definiscono mente la sua missione primaChe questa ripresa di religiosi- invece due diversi gradi del ria. Religione-verità versus tà non sfoci tutta in un visibile processo di separazione dal pseudo-religione, o irreligiorenoveau cattolico, mi pare sacro procedenti nella storia a ne, alienazione. E il piano delevidente: è una ripresa d' atten- partire dall'occidente. E' il la chiesa-sacramento, mistero zione, sintomo di una sensibi- cristianesimo, a partire dalla peregrinante con cui Dio aclità che si affaccia spesso nella sua radice ebraica, che ha in- compagna la storia umana. Il storia, specie nei momenti di trodotto nella storia dell'occi- secondo corrisponde alle mecrisi e trapasso, non una con- dente il principio della distin- diazioni intrastoriche, in qualfessionalizzazione di massa. zione del temporale dallo spi- che modo politiche, della chieRicerche come quelle di Ga- rituale. Il sacro, il numinoso, sa istituzione. relli (Religione e chiesa in /ta- come segno dell'impotenza Ebbene, a mio avviso una calia, Il Mulino), o dell'Ispes, umana, è con il cristianesimo ratteristica di lunga durata nelvanno lette insieme ai dati sul- ricondotto a orizzonte e con la storia della chiesa, corrile scelte maggioritarie dell'ora ciò purificato, distinto dall'a- spondente a una teologia di religione a scuola e del fi- zione dell'uomo sulle cose. consolidata, è quella che vede nanziamento dell'8 per mille Secolarizzazione quindi come la chiesa giudice della storia alla chiesa cattolica: la gran continua ricerca del limite, dei umana sulla base della conformaggioranza della popolazio- contorni che danno forma al- mità di essa al piano divino. Il ne fa un'opzione, gratuita, non l'azione umana: senza elimi- Concilio Vaticano II ha riatsfavorevole alla chiesa e, nelle nazione del sacro, né vicever- tualizzato questo compito riinchieste citate, si dichiara sa sua confusione, intrusione, definendo la chiesa come "secredente. Ma poi sceglie com- assorbimento, nelle leggi della gno e protezione della trascenportamenti morali, sociali e scienza e della polis. denza della persona umana". politici con grande libertà di Solo nell'ambito di ciò che è Viceversa la chiesa come tale giudizio personale e, a volte, stata la cristianità si può allora non produce nè cultura nè con scarsa congruenza con gli parlare di laicità come valore. prassi politica: non è agente orientamenti magisteriali. L'illuminismo ha rappresen- primario di civilizzazione, anSono aumentati di molto, par- tato un eccesso, se non l'asso- che se contribuisce con mille rebbe, i credenti in questi anni, Iutizzazione di tale linea di opere e segni diversi, deboli, un po' meno i praticanti rego- tendenza, oltre la forma della misconosciuti e a volte eroici, lari, mentre paiono diminuire laicità a matrice cristiana. Le alla storia comune. gli agnostici e quasi scompari- moderne ideologie di massa La sua "dottrina sociale" non re gli atei. Tirando le somme il hanno poi assorbito il sacro può dunque essere comparata clima culturale dovrebbe esse- credendo di annullarlo, e ce- a un qualsiasi disegno di trare con ciò più favorevole alla dendo ali' hybris di dominio, sformazione politica. Di quechiesa, ma io continuo a rite- hanno condotto a quel secola- sto sono convinto. Trovo pernere che la questione non è poi rismo cieco, saturnico, da cui tanto le celebrazioni, spesso così semplice e facile. oggi tutti stanno prendendo le corrive, della "dottrina sociaVuoi forse dire che altri av- distanze. Il rischio è semmai le" come segno di debolezza versari ideologici stanno che ora vinca il filisteismo pie- culturale: l'insegnamento, la prendendo il posto del co- colo borghese, dell'uomo non raccomandazione, l'esortaziomunismo, nell'immaginario più massa ma consumatore ne morale in campo sociale cattolico e in particolare del- appagato. non ha alcuna capacità terale gerarchie ecclesiastiche? Chi vincerebbe così? peutica rispetto ai gravi proNon direi proprio questo, ma Sconfitti i grandi disegni pro- blemi sociali e politici su granpiuttosto che lo scontro e il meteici, non è