Pattuglia - anno III - n. 2 - 1 marzo 1944

OUINblCINALE DI POLITICA E D I BATTAGLIA ,imll~lM@&i\mY/~ a @ (!JJ & ~ ·im a Nei giorni immediatamente successivi al'la liberaziona del Duce e alla costituzione del Governo Fasclsta Repubblicano, vedemmo lorna,-e alla ri- 'b~lta vecchi uomini, che già nel -Partito e nel Regime avevano avuto inca~ichi e posti di responsabilità e che, liberati dall'inctibo d,elia persecuzione badogliesca, e armati di decisione e di nuove energie, si metteoano a dispo~,lione del nuovo Governo per 'i compil'i che Esso, in cerca affannosa di uomini prep·arati e fed,eli, non - lesinò di affidare. Apprezzammo ;/ loro gesto e la loro dimostrazione di fede : e capimmo che solo su di loro, conosciuti e fedeli, i,/ Du- . ce poteva in quel momento contare per la necessaria immediata ricostruzione dei quadri della Nazione. Dopo• il caos prodottosi 1'8 settembre, non era facile infaiti ricostruire immediatamente l' autorità di un Governo centrale e dei suoi rapp~esentanti 'periferici, come non era facile ridare al Partilo, che dopo il 25 luglio si era disciolto con tanta sorprendente faciNtà, un'ossatura nuova indispensabile alla sua rinascita, Era per molti ex-gerarchi, fascisti e squadristi il P.eriododelle « crisi di coscienza ». Dopo il 25 luglio, mo/N, terrorizzati dagli avvenimenti, avevano giurato di non volerne più s'apere di politica, e avevano trovato sicuri nascondigli ne/./a pace campestre di villaggi sperduN, Ora la notizia de./la liberazione del Duce e dC'ila costituzione del nuovo Governo Fascista metteva in foro un nuooo senso di ibigottimenlo. Che farei Ritornare alla ribalta, o rim'anere tranquilli nella rustica serenità del paesaggio campestre, ad attendere l'evolversi degli avvenimenti e lo schiarirsi della situazione? Quante e quali pmlbabilit!i·di riuscita e di trionfo poteva avere il nuovo Governo? A quali gravi pericoli si ,..potev';..iandare in_con#J:q, abPIPi'i, t" cGll1.1 a.2l!Ol'aa ~ utiT~lti causa? Quant,e e quali proba• ·bilità di vittoria potevano an cora avere i Tedeschi? Ango· sciosi e assillanti interrogativi, che molti si posero in quelle -giornate di settem!bre, che fu- , rono invece per noi, e per quanti come noi ancora crede-- vano e speravano, giornate ra' diose di rin•ascita spirituale e materiale. " Crisi di coscienza »? lo le chiamerei piuttosto " crisi di paura » : · crisi croniche che, per alcuni, ancora perdurano e si risolveranno forse solo a situazioni chiarite, a vittoria raggiunta. Non è con questi uomini,· che Mussolini poteva riprende- ,re in. mano la slluazione. A t · torno a'lui ~orsero subito aÌciJni fedeli, n.;n mohi: quelli che non avevano potuto ingoiare l'amaro boccone del tradimento; quelli che· uscivano dalle carceri,, dorYe la liberalità del governo badoglitino li aveva fatti rinchiudere con mille scandali~'éi e fantasiosi pretesti. ' Non si poteva in quel momento fare una cernita : la ./oro Jede era stata provata al vaglio dei 45 giorni,- i loro nomi erano ".onosciuti, conosciute le loro capacità. In mezzo al marciume , del tradimento essi uscivano puri, e pronti a ricominciare. Furono nominali Ministri, Capi degli Ent( e delle Orgànizzazioni, Capi delle Provincie, Federali. // popoÌo disse : " sono sempre quelli/ Gli stessi nomi, la stessa minestra colta in altro lbrodo ... » Ed era ,in parte vero. Ma come si potevano rinnovare i quadri, scegliere uomini nuoi,i,, capaci, fedeli in quel primo momento di •t;am· busto, di fronte alla necessilà impellente di fare, di riorganizzare!, di dare vita a nuove • leggi, a nuovi ordinamenti, di inirr'are la 'nuova rivoluzione politica e sociale? ' Non mancavano, nelle città e nel/e provincie, quesii uomi- ,.DI nl'!orJi: giovani· e ·anziani; lcO[dJ~C?,ano .~al _sopp~rt_atol.a ~ Anno lii - Num2. FORL l Marzo 1944 X X I I i r e U N A ~n --~~-1 I • ,-e_-:";,;,;-";;:::-:.':'• • •,,.I .. Colloquio 111 vergogna del tradimento, che mai avevano voluto rinn.egarc ·,, la ,loro fede, che avevano subito urm'liazioni e 15orptn.tsl e che, ali' appello 'del Duce, ave• vano per primi innalzato la bandiera della riscossa, riaperti i Fasci, e ,niziato il movimento· di ripresa. Ma non erano · cono"sciuti. ,[{ rinnb11amento dei quadri può e deve , essere fallo ora, ~entamente, con cli'sccrni[Jlen-. lo, con un lavoro minuzioso di selezione e di val1,1tazioné. 'Non si devono ripet,ere gli' errori del passalo. Non si deve. "' avere paura di cacciare via un uomo da un posto 'di comando, per ,ra,- semplice ragione che non esistono fatti gravi che possano giustificare la sua de- ' sliluziòne. Deve bastare il fatto che quest' µomo sia consideralo· inadatto a reggere la si• tuaziòne del momento. · Ogffi' ai posti di• co,:,,ando ·de~no esserci uomini di fede, slamo d'accordo;· m'a la fede sola_ non basta. Bisogna rico.. slruire. lo Staio. e rifare la· ri- - •~,~ "i1 Q ... ~j ricostruttori .__, -,.- vo/uzione: e· per fare /~ rivoluzione occorre una mentalità da rivoluzionari. Mentalità che non si .può creare lì per lì. M entalrtà che non può avere chi per anni e anni ha tenuto nel passato gli stessi posti o posti analoghi, usando metodi e sistemi che essi hanno nel tempo sostanzialmente assimilato e che, per forza d'inerzia, non possono improvvisamente mutare. Uomini nuovi, invece, portano idee nuove, energie nuove, menta/iu, nuova, ·sceglierli, dunque, questi uomini I Non attraverso raccomandazioni, amicizie" o parente/!?, come si era soli~i fare: ,, . neanche tentando esperimenti del lipo Vidussoni; ma sceglierli con ·acume e con rigoroso vaglio. Ci sono. Daranno certamente ottimi risultati. I vecchi lo capiranno : a loro rimarrà' sempre la nostra cameratesca simpatia e Ja nostra più vlva riconoscenza. Ren■to Ronl

2 pattuglia Signori, !irtendlamocl bene, una volta '.per sempre, Qui bbogna u•ol, re dall'equivoco. Non siete fascisti, E chi vi costr.inge 11.d esserlo? ·No.i rispettiamo le Idee personali, (Quelle secomlo c~clenzn, non quelle secondo lstln• to). Siete Hlofascistl? Ciò è sufficien• , te, Siete antifascisti? E' bestlnl'e, · delittuoso, demenliale; o 1ngenuo. E' forse da uomi.ni odiare la giu • stiz1a, la solldarletà, la collabOra, done, 11 pre,stlgio spirituale: o conlondere questo. col pre,;tigio del censo, la solidarietà coll'ef!olsmo, la glustitia col tornaconto? E non è forse da delinquenti, da incosc.i'en:ti, la~ciare che mnoin l'a madre comune, o credere ,r; salvar• la \1ccldendola dopo a.veri• 1nfama,, ta? Quanto agli Ingenui, LA STO· nIA è qui· prouta a dimostrar loro, se non basta la cronaca tremenda e umiliante, che i nemici veri sono quelll (I ricchi) 'che il Tri• partilto (I poveri) combatte, Che più, o •Ignori? Ma voi accusate i rascl~ti di aver fatto entrare l'Italia in guerra. Ebbene: se siete avari, i capitai• che accarezzate sono Il ad accuur... ,vi di basso ·calcolo. Se siete nulla,:. tenenti, ·crediamo che almeno una ,volta la coscienza vi avrà ,accus8.H dJ paura 'fts·ica. s11 ·venti che l'istinto 'di conserva1,ione (della miseria) l'avrà oseurata e oppressa, · Negatelo, se potete I O diteci, &e oomunisti, cOme mai ci