Giuseppe Bianchi - Uno sguardo al Carmelo in onore di Pio nono

UNO SGUARDO AL CARIIELO 1m 01!ttJ&~ DI PIO NONO OTTAVF. DI GIUSEPPE BIANCIII SCRITTE lltl iJi crmbr< ~ti 1841) FERRARA 1847. i3 l

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chi mai non guarderà come un prodigio di celes te grazia l ' essct·si e Ictio Vice-Dio in terra que l PIO IX cui già il mondo intero r iverente inclina a prostrarsi? ma chi , fra i cattolici almeno , non cr ede ancora che tutte g t·azic in terra di scendono per le mani di Maria? Ognuno sa che il g ran dì del perdono di l'IO (il 16 J, uglio) è giot·no Sacro a M;u·ia venerata col titolo di Madre del Carmelo: a mia mcntr il notai; c poscia pur mi so1venne che il dì l Giugno ( in cui nell' anno 1846 cadeva la seconda festa di Pentecoste) quando rendevasi vacante la callcdra di Pietro, celebravasi in Bologna la grandc funzione, che per ispcciale devoziou sua, appunto alla seconda festa di Pentecoste vi si suole ogni anno solennizzare ad onore della Vergine per lo stesso titolo d i Madt·c del Cm·mclo; mi avvidi altresì che il 14 Giugno, in cui s i chiuse a Roma il Conclave , è dedicalo all' infiammato profeta Elisco protettore secondo del Cm·mclo , c che , come in analogia al suo fuoco , con insolita celcl'ità il terzo di nella sua oliava si elesse in PIO IX il Pontefice; poscia m'accorsi in fine che g li annunzi di quel perdono , che nuovo s trinse c

-4 - più bel che mai un pallo di univer sale amore, giunsero nelle pontificie legazioni nel 20 J, uglio, intitolato ad Elìa ( bcnchè non s i not i nel picco! diario comune de' Santi ) che del Carmelo è il protellore primario. A tali osser vazioni fui tratto a porre in ver si , benchè troppo meschini , alcuni di que' concetti ondr mi parve vedere che per Maria qual Madre del Carmelo si operassero prodigi alla ben avventurata elezione di l'IO, cd altri portenti pur grandi ne s iano a sperare, poichè Dio, che non a caso assegna i giorni ad ogni anche lieve evento, penso io che ben per mollo stabilisca notevoli quelli delle più memorandc azioni, e tanto più se notevoli ad un simile punto di vista varie fiale gli assegni in relazione ad uno stesso oggcllo.

Giacchè volsi uno sguardo al bel Carmelo E segni glor'iosi al Nono PIO Sp lendere vidi , non di sdegni il Ciclo E in un la lena l'ardimento mio Se con modi inesperti in parte io svelo Ciò che di grande ivi compresi: Or io l'er tanta impresa a le m' affido , o sanlo Carmelo; il labbro ecco dischiudo a l canto. Ila li Gcnii, a voi mi piego umile, E vos tra mente ricercar non osa L' ingegno mio , ehè troppo in basso sti le, Quand' anco t occhi di sublime cosa, Sciolgo la voce in suono sol non vile Al vulgo, a cui ogni bell' arte è ascosa: Dunque perdona, elella schiera , c poi Fa ch'io mi regga al voi co' plausi tuoi.

-6Poichè gus tai delle miro!Jil opre Che amot· sacrava al successor di Piero Per ogni lito cui velcn non copre D'a' erno, dissi : ora di più non chero Allro goder, se maggior bel non scopre Il pio Carme! prodig'ioso e altero; E , non so come , alior da un volo rallo Più che folgore fui sul monte lrallo. Oh meraviglia l nova luce ammiro; Qui lullo è foco, nè l' ardor m'offende; Aure vitali dolcemente spiro, Jllolle rugiada notle e giorno scende ; Soave suono, per quell'ampio gi ro D'eterna primavera , l' aer fende; h-ide nova il gran confine segna Del loco ove dolcezza albet·ga c regna. Qui non riveggo le montane piante, E uon vestigio di frondose chiome , Ma scopro vaghe maraviglic c tante Che in terra invano chicdcrieno il nome: Castissime delizie, cIelle c sante, Che qui albergale, dch l mi dite il come. Odo una voce che risponde - ascolla - E voce sembra dell' empirea volta.

- 7 - Bella una Donna maestosa-appressa ; Fu costei che parlò; salve, o divina ; Ma , ohimè l tal splende che il mio gum·do cessa Di più veder : pietosa Ella avvicina Ln mano agli occhi infermi , e mi confessa , Dice, se alfin delira l' uom che inclina Altero in Dio fi sar, chè, a lo splendore Di sua favilla , umana vista muore. Quinci mi segna della croce , e i rni Di Lei rivcggo, e non ne soffro al guardo , Qunntuuquc di chiaror vivido mai Cotanto non fu accenso il più gagliardo Nostro pianeta: or , dch l palesa omai Gran Donna chi tu se', chiesi; non tardo A mc dischiuse dc' suoi detti il dono , E , Teresa , gridò , Teresa io sono. Poi In destra alla mia si dolcemente Giunse, che nel pcnsicr mi sembra ancora Fruir quell'atto , e proseguì : tua mente Tutta raccogli , o mio fedele, cd ora Cose udirai che la terrena gente Oltre l' uso mortai non crede o ignora. D' un futuro miglior tacer dcgg' io, Ch' io veggo ben nello specchiarmi io Dio.