venuto meno de scala. E' un discorso che confronto tra religione, irreli- l'assalto secolaristico di cui si appella giustamente le singole gione e pseudo-religione si parlava prima: la mutazione coscienze e comunità, non una sposta su un terreno più sottile, del soggetto, a partire dagli panacea, una chiave risolutilungo una linea "in interiore interessi forti e immuni, pre- va.degli immensi problemi che hominis". In altre parole: stia- senti oggi più di ieri sullo sce- oggi, per esempio, la caduta mo passando dall'epoca della nario mondiale. Per dirla con del comunismo ha lasciato, se mobilitazione e manipolazio- Alain Touraine il problema possibile, ancor più irrisolti. ne delle masse a quella del- oggi non si pone più tanto o Basti guardare ai casi di Polol'uso e della manipolazione soltanto in termini di sfrutta- niae Filippine, ove la chiesa ha delle coscienze. Il conflitto si mento economico, quanto di saputo svolgere un ruolo diasposta sempre più, almeno per alienazione sociale. Nuovi po- letticamente utile di pars de- B 16001oléC~ICOG lenOno gaìàn couens, senza capacità, però, di pervenire poi a una nuova sintesi propositiva nel processo di ricostruzione democratica di quei paesi. Se questo è vero, la chiesa dovrebbe allora, come in effetti fa, concentrarsi massimamente sul suo ruolo spirituale e di garante della dignità umana. Parlare al cuore e allo spirito dell'uomo di amor di Dio, di esperienza spirituale, di realtà ultime, di resurrezione dei corpi, continuando a essere: "scandalo per i giudei, follia per i pagani". Dialogare e competere con, ma anche contrastare, le pseudo-religioni, i fondamentalismi e i settarismi che in ogni parte del mondo semplicisticamente ri-confondono il sacro con la dimensione profana, laica, del vivere associato. Chesterton diceva che da quando l'uomo ha smesso di credere in Dio non è che non creda più in nulla, egli ha invece cominciato a credere in tutto. Oggi viviamo precisamente in questa situazione: il secolarismo pratico, cui siamo indotti dagli automatismi dei poteri alieni da ogni controllo (i "tentacoli del progresso" che avviluppano come derivazione dell'occidente l'intero pianeta), più una religiosità optional, da super-market , ove tutto è conciliabile con tutto a giudizio di un ego sempre più fragile e blandamente presente. Superficialità del soggetto e generale mercificazione. Incapacità a trascendere le coordinate storiche empiriche: una sorta di sabbie mobili. Mi par di capire, sul filo del tuo ragionamento, che il concentrare il discorso, come si fa in Italia, sul fatto politico, sia più un segno di debolezza che di forza, da parte della chiesa. Quando il cardinal Ruini insiste sulla necessità dell'unità politica dei cattolici lo farebbe allora non perché avverta l'occasione di una rimonta politica cattolica, quanto per paura che gli si sfarinino sotto i piedi le coordinate politiche del partito nominalmente cristiano. In un certo senso è proprio così. Ma tutto quanto siamo andati fin qui discutendo dà ragione, credo, almeno in parte, anche di questi timori. Il discorso si fa qui più complesso e occorre andare con ordine. La storia del movimento cattolico in età contemporanea, postrivoluzione francese, è una storia ricca: di un appello ecclesiastico raccolto da una porzione notevole di popolo, una alleanza chiesa-popolo al posto di trono-altare, un appello al laicato in nome della grande capacità di "rappresentazione" dell'istituto ecclesiastico, direbbe Cari Schmitt. La chiesa transita alla modernità con la mediazione di un "soggetto" popolare, il movimento cattolico per l'appunto: da tutto diviene parte come annotò esemplarmente Gramsci, grazie a un "popolo fedele", contadino, artigiano e, con più difficoltà, anche operaio, che cerca ed esperimenta in nome dei valori cristiani una terza via che lo rappresenta meglio, volta a volta, del liberal-liberismo, del socialismo, dei totalitarismi di destra e di sinistra. Ketteler, Leone XIII, Manning aprono la strada, ma poi sono i Murri, gli Sturzo, i politici e i sindacalisti "bianchi" a rassodare il terreno