Una città - anno II - n. 9 - gennaio 1992

storie----------------------------- NON SIAMO SOLE, ED E I LA COSAPIU I BELLA intervista alle animatrici del circolo femminile "offoquaffro" Elide Rusticali, Antonella Asioli, Patrizia Fiori, Anna Frassineti, Nadia Paganelli, Rosella Raggi, Maria Pia Ranieri e Daniela Rusticali sono le fondatrici del Circolo "Ottoquattro" che ho incontrato nella loro sede. E' un circolo femminile nato nel 1984 (da questa data e dal libro di Orwell mi dicono derivi il nome) che nel corso dei suoi sette anni di vita ha portato avanti svariate iniziative pubbliche, ma che continua a vivere anche e soprattutto per ciò che sono riuscite a creare fra loro le animatrici. Essenzialmente ha parlato l'ideatrice e presidente del gruppo, Elide Rusticali, ma è stata anche un'intervista "corale", dove ognuna aveva da dire la sua, dove la discussione fra loro ha preso anche ilsoprawento sull'intervista e dalla quale è venuta fuori la storia di un incontro, per loro prezioso. Come è nata l'idea di questo circolo? Elide: lo accarezzavo questa idea da tempo, nel senso che mi sarebbe piaciuto riunire attorno ad un progetto comune donne che avessero come me la necessità di aprirsi, di ritornare a fare vita sociale. E poi sentivo fra altre donne lo scontento, la mancanza di voglia di partecipare a orgapismi o movimenti già costituiti. C'era un rifiuto di questo,tipo e nello stesso tempo anche l'incapacità di trovare un' occasione. E' nato così. Ho iniziato tramite una lettera in cui dicevo queste cose: le intenzioni che mi animavano, il voler organizzare iniziative, creare un punto d'incontro, fare cose nate da noi. Avevo già avuto l'appoggio di altre donne con cui ne avevo parlato, ho mandato queste lettere e ci siamo riunite la prima volta per conoscerci, ali' Hotel della Città. Lì siamo partite "alla grande", piene di idee: circolo all'inglese, con il bar, con la biblioteca, con il ristorantino ... Patrizia: ... con Susanna Agnelli che doveva venire a inaugurare il circolo dopo quindici giorni ... Elide: Subito abbiamo dovuto combattere con chi pensa va che non si riuscisse a fare al di fuori delle organizzazioni, al di fuori dei partiti, un circolo con questi connotati. Abbiamo dovuto combattere con questo facevamo proposte di cose da fare, di iniziative e queste venivano discusse, integrate da tutti. C'era l'esigenza di discutere, di parlare, di approfondire, soprattutto da parte delle donne. Donne che, ripeto, rifuggivano i movimenti "femministi", i partiti, quei circoli di cui parlavo prima, ma che avevano qualcosa da dire. Questa non è una scrematura, ma già definendo quello che non si vuole essere, certe differenze le fai automaticamente, certe caratteristiche vengono fuori. Si sono avvicinate persone estremamente semplici, senza preclusioni di sorta: infatti il circolo è stato aperto anche agli uomini, come soci sostenitori. Però il fatto stesso che fosse un gruppo di donne a proporre alla città una cosa così nuova, ha colpito molto. C'è stato subito un grande seguito e siamo partite con le iniziative. Ne sfornavamo in continuazione, sui temi più vari, ma che soprattutto interessavano ognuna di noi. Siamo uscite allo scoperto senza alcun tipo di copertura e siamo andate avanti sino a trovare questa sede. • • c, piace anche • giocare, divertirci tipo di mentalità che imme- Adesso stiamo cercando di diatamente ci voleva identifi- trovarci in modo più mirato. care con un partito: siccome io Oltre ali' incontro mensile, in sono impegnata nel Partito cui proponiamo sempre qualRepubblicano quando siamo cosa ai soci, abbiamo fatto, ad partite molti hanno pensato che esempio, anche gare di torte: le fossimoun'emanazionediquel torte dolci, le torte salate. E ci partito. In realtà non lo è asso- siamo divertite tantissimo! Non lutarnente, è un'iniziativa pri- tralasciamo I' aspetto ludico