Una città - anno II - n. 9 - gennaio 1992

CHI STA MALE NON HA TEMPO PER IL CIELO AZZURRO Intervista a Marlene Dletrlclt, tedesca clell'ex-DDR, clte vive a ,orli Che tipo di rapporto hai con l'Italia? Io mi trovo bene in Italia, anche se non da subito, dato il modo di vivere molto diverso da quello al quale ero abituata. Per esempio il diverso rapporto che c'è tra genitori, figli, nuora ecc. Qui in Italia la persona viene presa "sotto tutela", in Germania i rapporti sono molto più distanziati, per esempio, non mescolano la tua proprietà alla loro. Allora il modo di considerare i rapporti in Italia, per me era abbastanza sconvolgente. D'altra parte quello che mi è sempre piaciuto è questo modo naturale di vivere la vita, di non porsi delle regole, delle leggi, di non comportarsi ciecamente come prescritto, fino alla virgola. Noi tedeschi invece abbiamo questo difetto. lo, per esempio, ho imparato qui in Italia, nel darsi un appuntamento, a non soffrire se le cose non avvengono, perché la vita è così. Un tedesco è in grado di dirti: guarda il prossimo anno andremo in vacanza insieme e stai sicuro che manterrà la parola anche con dei sacrifici, anche se i soldi vengono a mancare, si va lo stesso. Allora questo modo di essere più spontanei, più umani mi è sempre piaciuto negli italiani. In Italia forse per il fatto che lo Stato non ha mai occupato un ruolo protettivo verso il cittadino, la politica non è mai stata presa come una cosa importante, anche perché l'italiano ha questa capacità di "sorridere dietro una mano", e in fondo sa che si deve arrangiare perché nonc'ènessunochel'aiuta. Non ha questa cieca fedeltà in quello che gli viene detto, che viene prescritto dalle leggi dello Stato. Noi tedeschi, invece, siamo per natura, per storia, animali da branco, dove ci deve essere qualcuno davanti che guida. Io uso ancora dei termini che sono dell'est, e sono riconoscibili, un tedesco sentendomi parlare mi dice: ma tu sei dell'est. Ci sono proprio dei termini diversi, per esempio, la parola datore di lavoro che per il tedesco dell'est significa il lavoratore, perché dà il lavoro, mentre l' imprenditore è quello che "prende" il lavoro. Noi potevamo scrivere proprio due vocabolari diversi. Quindi non credi che ci sia razzismo? radi più e si prende di meno, i soldi valgono meno, i miei rappresentanti tedeschi sono dei signori rispetto a chi in Italia fa lo stesso lavoro. Può esserci anche questo. Sono stata recentemente in Germania e nel giro di un anno tutto il paese è un cantiere, palazzi, grandi magazzini, fabbriche ecc., usciti fuori dal niente, è incredibile. I miei amici, per esempio, ora sono all'interno di un progetto statale di recupero, al fine di creare un'area ambientale protetta. La gente dell'est deve imparare a sopravvivere, a sacrificarsi, se mi chiedono perché non ha funzionato il comunismo, rispondo che se tu credi che una persona produca per il bene di tutti non funziona, la persona ha bisogno dello stimolo personale. Non è un peccato produrre per se stessi, perché produci anche per il bene della società: mancando questo stimolo, nella DDR la gente si è addormentata. In questi anni io ho cercato disperatamente di fare affari con la DDR, ma non erano in grado, e non perché non avessero prodotti validi, ma per una politica che era d'ostacolo per lo sviluppo economico. La politica, non le capacità dei cittadini. Io ero dall'altra parte anche come idee e conoscevo i tedeschi dell'ovest come i cattivi, gli arroganti, ma ho dovuto ricredermi perché se vedi questi piccoli paesi della Germania ovest, vedi che ognuno non pensa solo al proprio orticello. Loro per esempio, durante le festività, decorano il loro paese con così tanto amore che ti sembra di essere nel salotto di una casa. Come mai allora nel paese dove il capitalismo, il privato, è cosi esasperato, forse esagerato, si fanno più cose per lacollettivitàche in tutti gli altri paesi? Se guardo la mia storia personale, devo dire che ho creduto in una causa, ma soprattutto in una fedeltà, non cieca devo dire, ma vera. Soprattutto in determinati concetti, che l'URSS erano i buoni e che non dicevano bugie, e ce l'hanno messo in testa con film, romanzi, canzoni ... noi ci siamo