delle imprese cooperative, delle riforme legislative, del moderno contrattualismo, della statualità democratica: troviamo qui un lungo processo di secolarizzazione come esperienza allargata da parte di cattolici, delle forme e misure della politica in situazione storica. E' il mondo della politica, in un'età di grandi contrapposizioni: il "secolo delle ideologie" da cui stiamo oggi uscendo, anche se non in modo tranquillo. Ma c'è anche un'altra dimensione in questo contesto: la dimensione super-politica, metapolitica, che mi piace esemplificare in un motto caro alla gioventù cattolica tra '800 e '900 che rappresenta, se si vuole, l'inconsapevole rispoTutta la scelta chevuoi Vialedell'Appennino1,63 -Forlì sta al decreto nichilistico di Nietzsche: "Dio è morto!". Quel motto è, proprio ali' incontrario: "Dio non muore!", ed è il messaggio agonico d'un martire sud americano, il presidente equadoriano Garcia Moreno assassinato da un fanatico anticlericale, diventato patrono di tanti circoli cattolici all'inizio del secolo. E' la radice più vera e profonda. Voglio dire con questo che la minaccia diretta delle ideologie al cristianesimo ha, ancora e maxime in questo secolo, evocato nel cattolicesimo un legittimo, controcanto "partigiano". Con la fine del "secolo delle ideologie" si può infine pensare ad una ripresa universalistica del cristianesimo, alla messa in mora del suo legittimo, anche se spesso travalicante, "uso partigiano". Finisce il comunismo, va in crisi il concetto di "sinistra", e, a questo punto, con la diga, cadono anche le ragioni di un partito come la Dc. I vescovi temono lo squagliamento e lanciano le loro "grida"... C'è una perdita di senso, indubbiamente. Che scopre tanto più direttamente la debolezza di teoria politica in campo cattolico. In fin dei conti, per mantenerci in Italia, tutti i momenti alti del movimento cattolico e poi della Democrazia cristiana sono, più o meno direttamente, collegabili a momenti alti del socialismo e del comunismo italiano: Romolo Murri mutua da Antonio Labriola la lettura dei fatti storici e da Filippo Turati il modello di organizzazione partitica, in ciò proseguito da Luigi Sturzo, Alcide De Gasperi diviene presidente del Consiglio grazie soprattutto a Palmiro Togliatti, e Giuseppe Dossetti dà forma alla Costituente e impulso a una sorta di laburismo cristiano, per influsso dello spirito unitario della resistenza. Anche il tentativo di rinnovamento zaccagniniano nasce in Moro e nella Dc come risposta alla sfida insita nella proposta di compromesso storico da parte di Berlinguer. Si tratta sempre insomma di un soprassalto di dignità in ambito cattolico-democristiano come risposta alla sfida posta in atto da una sinistra progettualmente forte. Oggi questa sfida a sinistra non c'è più. E' precipitata la tensione sovrastrutturale, a trascendere l'esistente. La Dc non mi pare attrezzata, a questo punto, a rispondere con soprassalti di alcun genere a pseudo sfide come quelle delle Leghe. Brescia insegna. Non vedo al presente, per ritornare alla domanda iniziale, un grande spazio pronto per una politica cristianamente ispirata e rappresentata dalla DC. La DC, frutto legittimo del movimento cattolico, è passata dalla fase positiva della secolarizzazione, di cui dicevo prima, alla fase, comune a tutti i partiti in varia misura oggi, del secolarismo, come accettazione dei processi "spontanei" di gestione di fette di risorse e consenso. Risultato: la tanto citata "autoreferenzialità" di gruppi ristretti, che rappresentano sempre peggio gli interessi generali perché hanno perso i canali di partecipazione popolare. Gli ambienti cattolici, ecclesiali, intuiscono ciò, ma non posseggono la forza, né teorica, né materiale, di fare epoché, o di costruire spazi nuovi. Del resto ripartire ex novo non è mai impresa facile. Conclusione pessimistica .. Bisogna sempre saper mettere a fuoco le proprie lenti. Siamo finiti a parlare di DC, ma il problema, come spero di essere riuscito ad evocare, è ben più complesso. Personalmente, forse col passare degli anni, capisco sempre più e