tenete a e~~ere tanto 'ru~si, da non tlnumllare agli estremi e di· venia.e, fasclsti1,1,0ndovl, degli lta• llaol, la prOIP.aganda più pericolosa perchè_ inavvertita, più efnca· ce ancora che non lo sbrailare affannato di radio Londra. E quando gli angloamericani, favoriti dal tradimento, hanno ,posto il piede sul suolo della Patria, troppi di noi hanno visto in loro anzichè- gli aggressori spietati, gli amici a torto combattuti dal Fascismo, gli eroi delle gesta di Hollywood, gli insuperabili maestri 'della musica sincopata, Nè la ~cuoia è stata immune dall'esotismo e dall'arrivismo : mentre i libri di testo ;i. gurgitavano di brani di auto· ri stranieri ; mentre sempre nuovi volumi si stampavano di autori spesso scadenti col compiacente favore delle varie aµposite commissioni, le opeTradire è tradire, Monire è mo• rìre. (cl,) _, re dei nosroi migliori educatori (come, per citare un unico luminoso esempio, i II Doven EDUCARE Circa un secolo fa il Mazzi colse <il coLpo di S1ato del 2 j luglio si deve alla ignoranza dei principii e dei fini sociali della rivoluzione. Ma qu~sto aspetto del problema, già adni scriveva : « La questione ditato da Luciano Bernardi :n vitale che s'agita nel nostro un articolo del primo numero secolo è una questione d'edu- di questo. giornale, non è che caz1one », un lato del più vasto proble- . Si è data al nostro popolo ma del!' educazione, de'lla forlavoratore la possibilità di ele- mazione della coscienza del · varsi, gli è stato ridato l'ora- popol'o. rio di lavoro, gli si è dato un Si insegni sopratutto ai giosalario adeguato alle esigenze , vani ad amare la Patria;. /Ji_ della vita, lo si è tutelato con- cerchi di scuoterli dall'indiff~- tro infortuni e malattie, con- renza ver-so i suoi destini; si tro la sua stessa imprevidenza faccia loro comprendere come con le assicurazioni obbligato-. Essa non sia il mezzo, il corie; gli si è dato insomma un modo strumento per i fini per- ' benessere sconosciuto ai lavo- sorlali, ma il fine più alto delratori di lutti i teml])i; ma non le attività degli individui : si lo si è ·saputo abbastanza edu• insegni 'loro a dare, non solo care. T,roppo si è· parlato di a ricevere; si parli loro di sadirittii e troppo poco di doveri. crificio e non solo di diritti. Pure il dovere è alla base Nelle scuole gli insegnanti e dell'a dottrina fascista, nelle case i genitori curino l' ~- Al tornaconto pe.-sonale è ducazione del fanciullo più anteposto l'interesse colletti- ancora che l'istruzione, la divo; al di sopra di tutto e di rittura morale più ancora che tutti, pure essendo rispettala e le facdltà intellettuali : si insivalorizzata •l'in1iiativa indiv'i- sta nell'esigere onestà in ogni duale, si eleva lo Stato, la Pa- rapporto della vita, chè già tria fine dei fini per le attività troppi sono stati i malefici efdegli ,individui e dei gruppi fetti cagionati dal dilagare delche in essa vivono. la furberià e dell'arrivismo. Ma se questa è la concezio- Che dire poi dei tristi effetti ne, ipoco o male la si è inse- della esagerata diffusione in gnata al nost'lo popolo che, Italia del film straniero, specie dimentico delle trisbi condizio- americano: della mania della ni del' passato, ha accettato iI musica negroide, che più o benessere nuovo come un di- meno ha preso noi tutti ; dei ritto da sempre e pacificamen- libri dai titoli strani, di autori te riconosciutogli, senza con- dai nomi esotici, dalle vivaci siderare o addi~ittura senza copertine, che hanno invaso le conoscere affatto la Jaticosa vetrine dei nostri librai, che evoluzione del lavoro nei se- troviamo fra le mani delle percoli, la vittoria strappata a suo sone più disparate per età e favore dal Fascismo al capita- condizione, che hanno infiltralismo imperante. to dov,unque il loro vel'eno? Per amare è necessario an- Questo mondo fatuo, amozitutto conoscere. E forse una raie sempre, immorale ~esso, non piccola parte de\l 'indiffe- ha ben disposto ,gli italiani, del!( uomo », fonte , completa e perfetta per Ia formazione del carattea-e e per l' elevazione delle coscienze) restavano trascurate e pressochè dimenticate. Tutto ciò sia di esperienza per l'avvenire : nè si dica che è trqppo tardi per ricomincia- , re. Chè il 25 luglio, anzichè segnare una fine, hà segnato un principio di rinascita e di purificazione, assolutamente necessarie per migliorare i;!i 'uomini e per rinnovare le is~ituzioni. Adria Olr■nl presenfe 1 Arturo Cnpanni, rc.i,q;t'ntr drll11 Frtlntn:ionc Fuci1'ta Repubhliran11 1li Forlì è ii;tato vigli1u~('amrnte au111oin11ro. An<"ora un Martir<'rhc 1'Ì è 11,-t~iunto nllA sd1irra eroica dei tanti C,11l11ti, nnrnr11 un ltnlinno v.-r1uncnrr ilr,1(110 di cpu•iilo nome aM111uinnlo d11 vol,t:11ri ddinqucnti u~oldnti dall'Mo nnj?IO••· mcricano, prrrli~ colprvolr di a,•er 11,•uM e di ftvere nncora rcdc nella Palrin r di aver valoroiiamente combattuto P"' La 11eric dei delitti (ratrif'irli e-on• tinna: Jtli uomini mi~liori t'Adono .sortn il piombo di quc11li !!licui che n111u·n!IIÌ ncll'ombr11 aggrcdi11rono r urei dono C'On una frroci" e nn ,angut' fred,lo l"hr 11ft del bc11ti"lc più cb,: dell'umano. E .!lonn quc11ti .!IÌcari, .oiono i loro mftndftnli ,'!li uomini t'hc ,•o~liono chi111mftr.oii '' fH\- trioti,. e che prctt'ndono Ji c:tm1lurrr nnft lotta in nomr- tli no itlcalc I Qu1111l11 mi11cri11. rd in11icmc (Jllflnta rri1111rn.n ! Gli nomini in huonll fr-,1«=, i 11011 fa,ici!lti, ~li flnti(Mt'Ì11ti, ~li ,1omi11i u: nt',iti e co.111cicn7.Ìo!l,Ji tindichino 'l'lt'"'t1 atti e qur11ti ,lclitti e !lf' tlopo r111r111to ,(!indizio !lono cli11110:rtti Il !IC'hirr11r11fr1ni l" fila dcJ!li urt"Ìiaori di Arturo C'n1urnni, di Italo Spi,:?hi. ,li H('!I"~"• di Fllrt•liini e di tanti ,. tanti nitri m11rtiri d,e O,!lni giorno marchiano 11l 11anJ,!11rn, clln nol'ltra e nelle altrr Provincie d'llalill, il gift tro1•po mArlori11to territorio 1IC"lla nostra Patrift, Allor11 ,.,,ol dire rhf' in Italia ittdiani dc,llnÌ di qucdo nome non c!W!ltono pi1ì. o nr C'.!IÌ!ltOnotroppo pochi. Arturo Capanni! Tu pn noi non !lei morto. Sri ,·ivo pii\ tli primll prrc:hè il tuo ,-irortlo rinu,rrà drrnn nri no!ltri cuori: o~ni nnovo nuntirc rftvvivll la noiatrn fcclt" r- la injl:i~AnlÌ!lrr. Noi non ri svviliamo e tanto meno ci impanriftlno: ,111trin.i;t:in.mo i cll"nti nello !lpn~imo tiri dolore e ~iuri111110 di ·vemli('arti e di lottue, lottAre, lot111rr per l'onor" ,. la libertft drll" PRtri11. nel norc Tuo, nC"lnome ,li tu1ti i C,11l111i pronti ad offrire 111no!llrft vit" prr ri- !lc11t1aic d11I b11rntro in rui r r11cl11111 l'Italia, qne.oit11 ltsliA rhr, 11onO!'l1111lr tutto, abhinmo il torlo di 11m11rr 111ino All'u111'pcr117,ionr. F _r':~za q addirittkU.a d;~l~.s:om-F r~za che se ne avvedessero, 0 fl{il~~Ul<fffll> uc O r~rso il nemico: ha costituito "M,,: l'arco di trionfo della giustizia sociale

