Pattuglia - anno III - n. 2 - 1 marzo 1944

· pattuglia CAPITALE ECAPITALISMO ganizzazionc: e la classe operaia, senza esercitare violenza a·lcuna, ~arcbbe ritornata pacificamente in pos-· sesso delle ricchezze e della potenza perduta. Dei tre fattori necessari alla 1'10· duzione - natura, lavoro, capitale - il capitale, nell'epoca moderna, · è salito a tanta pote11zada asservire non soltanto gli altri due fattori, ma da generare un sistema vero e proprio di produzione, che ha pervaso tutti i settori della vita economica e sociale, e che va sollo il nome di capitalismo. Le oause sono di ordine economico e politico. Quàndo il lavoro, nelle forme dell'artigianato e della manifattura, costituiva il fattore primo e insostituibile della produzione: quando pochi arnesi, macchine semplici e processi tecnici di corto trapasso '!• rano sufficienti alla trasformazione delle materie prime, il capitale di modeste proporzioni, assolvendo 'il suo vero compito, era in funzione del lavoro: e l'artigiano, l'operaio godevano il frutto delle loro fatiche. Negli ultimi due secoli si assi1tette al trionfo delle scienze e della tecnica industriale, attraverso l a creazione di nuove macchine più complesse, di maggiore rendimento e alla formazione di. nuovi processi di produzione : per cui si rese 1ecessario l'impiego di forti capi:ali e di organizzazioni più vaste, che, 10steneuero vittoriosa~ntc la concorrenza del vecchio ,i,tcma di prv• duzione. A questo punto il capitale ,i disl~cca dal lavoro e si trasforma in capitalismo. La potenza tlcl capitale non conosce più limiti nè barriere. Sotto l'impero della sua leg- '. ge, che concepisce la vita soltdnto come un'immen,sa organizzazione economica che inizia il suo ciclo ,falla produzione cd ha termine al consumo, il capitalismo si disintercs.a della vita religiosa, morale, cultur.,- lc e sociale dei popoli, specialmente della classe operaia: vede ncl- ~ndi viduo soltanto · I' h0mo cconorr,ìcu,, anzi coll'organizzazione scientifica del lavoro lo riduce a un ingranaggio della macchina che l'opctaio stesso conduce; passa ~tre le frontiere e non conosce la Patria: getta le sue radici nell'internazionalismo: abbatte colle crisi di sopra• produzione le industrie concorrenti: abbassa i salari fino al limite estremo, per cui qualche volta non sono neppure sufficienti a soddisfare i bisogni fisiologici delle masse: e compie ila più grave devastazione sociale che la storia ricordi. li lavoro non è più il fattore preminente e soggetto dell'economia: diventa oggetto, al patì delle cose che e,ist?- no in natura: e oggetto di mercato. quotazione, compravendita, secondo la legge della domanda e dell'offerta; e la classe operaia è costrct• la a emigrare in lontane regioni e a seguire gl' interessi del suo dominatore, in condizioni di miseria non molto ldiuimili dàlla schiavitù dei tèmpi antichi., 11 capitale, figlio del lavoro, diventa l'oppressore del lavoro itesso. La rivoluzione francese, riducen• F dtiJ~azrn:twfijjj::~ F sociali a un·semplice contralto, cioè a un legame fittizio, lavorl lo ;viluppo del capitalismo, che nella dottrina liberale - la,ciar fare, I.- sciar passare - e nella teoria dello Stato carabiniere trovò la via libera alla su• più grande espansione. I capitalisti divennero un vero e proprio Stato dentro lo Stato : imposero guerre per accaparrarsi sbocchi e materie primé: pretesero dazi doganali: chiesero pre_mi di •· sportazione per i prodotti finiti: e tutto ciò a detrimento e spese dcli• classe lavoratrice, che in definitiva è la più numerosa nella organizzazione sociale. Se grande· lu l'ammirazione ,lei popoli per il progresso scientifico cd economico, unanime fu la . critica all'opera di dev,,stazionc compiuta dal capitalismo nel campo sociale, e la deplorazione per l'immiserimento della classe operaia: di modo che è ancor dubbio se il bene abbia eguagliato il male. Tuttavia se unanime fu la entica contro il capitalismo che divideva la società in due classi - i po· chi che detenevano la ricchezza, i molti che languivano nella miseri, -, diverse furono le soluzioni che si prospettarono per I' apprestamento dei mezzi pratici onde sollevare il popolo dalla miseria in cui era caduto. Da ciò l'origine della que- •li<>nc ,ociale. I comunisti, quando nel 1848 pubblicarono il famoso manifesto: circoscrivendo il fenomeno solt•nto ali' aspetto economico, affermarono che la classe capitalista avrebbe finito con lo scavarsi ~a fossa, sàrebbc caduta sotto il peso della sua orMa non sembra che la tesi si avveri. Basta pensare che a distanza quasi di un secolo si sta combattendo un'immane seconda guerrn mondiale, •le cui cause devono principalmente ricercarsi nella sòluzione della questione sociale: lotta dei popoli poveri contro i popoli che detengono le ricchezze del mondo. Molto tempo _prima che