Una città - anno II - n. 9 - gennaio 1992

r-------------------dl Giorgio Calderoni C'l'SPAZIO PIR QUISTO SUI GIORNA11? Cari amici, mi avete chiesto di collaborare più o meno regolarmente al vostro giornale. Mi rigiro tra le mani l'ultimo numero del '91 di "Una città" e vi chiedo amia volta di cosa potrei scrivere entro il campo che avete scelto. Parliamo allora delle nostre "differenze", visto che proprio della differenza avete fatto uno dei fili conduttori della ricerca che state svolgendo. E già su questo tema avverto delle non consonanze e qualche personale disagio: l'approccio mi sta ovviamente bene, ma talvolta è come se scorgessi tra le righe una sorta di eccesso di zelo, un insistere nel conclamare la diversità del!' altro per poi poterne più orgogliosamente dichiarare l'accettazione. Ma qual è la differenza che voi portate in dote, o se preferite la vostra identità? Perché se non c'è scambio non c'è neanche vera accettazione. Non sarà la vostra una ricerca a tutto campo priva però dei pur minimi punti di riferimento: insomma, non sia mai il "da che parte stare", ma neppure da che parte mettersi in cammino? E non aleggia forse qua e là il senso di colpa per le troppe certezze vantate in passato e l'ansia di compensarlo con un abbraccio il più possibile universale e diverso? Ma si tratta solo di sensazioni, come tali probabilmente immotivate e di cui mi assumo pertanto la responsabilità. E' meglio allora fare qualche esempio, a partire da piccoli fatti accaduti in città. Accade pochi giorni fa (ma la notizia è di seconda mano e di qualche eventuale imprecisione mi assumo ancora la responsabilità) che, per iniziativa di alcuni rappresentanti eletti dagli studenti del Liceo Classico e alieni da particolari appartenenze, si proietti durante l'orario scolastico il film "Il muro di gomma": è un piccolo "segno dei tempi", comunque la si pensi sulla vicenda di Ustica, ma i ragazzi di CL fanno sbarramento e passano parola di disertare la proiezione. Senza buttarla necessariamente in politica e per fermarci alla dimensione prescelta dal giornale, mi chiedo quale (ulteriore) carico di dolore un fatto del genere potrebbe arrecare, sene avesse notizia, a Daria Buonfietti, che conosco e che è Presidente dell'Associazione famigliari vittime di Ustica in quanto sorella della vittima "Ricordate! Questo è il punto decisivo. Al di là della vecchiaia, degli anni, della scomparsa dei testimoni diretti." (Jean Amery) "Se una società perde o non coltiva la memoria diventa facile preda di un demagogo o di un tiranno ... Sfidando l'orrore, l'amnesia e la cecità morale, dobbiamo continuare a dire: ciò è avvenuto. Non dobbiamo ridurlo o ridurci al silenzio." (Josip Brodsky, Nobel per la letteratura) Nel settembre del '44 diciassette ebree ed ebrei furono fucilati a Forlì. Quel fatto, immaginato solo lontano da noi, è avvenuto anche da noi. E lo si è dimenticato. In collaborazione con l'Associazione per l'amicizia ebraico-cristiana, l'Associazione Italia-Israele di Cesenae l'Istituto storico provinciale della Resistenza,stiamo organizzandoper febbraio UNA GIORNATA DEL RICORDO, DI RIPARAZIONE E DI RIFLESSIONE. Hanno già assicurato la loro partecipazione Liliana Picciotto Fargion, David Meghnagi, Fabio Levi, Luciano Caro, Enrico Deaglio, Gianni Sofri. NEL PROSSIMONUMERO -alcuni portatori di ltandicap discutono fra di loro di Doman ed altro. -sui pro•lemi dell'insegnamento intervista a Valeria Capelli, insegnante del liceo scientifico. • le relazioni del Ra••ino Caroe di Sergio Sala al di•affito " Dio dopo Auscltwitz" -un'intervista al prof. Remo Bodei LlffURI IL VOLTO DELL'ALTRO