· pattuglia CAPITALE ECAPITALISMO ganizzazionc: e la classe operaia, senza esercitare violenza a·lcuna, ~arcbbe ritornata pacificamente in pos-· sesso delle ricchezze e della potenza perduta. Dei tre fattori necessari alla 1'10· duzione - natura, lavoro, capitale - il capitale, nell'epoca moderna, · è salito a tanta pote11zada asservire non soltanto gli altri due fattori, ma da generare un sistema vero e proprio di produzione, che ha pervaso tutti i settori della vita economica e sociale, e che va sollo il nome di capitalismo. Le oause sono di ordine economico e politico. Quàndo il lavoro, nelle forme dell'artigianato e della manifattura, costituiva il fattore primo e insostituibile della produzione: quando pochi arnesi, macchine semplici e processi tecnici di corto trapasso '!• rano sufficienti alla trasformazione delle materie prime, il capitale di modeste proporzioni, assolvendo 'il suo vero compito, era in funzione del lavoro: e l'artigiano, l'operaio godevano il frutto delle loro fatiche. Negli ultimi due secoli si assi1tette al trionfo delle scienze e della tecnica industriale, attraverso l a creazione di nuove macchine più complesse, di maggiore rendimento e alla formazione di. nuovi processi di produzione : per cui si rese 1ecessario l'impiego di forti capi:ali e di organizzazioni più vaste, che, 10steneuero vittoriosa~ntc la concorrenza del vecchio ,i,tcma di prv• duzione. A questo punto il capitale ,i disl~cca dal lavoro e si trasforma in capitalismo. La potenza tlcl capitale non conosce più limiti nè barriere. Sotto l'impero della sua leg- '. ge, che concepisce la vita soltdnto come un'immen,sa organizzazione economica che inizia il suo ciclo ,falla produzione cd ha termine al consumo, il capitalismo si disintercs.a della vita religiosa, morale, cultur.,- lc e sociale dei popoli, specialmente della classe operaia: vede ncl- ~ndi viduo soltanto · I' h0mo cconorr,ìcu,, anzi coll'organizzazione scientifica del lavoro lo riduce a un ingranaggio della macchina che l'opctaio stesso conduce; passa ~tre le frontiere e non conosce la Patria: getta le sue radici nell'internazionalismo: abbatte colle crisi di sopra• produzione le industrie concorrenti: abbassa i salari fino al limite estremo, per cui qualche volta non sono neppure sufficienti a soddisfare i bisogni fisiologici delle masse: e compie ila più grave devastazione sociale che la storia ricordi. li lavoro non è più il fattore preminente e soggetto dell'economia: diventa oggetto, al patì delle cose che e,ist?- no in natura: e oggetto di mercato. quotazione, compravendita, secondo la legge della domanda e dell'offerta; e la classe operaia è costrct• la a emigrare in lontane regioni e a seguire gl' interessi del suo dominatore, in condizioni di miseria non molto ldiuimili dàlla schiavitù dei tèmpi antichi., 11 capitale, figlio del lavoro, diventa l'oppressore del lavoro itesso. La rivoluzione francese, riducen• F dtiJ~azrn:twfijjj::~ F sociali a un·semplice contralto, cioè a un legame fittizio, lavorl lo ;viluppo del capitalismo, che nella dottrina liberale - la,ciar fare, I.- sciar passare - e nella teoria dello Stato carabiniere trovò la via libera alla su• più grande espansione. I capitalisti divennero un vero e proprio Stato dentro lo Stato : imposero guerre per accaparrarsi sbocchi e materie primé: pretesero dazi doganali: chiesero pre_mi di •· sportazione per i prodotti finiti: e tutto ciò a detrimento e spese dcli• classe lavoratrice, che in definitiva è la più numerosa nella organizzazione sociale. Se grande· lu l'ammirazione ,lei popoli per il progresso scientifico cd economico, unanime fu la . critica all'opera di dev,,stazionc compiuta dal capitalismo nel campo sociale, e la deplorazione per l'immiserimento della classe operaia: di modo che è ancor dubbio se il bene abbia eguagliato il male. Tuttavia se unanime fu la entica contro il capitalismo che divideva la società in due classi - i po· chi che detenevano la ricchezza, i molti che languivano nella miseri, -, diverse furono le soluzioni che si prospettarono per I' apprestamento dei mezzi pratici onde sollevare il popolo dalla miseria in cui era caduto. Da ciò l'origine della que- •li<>nc ,ociale. I comunisti, quando nel 1848 pubblicarono il famoso manifesto: circoscrivendo il fenomeno solt•nto ali' aspetto economico, affermarono che la classe capitalista avrebbe finito con lo scavarsi ~a fossa, sàrebbc caduta sotto il peso della sua orMa non sembra che la tesi si avveri. Basta pensare che a distanza quasi di un secolo si sta combattendo un'immane seconda guerrn mondiale, •le cui cause devono principalmente ricercarsi nella sòluzione della questione sociale: lotta dei popoli poveri contro i popoli che detengono le ricchezze del mondo. Molto tempo _prima che apparisse il famoso manifesto, Giuseppe Mazzini aveva veduto nella risoluzione della questiooc sociale \rn fenomeno eminentemente spirituale. L'uomo, prima ancora di essere col suo lavoro fattore della produzione, è religione e vita morale, patria e famiglia: ha bisogni culturali. tecnici e materiali, Esso non vive per la ricchezza, e non è oggetto della produzione; ma la ricchezza è in funzione della sua vita spirituale. Cosl l'uomo torna a essere il centro della vita sociale, e per ciò stesso non oggetto ma soggetto della vita produttiva: la personalità umana è riportata al primo piano, • da essa lu~pporti economicl .prendono legge e misura. Il Mazzini vede pertanto nell'elevazione religiosa, morale, culturale e spirituale dell'uomo, nel pensiero e nella volontà, il problema dei problèmi per la risoluzione della questione sociale. « Dio e popo· lo; pensiero e azione n. L'operaio deve affidarsi alle sue ·J~ze opirituali, che sono le matrici 1 della sua potenza economica. Contro la H società economica >J, che è creazione tipica del capitalismo. il Mazzini oppone la H società cooperativa u I in cui caP.Ìtale e Ja~ " A me andrebbe a genio un tale aÙmento di minacclosità della Russia, che l'Europa d ovesse decidersi a di- ·ventare altrettanto minacciosa, e ci oè ad acquistare una volontà, una lunga ·terribile volontà propria, che potesse porre a se stessa dei fini oltre i millénni; perchè finalmente la commedia tirata in lungo dai suo i piccoli stati, e cosi pure la molteplicita dinastica e democratica delle sue vo1.ontà, venisse a una conclusione." E' passato iÌ tempo della piccola politica: già il secolo pr ossimo (XX) porta la " costrizione II alla grande politica ,,. l I Nietuche Spogliando le parole del poeta· e fil oso/o di " Zara, tlwstra ,, di ciò cl,e stretcameme consegue da una par, ticolare intuizione (volontà di pot enza, morale in se stessa), esse, ci appaiono assai significative, in quanto rù chiamano le nazioni d'Europa a un o spirito unitario, a una volontà sola, a una politicà ve ramente continentale. Oggi che Mussolini ha illuminato molte nuzioni europee e_m~lte, in. questo conjlitc o, si sono schierate ,,mro '/,. ,.,,;.ce.,,O,,, "''"'=• ,h, lo ,=;,.., ••~ j pea, quasi del•tutto acquisita, divente rà un momento della rlioscienza mondiale. voro. ~• ricongiungono nella stessa persona del lavoratore, il qulae diventa operaio-capitalista, proprietario di una quota parte ideale dell'officina o dello stabilimento in cui lavora, ossia, in definitiva, ritorna a possedere gli strumenti della produzione. Contro ,I 1:apita:lismo internazionalista, l'operaio deve difendere la propria Patria: al fatalismo evoluzionistico deve o~rre la fede, la co;c,c~,. e la lorza tenace della sua volontà. ~·uomo, prima di essere individuo. è famiglia, Patria, società: ogni suo diritto è subordinato al <loverc, che è il diritto della società a cui appartiene: e il suo valo<e e la sua forza sono connessi ali' organizzazione che avrà saputo creare coi proprio lavoro. Oggi giorno la dottrina mazziniana è più viva che mai. E' contro il capitalismo negatore e devastatore; rispetta e potenzia la personalità umana: e affondando le radici nell'interiore realtà dell'uomo, pone a fondamento della vita il dovere, generatore del diritto e dcli' umanità integrale del lavoratore. : Alfredo Giovannetti dai giornali:f COMPLESSO D'INFERIORITÀ ITALIA 0 E CIVILTÀ • Buna Occhini, 11 complesso d' irllcriorit.