Una città - anno II - n. 9 - gennaio 1992

perché per giudicare se una cosa è buona si ha bisogno di un accumulo di dati statistici che esigono tempo per essere raccolti. Ora la bioetica è una disciplina giovane, oggi puoi pensare che una cosa è giusta e domani accorgerti che era sbagliata. un cuore di 1,al,l,uino su un l,aml,ino, Bal,y Fae Però anche in questo campo c'è un impegno da parte nostra ... Il primo trapianto di un cuore di babbuino su un bambino, Baby Fae, non so se ricordate, è stato fatto da un medico avventista nella nostra clinica di Novalinda, negli Stati Uniti. Abbiamo preso delle posizioni d'avanguardia in certi casi ... a volte criticabili ... Ma non c'è un rischio in una tale forzatura? Certo, è possibile, però noi non siamo vegetariani perché non vogliamo uccidere gli animali, accettiamo il fatto che l'uomo sia il dominatore della natura ... Infatti prima del trapianto c'è stato un grande dibattito etico e teologico e alla fine è prevalsa appunto questa visione, quella del dominio dell'uomo sulla natura, che poi è la visione tradizionale dei protestanti, quella che ha portato anche al capitalismo, con anche le deformazioni che ci sono state. L'uomo è il culmine della natura e per la salvezza del1 'uomo certi interventi possono essere accettati. Lo stesso per problemi come l'inseminazione artificiale, la nonna che partorisce il nipote, eccetera? Su questo manca ancora una posizione ufficiale, non abbiamo legiferato. lo come pastore le vedo come forzature. Perché se nel trapianto si tratta di salvare una vita che già c'é, di qua mi sembra diverso. Per esempio noi non siamo antiabortisti in assoluto, siamo per il rispetto della vita che c'è, che è più importante della vita in potenza. Non siamo invece abortisti come mezzo anticoncezionale, e tra l'altro, per quanto riguarda la disciplina sessuale siamo per il sesso dentro il matrimonio. Ma siamo invece abortisti nei casi di pericolo per la madre, nel caso di malformazione del feto accertati da un punto di vista medico. Una scelta però, comunque lasciata alla coscienza individuale. E' il problema dell'aborto terapeutico, per certi versi più spinoso dell'altro per i suoi echi di selezione della razza. Lo si può fare in nome della salute della madre, anche psichica come suol dirsi, o proprio anche in nome di un rifiuto della malformazione... Il discorso è abbastanza complesso. Perché da un punto di vista potenziale ogni mestruazione è una vita che non è venuta. Così come ci sono gli aborti spontanei. Sono sempre occasioni che si perdono. Noi crediamo che l'uomo, nel suo rapporto con Dio, di preghiera, di comprensione, di coscienza, abbia un margine di decisione. Entro certi limiti, non di egoismo, ma di altruismo. lo non posso neanche pensare di avere un figlio che non riesca a pensare di essere un essere. Più che per me, per lui, e non vorrei che in un barlume di intelligenza questo figlio mi possa rimproverare come egoismo l'averlo voluto a tutti i costi. Problemi che una volta non c'erano, situazioni limite che siamo riusciti a creare grazie a un progresso tecnologico che ci porta a un relativismo sempre più complesso. Quindi l'uomo ha un margine... Sì, ha un margine ma difficile da definire esattamente, perché legato al suo rapporto con Dio, alla sua coscienza, e soprattutto al suo non essere egoista. Perché per noi il peccato è l'egoismo. a cura di libero Casamurata B I bI I o {encaetti ----------------Andrea Brigliadori ricorda llol,erfo lluffilli QUII RAGAZZO maggio 1957 Milano 25 novembre 1957 D111'0RATORIO DI SAN 1UIGI ... Tusaicomesipossonoschematizzare gli elementi che concorrono aformare un voto d'esame ali' università: a) culo, od ano che dir si voglia; b) condizioni atmosferiche; c) stato subiettivo dei Chiarissimi; d) sesso; e) ... fj ... g) preparazione. Cosicché quel voto è dovuto non alla mia vivacissima intelligenza, come sostiene il Termometro, (Circa Le affermazioni di quel santo giornaletto mi