vata, nata in modo spontaneo, del circolo: ci piace anche giodi alcune persone che si sono care, divertirci. Proponiamo trovate unite nello stesso ciò che piace a noi, ma poi obiettivo, unite da un comune piace anche agli altri. denominatore, che era quello Maria Pia: Purtroppo il prodi crearsi qualcosa al di fuori blema dei fondi blocca molte da cose precostituite. In più da idee che vorremo realizzare, parte nostra c'era anche un ri- ad esempio il convegno sui fiuto dei circoli esclusivi fori i- pellerossa che volevamo orvesi, dove si deve essere pre- ganizzare per il 1992 è saltato sentate da tre o quattro soci per proprio per la mancanza di entrare, con quote di milioni!! fondi. Facciamo fatica ad anE poi non volevamo un circolo dare oltre alle comuni confeche riunisse persone dello renze. stesso ceto, della stessa estra- Rosella: Non direi però che le zione sociale oppure persone nostre iniziative siano state unite da un'unica particolarità, esattamente comuni: Adriatiperché questo avrebbe signifi- co, tradizioni romagnole e nocato niente scambio, niente ar- stre radici, macrobiotica, coricchimento. Sarebbe stata la noscere la nostra città archiriproposizione esatta di altri tettonicamente ... e tutto questo circoli già esistenti e noi vole- in tempi non "sospetti". Non vamo altro. Tutto è nato con seguivamo una "moda". Tutti i molto entusiasmo e senza una sogni che abbiamo fatto la lira, per cui ci siamo autofi- prima vola che ci siamo innanziate per pagare le prime contrate, saranno sostanziaicose e abbiamo immediata- mente nel cassetto, ma non ne mente organizzato una festa da abbiamo dimenticato nessuno. ballo con tanto di sfilata, bene- E forse anche gli indiani fanno ficienza ecc .. per incamerare parte del nostro futuro. un po' di fondi. Questi soldi ci All'inizio avete trovato della hanno permesso di fare una diffidenza? bellissima inaugurazione con Elide: Sì, e anche ostilità. NoTonino Guerra. Ed è stata una nostante siamo da tempo nella buona occasione, non solo per stagione dell'emancipazione, il Circolo di cui è stato il padri- desta sospeuo il fatto che siano, ma anche per Forll, dove mo un gruppo di donne: o non era mai venuto. Di lì siamo sorrisini o paternalismo. partite, ovviamente grande de- Antonella: Qualcuno ancora ci mocrazia, nei faui. Era l'as- chiama circolo femminista, semblea dei soci a decidere il non trova altra giustificazione programma, noi in assemblea alla nostra esistenza. B ~ e:; Elide: Ostilità anche da donne di altri circoli. Alcune di loro ci hanno capito, hanno partecipato alle nostre iniziati ve e in alcuni casi si sono fatte socie, altre invece ci hanno sempre visto come iIcircolo "povero". Questo perché il nostro circolo può accomunare la casalinga, la professionista, la studentessa, la pensionata ... non siamo il circolo delle mogli di ... Ognuna di noi ha una sua identità ben precisa, individualmente porta qualcosa, non siamo una "categoria". In questo senso il circolo è veramente pluralista, ed è bello che sia così, altrimenti perderebbe molto del suo stesso senso. Per me è molto importante perché, venendo da un'esperienza di partito, non volevo di nuovo un marchio di appartenenza. Qui, veramente, hanno diritto di cittadinanza tutti. Escludiamo gli stupidi e gli ignoranti che poi in realtà si autoescludono, perché si accorgono subito che per loro non c'è terreno fertile. Ma non siamo qui a voler fare le superiori, anzi. Ogni tanto facciamo anche la nostra ora di sano pettegolezzo!! Vogliamo semplicemente ritrovare la voglia di stare assieme, reimparare a stare insieme, ad aiutarsi a vicenda quando è necessario. Ed essere aperte, saper vivere nella città, confrontarci con essa e con i fenomeni che accadono, che ci coinvolgono, cercare di capirli. Tra noi c'è questa grossa possibilità di confronto, di scambio: forse proprio per la varietà che c'è