-8Oh dalo ancor mi fosse a le scoprire Ciò che più brami, chè tua mente io scerno l Ed opre udresli eccelse c nove c mire Del Sommo Sacerdote , a cui l' Eterno Diè il suo potere, c l' arti inique e l' ire Vedresti, in onta a chi gli movc scherno , Vane tornar; ma basti: a Lui villoria Porta ogni passo , c luminosa gloria. Di ciò sol che narrarti or li cc ascolta: Se altrove pel gran Pio segni vedesti Di letizia ne ' pelli a tuili accolla, Sappi che più ineffabile tra questi Lochi sorrise, ove restò raccolla D' amor tal gioia che non flan più mesti: Le cause ascolla , e quelle cose udrai Che tu ancor non pensasti o che non sai. • Dal tetro fondo di prigione oscura • Gemiti esciro, e fra quc' lagni un prego Elello surse in volo alla sciagura Ch'ebbe in terra Colei ch' unqua dar niego Di grazie ora dal Ciclo ad alma pura Non potc : ah si, rispose, ah sì l mi piego; Vo' libero quel figlio, c insiem con quéllo Dc' miseri consorti il gran drapcllo l

-9Lo prescrisse Colei che in Ciclo impera , Con altre poscia più mirando cose ; E a me si volse in fo1·ma lusinghiera ( A me che sul Carmelo c gigli c rose Mille raccolsi, in velo uman quand'era) Onde aperto mi fu ch' Ella dispose Schiuder sue grazie dal Carme( diletto Pcrchè il ~londo gli serbi c cresca affe tto . Nè fia stupore in te , qualor del Monte Suo mi1·i ai fas ti , ch'Ella tal decise: Vcd1·ai che sempre di prodigi uo fonte Fu pc1·ennc; vedrai che le divise Di Lei sua Donna e basse genti c conte , Prcnci c Regi indossar ; ved1·ai che fisc Vi tcnner le pupille e molti c grandi Successori di Pie tro venerandi. Vedrai che madre del Carme( Maria Chiamando , in· un sol pregio non s' ono•·n Lei, ma fra tutti in quello pur che Elia Volle onorato innanzi dell'aurora Di sua vita mortale , onde, qual sia Vissuta e terna in seno a Dio, s'adora ; .E il culto in ciò Yedrai di Lei più degno , Non fole o sogni di femmineo ingegno.

-10Gregorio era di già nell' ultim' anno Di suo viver terreo; tt·e lustri resse L' eccelsa nave; c di sue cure sanno Le molte episcopali ch' Egli eresse Sedi a ritrarre dal funesto inganno Chi Dio non cole , ed altre se facesse Opre lo narri chi del vcr si noma Devoto non invano, c il Tebro, c Roma. !Ua dc' molti suoi anni il grave pondo, E i duri affanni che provò in suo r egno, Fino d' aIlor che l'alto Re del mondo Gli diè dì Pier le chiavi , ed il Trircgno , Erao forte cagion per cui giocondo Sul mar turbato Ei non pingcssc il segno Di calma eterno; e il Ciel di già per quello Incarco decretò Prence novello. Non tarda giunse l'alba dopo il giorno Che quel rammenta in cui l'Eterno Spit·o Gli Apostoli irradiò: sai che al ritorno Di tal dì la tua Felsina, con miro Ardore, ogn' anno il Sacro Alta re adorno Rende alla Madre del Carmelo , c in gi ro Devoto se oe porta a <1uesta o a quella Contrada l' onoranda Immago c bella.

-HOr mentre pia Bologna era esultante In quel di, la gran Donna corse appresso A Gregorio, e gli disse : ah si le tante Tue cessino fatiche ! a te concesso Or dal mondo è partir: parole sante Altre fu t· dette; Ella qui sparvc, ed Esso Lasciò suo frate: dal Carme! Maria Cosi al Prence noYel schiuse la via. f'clsina l . .. ma in quel dì più che dannata A carcere l' Immago della Diva l'ane che tu most rassi, ed oh spogliata Di quell'allo vestir onde appal'iva Donna regal l ... Se all'ampia che segnata Altra avevi ghirlanda non si offriva Quant' er a d' uopo, assai l' usato manto Era, c il diadema al simulacro santo. Ah !ungi omni quel novo Serto l .. è vago , Offerta è dell'amor d' umani cuori Grati a Maria, c ben ad altra Immago S'addice; c non a questa: ognun ch'onori Il glorioso Carme! vedrò se pago Di render curi il mio desir l ... co' fiori O senza questi la mia mente inclina A rh•cdcrla adorna qual Rcina .