leHure da Levinas a cura di Rocco Ronclti giovedi, 16 gennaio, ore 21 in via Valverde, 15 LoCassa dei Risparmi di Forlì I Alberto Buonfietti, che alcuni di noi hanno conosciuto a causa della comune militanza in Lotta Continua; o alla moglie di Alberto Buonfietti, che altri di voi hanno per caso incontrato su un treno diretto a Mestre, dove abita con la figlia. C'è spazio per parlare di questo sul giornale? E ancora, sempre il numero 8 reca articoli o interventi o interviste relative a tre sacerdoti: ma non ho visto nessuno di voi all'incontro forlivese con Don Luigi Ciotti. Equi, volutamente, provoco: è forse perché ha il torto di indossare un maglione anziché la veste, o perché fa prima di tutto opera di volontariato e solidarietà e poi testimonianza religiosa? Eppure come è bello il suo concetto di solidarietà, dove si diffida degli slanci emozionali di generosità e si accetta il contributo di tutti (a partire dai "talenti" di ognuno, direbbe un altro nostro comune amico che non c'è più). Ma forse sono partigiano: perché le parole di Don Ciotti mi hanno se non altro alleviato il persistente cruccio interiore di fare poco o nulla di concreto per gli altri e soprattutto di non essere al fondo capace di gesti materiali di solidarietà, di non avere la forza ed il talento, appunto. lettera Cari amici ed amichedella Redazione, (...) mi muove l'ultimo numero in edicola, quello di dicembre.e trovo chequanto nel complessovi é riportato mi sconcertasemprepiù. E' possibilecheio nonabbiachiara la vostra linea editoriale, così come il piano di sviluppo degli interventi, per cui magari ragiono di coseassurdee per voi inconsistenti,comunqueprovo lo stessoa proporvi le mie riflessioni, i miei dubbi, le mie perplessità. Devo dire, forse è pocopiù di unabattuta, che la pubblicazione soffra di un complessodi inferiorità verso il mondo cattolico, ve ne sono segni eclatanti, a mio avviso, sia nella insistenzacon cui propone spaccatidi esperienzadi fede, sia nelle espressioniletterali e psicologichecheevidenzia; bastinoper tutte le frasi: " ..l'intervista sarebbedovutaavvenireacasamia ...... una strana inquietudine ... quasi una apprensione... e qualcosa è entrato ... quello che temevo ..... nello specchiettodi Patrizia Betti eLauraCerini. Eancora" ... matu hai fedee tutti i conti tornano ..." di Massimo. Fortuna che per riequilibrare il sensovi è, (in piccolo, quasi nascosto!) l'intervènto di G.S... che pone domande intelligenti e terribili. Ma permettetemi di utilizzare la vostrastessatecnicagiornalistica, quel vostrogusto tutto minimalista di capire le cose attraversolestorie intime epersonali. A tal fine propongoallora me stesso,poiché credo,econ questo concordocon voi. chequestogusto, appuntominimalista, siaproprio molto efficace talvolta, per sondarele cosepiù grandi. Devo dire chelestoriecheinquestimesi avete raccolto le conosco personalmentepraticamentetutte; con molti degli amici con cui avete parlato, ho avuto in passatoe con alcuni tutt'ora, un rapportofecondo di amicizia edi stima; Particolarmente con Francesco Ricci, Arturo Femicelli, gli amici della comunitàprimadi Bussecchio,poi di Sadurano,primo fra tutti Dario Ciani. La ragione di questaamicizia è prestodetta;hocomemolti, un passatocristiano-cattolico, di cui non mi vergogno, ma di cui non faccio neppur vanto:c'è stato e il passatonon si calpesta, sarebbe come schiacciarsi un dito perché con quello abbiamo toccato la piastra del ferro da stiro. Ma, e questa è la cosache voglio raccontare, il mio passato è stato molto particolare, o almenoho la presunzionedi ritenerlo tale. Intorno all"età di 18 anni, io, educato in una famiglia religiosissima ma non bigotta, a seguito delle consueteemotività edisavventure adolesce-i1ziali,maturai la scelta di farmi prete.Eracertamentecomunque una idea antica; quando erobambinoricordo, enonperché altri melo rammentino,(ho infatti anche del periodo di latenza un ~!"l""'~-i,-_,_;::;..