meglio le "ragioni" di ognuno: capisco così perché i vescovi sono preoccupati del secolarismo, ed anche della DC, che non tiene e non "rappresenta" un tessuto cristiano popolare ..., ma francamente mi aspetto dalla Chiesa una visione più alta e distaccata, universale, dei problemi umani. All'algido burocratismo clerico-moderato di mons. Ruini, che oggi appare vincente, continuo a preferire l'ispirazione biblica anche nella lettura dei fatti contemporanei di mons. Martini, che oggi appare perdente. Mi sia permesso, in coda, quest'unico sfogo "partigiano". a cura di Franco Melandri e Gianni Saporetti Nella foto: preti e giovani forlivesi attorno al vescovo Raimondo Jaffei, nei primi anni 20. ~ Natura I f·. 111111ta ALIMENTINARMONIACONLANATURA Frutta e verdura, formaggi, pane, biscotti integrali, latticini, pasta, prodotti senza zucchero e/o sale, alimenti e cosmetica prima infanzia, detersivi ecologici, cosmesi naturale, macrobiotica, ecc ... MINIMARKET Via Ravegnana 81/c Forlì - Tel. 796039 UNA CITTA' 3

Partiamo con la fisionomia del vostro gruppo, composizione, motivi di adesione personale ... Camprini (segretario provinciale della Lega Nuova Romagna di Ravenna, 43 anni): questo gruppo è fonnato in gran parte dai componenti del vecchio direttivo della Lega Nord che sono usciti per formare questo movimento che si riconosce nel gruppo di Cortellazzi. Il gruppo dei più attivi è fonnato da 11 persone, con varie cariche. C'è una rappresentanza di tutta la realtà produttiva socio-economica della città, c'è il commerciante, I' albergatore, l'operaio, il pensionato. Sono persone che sono con noi già da prima della scissione e che provengono dalla provincia di Ravenna. Quasi nessuno degli aderenti ha esperienze di politica atti va. A parte me, nessuno esce da un partito in cui aveva cariche elettive. Cosa vuol dire "socio militante"? Battistini (componente del direttivo provinciale de/la LNR): noi non abbiamo aiuti dall'alto. Abbiamo creato per ogni provincia IOsoci militanti che sostengono il movimento con una cifra mensile che è di I00.000 lire. Chi viene da fuori e vuole diventare socio militante deve fare una domanda, dare la propria disponibilità a lavorare e il direttivo può approvare la domanda. Qual è la sua esperienza politica precedente? C.: io ero indipendente, qui a Cervia, nell'ex PCI. Come indipendente ho avuto una delega al commercio e sport per 2 anni. Cosa ha determinato la decisione di uscire dal PCI ed entrare nella Lega? C.: concretamente sono uscito dal Consiglio Comunale quando questo era giunto al termine e io non ho ripresentato la mia candidatura. Questo anche perché i miei impegni di lavoro (ho 2 negozi), non mi avrebbero permesso di seguire bene i problemi di un paese che in estate diventa una città con 400.000 presenze. In secondo ordine l'esperienza fatta in politica mi ha fatto fare delle riflessioni. E' stata un'espeperclté diffido Le Leghe non mi piacciono, per certi versi, anzi, mi inquietano decisamente. Una inquietudine che non è dovuta a quel che le Leghe oggi sono, ma a quello che, inbasea quel che sono,potrebbero facilmente diventare. Le Leghe, oggi, sono essenzialmente un composito contenitore che mette insieme le più diverse figure sociali, lepiù varieproposte di teoria politica e amministrativa, le più svariate tensioni sociali; il tutto cucito insieme dal rifiuto dell'attuale sistema politico-amministrativo e dal disagio provocato da una società che sta cambiando velocemente e profondamente. I programmi leghisti (focalizzati nella critica al centralismo e al partitismo del sistemapolitico, alla corruzione, alla politica assistenzialistica nei confronti del meridione eproponenti, come rimedio fondamentale, una decentralizzazione "federalistica") mettono in luce sia dei problemi indubbiamente importanti, sia un generale atteggiamento nei confronti delle cose. Unatteggiamento che attraversa tutti gli strati leghisti, dalla base al vertice. E' questo l'atteggiamento che fa scatenare le folle quando Bossi dal palco esordisce con un "La Lega ce l'ha duro"; che/a dire ai dirigenti che