\ è t;ipico di molti italiani, s1>ecie di quelli che a.ppartengooo .alle cositl ~ dette clnsJi dirigenti. E!!O ronoiste nello st..,re, desiderare con tut,. tn. l'nllimn. di tstaro e di ,rest..,re in basso, e godere della propria incli vidunle e nn.zionnle bnssczrn: rwl ,·nh1t.nre con noimo vilo le propriò e le patrio c,1p.acit,\, nllinrh~. !'r op pena si osi di compiere olcnnchè di forte e di n.rdito, subito Sl pos,a in tre e :it.torno a sè suscil:tre 111 pavida, diOìdenz.o. o prC'dirc l'e,ito catastrofico. Finnlmcnt.e ·~I rompl1•ssn tl,ì11r<"- rioritA si riconosce da. una. pa!llsione domirtrnte, che è J., 1l:1s,:io11e dell'o.ro; la quale però, si b.1di1 non ► i t.rnmutn lnnlo ~n volMlh. di jlO"'• sedere l'oro in proprio, quanto 111 ammirazione di colui che Jo 1>0s siede, e cioè' del ricco. Onde J'i<le:1 le è cssoro 'il servitore o, nl riì1, l'alleato del ricco, con la speranzi\ di avero e.fa lui di t:rnto in tanto, fo premio dei servigi resigli, unn buonn manéin. •Senonchè con I' 8 settembre rontro codesta fnt.ta ù'it11linni Fi è ili nuovo eretta ·l'·alt.ra pa.rt-e, quella che con rinuncin, cho non si ras• .,egna, che non accett.n. che uap. !la• :cion<>che ha per cnpoitnlo lltomn S" <limcUa dn H.a ~tori a e si accovacci in uno. abbietta me<llocrità. E' IR l)arte a.Ila quale ci vanbiamo di apllarlene.re. \ -

Il primo 01umero di < Pattuglia > ha generato, fra n.l'cuni n'O'Str\ co · m>scenti, diversi comprensibili ma~ !umori. ,Qunlcuno, poi, I!, uscito tanto dagli :,,nuggin'iti gangheri, che ci ba spedito addiritturi< dei car· telli di sfida. Le verten,e cavalleresche ha11no t.rnd-izioni n'oMlis~ime, 'è. vero, ed haono deliri&fu, ai tempi beati d"I e Pa.drone delle Ferriere >, Il\ più bennnta e nnnoitlfo società d'allora.. tPotete quinùi immagin.i.re, cari lettori, .con quanto piacere noi ci dedicheremmo I\ que&ti leggiadri divet1!1ivi, se ln brutalità cli questi tem)1Ì non avesse completamente sopito rin noi ogni senso di rornnr1: tica gentiluomeria. Abituati ormai cln anni •olo ad orrori e .a ,gcin.gure, che scOl'wolgo• oo interi contrinent,i, come potremmo avvertire a.ncora il soUrile rMcino che il rl•chio di un duello può esercita.re su chi \ih·e ancorn nl modo di Felice ·cavallott.i, buon.,. Rima I Sarebbe come dare tWl concerto a dei !Ordomuti, ,E pOi orn ci siamo ficcati in capo di ritornare a. far 1a guerra, quindi ... No, nbbia.- te patzienzn, o eletti n.vversari, e \'I pt"omettiamo che quando nvremo ..finito di rattoppare le !'Cuciture ùel nostro jnfelice « Stivnle >, ci cam• b'ieremo d'nbH,o, fnremo 1m:miicure e, per non anndi.arci troppo, accet..- teremo tutti i 0.1.rtelli che vorrete invia.rei, ,anche se isc,·viranno ~o1o a farci e a fnTvi della gratult.& pubblicità. ·una lettera anonima ... Noi dhprezziamo l'nnorumo. Ueianio alle ~ettere nnonime lo stetssO trattamento che &i usa alln. cArta ' igienica. Però, fra le t.inte letterd di compiacimenbo che ci sono pervenut" dopo la pubblioo,ion del primo. nume·ro, ve n''è unn, ni1onima, a cui, in v,in del tutto eccezionnle, concediamo !'.onore di unn. risp0tit.n. 1La lettera nfferma: • Mi pia.ce •Pattugli,-• perchò è battagliem e dice 0a verità. Però, nel riporl>are j latti commessi da. determina ... ie persone, 4'i potevn Almeno omet.- . terne 'i rt,omi. Qne!!Lo 'persone vi odieranno per tutta Ja vita ... >, Ebbene, nll'anonimo e n quei !tignori che evon.tunlmet1te la pens~- • no come lui, rivolgiAmo nnn dol-- mand&: e Ammf>ssi e conle,i:mati i fatti dli cui ~opra, non trova.te for- ~e che quelle persone ci hnnuo sempre odinlot Non era fol'oo da odio ver~ di noi, quel regime di terrore da loro insta.urnto noi gio!"- ni che oeguirono il 26 luglio I ~on er& Torst, da odio verM> di noi, l'ipuraziooe dei fnscisti da.i pubbli.::i impiesh; e dalle officine!•· Dell'odio present.e e futuro di quelle pern-one, .st'gnor Anonimo, noi ce, ne freghiamo Altnment.,e Noi tiriamo diritto per Ja noat~ •!rada, èbe è stata, che è, che _.. rà sempre que11a. Ecco perchè non •bbinmo J)I\Urn di additare al pubblico djsprez,o r.ertn gent& che, oon le sun gest:> o con la. sua viii[liaccheria., hn ;n maggiore o minore misura oontribuito al trndimento della P:.tna e al di.sorient.n.mento delle maMe lavoratrici. ••• r. una·- lìrmala pattuglia mo 'il nome per e~presso ~ giusti-- 6cato de•iderio del mittente. Eccola: ~ Signor <llirettor,c, nel primo numero del periodico • Pnttugija •, che n&lla oua nuova ve•te mi è partioolarmeote piaciuto, ho letto che 1A collaborazio- , ne è aperta n tutti coloro ohe ab-- binno ddee oe1•h-utbive e ooraggiio di dire la ·verità. Non è perchè io desideri collnbornre " codeoto gior1mlc che mi gono ,intc.loU,o ,a ~crivervi ; ma, perchè vorrei che fosse continuata la rubrica. e Tiro 11 00rsng1io >, che &erve ottimamente n t\'Vergognare i vi~;n.cchi, i trAdit.ori e gli infAmi girella. A ta,Je ,copo de~idoro farvi conoscere tre oi">iso• di, con la preghiera d, pubblicanli, pe-rchè ·coloro che ivi vengooo nomina.Li abbiano a vergognarsi:wne, e quelli eh~ li conoscono Abbiano ad -apprezzarli n,el loro giust-o valore. t.) Un ingegnere Aicili~rno <.lelt:i TU Sei. dell'Ufficio Te<'nico Era• ria.te. stupidamente credendo rhe rm1se ormai vicina. l'ora delta i li~ bn~nffl011e > Arl@lo•americana. ch'i& deva ripetutn.montk- a unn. signori.- na. ivi impiegntn. prO\leniente <lntl'Egitto, di volergli impartire lezioni c..li lingun inglese, per me,:;lio potere accogliere i « liberatori.1. (L'.ingeSflere in qudc:6ione ,si chi41ma Campagna Jtoenri-o). ,· •1 1 .,. .. ~-> ,Un CAPO-sezione clell'Uffil-:,1Tecnico Era~iale (ing. Ivan Ri,1.0· ni), allorquando si ,epnr!le la voce di un ntterrnggio di nppn.reccÌri in• gle•i nell'uroporto di Forll, rrAgantlosi le mani, esr):\mava: -- ;Che beller,za I - (DI\ notnre che nnehe detto ingegnere è l!iciliano, a che mai aveva (ntto .conoscere S '8uoi sen.timenti oot,ifascisti e antitaliar\i in .regima fa.soistn). 