-:-r~-.:...;;,::#=-~=:=;~""!:-,;;i-,-:l"""';i?J\ éO vivo e piacevole)chegioResta comunque il fatto che questa voce non vi ha interessato come altre. E infine, un altro "segno dei tempi" questa volta negativo: hanno tagliato le gomme ad un architetto e ad un assessore comunale che si battono per la chiusura del Centro storico; un brutto campanello d'allarme, assieme ad altri, che ci può segnalare come neppure la nostra città sia immune da processi di degenerazioni della convivenza ci vile, presenti altrove in ben altre forme e dimensioni. Ma neppure di questo c'è traccia sul giornale. Ci sono certo anche articoli di analisi e dibattito politico: ma prevale la generalità dei temi o un qual vago atteggiamento da Esodo, mentre questo volto della ciuà non emerge. Insomma, per concludere, avete scelto di parlare del1' Esistenza, ed io rispetto questa scelta e vi leggo volentieri. Ma di fronte alle urgenze (se volete etiche, prima che politiche) dell'oggi, mi pare che occorra parlare ancora prima di tutto della vita. Qui sta la "nostra•· differenza: quella per cui, tanto per esemplificare, anch'io col rabbino Caro avrei intitolato il dibattito del 19 dicembre "l'uomo dopo Auschwitz", invece che Dio dopo Auschwitz. Interessa ad "Una città" ammettere sulle proprie pagine anche questa differenza? cavodasolo"alla messa",conuna copenina di lana rosellina sulle spalle officiavo davanti ad una sedia, le mani sollevate al cielo mentre mamma cucinava. Entrai così a 19 anni alla FacoltàTeologica del Maggiore di Bologna, mentre contemporaneamente proseguivo la mia esperienza,durante i fine settimana,nella famiglia scouts. A questa scelta non eranostatiestraneigli incontri e le esperienzevissutecon Arturo Femicelli, questo prete "pazzo" e "povero" che sapeva(era il '68) farsi interpreteautenticodi valori di democrazia intesacomecorresponsabilitàedi autoritàrapportata costantementealla autorevolezza.Parallelamente,proseguiva l'esperienzadi vita conDario Ciani e la comunità pressola parrocchia di Bussecchio.Dire cosafurono quegli anni sarebbelungo e problematico, ma certamente qualcosapossoconcertezzaaffermare: furono anni di entusiasmo, di eccitazione,di grande"ardore". Erano ancora gli anni post-conciliari eci sembravadi vivere una nuovastagione,un recuperodella primitiva identità, il sensodi vivere nella pienezzadella storia. Mi domando talvolta se sarei quello chesonooggi, senon avessifatto quel tipo di percorso.(...) Ma questo non mi bastava più, oramai il Cristo era per me un nome "vuoto", una scelta psicologicamenteregressiva,cosìcome ritenevo oramai, avevocompiuto già i 22 anni, che regressivafosse ogni scelta di vita che ponesse come fondamentounasceltareligiosa. (....) Le strade, le scelte personali si sono da quel momento talvolta divaricate. talvolta incrociate, ma non ci siamomai, nessunodi noi, dimenticati l'uno dell'altro. Avverto questo nell'immediatezza degli incontri, nella serenitàdegli sguardi,nel caloredegli abbracci, ogni qualvolta ci si incontraanche solo per caso. La mia scelta di escluderedalla mia vita la tentazionedi Dio si èandatasemprepiù rafforzandonegli anni, particolarmente dopo un fatto accadutomi in Puglia. molti anni fa. Mi era natadapoco la figlia primogenita, eravamo in vacanzanei pressi di Otranto. Una mattina, provvisto di maschera