fra noi. E poi ci siamo capite al volo perché ognuna di noi si stava scontrando con la fatica del doppio o triplo ruolo. Non c'è niente da fare, avevamo bisogno di uno spazio nostro, di capire cosa stavamo facendo; lo continuiamo a fare e forse non l'abbiamo ancora capito, ma almeno ci sfoghiamo. Siamo partite negli anni settanta con questa grande euforia, lavoro, acquisizione di nuovi spazi, università, famiglia, figli, sempre a correre ... e poi la rivoluzione sessuale: chi ne ha avuti pochi, chi troppi ... Ci voleva una pausa, per pensare, per capirci qualcosa, fra noi. Riuscire a dare definizione a un disagio, e cercare di trovare gli strumenti per capire, per interpretare questo disagio. Abbiamo provato a stare insieme tenendo presente questo bisogno di fermarci, di ancorarci per un po' e di capirci di più. Nadia: .. penso che tutte abbiano bisogno di una spinta per iniziare. Lei ha tirato l'amo e noi abbiamo abboccato, perché i problemi ci sono,c'èla voglia di trovarsi a parlarne, il bisogno di risolverli assieme. c'è complicità e sicuramente tanta solidarietà Cosa ha funzionato di più, cosa ha fatto in modo che dopo sette anni siate ancora qui? Elide: innanzituuo la grande soddisfazione nelle prime iniziati ve e un grande entusiasmo di continuare. E questo è già tanto. Passato il primo periodo di euforia, però, ora i soci vengono soprauutto quando facciamo qualche iniziativa. All'inizio eravamo sempre in tanti qui, ma in questi ultimi due anni ci ha colpito il "riflusso", o forse quello che stava succedendo nel mondo non invitava ad uscire, a sentirsi attive. JI punto di incontro che volevamo creare è un po' venuto meno. Lo è per noi, per il gruppo fondatore e per altre affezionate che si sono avvicinate a noi. E forse è servito a cementare qualcosa fra noi. Quando si va oltre il livello della semplice conoscenza, non dico si di venti arniche-amiche, perché le amicizie vere sono rare e poche, ma si crea complicità e sicuramente tanta solidarietà. Ovviamente ciascuna di noi in questi anni ha vissuto le sue storie personali e da parte di tutte c'era una partecipazione solidale. Si sapeva, ognuna di noi sapeva, che c'erano le altre. Ognuna, mantenendo la propria identità e soprattutto con tanta discrezione, sa molto delle altre. Se sappiamo che una di noi sta male, non è che si debba correre a farsi sentire, ma lei sa che noi lo sappiamo e che ci siamo. Maria Pia: Ma con un atteggiamento che non ha nulla di morboso, di possessivo. Il fatto di sapere che comunque qualcuno c'è, aiuta moltissimo. Se trovi qualcuno che parla la tua lingua ti da speranza, voglia di superare tanti problemi. Elide: Noi non siamo sole, e questa forse è la cosa più bella. E forse possiamo dire di essere state di aiuto, con la nostra "disponibilità", a donne che sono passate per certi periodi dal circolo. Anche l'accettazione conta tanto. E' chiaro che puoi dare dei giudizi anche sulle vicende, ma sempre con il rispetto della storia di ognuna. In questi anni molte di noi hanno vissuto esperienze anche molto drammatiche. Sono stati anni importantissimi, perché eravamo donne giovani, che avevano dai 20 ai 30 anni e nell'arco di sette anni si sono consumate cose importanti. Sono stati momenti cruciali nella vita di molte: separazioni, nuovi amori, aborti, morti. Tutte queste cose noi le abbiamo condivise, vi abbiamo partecipato. Non è il collettivo di autocoscienza, ma quello che si è creato sicuramente è servito a consolidarci. Abbiamo avuto anche una separazione traumatica da alcune del gruppo fondatore: ne sono "partite" quattro. In quel momento abbiamo tentennato un attimo, ma noi, quelle che sono qui, eravamo il gruppo più forte. Se non fossimo state accumunate da qualcosa di veramente importante forse si sarebbe sfasciato tutto. una piccola cosa che ogni donna può fare Il vostro essere "nel circolo" come si