sono già fallo sentire presso don Ricci: passi che il sudde110don Ricci deb- ... con La speranza che tu ti decida seriamente ad affrontare per risolverlo una buona volta il problema religioso ... Abbiamo fatto insieme tutti i cinque anni del ginnasio-liceo. Insegnanti i professori Leoni, Gotti, La Forgia, Ruffilli. Dal 1952 al 1956. Al ginnasio, sui quindici sedici anni, portavamo quasi tutti pesanti calzoni "alla zuava", ricadenti sotto il ginocchio e sopra polpacci lasciati nudi dai calzini corti. Ancora al ginnasio poteva andar bene qualche maglione o camicia, ma nel maggio del 1956, terza liceo B, siamo quasi tutti in giacca e cravatta, rigidamente imposte dalla professoressa Sansovini di scienze, che odiava gli inglesi per nostalgie fascistiche e reclutava le ragazze per le giornate della Crocerossa. Le ragazze, separate da noi dopo i due anni di ginnasio, portavano abiti e capelli già malinconicamente adulti. Il "disagio" dei giovani non esisteva, semplicemente forse perché non esistevano i giovani. Voglio dire che non esisteva una autonoma identità "alternativa". Roberto Ruffilli era grosso di corpo, già con gli occhiali al liceo. Sul polpaccio nudo, tra la fine dei calzoni alla zuava e l'inizio dei calzini corti, mostrava i forti peli di un'adolescenza precoce. Le fotografie ci presentano tutti poveramente brutti, anche quelli che tra noi erano ricchi. Venivamo un po' da tutte le parti di Forlì, ma di Roberto Ruffilli (e del suo amico Tonino Setola) si sapeva che venivano da una zona speciale, da antiche strade della città vecchia (via Episcopio Vecchio, via Silvio Pellico), e che il loro mondo pomeridiano era quell' oratorio di San Luigi dove condizione popolare, pratica religiosa e gioco sportivo si fondevano in un "modo di essere" di peculiare unicità. Era, come si dice, un mondo, un clima, una atmosfera, quella del San Luigi, propria soltanto di chi ci era nato e cresciuto dentro. Lì nacque la squadra "Fulgor" di pallacanestro, lì regnava don Stefano, mitico prete di arrembaggi sportivi e religiosi. Roberto mi ci portò un paio di volte, ma tristemente mi sentii corpo estraneo a quel mondo di amicizie che erano prima di a fil di voce, serpeggiavano da un banco all'altro nel silenzio dell'aula. Sui poeti, sulla letteratura in genere, e su chi di noi, come me, scriveva poesie, ironizzava di gusto scettico e fine. I trasporti sentimentali, scritti o vissuti, gli davano sempre un po' di sorriso. Credo che in questo non sia cambiato mai. Usava un italiano personalmente vivo, ma sempre, scrivendo e parlando, un po' inceppato dalla balbuzie e da certe ineliminabili trascuratezze di marca popolare. Ma anche sul suo italiano scherzava. Ebbe invece precoce interesse per la storia, e più forte per l'attualità politica. C'era chi sotto il banco, nelle ore possibili, leggeva romanzi. Roberto comprava e leggeva giornali: L'Espresso, Il Mondo, Il Punto. E fu suo merito laico di averli fatti girare econoscere tra noi, altrimenti persi dietro l'Ortis o i misteri moderni di Lorca e Montale. Fu dunque naturale che dopo il liceo, dopo l'esame di maturità preparato insieme in casa dell'uno o dell'altro, lui se ne andasse a Milano, a studiare storia e politica nella università cattolica; e io a Bologna, alla scuola letteraria di Francesco Flora. L'amicizia ironicosentimentale che ci aveva legati continuò per lettera. Conservo quattordici lettere sue dal 1956 al 1958. E forse, in qualche cartella, alcune cartoline. Ne pubblico qui brevi stralci, non senza emozione e pudore. Sono lettere di anni studenteschi, acerbe e proyvisorie, amichevoli e stravaganti. Ma chi conobbe Roberto Ruffilli nei successivi anni dell'età adulta e del suo impegno accademico e politico (forse persino De Mila), vi riconoscerà i tratti umani e intellettuali che furono suoi, o almeno le loro embrionali e larvate radici. Quanto a noi, ci vedemmo via via più di rado, in occasioni forlivesi che a poco a poco la distanza e