lo spirito che loro vorrebbero nei governanti è quello del "buon padre di famiglia"; che fa supporre che due persone nate nello stesso luogo siano perciò stessofra loroprofondamente simili. Quel che delle Leghe mi preoccupa è, in sostanza, l'atteggiamento semplicistico.Non è vero che le Leghe non abbiano programmi, ma solo slogan; ed è probabilmente vero che non tutti i leghisti sono, almeno secondo i canoni classici, razzisti. Ma è altrettanto vero che i programmi delle Leghe sono, tutto sommato, veicolabili in slogan, come è vero chefra i leghisti hapieno diritto di cittadinanza tanto il commerciante benpensante, infastidito dal dover pagare le tasse ad uno Stato corrotto ed infastidito dai "vu' cumprà" che non le pagano e "sconvolgono" il paesaggio ordinato dei ricchi negozi delle vie centrali, quanto il ragazzo della curva dello stadio, con la sua carica di violenza contro tutti coloro che non fanno parte del suo "branco" mascherato da associazione di tifosi. Un atteggiamento semplicistico chefa sì che, in ultima analisi, la gente possa stare insieme innanzitutto perché si sente "contro" qualcosa. E' probabilmente vero che, nel nostro sistema di pensiero, quando si è "per" qualcosa si è, quasi meccanicamente, anche "contro" qualcos'altro, ma mi pare anche che molto, se non tutto, si giochi nel "come" si è "per" e "contro". E nel modo di essere "per" e "contro" delle Leghe -oltre all'atteggiamento semplicistico e al di là della validità o dell'interesse di alcune loro critiche oproposte- io vedo anche un desiderio di sentirsi "comunità", considerata come elemento di per sé evidente, in virtù del luogo di nascita, della lingua parlata, del modo di vita condiviso, chefacilmente porta a ritenere la comunità cui si appartiene il luogo previlegiato di ogni virtù e ad attribuire a tutti coloro che non ne/anno parte (siano essi negri, ebrei, zingari omeridionali) ogni sorta di vizi e di colpe. Non solo, ma, sempre per l'operare della logica semplificato ria, diventa necessario per una comunità così intesa trovare anche un elemento "forte", che funga da aggregante e da rappresentante simbolico della comunità stessa; e cosa meglio di un "piccolo padre", di un "duce", può rappresentare questo elemento "forte"? Il pericolo maggiore che vedo nelle Leghe è rappresentato proprio da questo: dal loro poter essere, afronte di una situazione generale sempre più disgregata, il luogo di coltura per tentazione bonapartiste e ducesche -già ora sempre più presenti e ben rappresentate dal Bossi che "ce l'ha duro"- e per spiriti di branco in cui non c'è più posto per un individuo che si senta innanzitutto singolo. Tentazioni che non solo possono portare a situazioni di razzismo e intolleranza diffusi, come già è stato a Firenze, ma che, soprattutto, possono sfociare nella accettazione generalizzata della semplificazione delle cose e delle persone. lo non credo che le società moderne siano semplici o, se non al prezzo di una dittatura di stampo nazista, semplificabili e non so se gli esseri umani siano, nella loro essenza, semplici o complessi. Quel che mi è chiaro è che ho imparato a diffidare di ogni proposta e di ogni idea che voglia, costitutivamente epiù o meno direttamente, essere l'elemento che può mostrare alla società e agli uomini la loro natura ultima. Per questo le Leghe mi fanno paura. F.M. Pest Control Igiene ambientale ■ Disinfestazioni • Derattizzazioni - Disinfezioni ■ Allontanamento colombi da edifici e monumenti ■ Disinfestazioni di parchi e giardini ■ Indagini naturallstlche 47100Forll- via Meucc~24 (Zona Industriale) TeL(0543)722062 Telefax(0543)722083 rienza positiva e negativa. Positiva, perché mi ha permesso di vedere dal vivo come funzionano le amministrazioni, e negativa, per la delusione su come viene gesti lo iIpotere dei Comuni. Ad esempio: succede che un semplice consigliere si trova spesso a discutere di problemi che non conosce assolutamente e deve prendere decisioni secondo una logica di schieramento indipendentemente che le condivida o no. E' quello che succede anche a Roma dove le decisioni le