riflette nei rapporti con gli altri, con la famiglia ad esempio? Maria Pia: Dietro di noi ci sono sicuramente famiglie aperte, comunque siamo donne che vogliono un loro spazio e, famiglia aperta o meno, se lo prendono. Altrimenti sarebbe quasi impossibile, con un marito geloso, con una famiglia chiusa, con dei pregiudizi, poter vivere un sociale di questo genere. Ad esempio le nostre famiglie sono coinvolte nelle iniziative, sono solidali e questo è importante. Forse qualcuna di noi può avere avuto delle difficoltà ... Elide: Forse ci può essere stata un po' di invidia ... Anna: In momenti di maggiore impegno si possono essere create delle discussioni, per la nostra assenza da casa, soprattutto nei confronti dei figli. Ma sono poi le stesse discussioni che facciamo anche noi nei confronti dei nostri mariti se sono loro a restare molto fuori! Maria Pia: Per me comunque rimane fondamentale avere una famiglia aperta alle spalle. In una città provinciale come Forlì corri il rischio di avere rotture o incrinature. lo ad esempio ho colleghe, conoscenti, che non si sognerebbero mai di uscire il mercoledì per il circolo. E a me chiedono: "Ma tuo marito ti lascia uscire?" Mio marito non si sogna neanche di dovermi dare o no, il permesso e i miei figli mi dicono: "Ciao mamma, divertiti". Anna: Comunque molte donne si creano questo alibi perché poi sono loro a non averne voglia, a non volere uscire. Elide: Io figli non ne ho, però spronavo tutte quelle di noi con figli, anche piccoli, perché facessero uno sforzo, perché venissero lo stesso. Questa è una piccola cosa che ogni donna può fare, non in alternativa alla famiglia, ma a suo completamento. Magari in certi momenti può sembrare un torto enorme, ma poi, secondo me, i figli stimeranno di più la loro madre. Non la vedranno solo come mamma, ma vedranno in lei una donna, con i suoi interessi, i suoi bisogni. E la rispetteranno anche di più. Spesso ripenso a noi, ali' uso che abbiamo sempre fatto dei nostri genitori, soprattutto delle nostre mamme, e questa è una cosa che mi fa star male. Eppure ce ne rendiamo conto solo adesso... Per questo dicevo alle altre: "Fate un sacrificio, ma provate a tenervela stretta questa vostra iniziativa, perché il circolo l'avrete quando i vostri figli, che sono in prestito, se ne andranno via. Sì, sarà una cosa piccola, ma è vostra e vi servirà, non a riempirvi le giornate, ma a riempirvi di interessi, di scopi". Magari non siamo riuscite a realizzare tutto quello a cui miravamo, però è una cosa che noi abbiamo creato, che è nostra e non ce la può togliere nessuno. Se non noi stesse, la nostra poca voglia, la mancanza di stimoli ... solo questo può far morire il circolo, nient' altro. E le giovani? Rispetto a loro come sono i rapporti? Maria Pia: Fra noi non ci sono giovanissime, ci sono giovani donne. Ormai le giovani sono le nostre figlie. Anna: Sì, il confronto è con i no-I stri figli, ci servono da specchio. Elide: Mia nipote, che ha 21 anni, sorride, ci vede "strane": donne adulte, impegnate nel lavoro, con figli, e qui ci vede tornare bambine, smettiamo di essere un esempio e ci "liberiamo". Ma non ci guarda con compatimento. Forse con interesse e, chissà..., ammirazione. Maria Pia: Secondo me oggi i giovani crescono senza grossi pregiudizi. Si "espongono" tranquillamente. Li trovo spontanei in questo. Magari sono timidi, pieni di problemi, un foruncolo è un elefante, ma tutto sommato stanno nel mondo serenamente. Patrizia: Adesso, rispetto ad una volta, secondo me c'è tanto individualismo. Noi veniamo da un periodo in cui si era molto uniti, fra i giovani si condivideva tanto, e ci si ritrovava attorno a degli ideali, giusti o sbagliati che fossero. Ora non è più così. Questo modo di essere compatti fra i giovani non lo trovo più: i gruppi in linea di massima non ci sono più, né a scuola né altrove. Se c'è un tratto