la diversità resero brevi e fuggevoli, anche un po' convenevoli. Non lo vedevo da anni quando criminali sbandati lo uccisero il 16aprile. Un giorno per me segnato; il 16 aprile di un anno nacque mio tera, che in alcuni punti della prima parte eguaglia le parti migliori del "Giornalino di Gian Burrasca", pardon delle Ultime lei/ere di quell'astuto di Ortis ... (segue uno strepitoso racconto delle angherie subite come matricola) ... ti vorrei consigliare di comportarti dapersona sana di mente, civile e cattolica ... Saluta tu/li e tulle e ricordati del buon Dio. Roberto Milano 19 gennaio 1957 ... Parlando una volta tanto seriamente ti dirò che sono molto imbarazzato perché non riesco ad organizzarmi, non riesco a distribuire lo studio e peggio non riesco a studiare ed a Leggere... Milano 26 gennaio 1957 XIX del regno gemellario (l'aUusione è a padre Gemelli rettore) ... Fortuna che ogni tanto mi risolleva lo spirito il chiarissimo Aceti con le sue mirabolanti scoperte. l'ultima è che gli uomini prima del peccato originale si dividevano in uomini e donne, mentre dopo si dividono in maschi (sta calmo!) e femmine. Milano I marza 1957 ... Se vuoi un modesto consiglio dal tuo vecchio, prima di quartiere che di parr occhi a, un'aria diversa che ~O.,,.,,,c...~ lo~~-~. f o... o~I')~""~ c..L. <..,c..o ~ e.A,. f:1o te.. '-4.. (..,.,O ~ 1\-4.a.. -::i. pur accogliendomi mi escludeva, quasi un sangue culturale e umano di radici aut oc ton e, inaccessibiu....o l O : oW -f,.• :tf-o ~~~~ ~ \l'Q..~ ~ ~~ w-L +....._ ~ o~ Cl- , i..' J.-o· ..,4 ")+o U.\~ k ~t. (t~'-\ 111.A.· ~~ ( fl~ ,e~ ~ J.t k v;.._t.. ~l C'u-~~ t./"O~J JW.'~ ~ t ""--' J.,-..-c-,(A,,.A., figlio Luca; il 16 aprile di un altro mor'ì il mio amico Massimo Zattoni. Un crocevia della memoria. Milano, 30 novembre 1956 Caro Andrea, come ti avevo promesso, ti scrivo per renderti edotto circa La vita che conduco in codesto, LausDeo, Collegio Ca11olico Augustinianum ... IL vitto, scusami, o nepote di Calliope, se inizio con un argomento così volgare e basso, ma tu sai bene come, in certe cose, io, in fondo, sono "Epicuri de grege porcum "... le Lezioni qua sono cominciate Lunedì pomeriggio, perché La mattina c'è stata l'inaugurazione dell'Anno Accademico con Santa Messa e SS. Pistolotto del venerabile padre Gemelli che ha parlato delle grandi università medievali, della lotta contro i Turchi, della Cattolica Ungheria ... Benedictio Dei Onnipotenti (300 giorni di indulgenza) + Roberto Catho/icus li. Lì viveva il suo tempo non scolastico Roberto Ruffilli. Diventammo amici nel triennio del liceo. Un gran passarsi di compiti nel pomeriggio, un gran chiacchierare e discutere da unacasaall'altradi tutti noi. Un gran parlare di ragazze e compagne di scuola che erano sempre di altri e non mai nostre. Roberto era grande di corpo e timido, timidissimo d'animo. La balbuzie gli tratteneva di tanto in tanto la parola. Ma aveva un'arma forte, una luce dell'intelligenza che gli brillava come in pochi altri di noi: sapeva essere ironico, di un'ironia sottile e intellettuale, per frasi brevi o brevissime parole, asterischi verbali che appuntava, con un sorriso fintamente pudico, un po' a tutto e a lutti, a noi compagni, ai professori, e anche splendidamente a sé stesso, a certe sue goffaggini di timido, al rossore di fronte alle ragazze, e alla sua stessa natura e forma e mente di ragazzo dell'oratorio, impastato di solida fede cattolico-popolare, che oppo- timbro postale 10 dicembre neva con discrezione e buon 1956 senso a certo nostro conclama- Garzancello fosco/oso, ho rito laicismo. Certe sue battute, cevuto la tua graditissima feti o Bianco rige11are Le verità calloliche, pardon cristiane, cerca di informarti, vale a dire o prenditi un direi/ore spirituale, oppure fatti dare un profilo di Le/Iure utile per conoscere il Cristianesimo ... Caro mio, come vedi son sempre il vecchio callolicone pretesco, ma tanto non prevalebunt! !!! Roberto il dritto 15 marzo 1957 ... Circa i miei rapporti con Don Ricci, de more, ad ogni mia cortesia, e tu sai quanto mi costino, corrisponde una scortesia, infa11i non ho ricevuto alcuna risposta, tu//avia, siamo caritatevoli, può darsi che sia andata persa quella le11era di risposta ... 