boccaglio, il mare calmissimo. volli cimentarmi nel1' impresadi "passeggiare" lungo la costa,ammirando lo splendido fondale, talvolta immergendomi, più spessorestandorapito ad ammirare. Fu così che passò lungo tempo,apocoapocomi eroallontanatodalla riva e anchedai primi scogli: scorgevo infatti solo da lontano la gentecomepuntini. Fu così che per dabbenaggine, io impreparatoe ben poco allenato. caddi in uno tato di anossemia. acceleratoprobabilmentedal lungo usodella mascherada sub. Insomma cominciai a precipitare; comemi accorsidi quantomi stava accadendo.ebbi veramenteun attimodi timor panico.epiù chela vita chemi scorrevasotto gli oc- --------------di Ivan ZaHlnl PER OGNI AGIRE Cl VUOLE OBLIO Niklas Luhmann ha mostrato i meccanismi sottili che governano l'aumento "di complessità", ma è stato considerato per anni un teorico del liberalismo. Osserviamo, ad esempio, le credenze del senso comune proprio sul problema ecologico. Si pensa che ci vogliano tecnici esperti (con "professionalità e competenze") per affrontare i vari aspetti dell'"impatto ambientale", della riconversione dei sistemi industriali, dell'educazione alla sensibilità ecologica. Militare nel movimento verde probabilmente richiede ormai una tale quantità di nozioni da scoraggiare ogni più onesto tentativo. Aveva ragione John Cage: abbiamo smesso di occuparci del problema dell'inquinamento, ma ne siamo diventati esperti. Ricordiamo perfettamente le procedure di riduzione di impatto ambientale, ma nessuno riesce ad agire veramente in modo alternativo all'industrialismo. li fatto è che "per ogni agire ci vuole oblio", come ammoniva Nietzsche con una frase troppo frettolosamente interpretata come un'ingenua adesione alla "filosofia della vita" fin de siècle. Per agire ci vuole l'oblio di tutto ciò di cui credevamo di essere esperti. Ossia si devono dimenticare i saperi specialistici per avere uno sguardo d'insieme, uno sguardo che rinuncia alla propria volontà di potenza, alla propria "professionalità" e "competenza". In una intervista di qualche anno fa John Cage fece un'indimenticabile osservazione sullo stato mentale dei cosiddetti uomini "post-moderni". Parlando di natura e di ambiente, e dei connessi problemi ecologici, egli disse: "abbiamo smesso di occuparci di ambiente, ma siamo diventati degli esperti di ecologia". Sembra, a prima vista (e certo lo è per noi oggi), una radiografia del movimento verde, ma in realtà non è comprensibile come un qualsiasi giudizio da piccolo cabotaggio politico. In realtà questa affermazione racchiude una lettura fra le più profonde del malessere contemporaneo, una lettura che si inserisce a pieno titolo nel problema più generale della "crisi delle scienze europee", nome dato da Edmund Husserl alla crisi della concezione occidentale del sapere. Cerchiamo di capirne meglio il senso. Quel "ma" potrebbe essere anche un "perché". Abbiamo smesso di occuparci di ambiente perché siamo divenuti degli esperti di ecologia. E' un paradosso? Lo stesso si può dire di molti aspetti delle società contemporanee. Siamo esperti di informatica e di teoria dell'informazione ma la reale comunicazione interpersonale decresce qualitativamente e quantitativamente. Sappiamo tutto di medicina e di educazione alla salute, moltiplichiamo i miliardi di spesa in ricerca e in nuovi strumenti clinici, ma le malattie aumentano inesorabilmente sfuggendo ad ogni reale controllo. L'elenco potrebbe continuare, e le indagini statistiche economiche e sociali sono a portata di mano di tutti per una pronta verifica. Ma il motivo di queste "contraddizioni crescenti del capitalismo maturo", come si