distintivo è la moda!! Voglio dire, sono ragazzi intelligenti, impegnati anche, ma in un altro modo, in altre cose, con uno spirito diverso. Sono più disincantati. Anna: Purtroppo c'è da dire che si scontrano con una realtà diversa da quella che abbiamo vissuto noi. Noi eravamo aperti alla speranza. Sinceramente mi sembra che adesso ci sia poco da sperare. Si vive giorno per giorno. Patrizia: Certamente vivono in modo diverso, perché sono in una situazione diversa, sono passati 20 anni. Facciamo fatica noi a dire se per loro sarà positivo o negativo. Può darsi che siano meno stressati di noi fra dieci anni! Non lo sappiamo!! Anna: Ma secondo me questo è proprio il momento di muoversi, di avere carica e forza, ad esempio per un discorso ambientale. Abbiamo distrutto il mondo fisico. Io ho due figli che stanno crescendo e io stessa non vedo roseo il futuro. Ameno che non cominciamo a rimboccarci le maniche, lavorare e lavorare. Noi avevamo bisogno di parlare e abbiamo parlato tantissimo; ora è il momento di fare, parlare non basta più. Forse hanno una responsabilità maggiore della nostra. Patrizia: Ma anche adesso parlano, hanno bisogno di parlare, assolutamente. Io con mio figlio parlo tantissimo, come non mi sono mai sognata di fare a casa mia, nonostante io sia cresciuta in una famiglia aperta. Il rapporto con i genitori è completamente di verso da come era in passato ed ora possono veramente parlare con noi genitori, e lo fanno. Hanno voglia di parlare. Anna: Sì, ma quello che vorrei riuscire a fare io è trasmettere ai miei figli la rabbia, la mia rabbia, e non solo verbale. Forse io sono pessimista, ma trovo il mondo in uno stato di decadenza tale, e soffro molto per questo, ho tanta rabbia e vorrei smuovere nei miei figli altrettanta rabbia. Ci vuole rabbia per cominciare, e noi cosa gli diamo? Arrivano a diciotto anni e non sanno neppure cosa votare. Adesso c'è quasi una rassegnazione; noi non eravamo così rassegnati. fa rafJfJia verrà, se deve venire Daniela: E' sufficiente che tu dia loro la consapevolezza di questo. La rabbia verrà, a tutti e due o a uno dei due, ma verrà se deve venire. Patrizia: Adesso non esagerare. Voler trasmettere a tutti i costi della rabbia non va bene un'altra volta. Se non ce l'hanno gli creeresti delle contraddizioni enormi. Saranno come devono essere. Sarà che io, invece, sono in continuazione a tamponare, a calmare, la rabbia che mio figlio ha: è sempre lancia in resta, non accetta compromessi! Elide: L'esempio di quello che sei, di quello che fai è la più bella rabbia che tu possa trasmettere. Noi abbiamo vissuto periodi irripetibili, il grande coinvolgimento che c'era, che ci faceva sentire che veramente potevamo cambiare qualcosa, in positivo. Se ognuna di noi riesce a trasmettere quel po' di ideali che sono comunque rimasti, se no non saremmo qui a parlare, allora è già molto. Io capisco il disincanto nei confronti degli avvenimenti. A volte è anche comodo, affascinante e più tranquillo aver a che fare solo con i divertimenti, o avere il problema della noia. Ma se da questo riescono ad andare oltre, se c'è uno spessore, un codice di valori, qualcosa che la loro famiglia, gli amici, gli hanno trasmesso, allora è già sufficiente. Allora il disincanto non sarà solo in negativo. Ecco questa è la speranza: che "sentano" la nostra indignazione, che possano "capire", da come siamo noi, i nostri valori. Mio babbo non mi faceva grandi discorsi, ma io vedevo lui, vedevo mia madre. E posso "vedere" la lealtà, I' onestà che hanno trasmesso a noi figlie, fa parte di noi, di come siamo fatte. Quindi I' importante è dare loro gli strumenti, la consapevolezza, il senso critico. Patrizia: Ecco vedi, così nascono le nostre conversazioni. Partiamo per la tangente ... proprio come adesso. a cura di Rosanna Ambrogelli.

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==