3.) Un impie.gato comunale (,Fa, rolfi), che dal 25 luglio aveva tolto il Mluto a una stimati,.ima per· ron...i.che aveva avuto cariche nel'-- 1'Amrnm'istrnt:ionc Comun.a~, i col#, · pevole solo di vera tede fascista., con feccia tosta incg11Agliabile, do, po i~ riavvento del •Fa.sci&mo, non •olo volle resldtuire n detta r•rsona Il saluto, 111.!I tentò di intrnt.tenersi con lui; cosn rhe, primn. d'allorA (fl..,mthe pl'imn. del 25 luglio) era st>lito fare. Chi l' ha visto 'l ' Oall'8 settembre 1,on abùirnuo pili notizie dol Dr. &,~iorgi, vice direttore della looale Ca•sa dii Ri-. sparmio. 'Ci Ti•ulta che a quolYepo·• cn egli, da tempo richiamato alle arnlli uon gMdo di capita.no• e jn servizio di Stato Maegiore preoso lo ,Stato Maggiore Getierale dell'Efercito, h'ova.vMi in licenza a Fori\. Sappiamo ~he egli era un dir&lr to e feclens•imo coll•boratore di ! quel famoso Oen.. llvos:81, ·eottocapo di Stato· Mnggiore d&ll'Eoercito, attun.lmerrte pne&llto con ~rmi e bagagli al nemico. ordini dal ~uo Generale di eecn1,si in Rusaia p&r incarichi 'epeciall della mM11ima Segretezza. L' Airmir in Russia era a~lor-n. <'O· mandato dal Generale 0ariboldi; altro emerito traditore. Dove •i trovi attualmente il Cnpitario o, Ione, già Maggiore Sangiorgi noi'" non l!appinmo, e "Sllremmo tuttavia. curiosi di sapere: può darili nnche che egli 11\0nsi" uccel di bosco come molti hanno voluto farci cre<lere.' Sa.-emmo fra l'altro curiOl'li di farci raccontare <la, lui, che tnnto cose certamente de\!e !'O no•cere, la -'!tlona del traclime.,to Jel auo Generale. Ramazzare .... E' impiegato presso L.., locale Se~ r.ione ProWnciale <lelf'Alimentaz'.io• ne un certo Gori. Stipendio cirM lire 2.000. 'E' di Cesei>a., e fa pensione presso l'nlbergo e 1BellR-Ilo- ·magina >. "E iftn qui mente di riraorw dinnnio. Ma noi rivolgi.amo nl Oo-- ri (e perchè no o.1 •uo direttore i) • questi\ domanda: • Oome [a il Oori a permetter!!i i~ lusso d'i pagarf> puntunlment,e, ogni mMe, all'albergo ouddetto dei conti che o.cillano fra le 7 e le 8 mila lire! Como fa .. il Gori l\ permettersi ~I lu~o di a.- "ere dt'i conti da oo noleggiatore . di automobili, di circa 34.000 lire! Come In ~l Gori nd I\Cqui•tl\re ogni t.,nto da Stambani nnelli o che ,o io, per un \l&lore mir1imo dì lire 3.0001 ' E poichè. nbbiAmo pn.rh1to del Oori, ,è giu•to anche ricordnre qurl ta.1 sno amico Monti. ex-direttore del Con,orzi~ Combuotibi!i, che ..-;ve da tempo a Forll, conduce vita brillante, senza esercit.1.re oro· [essione a1cun11. Che •i a,petta • lnre una b•ll• ramszzA.'t.11 t · Pane a~ pane • Il Pensiero Romagnolo è defunto. Non è buona · norma infierire contro i morii. Ma siccome i II pensatori n, anche 5enza •< Pensiero r. · sono vivi e vegeti (veromenle, abulici/), indirizziamo · loro quesl' allio intelligente attacco, del fiortnlino Mastama. E' comparso sul numcmro 6 Ji Italia e Civiltà: di qucl1' 11 Italia II che, 'per e.,ere una rivista di infe//ellooli, i nostri cari giovanetti avevano ,cambiato per una consorella di " pe,uiero 11. A fiacca, Ma.tama I Oj è voout6 Ira. mano, benchò iu ritardo, il pl"limo rtumero di e Pent1iero romagnoto >. Sappi,mo che il foglio è stnto poi soppr<IS!lo. A I tempo del bioomio Bottn,.,r,,..,..,.. ri, invece, sa.rebbe subito stato pre- "" sotto d'alt!\ protezione del Alu:i• stero delPe<luca~ione nazionale, e magari sovveru,:ionatò. C'era lù, Fon~d'ilijÌ"\rt\ld<t~~ffittl>~!i- ForJt.•ppia_mo foolLre ~he _ne~l_'iovesc,l/jzf "df-1/Ò'l'lf. 1_}!'oo 1 rlli'"'Vu\MI ~bi,a- 6, 19.u? ,t Cap. Saog1or1r1ntevette ,. infatti, un piccolo ceo>tro di in!oiione. O'eoa il solito gruppetto di giovani lett&rabucoli decad<>ntucoti, nipieni d'i borietta ., • che, naturnlmoote, st&nnio ben al • dloopra dei pa.rt.iti e delle seÙ,e ,, molto, wn molto n! l<fi,opro.clelln guerra, .. rhe ;n fondo nitro o.on è che ,,;, corollari6 inutile>, un corollario inuti • I& della lotta ch'es•i l&Ueratucoli decadentucoli .tana·o combattendo nii tavolini, versum1o inchiostro in1'\'ece che is;rngne, oppure sangun ..1. mn snngue emorroidnle, per vin tli quella maledett:i stitichezta chn ~ perseguita. nell'espellere· quei vorei e quelle prose. ddì qunJi :ippunto in 8uerra non è chr un <·orollaflÌo inu· tile. Questi giovnn; hanno nltro pn i' ('aro d1e 1a « cronnca >. Xoi fnccii.\-- 1110 la cronaca : e!itsi fn 11110 la C" ,;f,orin , . .L.'\ (nnno e mnceranùosi , : qj macrrS\nO di5f)erntnmentc sui lt!tt i ili Riivihr. di Ahirr Fournif'r, ·li C'lnudel, di Brcton, di tluard, .li Giùe. E sapete che n,e nascet Nr na~ee, poffarbnceo, In snh1eu,_, d, I caUo}icrt~mo. Infatti: c. Breton ron l~lunrd finisce per prendere rncl 011'> !tpirito pooto nccnnlo n C1ide.-Clw :sin. l'utlÌt'O modo per snlvnre 51 n1io cuttolicesimo T ~ escla.mn stuperntto uno dN collaborntori del « Pensi"- ro romngnolo >1 .che è uno dei ponto.fici <lell'ermet.ismo. Il qnnle, intanto che lui si occupt1 ùi ttnlvR.rf' il calto~icesimo sui te!lbi surre,di,t: ùi Brelon e di liluard e sui testi sodomitici di Am.lrell Oid~, un ,1tro, che è ricercatore' illustro di trucioli, per fare "I: l!torìa. > si ocr.upn. minutamente ùi gatt,i : < A I iparo <l'un aibero, un nticio s'in:ul'a, fermo >. E che ra il micio rhc s'innrca 1 Ohibò. fn i suoi bisogni. Dopo <li che. eccolo affannarsi a nascondere le sue e soz1.ure >. Ma !ti dfa pace il buoa micio, chè J,, sue ,rnzzure, a)ln dine, son sempre qualcosa di pili -pulito JeP conte,rl'\J che i nostri i11<'ffahi'.i rrcquentnlori <lf'l Pnrn-aso hanno tenuto i11"' quesla guerrn. M,,, dh·e,·nmo, lfl e l't>nsiero r1'- nrngnolo > è st,nto isoppresso, eù ù ma.le, (or,c:e. Era un pi('l'o)o cent."O ù'infezion<.>, ma non prrico:tJso, tutto sommato. .BastnVn iiso>,ulo: isolatolo con curn, l"ii pote,·a t\Jldletooerlo 111 vitn, in funzione di stimolnntc, per non f:V"cinre n noi sempre la tristn bisog,na ùi recibre soltanto un e monologo>. Ben· ch,è ,è n.nche ,•ero che dn 1111 gerrn1n.1io. co'h tutto che pi('cOln e non,,- stiant-0 le m~liori cure, se ne po~- -l!SOOO form:tre rapidl\mente 111011 i altri. E tra l'Sllltro, chi tdoglinsse il secondo numero cle!la rh"lsta « Pnr:illelo > vedrebbe in che stitgml « mncerooo .. 11'.n,·tt• r In cultura nostre. fbi"ista. lussuo~.a. chf\ afo,K1,;in i l!:oliti nomi d~lln soJittl nrcinnl:t coNrn.ternit..,: abrilica, ,•iziosa e ùecadente. a viene in lllf>nte, n Proposito Jei cliJ"'f(':rnlii,e,,i:oti!smipoetici, un· r sortnzio1w di .\ln1.1,i111 (mn (;\, Il~'" stanchiamodi pul'e cli ·citnrlo, 'ltll'- st..o tbf:\zzini): « Finchè le nazi0t11 Oprano, finchè grnm.li i11le1essi pubblici assorbono gli effettC privati, 1i regno delle finzioni ,li., 11rglelto •· r\oi precisl\mente ,•ogfia.mo a!. lil'ISSO « negligert• > :!e fim~io,-i, pot>• Liche e ffOo poetiche, perchè !i..1mo, rvoglinmo esaere OMorbitS dtti grn11• <l'i intereg~ pubblici della. nnzi0t11! che opera., dell:t. imciet,à. rh 9j riform:l. Dopo, torne-ri\ l'orn <lell'l\rlr, <lcll~nrte che è il nostro nrnore preruinento, mn che ,s..,rh., nllorn~ di tutt''Mtra portata. Per una gene• rnzioae che avremo perduto di lfll · terabi, e ,~ piittori 1i1111i1Torent~ n, tn.vagLi della patria, contemplatori del proprio ombelico, •uccil\to· ri delle proprie mtu.nmclle, no gun.- dng,x-,remo un'nltr"' produttric,r Ji un'1ute 001.nonalc e uni'VuMlf', va.• st,a, e t!olormo. .Anche noi Ainmo int,rllE-ltunli, 111n a modo nostro.