sempre detti: sì,questonon va bene, quest'altro non va bene, purché vadano bene i concetti di base il resto conta poco. Questa era la scusa con cui si giustificavano tante cose. Quando poi ho capito che è possibile rendere, come devo dire, immobile un popolo intero ... ho proprio sentito questa angoscia, perché tu poi veramente rendere stupido un popolo intero, è possibile. Allora mi sono detta che non voglio più farmi legare. Se mi accorgo che qualcuno o qualcosa ci prova ... io scappo. Ricordo che qualche tempo fa io e il mio capo dovevamo andare in Egitto per lavoro, e dovevamo metterci in fila per farci fare la visita per entrare nel paese. Non riuscivo a stare in fila, perché noi in Germania eravamo sempre in fila, la gente si metteva in fila anche senza sapere quello che doveva comprare, così in quel momento in Egitto mi sono saltati i nervi. Le cose che non puoi cambiare, le accetto, non ho mai reagito a questo, ma non riuscivo a stare ferma, fino al punto che il mio capo mi ha chiesto cosa stava succedendo, mi venivano le lacrime, come una imbecille. l'ideale comunista con lo stesso fanatismo Si può vivere per un'idea, dare tutto se stesso per un'ideale? Io non credo di essere mai stata una che esagerava, però io l'avevo questo grande ideale, credevo fermamente in questa idea del comunismo. Il lavorare per la società, per il prossimo, per il bene di tutti, distribuire i beni a seconda delle esigenze di ognuno. Era un bel sogno, chi non è stato colpito anche qui?, anche la gente di destra è rimasta nel dubbio, hanno dovuto tener presente questa idea. A me quello che ha shoccato di più è stato accorgermi, dopo che a scuola avevamo tanto discusso di come era possibile che un popolo intero avesse potuto seguire un Hitler, del perché di quel fanatismo, che in fondo noi ci siamo comportati verso l'ideale comunista con lo stesso fanatismo. Con in più che mi ero sempre considerata una persona molto critica. Naturalmente nel gruppo dei miei amici più intimi avevamo in Italia tuffi vogliono "sembrare" Credo non ci sia alcun elemento per dire che i tedeschi stiano diventando di nuovo pericolosi. Non puoi prendere dei casi singoli, metterli sul giornale e dire "questa è la tendenza". Non è assolutamente vero, bisogna valutare le cose come sono, oggi in Germania ci sono sei milioni Invece un altro problema che di immigrati, è una percentuacredo ci sia in Italia è la volontà le che di per sé crea un probledi sembrare gente per bene, tut- ma. Gli skinheads sono un ti vogliono "sembrare" in Italia. problema di tutti, non solo dei Non l'ho mai vissuto, così come tedeschi, e ho saputo di molti RAGAZZIPA11STINISI I ISRAl1IANIA FOR1I' in Italia, il discorso "ricco e casi di dimostrazioni contro il Dovevanoessere tre israelianie povero". Mi ricordo ancora, razzismo, contro il nazismo, ~~ ~~le~~;:ti~~~ ';!~~cc;,~~~ imparando pian piano l'italia- non si può generalizzare. mente rigido, i due studenti no, la mia prima reazione sen- Certo che se un paese è stato palestinesi non sonpotuti partitendo la parola "ricco". Non oppresso il problema del raz- re e così sono arrivati solo gli ricordo l'occasione, ma qual- zismo salta fuori, ma non è un israeliani e quello che doveva cuno mi indicò una persona problema solo tedesco e sono essere l'accompagnatore palecome un ricco, e io mi misi a comunque fenomeni estremi- stinese. Tuttavia l'esperienza è ridere perché pensavo fosse una sti. Dopo una dittatura c'è stata ugualmente interessantee battuta Per me le parole ricco e sempre un momento di anar- qui riportiamo alcuni degli in- . terventi tenuti nei vari incontri povero facevano parte delle chia totale, nascono dei grup- (al liceo scientifico, dal sindafavole, era un linguaggio usato pi estremisti, come funghi co, al sindacatoe alla redazione solo per le favole, non so se lo sotto la pioggia e fanno molto di Una Città). Buler e Calia potete capire. Mi sentii piutto- chiasso, ma non posso accet- (studenti israeliani, 17 anni): sto imbarazzata perché pensa- tare che improvvisamente i "Prima di partire per il "campo vo che tutti si dovessero mettere tedeschi siano i razzisti per di pace" di Cattolica ci siamo a ridere, invece questa è una eccellenza. Io non ho