prendono le segreterie dei partiti e non gli organi elettivi preposti. Però, non dovevano essere solo problemi di tempo, visto il suo impegno attuale. E non c'è stato per alcuni, una specie di travaglio ideale, una grossa disillusionealla base di questa scelta? C.: questo sì. Qui c'è gente che viene dal PCI, dal PRI, dal PLI. La più grossa delusione, qui da noi, è stata per chi era legato al PCI. C'è gente che proviene da altri partiti, ne viene via profondamente deluso per come la politica viene gestita a livello nazionale e non si vede ali' orizzonte la possibilità che questa classe politica possa rinnovarsi. E cosa si aspettano da voi? C.: la Lega è contestata dai mass-media. Ma c'è una cosa che anche noi sicuramente ci chiediamo; se questi movimenti possono avere un futuro soltanto urlando forte che le cose non vanno bene. Io non credo che la Lega Nord, o noi, che su questo, fra l'altro, ci distinguiamo, possiamo avere un futuro rimanendo alla porta ad urlare e denunciare quello che non funziona. Questo lo fanno già i politici stessi che denunciano quotidianamente l'inefficienza dello stato e dell'amministrazione. Se è vero che abbiamo uomini puliti da spendere e che abbiamo la voglia, la serietà, l'onestà di amministrare ... perché il sistema si cambia dal di dentro, non da fuori. Questo vuol dire che, là dove ci sono le condizioni, bisogna entrare nelle giunte, prendere quei posti, portandoli via agli altri per dimostrare che si è capaci di amministrare. Se GESTIRELA POLITICA COMEUN'AZIENDA Nella foro sede di Cervla alJIJlamoIntervistato Giovanni Camprlnl, e Franco BaHlstlni, entrambi usciti dalla lega di Bossi e oggi dirigenti della Lega Nuova Romagna di Ravenna. noi adoperiamo la forza che raccogliamo solo per fare del1'opposizione, della demagogia, non faremmo altro che quello che hanno fatto gli altri come )"'Uomo Qualunque", Pannella, il PCI. La Lega Nord a Brescia col 24,5% non è in grado di fare una proposta, anche perché non ha gli uomini. Una lista qualificata formata da imprenditori, commercianti, liberi professionisti, non è stata voluta dai vertici della Lega Nord perché la politica ora è di avere più attacchini e gente che fa le scritte di notte. Così se vengono chiamati ad amministrare rimangono degli attacchini. Mentre un imprenditore, che è in grado di gestire un'azienda, sicuramente è in grado anche di gestire una politica. Così succede che gli ultimi sondaggi a Brescia danno la Lega al 19%. E i voti che sono stati leghisti tornano ai partiti. Difficilmente torneranno alla Lega. Gli altri partiti hanno comunque un patrimonio ideale come retroterra. Le Leghe cosa possono avere se non vogliono essere solo un "partito contro"? C.: non sono basate sicuramente sulle ideologie. Queste le hanno gli altri partiti, anzi le avevano. Oggi la politica non si fa più sulle ideologie. Si fa sui problemi, sui progetti che si riescono ad individuare. La nostra proposta è di cambiare le regole del gioco. Cambiare i meccanismi amministrati vi che non sono più validi. Per esempio, quella dell'elezione diretta dei sindaci, del presidente della Regione, del presidente della Repubblica, e di tutti gli esecutivi. Quella di una diversa gestione dei fondi, che ogni regione si trattenga quasi il 7080% e solo il rimanente vada alle casse dello Stato. E' il capovolgimento di quello che accade oggi che mandiamo tutto a Roma e non ci torna praticamente niente. La dimostrazione sono gli Enti locali che non hanno soldi per amministrare l'ordinario. Altro punto forte, per noi, è la riduzione della presenza parlamentare. Noi stiamo facendo anche la battaglia per distaccarci dall'Emilia e avere una regione Romagna, e i partiti ci accusano di razzismo. Non so cosa significhi questo. Noi chiediamo di provare a governare meglio con le risorse che ogni regione riesce a produrre. Poi, certo, si deve tener conto che in Italia ci sono regioni povere a cui va dato un contributo che noi proponiamo in misura del 10%. Però è anche evidente che queste regioni che chiamiamo povere e che sono soprattutto al sud, in una situazione di