21 novembre (?) I 957 ... le acute teorie di Adamo Smith, di Ricardo, Karl Marx, Pareto ed altri ... io penso che come noiosità questa materia sia inferiore solamente allo studio comparato delle lamentazioni leopardiane, e con ciò credo di aver detto tu/lo ... timbro postale Milano 17 maggio 1957 ... A quale sottocorrente dello schieramento politico italiano appartieni? Sei ancora radicale, o hai scoperto la bellezza dell'idea monarchica-Laurina? Dai rei/a a me non c'è nulla di più poetico della corona, del re, regina, principe, non c'è nulla più romantico degli amorazzi di una principessa reale, che sacrifica poi l'amoMilano/ I febbraio 1958 ... Ho ricevuto con molto piacere la copia del Termometro, e ti posso dire che sei ben fortunato per il fatto che non sono a Forlì ... Sento il dovere di esprimerti tutto il mio cordoglio e Lamia comprensione per La malaugurata chiusura di quelle maisonelles (I' allusione è alle case di tolleranza, chiuse dalla legge Merlin) ... Milano, Conciliazione fra stato e chiesa. Milano 7 marzo 1958 Festa di S. Tommaso d'Aquino ... Circa poi ilfallo che il mio astuto articolo sulla costituzione sia stato definito da te "riassunto di un opuscolo divulgativo", tengoafar presente che esso era diretto a persone.fra Lequali credo si possa mettere anche te, che ignoravano sia cosa fosse una costituzione, ed in particolare cosa rappresentasse la Costituzione Italiana ... timbro postale 7 maggio 1958 ... Per dimostrarti che noi cattolici non siamo poi del tutto insensibili re agli imprescrittibili doveri del suo rango e perciò se vuoi un consiglio fatti passare per un intellettuale monarchico ... tanti saluti dal pio Roberto dal/'Augustinianum, Lì 2 Aprile 1957 ... Sono veramente olezzante di santità, di castità, verecondia e pudicizia, dopo i Santi spirituali esercizi, predicati da un santo veglio Barnabita. Scherzi a parte mi hanno fallo davvero bene ... timbro postale Milano 30 ba fare propaganda alle idee cattoliche, ma che per questo debba screditarmi di fronte ali' opinione pubblica, mi sembra eccessivo) ... Circa la crisi non bisogna spaventarsi: non c'è nulla di strano, che un governo cada, morto uno se nefa un altro, con gli stessi ministri, gli stessi sollosegretari ecc. ecc. Circa S. Madre Chiesa, non credo che sia per Lei eccessivamente importante che sia su l'uno o l'altro purché sia un democristiano e ogni tre anni aumenti le congrue al clero ... ai valori della cultura moderna, ti dirò che sto Leggendo la Chute (caduta)di Camus, (sai quel tizio che ha vinto il premio Nobel), evidentemente in francese ... è abbastanza bello ... Roberto. Credo che dopo, non so perché, smettemmo di scriverci. A.B. Nella foto: la quinta ginnasio. RobertoRuffilli è il primoa destra in piedi della seconda fila. Forlì, maggio 1953. Asinistraparticolare dell'ultima lettera di Roberto Ruffilli ad Andrea Brigliadori. "lapidi" di Ilo.erto Bafsani 11QUARTIIRIMILITARI L'unificazione nazionale impose alle classi dirigenti municipali una nuova percezione dei problemi del territorio. Se, fino al 1860, il circuito del potere "urbano" era stato forzatamente limitato da un "modello" di autoconsumo municipale al secolare rapporto fra città murata e contado, con la creazione di un mercato finalmente nazionale i problemi delle relazioni fra i vari circondari assunsero un rilievo ed una importanza ben maggiore. Come conquistare o incrementare, sotto i Savoia, l"'eccellenza" di un comune, il predominio di un centro su altri minori o finitimi, cercando di preservare i privilegi ottenuti durante la Restaurazione, sia pure "declericalizzandoli" e purgandoli del loro originario carattere consortile e conservatore? Questo, in