mai vis- incontrati con i ragazzi palestirealtà. Come la bellezza, devi suto il problema del razzismo nesiinunhoteldiGerusalemme. far parte dei ricchi, dei belli, dei in Germania, secondo me è un L'incontroèSlatomoltoformale bravi, mentre in Germania la po' una montatura. Certo il e freddo. Ci siamo poi riviSt i ali"aeroporto e Il abbiamo cagente si divide in altri modi. In tedesco è molto pieno di se, a pito che eravamo due gruppi Italia se non sei ricco almeno me capita di incontrare uomi- diversi: noi siamo passati in 5 devi sembrare ricco, almeno ni d'affari tedeschi e si vede minuti, loro sonostatibloccatie essere per bene. subito che sono tedeschi per- controllati ad ogni passo... SulAvrai seguito i fatti recenti ché si gonfiano. l'aereo ognuno ha cantato le successi in Germania. Da un è proprie canzoni e parlato nella lato le difficoltà fra tedeschi non propria lingua. Ci siamo appedell'est e quelli dell'ovest, na salutati. A Cattolica siamo Peccato stati sistemati in camere da sei: dall'altro i problemi con gli due israeliani, due palestinesi e immigrati, arabi, turchi, ita- produrre due italiani. Durante le due ore liani ecc. giornaliere di discussione son Il tedesco di seconda classe è per venuti fuori tutti i nostri problesempre esistito, almeno da mi.Abbiamodiscussoe litigato quando esistevano le due Ger- Sé Stessi su tutto, ci sono stati momenti manie. Io che vengo dalla Ger- di tensione. Poi piano piano ci mania dell'est, posso dire che Ildiscorso,però,dellagran- siamo conosciuti, abbiamo lanoi siamo stati sempre di se- de Germania, colosso eco- vorato insieme e sono nate conda classe. Abbiamo visto nomico egemone, può far grandi amicizie. Durante il d . t tornare alla memoria vec- viaggio di ritorno il gruppo era un paese crescere, iven are uno solo ed unito.Tutti insieme importante, io avevo parenti che chi spettri. si cantavano le canzoni degli stavano all'ovest che ci snob- Mi sembra che faccia anche uni e degli altri. I passeggeri bavano, ed era comprensibile, comodo, sai come succede, dell'aereononcredevanoai loro eravamo diversi, eravamo ridi- quando parli di uno che è arri- occhi, non capivano se eravacoli. E siamo anche divisi, per vato, che è forte, in gamba... mo israeliani o palestinesi! AIl'aeroporto ci siamo salutati fra baci, abbracci e pianti. Per tutti è stata un'esperienza indimenticabile." Sigal e Fuad (israelianae palestinese, accompagnatori): "All'inizio a Cattolica ce la siamo vista brutta, non facevamo che rinfacciarci le colpe. Dopo due giorni abbiamo dovuto interrompere il momento di discussione e abbiamo proposto un gioco sulla fiducia: persone bendateerano guidate "alla voce" dai compagni di squadra e ogni tanto dovevano anche lasciarsi cadere fra le loro braccia. Abbiamo fatto in modo che quando i bendati erano palestinesi dovessero fidarsi delle indicazioni degli israeliani e viceversa. C'è stata qualche scenetta buffa, causata proprio dalla mancanza di fiducia, ma poi la situazionesi èsbloccatae tuttoèandato per il meglio." Sigal, Buler, Calia e Fuad: "Ringraziamo di cuore per l'accoglienza ricevuta a Forll. Siamo rimasti colpiti dall'attenzione degli studenti e dalla gentilezza di tutti.Ci fa felici sapereche lapace nella nostra terra sta a cuore a tante persone e ci auguriamo di poter tornare con delegazioni più numerose perchè ci siamo sentiti oggetto di una ospitalità davvero speciale." Buler: "Al ritorno in Israele dopo Cattolica ci saremmo voluti incontrare ancora, ma ci siamo scontrati con la realtà. Quando ho detto a mio padre che sarebbe venuto a trovarmi un amico palestinese, mi ha risposto: "se quell'arabo mette piede in casa chiamo la polizia!", e lo stesso succede fra i palestinesi. I parenti, gli amici, il vicinato non tollererebbero la visita del "nemico". Per questo le nostre esperienze all'estero sono cosl importanti: praticamente sono le uniche occasionidi incontrofranoie loro. E vogliamo moltiplicarle, perchè lì finalmente cade lo stereotipo del palestinese con le pietre e del1 'israeliano col fucile. Ll siamo persone." Calia: "Quest'altr'annodovròfare il servizio militare, che per noi ragazze dura due anni. In Israele c'è un movimentoper l'obiezione al servizio militare