pattuglia GLI E UOMINI L' I.DE A più peso a questi screzi che alle grandi. tappe del nostro programma sociale. Partito e popolo Allora i furbi se la cavano col dire che iI popolo è bue e che sono le minoranze a fare la storia. Quo ,rodis? Dice I' art. 19 della nuova Leg· ge fondamentale delle forze armate che « gli ufficiali, i sottufficiali e i soldati in servizio attivo non possono esplicare nessuna attività polrtica n. Ma noi diciamo che un'occhiata alla direzione della rotta si può sempre dare. Diciamo anzi che oltre ad un legittimo diritto è anche un pre· ciso dovere per ogni buon soldato di levarsi ogni tanto il paraocchi per •~•re il punto, per prendere fiato, per rifornire di combustibile lo spirito. Politica no, perchè i militari hanno' una missione loro. degli ordini da eseguire senza discutere, un •giuramento da rispettare. Ma coscienza deUa propria e dell'altrui missione sì. Sopratutto in piena fase di rivoluzione quando le responsabilità e gli scopi si legano a catena. quando il destino di ognuno è il destino di tutti. Ouesto è il tempo ::lei controllo e delT'autocontrollo. Ogni uomo deve chiedere quotidianamente a sè stesso e agli altri: dove vai ? dove andiamo ? • .- E.d è il tempo dell'intransi~en>a ver!(I sè stessi e verso gli altr1. ,, . L'idea e gli uomini Siamo a servizio di una idt?.1 grande. Gli italiani. che per fe,10meno di narcisismo usiamo procla..- mare troppo spesso il popolo più intelligente del mondo, non si sono . ·ancora resi 'conto· che cosa potrebbe e,sere il fascismo. E' il più bel sef'rne che. da molti secoli a questa parte sia staio gettato tra gli uomin1. Ha avuto il. torto di cadere male, di cadere in un Paese che in fatto ·. di maturità poilitica è ancora all'a• becedario, lia avuto il torto d'essere applicato, in sede d'attuazione, ,la uomini meschini e mediocri. Mu;;- solini e il fascismo meritavano un !eneno più fecondo. li Capo, •la ,ua idea e la sua dottrina stanno molto in alto. Ma subito affermiamo che noi italiani abbiamo dimostralo <li essere molto in basso. E lo dimostriamo ancora in un gioco falso, ripugnante, estremamente dannoso. Con. l'~ndare cioè alla ricerca degli ahb_,: ,I. Re. ~•doglio, il Gran ConS1gil10, il tradimento, Tizio. Caio. lui, loro. E non ci accorgiamo che qui sta l'aggravante, nel voler riabilitare la c.lllst ripudiando f effetto. Chi ci crede ? Faccianio ammenda · Invece dobbiamo dire apertamente,· se.,vogJiamo essere in buona fede e se vogliamo essere aeduti : « la colpa ~ nostra, di noi fascisti, carichi di errori, di presunzione. d'.incapacità. Abbiamo incorporato nelle nostré file. con tutti i crismi, gli indegni: e perciò •iamo indegni noi stessi. Abbtamo tradito fidea ». Questa rivendicazione delle responsabilità è di' capitale importanza affinchè . non si faccia all'idea, come oggi si la, la colpa che inve• ce si deve lare -agli uomini. L'idea è e deve restare fuori callaa. •Partiti •male Via allora i cath v1 uomm1 che hanno già fatto· fallimento. E via i cattivi sistemi. Oggi no11 si può Ptttta~l.ior;wiJi~mw mo partiti discriminando, mentrè tutti eravamo coinvolti. Siamo partiti in mezzo ali' universaie diffidenza, legittima diffidenza, col risultato di arruolare nel Fascismo repubblicano pochi generosi insieme a molti che non contano nulla o con• tano in senso negativo. Infatti abbia• mo debuttato con i soliti vizi di forma e di sostanza : leggerezze di sconMa •le guerre si fanno e si vin• · cono con le maggioranze. E noi non abbiamo ancora nè compiuta nè vinta la nostra guerra. sig~iati- ,nelle provincie, chiassO, fanfaronate, sparatorie. Abbiarr.~ anche duramente represso ed epura• to, abbiamo anche iniziato le esecuzioni sommarie. Ma il. popolo dice: « affar loro ». Nuo,ri quadri Occorrono nu;vi sistemi e riuov1 uomini. Partire dal concelto che gli italiani sono tutti da rifare. E quindi rifare per priml gli uomini di comando. E noo c'è che un modo: in· quadrarli in un ordine monastico, impone I.oro i ,voti della povertà, della castità e dell'obbedienza. E diciamo questo con seria e profonda convinzione, visto e provato che an· che gli italiani migliori giunti alla gerarchia, tralignano. Solo allora potreÌn~ diventare un popolo grande. Mettiamoci su un piano di graudc umiltà. Eleviamo in ogni borgata d'Italia un altare alla rettitudine e andiamoci ogni giorno a fare I' es•• me di coscienza. Abbiamo anche dato alla rivoluzione un passo rapidissimo, con riforme di eccezionale valore in campo sociale. Ma il popolo diffida an• cora. e non ha t01to·quando poi ,a che ali' Al'.bergo Luna e al Danieli di Venezia i H trasferiti n trascorrono i pomeriggi e le serale a dispu• tare al gioco d'azzardo bigliettoni da mille o quando sa che nelle ville del Garda si mangia in bianco, con i motoscafi che fanno traghetto fino al vasto Castello dell' Isola, dove sono molto comodamente insediati pochi inquilini di riguardo. con tr<>p: pe stanze, in questi tempi in cui tanti sinistrati vanno in cerca di asilo. E purtroppo. oggi la gente dà Che razione di comando vada dunque ai mistici. Anche se non sono squadristi. sciarpe Littcrio. Marcia su Roma. L'Italia av1il la resurrezione e la vita. E il fascismlJ . avrà finalmente trovato gli artefici della sua attuazione. Arrivo in caserme flGURtEHESCOMPAIONO Il Gerarco.ne · E' un individuo di eccezionale predanza {i,ica, agghindalo ,empre ·,ull'ultimo figurino con ,to/Je di pu• • ra lana inglese, esUbertmle, chiasso• •~ so e ne/ medesimo tempo autoritario;, ., &ente, direi quoai QQverle ad ogni i,tanle l'eccezionale importanza del posto che occupa, è ne/ medesimo. ·• tempo co,lringe gli altri, i poveri tirapiedi, a consta/are questa sua il/imitala forza di e,asperala re,pon,a-. ,.l,i~ilìuo • . , t" \IA'd D ufficio lutti i dipendenti e gli incensieri ,anno che lui non mangia, non beve, non dorme; suda dalla mallina alla ,era, si ·sbraca ed ogni dì pii, è ,ospinto per mettere, se Dio vuole, le cose a posto. Jn sostanza