sostanza, il dilemma che affaticava le menti dei nuovi liberali, certo non molto diverse, quanto a valori di riferimento locali, da quelle dei notabili "neri" appena rovesciati. Occorreva comprendere prima degli altri che cosa potesse dar lustro ad una comunità di medie dimensioni; quali infrastrutture potessero garantire l'inserimento della città nella fascia alta della "gerarchia urbana" che Torino andava disegnando e imponendo alla penisola. I liberali forlivesi intuirono che, per ottenere, in futuro, gli interventi infrastrutturali da sempre reclamati dal debole ceto imprenditoriale romagnolo (strade e ferrovie), era necessario coagulare intorno al municipio una serie di importanti servizi amministrativi: la prefettura, il tribunale, l'ospedale mili tare, più tardi i1distretto e vari uffici governativi. A questa operazione, relativamente facile, dato il rango storicamente rivestito da Forlì nell'ambito della vecchia articolazione territoriale delle Legazioni pontificie, i "nostri" ambiziosi moderati vollero affiancarne un'altra: trasformare una parte cospicua del centro murato in un grande "quartiere militare", capace di ospitare un intero reggimento di cavalleria o di artiglieria ippotrainata. L'idea, immaginata nel 1862 e fieramente avversata da chi, come il dottor Valentini, già prevedeva l'immancabile degrado che avrebbe investito una porzione così consistente del territorio urbano, non fu realizzata a causa dell'opposizione dello Stato Maggiore; ma ciò non toglie che la "vocazione militare" di una parte di Forlì finisse comunque per prevalere sull'antica identità popolare ed artigianale. Il grande progetto avrebbe dovuto interessare ben quattro complessi conventuali con relativi terreni, per un totale di 18 ettari sui circa 150 circoscritti daUe mura: il monastero di Santa Caterina, il convento di S. Domenico, già sede di un panificio dell'esercito, il convento degli Agostiniani e quello dei Camaldolesi, ai quali, in caso di necessità, sarebbe stato aggiunto il prato circostante la rocca di Caterina Sforza, facilmente convertibile a deposito di carri e traini. Solo i primi due edifici, tuttavia, furono effettivamente "militarizzati" ed aggiunti al già fitto elenco di locali destinati all'esercito da una giunta assai propensa a testimoniare il proprio attaccamento aUe istituzioni (oltre a un' inconfessata volontà di "centralità" amministrativa e territoriale), blandendo sciabole e divise. Nel biennio 1887-1888, in concomitanza con l'adeguamento dell'intera toponomastica urbana alle nuove tradizioni patriottiche, l'identità geografica del "quartiere militare" fu rafforzata, ma anche definita una volta per tutte, attraverso l'evocazione simbolica di antiche glorie militari della Romagna rinascimentale: Romanello da Forlì, Guido da Montefeltro, Caterina Sforza. Il fervore anticlericale non si fermò neppure davanti alle porte delle camerate o dei depositi: ilconvento di S. Caterina fu, così, brillantemente trasformato (e "secolarizzato") in caserma "Caterina Sforza", nel cui nome l'ideologia tardoromantica dei radical-repubblicani forlivesi vedeva fusi tanto la vocazione autonomistica delle città romagnole, quanto, con non lieve forzatura, l'aspirazione "nazionale" dei primi comuni italiani, tenacemente ostili ai tentativi unitari di marca dispotica o imperiale. E proprio i nomi delle strade, apparentemente effimeri e caduchi, recano, oggi, l'estrema testimonianza di una "vocazione" marziale di quegli isolati, ormai omologati all'indecifrabile fisionomia (e al degrado?) della città postmoderna. Bibliografia minima: R. Balzani, Esercito e amministrazione locale a Forll nell'età della Destra: scelte urbanistiche e spirito municipalistico, in Esercito e città dall'unità agli anni Trenta, atti del Convegno di studio, Spoleto, 11-14 maggio 1988, Il, Perugia, Deputazione di Storia Patria per l'Umbria, 1989, pp. 677-699. UNA CITTA• 1 I

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