nei territori occupati. Ci sono giovani che finiscono in galera perchè si rifiutano di fare il militare a Gaza o nellaWestBankperchè ritengono che quei territori devono essere restituiti. Anch'io penso che quei territori vadano restituiti, però credo che i giovani di sinistra, i pacifisti, quelli che vogliono una convivenza con gli arabi non devono rifiutarsi di andare nei territorioccupati,altrimenti Il andranno solo i fanatici, quelli di destra e i rapporti con i palestinesi saranno influenzati dal loro comportamento fascista.'' Sigal e Buler: "I nuovi immigrati provengono soprattutto dalla Russia. Il motivo principale per cui vengono in Israele è che i supermercati sono pieni. Appena arrivano non vogliono sentir parlare di "sinistra". Per loro sinistra vuol dire comunismo, perciò si buttano nei partiti di destra. fn realtà in Israele la sinistra non é ideologica. Per le vicendeproprie della nostra terra, la principale differenza fra destra e sinistra è sul problema della pace e del rapporto con gli arabi. Statisticamente abbiamo notato che gli immigrati, dopo qualche anno, tendonoa spostarsi a sinistra." cominciato a dire: questo non va bene, quest'altro non va bene, ma non facevamo niente per cambiare le ·cose veramente. Nelle riunioni ci alzavamo e dicevamo quello che non andava, ma non era niente rispetto a quello che dovevamo fare, ci sentivamo orgogliosi di sentirci diversi dai veri contestatori, quelli che poi hanno fatto crollare il muro, si dice che la contestazione sia nata a Lipsia, nella chiesa di S. Tommaso, la culla di questo gruppo, ma noi non vedevamo bene questi gruppi, sempre con la scusa che non bisognava cambiare il partito da fuori, ma da dentro. Noi vedevamo corruzione, problemi ecc., ma finché pensavamo che il sistema era al servizio dell'uomo la cosa andava bene. Devo dire, però, che non sapevamo tutte le cose che oggi si sanno. Per me, ad esempio, fu un vero colpo la vicenda dell'aereo abbattuto dall'URSS in Asia: prima avevano detto che non l'avevano abbattuto e poi hanno detto la verità. Per me è stato un momento tragico, perché per me l'URSS non poteva mentire. Un mito che mente! Mi ricordo che feci venire dalla Germania un quotidiano dove erano riportare le dichiarazioni della Tass che dichiarava l'assoluta estraneità dell'URSS alla faccenda. E feci il giro dei miei amici, discutevo con loro violentemente, e invece il giorno dopo in televisione la smentita, insomma per me è crollato tutto, ricordo le discussioni con una mia amica della DDR che mi diceva che in fondo il partito è fatto di uomini e gli uomini possono sbagliare, e questo lo rende umano, il partito è umano, e questa era una giustificazione nuova perché prima non era così, prima, come diceva una nostra canzone, "il partito, il partito ha sempre ragione". E noi la cantavamo sempre. Una persona che si crede intelligente, critica verso tutto quello che le viene proposto e si scopre invece incapace di capire quello che gli succede attorno, piegabile, influenzabile. Questo mi angosciò, anche perché per anni mi ero goduta questo ruolo diverso, di una che non faceva un lavoro come tutti, con uno stipendio superiore. Ricordo che si prevedeva per me una carriera, di Massimo resei che una volta mi misero sotto pressione perché quando si parlava del mio avvenire politico ed era inclusa una laurea in filosofia, io dicevo, siccome dovevo andare a Berlino, che mi sarei portata dietro mio figlio e venni rimproverata perché una brava comunista lascia il proprio bambino in un istituto. E venni rimproverata dai funzionari che citarono i comportamenti di altri vecchi compagni comunisti. Ora io non credo a nessun movimento politico, e credo sia una reazione naturale, non mi interessa più, mi tengo informata ma senza nessun gusto. Comunque io non so come sarà la società migliore, su che basi dovrà essere fondata, ma sono sicura che molte cose del socialismo reale verranno riprese, anche se modificate. Io sono materialista, ma non in senso negativo, in senso positivo ... Brecht: "solo nella ricchezza si • • vive piacevolmente" Cosa vuol dire materialista in senso positivo? Significa che qualsiasi problema, qualsiasi argomento io "lo tiro giù". Da noi parlavano di