autonomia devono cominciare a produrre e non aspettarsi sempre assistenzialismo di partito. B.: in questo ci differenziamo dagli altri partiti: un programma con pochi punti, ma chiari. Non centinaia di programmi fumosi che non realizzeranno mai. Tu pensa a un partito come la DC che ha tanta gente che la mantiene e un domani deve andargli a dire che i soldi non arrivano più: non può. Non è che non vuole, non può. E' un sistema finito che deve dare il passo ad un nuovo sistema. Non è che un imprenditore del nord non abbia più i soldi per mandare avanti la sua azienda. Non ha più i servizi per condurla come vorrebbe e non è più competitiva. Deve tenere due dipendenti solo per seguire le regole burocratiche, per essere in regola. Al sud si è radicata una situazione per cui aspettano solo, gli hanno sempre detto che devono avere i soldi perché sono stati sfruttati. Sarà anche vero, non lo so, però è il sistema che rimane bloccato. Il buon funzionamento dell'amministrazione è un motivo ideale sufficiente per aggregare, i giovani? Io vengo da un partito che, negli ultimi anni,di giovani ne ha aggregati ben pochi. Questo movimento, invece, li aggrega. Se poi il motivo è che vengono attirati dagli slogan forti, da un linguaggio "da curva", è perchè rifiutano questa società e si rivolgono a chi propone di cambiare sistema e uomini. Però avere il loro consenso non significa avere la loro disponibilità a lavorare, ad entrare nella vita politica. B.: Nella maggior parte i giovani non credono più in niente. C'è solo l'esasperazione derivata da questa situazione. Non si può dargli torto. Io ho un negozio e parlo di quello che vedo. Ad un conoscente hanno fatto 3 milioni di multa perché aveva un cartone di birre senza boIla, e poi ogni giorno entrano 20 persone che vendono della roba nera. Tunisini che vendono accendini, altri i tappeti ecc. E' una situazione che porta ali' esasperazione. La maggior parte di voi ha attività di questo tipo? C.: sì, anche perché viviamo in una realtà basata sul lavoro di questo tipo. B.: ma è così poi in tutta Italia. Si tende a essere un po' tutti liberi professionisti. Gente che poi deve fare la fattura per il suo lavoro. C.: beh, c'è anche l'operaio. Non generalizziamo. A Torino ci sono anche gli operai. Parlavamo degli slogans razzisti, fino a che punto vi ci rispecchiate e perché i giovani si aggregano su questo? C.: cominciamo a fare un distinguo. Siamo usciti dalla Lega Nord soprattutto perché contrari al modo di fare politica e sul modo di gestire il movimento. li consenso che ha il movimento è sproporzionato alla sua organizzazione. Si sta costruendo un grattacielo sulle fondamenta di una villa. E c'è il rischio che crolli. Noi non condividiamo il fatto di fare politica solo con gli slogans forti. E' in atto un'aggregazione di giovani attorno alla Lega con motivi che sono, purtroppo, la moda del momento, e un linguaggio "da curva" del suo leader Bossi. A noi non interessa questo elettorato. Oggi è nella Lega, ieri era nel MSI poi coi radicali, poi con i verdi. Diverso è il discorso per quei giovani che sono inseriti nel mondo produttivo e che possono dare un contributo.L'altra è gente pericolosa perché è difficile da gestire. Ma al di là della moda, non c'è anche un sentimento realmente razzista? C.: è vero. Su questo sono d'accordo. Se andiamo nelle città del nord, luoghi di nascita del leghismo lo vediamo; questi sono razzisti nel vero senso della parola. Quest'estate in un albergo di un mio amico c'erano trenta ragazzi di Brescia. Mi sono trovato di fronte trenta razzisti. Poi loro si sono identificati nella Lega e questa li ha accettati. E d'altra parte, è veroanche che, in questa città, la Lega ha costruito il suo consenso sfruttando e organizzando questo sentimento. Se un partito parte battezzato come partito razzista è evidente che non arriva molto lontano. E' una preoccupazione anche vostra. Ho letto in un vostro manifesto: "è già pronta l'accusa di razzismo". B.: sono i partiti che ti fanno questa accusa, perché quando tu pensi che l'Emilia Romagna, nel '90, hamandato 78.000 