sarebbe forse detto in altri tempi, può essere veramente il "divenire esperti", a scapito di ciò che Nietzsche avrebbe chiamato !'"interesse vitale"? Non è forse giustificato il cercare di impadronirsi sempre più profondamente degli strumenti in grado di fare fronte alle contraddizioni? In realtà, dice John Cage, noi non vogliamo interrogarci a fondo sulle "ragioni" della contraddizione, ma vogliamo divenirne "esperti". Oggi sappiamo tutto. Siamo esperti di ogni cosa. Conosciamo i particolari tecnici delle più diverse macchine, e gli schemi di comportamento da utilizzare quando l'imprevisto sembra avere la meglio. Le due parolette magiche sono: professionalità e competenze. Di fronte ad esse si aprono universi interi, mentre la lingua della Sibilla, ispirata dall'Apollo Tecnico, comincia a sciogliersi. Quanto più la "competenza" è tecnica, quanto più è "complessa", tanto più è profonda: crediamo che essa abbia il reale potere di risolvere problemi ma che sia difficile da ottenere. Che illusioni colossali riusciamo a nutrire in quest'epoca babelica! Ancora Nietzsche diceva che la cultura moderna non è una vera cultura, ma solo una specie di sapere costruito intorno alla cultura, che rimane a noi nascosta. Quanto è vero lo si scopre facendo una visita a una libreria, nei peggiore dei casi, e nel migliore scorrendo l'elenco dei testi per gli esami di una qualsiasi laurea: una serie impressionante di saperi specialistici sempre più settorializzati, come le propaggini di un mostro le cui infinite teste si muovono ormai senza più alcun rapporto con il centro. chi, immaginavostupidamentegià il mio funeraleemiamoglie con la bambinache tornavanoa casada sole. Per farla breve, mi dissi che nonpotevafinire così,echeseero arrivato a quel punto, pure indietro potevotornare.Fu unanuotata disperata,fra bevute,disceseerisalite, finalmente i primi scogli mi abbracciarono e fu lì che finalmente ripresi pienamente fiato e vigore. Più tardi, mentre mi crogiolavo sul!' amaca,pensandoallo scampato pericolo, mi sorprese, conunacertasoddisfazione,il fatto che in un simile frangente non avessi pensatoa Dio, come non avessisentitoil bisognodi unaiuto oltre di me.Sepensoal mio padre spirituale'', Bonhoeffer,potreidire con lui che una simile richiesta non sarebbe stata una richiesta "adulta" di Dio, che anche la sua assenzanon modificava il quadro di unanecessità.eppurelacosami fece comunque piacere, perché quantomenomi confermava che ero uscito dai gironi infernali della superstizione. Si potrebbe certamentefareanche... della facile ironia su questo chiedermi qualcosasul non "chiedermi nulla'' di Dio. Potremmodire che il chiedersi di essersio non essersi chiesto è già un porsi in una posizionedi ascolto(cosìdirebberoi credenti). (...) Chedire allora di Dio e di ciò che intorno a lui si dice con i figli. con il proprio quotidiano?Qual è il livello di "prepotenza" con cui Dio si impone nel linguaggio del vivere? Devo dire che non vi è "assenza"né "lontananza", Dio è una questionesucui vale la pena di impiegare tempo, discutere, cercare. (...) Certamentesonoprontoquasi a tutto, dico quasi perché se un figlio dovessediventarecheso,un Testimone di Geova. veramente credo che "uscirei di testa". Sarebbeper me la vittoria dcli' ignoranza,non unascelta di vita. Diverso il caso se mi diventasse Evangelica,Valdese;sorridereidi meno se aderissea C.L. Questo per dire chenon siamototalmente liberi nel rapportocon i figli eche è vero che attendiamo che essi vadanooltre noi stessi.sulla stradachenoi perprimi abbiamotracciato. In questoquadrohosempre Tutto ciò è stato portato alla vittoria dalla cosiddetta "sinistra" negli ultimi due secoli. Se questo, secondo la nota definizione di Dahrendorf, è il secolo "socialdemocratico", quello precedente lo ha preparato degnamente. Lo hanno urlato al vento per trent'anni anche i francofortesi: non è certo una novità. La sinistra vince da due secoli, nonostante le apparenze. Anche le vittorie di "destra" sono, ideologicamente, di sinistra. E anche se la puzza di marcio dell'idea di progresso e dello storicismo fa turare il naso ormai ai suoi stessi sparuti sostenitori, continuiamo a voler essere esperti di qualcosa. Queste "magnifiche sorti e progressive" in realtà non sono mai esistite, ma sono state il cibo illusorio che ha nutrito l'ideologia: quella di cui oggi contempliamo le macerie, ma anche quella, speculare, che delle macerie ha avuto bisogno. Ma oggi il gioco di specchi sta finendo, si contano i morti, non ci sono più paraventi, ognuno può guardare in faccia le illusioni che ha nutrito, e decidere se continuare a far finta ... Se mantenere la memoria o farla cadere nell'oblio. compresoe vi dirò, ancheaccettato, lo sconcerto dei miei genitori nei confronti delle mie scelte,uno sconcerto che ormai è diventato più pragmatico, più amabilecelia delle mie posizioni, non fossealtro per il fattochesonostati colpiti duramente:due miei fratelli, sposatisi in chiesa.proprio pressola comunità di Bussecchio,con tutti i crismi e cerimonie, oggi sono divorziati e con figli! Il "destino" (a cui non credo, è un'espressioneretorica) è talvolta veramentecrudele. e comunque i fatti della vita stannoproprio lì a dimostrare tutto e il contrario di tutto. Questadovrebbeesserein sintesi, la lineadi osservazionedella realtà che dovrebbe animare il giornale. Vogliamo parlare di Dio e far parlaredi lui e della suaesperienzachi sopratuttoquestovive e sopporta? Bene, facciamolo, ma facciamolo anchead ampio spettro; mi attendouna intervista agli Avventisti (sono numerosi,atlivi ed anchebravi qui a Forlì), certamenteancheai Testimoni di Geova, sonounarealtà impressionante nella città. Non credo chedobbiamo sollecitare esperienze a sensounico. (...) In questo quadro comunque tale lavoro non è inutile, perché non è mai inutile tutto quello che porta a rinettere, mi augurosolo. spero mi sia consentito, che tale processoabbiaadun bel momento fine. Vi sono nella città, altri problemi, altre "esistenze" che meritanoverificaevoce,altrezone di contraddizione. (...) E' vero che i tempi che stiamo vivendo ci sembranoduri e difficili. epuòapparirechelechiese,la fede,dio, siano unasoluzione. E' verocheciò che è statodepositato in passato,puòriaffiorare più forte di prima, anchenelle coscienze personali, ma io credo che noi, indegni eredi della tradizione greca,delRinascimentoitaliano,della Rivoluzione Francese, e mettiamocelo pure. di quella d·Ottobre,dovremmo tentare,senonper noi, per i nostri figli, per le generazioni che verranno, di porre le basi per un cammino che porti questa umanità almeno un filo fuori daquestanottedi umiliazionedelle nostre possibilità. Sappiamo,e non per retorica, che dobbiamo lasciare veramente il mondomigliore di come lo abbiamo trovato, credochescoprireche cercando dio in fondo si scopre solo il nostro volto, siaveramente un gesto di coraggio, un atto d'amore, verso noi, verso tutti. Con affeuo, Gabriele Auilio Turei Ci scusiamo con Gabriele per i ragli, ma la sua leuera-racconto, per altro molto interessante ed anche panico/are, era veramente lunga. Il suo invito a intervistare gli avvemisri però è stato tardivo. All'arrivo della leuera /'i11tervisra era giàfaua. 1

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