un materialismo buono, marxista, mentre il vostro era quello cattivo, questo me lo avevano già detto nella culla. Così ora non credo alle parole, alle apparenze, credo in questo materiai ismo. C'è una bellissima poesia di Brecht che dice "solo nella ricchezza si vive piacevolmente", e lo fa dire ad un operaio e allora non diteci che si vive bene nella saggezza, nella modestia, nella purezza; cioè, non raccontateci delle stronzate, come siamo nobili, ricchi d'animo. Guardare sempre il lato materiale, perché non credo che chi sta male abbia il tempo di guardare il cielo azzurro. Questo non vuol dire che dobbiamo mirare a tutto, un materialismo in senso negativo, con una scala di benessere sulla quale salire sempre, non vuol dire soffrire per la mancanza della pelliccia. a cura di Paolo Bertozzi La conferenza di pace nel Medio Oriente, iniziata a Madrid e ripresa poi a Washington, sta procedendo con passo incerto. Gli ottimisti sottolineando il suo procedere, i pessimisti le sue incertezze. Prevedeme l'esito è ben difficile. Tutto il mondo è in movimento. Il clima di speranza nato dopo la caduta del Muro è già sepolto sotto le macerie di nuovi conflitti. La tentazione di rispondere alla crisi economica (che in molti paesi non è semplice riduzione dei profitti, ma drastico taglio alle' probabilità di vita') recuperando concetti come etnia e nazione, sta spingendo milioni di persone sul terreno sdrucciolevole dell'intolleranza e addirittura della guerra civile. In questa situazione occorre un grande sfono di fantasia per immaginarsi palestinesi e israeliani ad uno stesso tavolo sinceramente intenti a superare la reciproca profonda sfiducia. Tuttavia, difronte alle sensazioni di insicurezza e di incertezza per i/futuro ci sono anche possibilità, piccole ma concrete, di costruire un cammino di pace. Non sempre vengono date possibilità come queste. Spesso anzi pare 11011 si possa fare altro che subire il ruolo dello spettatore. Nel caso del conflitto arabo israeliano c'è invece uno spiraglio nel quale le persone di buona volontà possono introdurre un piede ed impedire che la porta della speranza si chiuda di nuovo . Quest'estate, durante un campo di pace tenuto a Cattolica con la partecipazione di venti studenti israeliani, venti palestinesi e venti italiani,abbiamo intervistatoHannah Siniora,uno degli esponenti di spicco dei territorioccupati (vedi N° 5 di Una Città). Al termine della conversazione ci é stato chiesto difarcitramiteper un gemellaggioa tre frascuole israeliane,palestinesie forlivesi.UnviaggioinPalestina è stato poioccasione per ulterioricontattied ora ilgemellaggiofrauna scuola diTel Aviv,una di Gerusalemme e il liceoscientificodi Forlì è sui tavolidei rispettivipresidi.Studentie insegnantidel liceoscientifico hanno la possibilità di concretizzare questo progetto con scambi epistolarie poi con veri e propriincontridi delegazioni. Non è il caso di sottolineare ulteriormente l'importanza sul piano umano, culturalee per la pace che ha un awenimento del genere. Questa primaproposta, già infase di attuazione, non è strettamente riservataal liceoscientifico:se altre scuole sono interessate a progetti delgenere devono solo prendere contattocon la redazionedi questo giornale. Unaseconda proposta concreta riguardailcampodipace che si terrà ancora a Cattolica la prossima estate. Della delegazione italiana potrebbero far parte anche 4 o 5 ragazzi e ragazze forlivesidelle scuole superiori.Entrola finedi gennaio verràorganizzato da questo giornale una riunione aperta a tutti gli interessati per chiarire ogni aspetto del problema. Infinela terza proposta. Amicipalestinesi ed israelianiinvisitaa Forlì indicembre ci hanno chiesto se è possibileorganizzare un campo di pace per studentiuniversitarinelnostroAppennino.Sidevonotrovare un luogoadatto per una trentinadi persone, ifinanziamentinecessari e una decina di universitariinteressati a quest'esperienza. Anche per questo progetto convocheremo al più presto un incontro pubblìco,nel frattempochi è interessato può già mettersi incontatto con noi. Bel empioi ot8care.G 1 1trl'oesgo,aan c!-~o----------------------------------------1 UNA CITTA' 7

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