apparisse il famoso manifesto, Giuseppe Mazzini aveva veduto nella risoluzione della questiooc sociale \rn fenomeno eminentemente spirituale. L'uomo, prima ancora di essere col suo lavoro fattore della produzione, è religione e vita morale, patria e famiglia: ha bisogni culturali. tecnici e materiali, Esso non vive per la ricchezza, e non è oggetto della produzione; ma la ricchezza è in funzione della sua vita spirituale. Cosl l'uomo torna a essere il centro della vita sociale, e per ciò stesso non oggetto ma soggetto della vita produttiva: la personalità umana è riportata al primo piano, • da essa lu~pporti economicl .prendono legge e misura. Il Mazzini vede pertanto nell'elevazione religiosa, morale, culturale e spirituale dell'uomo, nel pensiero e nella volontà, il problema dei problèmi per la risoluzione della questione sociale. « Dio e popo· lo; pensiero e azione n. L'operaio deve affidarsi alle sue ·J~ze opirituali, che sono le matrici 1 della sua potenza economica. Contro la H società economica >J, che è creazione tipica del capitalismo. il Mazzini oppone la H società cooperativa u I in cui caP.Ìtale e Ja~ " A me andrebbe a genio un tale aÙmento di minacclosità della Russia, che l'Europa d ovesse decidersi a di- ·ventare altrettanto minacciosa, e ci oè ad acquistare una volontà, una lunga ·terribile volontà propria, che potesse porre a se stessa dei fini oltre i millénni; perchè finalmente la commedia tirata in lungo dai suo i piccoli stati, e cosi pure la molteplicita dinastica e democratica delle sue vo1.ontà, venisse a una conclusione." E' passato iÌ tempo della piccola politica: già il secolo pr ossimo (XX) porta la " costrizione II alla grande politica ,,. l I Nietuche Spogliando le parole del poeta· e fil oso/o di " Zara, tlwstra ,, di ciò cl,e stretcameme consegue da una par, ticolare intuizione (volontà di pot enza, morale in se stessa), esse, ci appaiono assai significative, in quanto rù chiamano le nazioni d'Europa a un o spirito unitario, a una volontà sola, a una politicà ve ramente continentale. Oggi che Mussolini ha illuminato molte nuzioni europee e_m~lte, in. questo conjlitc o, si sono schierate ,,mro '/,. ,.,,;.ce.,,O,,, "''"'=• ,h, lo ,=;,.., ••~ j pea, quasi del•tutto acquisita, divente rà un momento della rlioscienza mondiale. voro. ~• ricongiungono nella stessa persona del lavoratore, il qulae diventa operaio-capitalista, proprietario di una quota parte ideale dell'officina o dello stabilimento in cui lavora, ossia, in definitiva, ritorna a possedere gli strumenti della produzione. Contro ,I 1:apita:lismo internazionalista, l'operaio deve difendere la propria Patria: al fatalismo evoluzionistico deve o~rre la fede, la co;c,c~,. e la lorza tenace della sua volontà. ~·uomo, prima di essere individuo. è famiglia, Patria, società: ogni suo diritto è subordinato al <loverc, che è il diritto della società a cui appartiene: e il suo valo<e e la sua forza sono connessi ali' organizzazione che avrà saputo creare coi proprio lavoro. Oggi giorno la dottrina mazziniana è più viva che mai. E' contro il capitalismo negatore e devastatore; rispetta e potenzia la personalità umana: e affondando le radici nell'interiore realtà dell'uomo, pone a fondamento della vita il dovere, generatore del diritto e dcli' umanità integrale del lavoratore. : Alfredo Giovannetti dai giornali:f COMPLESSO D'INFERIORITÀ ITALIA 0 E CIVILTÀ • Buna Occhini, 11 complesso d' irllcriorit.\ è t;ipico di molti italiani, s1>ecie di quelli che a.ppartengooo .alle cositl ~ dette clnsJi dirigenti. E!!O ronoiste nello st..,re, desiderare con tut,. tn. l'nllimn. di tstaro e di ,rest..,re in basso, e godere della propria incli vidunle e nn.zionnle bnssczrn: rwl ,·nh1t.nre con noimo vilo le propriò e le patrio c,1p.acit,\, nllinrh~. !'r op pena si osi di compiere olcnnchè di forte e di n.rdito, subito Sl pos,a in tre e :it.torno a sè suscil:tre 111 pavida, diOìdenz.o. o prC'dirc l'e,ito catastrofico. Finnlmcnt.e ·~I rompl1•ssn tl,ì11r<"- rioritA si riconosce da. una. pa!llsione domirtrnte, che è J., 1l:1s,:io11e dell'o.ro; la quale però, si b.1di1 non ► i t.rnmutn lnnlo ~n volMlh. di jlO"'• sedere l'oro in proprio, quanto 111 ammirazione di colui che Jo 1>0s siede, e cioè' del ricco. Onde J'i<le:1 le è cssoro 'il servitore o, nl riì1, l'alleato del ricco, con la speranzi\ di avero e.fa lui di t:rnto in tanto, fo premio dei servigi resigli, unn buonn manéin. •Senonchè con I' 8 settembre rontro codesta fnt.ta ù'it11linni Fi è ili nuovo eretta ·l'·alt.ra pa.rt-e, quella che con rinuncin, cho non si ras• .,egna, che non accett.n. che uap. !la• :cion<>che ha per cnpoitnlo lltomn S" <limcUa dn H.a ~tori a e si accovacci in uno. abbietta me<llocrità. E' IR l)arte a.Ila quale ci vanbiamo di apllarlene.re. \ -

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