poi le cose sono appe• · na Ire: il portafoglio, l'amante, l' amico e l'amica dell'amante. _Ma questo pauroso affanno non lo libèra per niente dal far,i a,pel- /art a11li appuntamenti, dal co,lrin11ere Ìa piccola genie a penose .1nlicamere, dal rimandare a domani quel poco che potrebbe /are · oggi sles,o. li gerarcone è l'individuo che impone. agli altri nessuna formalilà e niente luuo, n,"ente oratoria, e parte• cipd' poi sorridente al brigge clande- ,tino con tuba e ,paro/o e sigarette americane ncll' astuccio di puro pia• tino. 5 La guerra non lo riguarda, lui f_a della politica e di oreciso della m1• :1/ica trascendentale; a que:,la s' intende accompagna il corteo delle cortigiane, dei giullari, dei mestatori in genere. Ha perduto la coscienza nell'usa· re una poltrona di cui ignora. l' esalto pe,o, e per nascondere il tanfo della propria condolla ,i profumaalla lavanda. Mi si dice che in cantina na.,con• da prosciulli, mortadelle e /an_li dei co,ì detti generi oggi oolu//uan. Questo sarebbe for,e niente; ma nel!a slc5'a cantina, in fondo ad una vecchia scalo/et di panellone Molla, ha lascialo, oi a.,sicuro, la oecchia camicia nera. E il fatto ,piega, sia• mo d'accordo, ogni altra con.,/a/a• zione. Un~ prece. Luca AVVENTURA di unamassaia « Dopo unn ;o~ta di tre qunrt~ tl'orn -.·u.1 una ibanc:uelia. dl)'\"'e !Il ,·emlevano spin.noi ed nllra verdura. mi sono sent,it.1 dire, insieme a<l r1llrre ,donne. ehe p;li ~piooet non si s:arrhbero venduti che molt,o t,.1nli. .Xf"I fr:1ttem1lo v:u,ie sporte, piovute non si sa <In che tc"pflti sotto la bnn<'hett,a. ,·C'nivano presta.- mente riempite di ,·rr<lurn in ge· nere e di spinnci rin p;nticolare Dopo nvere a.nrora pA?.ient.,:o. ri: con]anùomi <lei ,·ar'i ;wvort1ment1 di !f1nrnali f' autorit:\. mì dc~:isi ad nv,·crlire 11•1a guardia. la qn~l~ rn'inl')ò al Si~. Z.1crheroni. dii etlore della pinzz:t. RecatAmi da~ ,sunnomin,ato Sig:. ZactheronJ, ru, nrco\1,1 l.'On !!!Onisi e gentilezze . 1:g\i dii:-ùe or,tme nHn gui\lrJia Cimatti òì accompa~narmi ::tlh b.1nc-het,M per 1fare a.l vcn<.lilore un;1. buo11.1 l'onit,r:wven1.iono. - Anùi.::.t.. mo bene - pem;ni; ed uscii cc.1 la :;uarclin. che avrebbe avuto SI com~ pito di ~a.lvng11:inlai:e l'·fotere"lse m·io e delle molle .1\t,re serafiche aspf'tt;inti rimaste :1 f:,,re l:\ co<l~- V cd endo che la Kn;,r<lia mi seguiva ., rii:.prt.tosa tlist.anz.a, m.i "'01.. Lai, e la torpres-i the stavn :\mie• t•:,nùo r ri1lendo con quelli deU'urfirio. ,~trLt.i zi1t.1. Appena fummo in ,,iana, fa guardia mi chiese: - ChP verdura YolcLt', t:ignora 1 Spinaci. risposi. - Ah, ma allorn, occorre il oeirti.lìoot..o medico I - E "On qnu~t.a so!'prendente ··ispost..a mi pfontò in ilsso. pn.rendogli forse di nvere espletato il suo compito. V~to che ,i tut.elal-0ri dell'interesse p_ubblico agi\•ano cosl bene~ torn·ai nlln b~nrhr-tt .,.: ma l'ortolnno, che ml. avevn ,~st,a M'!UlT.nre .. ,ssie1nc a\la gua.nlin, con una vendit.1 af• frc-tt.nl•a nvevn tDrmìnnto i pOl•hi spllvaci l;mnsti dnll.1 sapiente <li•- stribuzioc1e nelle vnrie .!'porte pre· vilegiate. · Conclusione: r~tai senza spina.· ci. frn. i risolini dt>gli ortolnni, l'he sembnwa ,nvessero a\'uto occhi ,o. lo per la sceoott.A che mi rig1.111rda• vn, e con tuU.n \'111nmirazione e il j~speLto :per it &ig. Zacchcr011i e i ~uoi dipendent:'i, che potete )m.. rnaginnre. ~ropongo: non c'oè nessuna. fa.. h·ist"n, che possn. occupnre Jn po'- st.o do.I quale oè iinutile sottolineare l'-import:inza t' In deiicatezz.a. 1 Se si pot.es~cro 1'1i~pnrmfo,re quelln continua st·onrtente1.1.n e quei continui sopru!-i,. molti cervelli cambierebbero stra.da : e, dato cbe quello rhe fr!'quenta Rn piau .. 1. delle erbe è popolo :\t mille pe, mille, !òl.are:bbc,oltre tutto, la migliore delle propagande >. \ I \ \

6 Se fossi filosofo direi che 1,. v&- rà saggezza sba. ne1 ritenere sempre . giusto il destino che b .. tte alla ooltra porta ; direi a,nche che ogn i cos~ destinata. 'tL n<1iarriva al mo• mento [)Tedeslinato per d&rci un In• eegoamento. M~ al cospetto delln kemenda realtà dell'[tnlia, prostra• ta e traditrice, t.er-ra conte9a. da e- ,ercizi '$Lrnnieri che la umiJiano o la tiia.fìggono ne11e ~uo carni muLi• late ed ancor S.'U"lguinant,i, sarebbe ,·Ptgogriosn ressegn11ztion-e ferma.r8i ,.1 dire dei '91\ggÌ. IC'erlo si è che l'inaegnamento dn.t,0ci dngti a.vve111menti •recenti è st.ato duTo, e dtt· riasimo ,sarà. il cammino nvvenirc, ~ul qu'al·e appa.iono spine, .inciamp i e lotte, ~orse •enza quella glor,a che il sano rombnttente meritav,~ Varrà ogni buooa volont.\ di -0pe,. ro feconde, ognd 'azione decisa\ o~ni daro ,sa.crificio a risalire )'a.bisso 10 rai la Patria 11ostr.a è piombata 1 L<--.periamo. Il recente paHato Dopo la prima guerra mondiale, subentrarono le lnttc dei partiti; poi tutto v'era da costruire e rln rinnov&re. L'lt&lia dovett,. chiudet'l!li in si\. e lt.,ltare contro t., povertà ù~i mE\'-• · zi e 1& neceHità del rare. E hlrono anoi di ,lavoro oscuro, faticoso, a.- apro. Poi, via via, l'orizzonte annu\n• lato si andò rischinr.ando. e sl pasab d&lla miseria allo p-0vort1' e qui'>- di al mod8'to benessere. Realh:zaziorni 8ociali, "8ricolr, indust.ria1i e commercia.li furono le ri,u!tanze di problemi af!rom,,U al ·I& luce di corng~use ,innovazioni n-ei vari Cl\mpi del lnvoro. Vennero inten!dfio.i.te buor1e reln.,- zioni con l'estoro, e l'Ttalia, ro'1 tanto fervore di opere reconde, a,,. dava .Vieppiù n.fferurn.ndosi per ·at• Unger<> 'il ran!{o di grnnde poten1J& Poi l'aver intrapresa la guerra con l'Etiopia noni dipese l'{'rto ù:t una. viaione d'i grnndez:zm colonfoJe, di conquiste guerriere, di malinte1!.i potenza t1a7.ÌoMle m;i, semplioomente da ima necessità di vita. Ed il popolo it,.,.Jin.no, giovnne e dini.- • mico, ~n pieM marcia lii est)3n•io• ne commeroiale, industrialo e cult11pattuglia L'ENORME PARADOSSO La Patria alla rovina e al disonore purchè il Fascismo cada e e e mie, scntl rortementè t,Ùle nec~ssi• th. Mn In co<1q11ist., ùi quelln te,rn non ricca, bernl bi"8ogno..