miliardi a Roma e ne ha ricevuto 2.800 e proponi di non mandare più soldi in Sicilia, non ABBIAMO I& CONFO CORRINFI POSFA&II C/C N. 12405478 Infestato a perché sei contro i siciliani, ma perché servono a te, ti dicono che sei razzista. Nessuna azienda può accettare un simile squilibrio. AMilano la Lega non ha detto di essere razzista. Ha detto che non si possono fare venire dei negri perché la situazione è precaria, spacciano la droga, non si sa dove farli donnire. Questo è realismo, non razzismo. C.: la situazione critica con gli extracomunitari si è detenninata perché la Legge Martelli, che pur lacunosa ha qualcosa di valido, non viene rispettata. E' l'ipocrisia di fare promesse che, realisticamente, non puoi mantenere. Un altro discorso delle Leghe è quello della difesa delle radici regionali. C.: questo è un discorso nato con la lega autonomista di Bossi che tentava di far leva sui dialetti e sulle tradizione particolari della Lombardia per fargli avere uno statuto autonomo come quello della Val D'Aosta. E questo in presenza del boom dell'immigrazione meridionale al nord. Ma non è un discorso valido solo per la Lombardia. Lo è anche per l'Emilia-Romagna. La Romagna e l'Emilia sono due culture diverse, due economie diverse, con storia, tradizioni, etnie diverse. Non sarà fondamentale per migliorare la qualità della vita, però, per qualificare maggiormente una regione è opportuno mantenere certe sue realtà specifiche e ricostruire quelle che sono andate perdute. C'è qualche esempio a cui guardate? C.: Non c'è bisogno di andare molto lontano. La Svizzera con il suo federalismo, la Gennania ha un sistema amministrativo basato sulle potenzialità delle regioni. Gli Usa hanno anche loro stati in cui ci sono leggi proprie. Noi non abbiamo inventato niente. Senza bisogno poi di guardare fuori dall'Italia, basterebbe applicare il sistema amministrativo della Val d'Aosta e del Trentino Alto Adige. Qual'è la settimana tipo del vostro gruppo? B.: Noi siamo tutti impegnati commercialmente quindi il tempo per l'impegno politico ce lo ritagliamo nel tempo libero Il lunedì sera c'è la riunione generale. Ci vediamo infonnalmente, ma costantemente in 4-5 tutti i pomeriggi dalle 14alle 15,30 e quasi tutte le sere. La mattina viene un pensionato a tenere aperto. E il suo personale percorso politico? B.: Non seguivo nessun partito in particolare, spesso non sono neanche andato a votare. Mi sono avvicinato alla lega attirato inizialmente dagli slogan forti, con un atteggiamento "da curva". E frequentando le persone le ho conosciute e al momento della scissione ho seguito quelli che ritenevo più validi. a cura di Fausto Fabbri UNA ClffA' Hanno collaborato: CASSARURALEDARTIGIAN-AFORLI' Coop. UNA ClffA'arl via Ariosto 27 lor" ABBONAMENTO A I O NUMERI: 20000 llRE ABBONAMENTOSOSTENIFORE:50000 llRE Rosanna Ambrogelli, Giorgio Bacchin, Roberto Balzani, Paolo Bertozzi, Patrizia Belli, Roberto Borroni, Barbara Bove~cci, Andrea Brigliadori, Giorgi~Calderoni, Libero Casamurata, Diura Cerini, Fausto Fabbri. Graziano Fabro, Rodolfo Galeotti, LianaGavelli, Renzo Gazzoni, Oscar Laghi, Silvana Masselli, Alice Melandri, Franco Melandri, Giovanni Orlati, Carlo Poletti, Linda Prati, Vero Ravaioli, Rocco Ronchi, Gianni Saporeui, Fabio Strada, Massimo Tesei, Ivan Zattini. o NEL CUORE DELLA CITTA' Una CIHa è In vendita a Cesena alla ll•rerla DEDA1US, via Aldini, 2 Gli abbonati che non ricevono il giornale o che lo ricevono in ritardo sono pregati di darcene no1izia.Noi paghiamo un abbonameniopostale per poter spedire i giornali e abbiamo piacere che il servizio funzioni come si deve. I giornali vengono spediti tulli contemporaneamente e i ritardi che si verificano( a volte più di una sellimana!) fra una zona e l'altra della cillà sono da imputare esclusivamente alle Posle. Quindi. avvisateci. Vi recapiteremo subito il giornale e avremo elementi per reclami circostanziati. Telefonate al num.64587, Massimo o al 67077. Marzio. Foto di Fausto Fabbri. Progeuo grafico: "Casa Walden" Fotoliti DTP: SCRIBA

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==