~a tli l,avo· ro e <li opere, ,)ove l'ltalin pot3va Lrovare uno abocco nlfa sua, esube1·nnzn cli braccia:· turhò l'nttenta. ,veglia dei pingui imp~ri. che !ubito opposero ostacoli aJ nostro c..1.mmi110. Il 18 ottobre 1935 si evit.ò per roco un co11flitto con, l'Tnghillt>rrn, la quale nvev11 scaglionnte culle vie mediterrnnee e del ma.r Ro1:1sohen 147 navi d~i. guerra per faroi falli• re l'impresa. 1 La tenace vo1 -00tlt <li vita del no• atro popolo sarebbe forse stnla fruB~rat., in quel momento, •=• l" 1olidairietà morale della• Germania, che già ~i af!accinv" potente al11orizzonte. Yerao la guerra di continenti Poi ha ~nirio e si int-0nsi.ficn ln cos'iddetta politica di acrerchiametlto promossa da.i grandi impe~i con• t.ro chiunque tentasse di ·uscire ùat •ofloco ilelln nistrctteizn <li spn.r.io, contro chiunque tenf..Ne-se di Violl\re il tr•Unt-0 d'i Veroailles, o di ribel1"'1"si alla ,Leg" delle Nnaioni ch e rin~sumf'v.n sempre In. volontà rii Londra. Ad <\_l{li'irichiesl>l dei popoli p,ù poveri, miranl,i n sLcndere un po•·, le br ..-.cein per dRr niìt a 1111)10 reapi~- ro 1M compres~i polmoni. era, pron• to il « no,, il « jnmmnh, dei po· poli iricchi dagH i,i1peni dO\'e non . tramontR mai il sole. tL'Itn1ia, con buona chia.roveg• gonza., già. ai ern. incnmmin11t.a ver• ao" un maggiore affrancamento economico, Per prevenire l'egoiamo e le mene di ,altri pop()!i. ILn ,,n)oritMmone clel!'ni;c1,ico 1tura, delle industrie, lle'i trnsport.i mn.rittimi e terrestri, le proteziani dog11nnl'i pc1meltevn110 d'i' guardnre con unn (·ct·t.a serenità aWnvvenire che g!ii\ miuacci:wa burrasca. I nraui si \'e,rificn presto una. precipitoha core;i .t~Tì armamenti, alle ncrs<' di pnsizio1i,e: gili t'Jl~uropn, '3 0111pit'de di g11errn. L.1. vo!ooti\ di evitare un grm-.t.lc urto è rmuliresta. 'in alcuni uomini d1 governo. diversi d('li qua:i !5ono già presi da.i tent.~coli d,-i gra11d1 indui.tninli e mercnnti. li e rorri<loio di Doozica. , pro\'O• O.'\ la scinbilfa: mn J..., verj'I cau11111 dell'inccndio vn ricercata in 'l"a~ioni itleologiche e più n.ncora in rngioni economiche, cnu~o primC' di ogni conflitto. Da. una parte ~i srhiernno gli St<lti poveri, ~•nbe - rnnti di uomini. rbctrctt,i di spn1.i'l, privi o pii'1 o met\-0 -st•n.rsi di mt\~- rie p'rime: cfall'n1tra si schier,,no i llOpoli ricchi, coloro che cli-.ponu;ono di,. I uttc le risorse drMn U:-r,·a, che continunno :nl arrop:lllr!\i ir di J'!itto di controllare e di dosare i bisogni materiali dei popoli. ~tlo la mi-narcia. conUnua Ò'Ì privarli del nccettsnrio I\U11.vitn. Rngioni di ~i~ten1.n per i :1ri mi. Mjlimi di dominio e di mono• polio rieIle ricchezze "per gli 1t!tri. Certa propa![nncln parln cli '"' ,:tressiorri. cert.'a1Lra di ideolo~)r mn. rome ~rrnpre -in op:ni p:urrrA, è l.n. ,,~~ior►,. rronomfoa che sovrn,t11. Poteva I' Italia re•tar• neutrale? E' nota l'nzione mossa dnl nofStro governo per «coogiurnre il con· flitto. · E rhi pili dell'Tt,ll:in nvevl\ nec~- s,ìtà. di pa.cr, dopo gli anni di travaglio e ùi sncr1fici che avevn'lo precedut.oT ILA nost:,rn. neutrn1iti\ a,nn.nta no• teva essere bene accetta di\ pa ~te I rt.lf'q,•11, 11n110!!:t.1ote gli impr1tni il11ll'nll••a111.a rrdprocnmeut.e a!ll!lllln ti ~on è noto però fioo a qual~ punto f(i11n1,1;C'\':wo i tent:lco}i in~I!!• 1,i per a\'vin~hinrci :t1 suo carro cht", ,..olto la posi::11\1.a delle armate kclt•sd,e. 1,Ci:i si presenlt.\\•a cigok1.1JI e )folti poi 1tim~irnvano incompron- ~ihilt." la neutralH:'l it.:,liana. in un momento in. cui sembrava facile e vicinn In vittoria dell'alleata C1r• mnnin.. A q11,-t-0 pmrlo ,·ien fatto di <lom;u1clare ai go\.'e:n~,nti cJi Allora: - Era\·atr d'a<·<·orclo !ll11:! 1f'!f1trat.:1 Dellalibertàsolamente il nomedai mlnlslrldella licenza. che sono I popolani, e da quelli dellaservitù, che sono i noblll, è celebrato: dislderando qualunquedi costoronon essere nè alle leggi nè agli uominisottoposto. MACHIAVELLI in g11errn l1cll'IÌa1in 1'\ fianc-o del:a Ct>rmania 1 1l popoto H,a\inino dc,·e ritenere ,·I"' iin quel monu•nfo vi fo~e nccordo di lntenfii rra Ca..•:t regnainl e. Governo. Stnto Magiciore. Se di- ,·cr~mne11te ro~se st..,to, :i.nebhc .lo\'uto nppnTesarsi il dis.,ccordo, e ci;isruno l'onscio lh~lle propnie re ~po,i,snbiJ.it:\ che stnv:1 per as,:1mr11?i di rro11te .. ~In P:1tri..,. dnv,•. vn. chinrir,e 1a propri:1 int.etnion~: prrc•hè non 111ì potrebbero con<'!'fll• re cnt..rnt,c in guerra con forze Jj. Vf'fj,tenti. Era. romunqul'." destino per l'[- talin, ros\ ,·icina nl ri'Lngo dellr ,,zra11lli potenze. di"'intervenire in unn lolla che gi/\ \,i delrne&va vern • mente mondiale. E cosl. SC'~uC'nt.lo il suo cn.mmiWJ ;d('ale, contro ogni menomntione n rinunci-a. per le sacrosn.nti \•ic- cft•I diritto alla vita. l1t Pllbria nostra . t-c-Woin guerra. N011 fn11to l'n~pirn1.ione nHr 11n st,re tradizion:tli rivendicnzioni. r11 In rnuM primn ctrl no~t.ro intt't- ,·ec1to, qnnnlo la 111x·~sit.\ di •ihr, rnrci dnllc- srhi:wit\1 impotteci 11ri sel"oli (schi:witi1 econonriche. schii\• \ 0 iti1 di r..,mmmo per le vie, dei mR• ri nostri) d':i roloro che si ritrngo110 i dcposit.nri auforizz:iLi di tutli i vAilori mntrriafi dt>lln tcrrn. dn coloro che ,1ogliono perpetuare nei se roli i loro !\istemi di ùomin;uionc ,lispoti,·a dei popoli. Quct:fo fo certo il JnO\"Mll~ 1)011 ,.oJo 'ciel 1oosl ro int.cr,·l'11t-0. mn ,ii lullo il conflitto che ha unito i ropoli poveri contro i popoli ricchi, contro coloro che ùetengono le ri· cet.te per farU vivere o morire, pe:- rn.rti forte n toro interesse o per ri• durti in uno -.tnto irmocuo di C'ronir:i in(eriorità. Fo dazione Ruffilli _ ff511-t .. difendere ••lori dello spirito r Per i bor.$:hrsi, pC'r i ra!IS<',:lnati ,11 ~rrvilismo, per coloro cho cono. ~rono fitolo l'in~l~ .tuNst,.11 'il beone nuu~rirano che \'iene ai nostri 11.

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