- !2Un po' deviai dal parlar primo, or torno Dunque, o figliuolo, al gran concetto l appena Che G1·egorio posò, sul Ciclo attorno Guarda Maria, e ferma alfin serena Ad Eliseo la sua pupilla; adorno Ei più rifulge di chiaror; si mena Presso al soglio di Lei, che pronto intese Le a Lui fidale dignitose imprese. Si prostra ad Essa ; e sovra lui già piove, Per man di Lei, quella che se1·ba il Nume Grazia agli spirti cui dal Ciel ri move Il suo voler, onde sa aura te piume Pronti ponno volar per ogni (love Nulla perden do del beante lume ( Ancor toccando del profondo averno ) Che incessante fiammeggia al Regno eterno. Partì Elisco ..... rammenta che il secondo È del nostro Carme! protcggitorc ; Rammenta che maggior nè pari al mondo Niun surse a Lui per lo infocato ardore, Cui doppio ereditò poichè giocondo S' ebbe in dono il mantel del suo rettore, Al qual suo foco niuna forza vieta Ch'egli raggiunga qual più dura meta.

- ~3Così parli il Profeta; e fu suo incarco AITt·ellar l' elezion del nuovo Duce Della mistica nave ; un breve varco Fu per lui la gl'an strada che conduce Dal Ciel superno al Joco basso e carco Di spesso pianto e duo! : qui la sua luce Ascondendo al mortai corre veloce Ovunque ha culto di Gesù la croce. Ma ben si mostra agli Angiolì che han cura Dc' Porporali del Romano Regno, Con guardo folgorante gli assccut·a Ch'ogni indugiarsi lo movrcbbe a sdegno; Che loslo i !or prolellì entro le mura Si conducan di Roma Egli dà segno : Compiuto il giro, all' alma sellicolle Cìllade eterna anch' Ei posar si volle. Dal giorno in che dal Ciel mosse Elisco A quel che il mondo a Lui sacra devoto Si poca era distanza che poleo L'argentea luna mezzo appena il molo Suo rinnovar ; ma lanlo Egli pur feo In si brev' ora che, se ben li è nolo, Il giorno apputllo delle glorie sue Pel gran scrutinio io Roma il primo fue.

-HAh questo è poco ! ascolta , ascolta, il molto ! Nell'Augusto Ricinto il giorno stesso Agli alati Custodi Ei mostra il volto Acceso più che mai; e il gran Consesso, Lor dice , vuolsi non a luogo accolto: Il comanda Colei che m' ha concesso D'unirlo: s'i pronunci il terzo die A In questa ottava delle glorie mie. 1 l Oh prodigio novello , o raro almeno ! Appunto fu nel terzo giorno eletto Di Pietro il Successor l .. e fia che a pieno l Or del Carme! tu noi conosca effetto? Salve, salve o gran PIO, sal ve o sereno Augusto Prence, salve al ciel diletto , , . Ed alla Diva che al Carme! s' adora : Ma a Lei non basta, ch'altro ''nole ancora. ,• Vuoi Ella trar da esigli e ceppi e morti , Vuol liberi tornare al suolnatio Color che presso a si funeste sorti Cadder pc! no n represso !or desio Di nuove umane leggi ; il che conforti Non men lor gemebonda patria; c PIO Lo vuoi anch' esso: l'una e l' altro a prova Di primeggiar sembra che intanto mova.

-1.5Prova è questa d'amor: tu avrai vedute Talor alme innocenti innamorate Gareggiare fra lor : fingon temute L' avversarie vittorie, eppur dcsiatc Son tanto a paro che con grazie argute Studino la rahna insiem raccor: fisatc A dolci guardi alfio, fra baci c amplessi , Dicon: trionfi egual ci fur concessi. Ma ben più vaghe gare io dal Ciel vidi, Degne non già di puerili amori, Sibben di Lui che al sacro pasco guidi L' ovil di Cristo , e di Colei che ai cori In ciel beali più sublima i gridi D' eterna gioia : Ei schiude , ceco, i tesori Del gran perdono, ed in qual giorno ?... oh Cielo l Nel di Sacro a Lei ftladre del Carmelo l .. - In quel di che un tal nome a Lei tributa Con pompa il Reno cd ogni mare c terra Ove luce di ver non sia perduta l ... - E tal giorno n invocar festivo serra Sua voce Italia ancor ? ... ah non più muta S' arresti a priego tali .. Quei che disserra Tesauri , non richiesto , potrà poi Sante preci sprezzar de' figli suoi ?

- i6Nel secol terzodecimo pietoso Aprì voce la Diva , e il dolce suono Già pel mondo ecchcggiò. . . mirabil cosa, In s imil giorno il Sommo PIO fa dono D' una sua voce ancor , che senza posa Scorre l' orbc gridando : ecco pc11dooo l ... Oh se festivo questo dì s i renda: Non fio possa mortai che a PIO otfeoda l Esulta , o figlio , che il Carme! 5' ammanti Del chiarore per cui sì Li sorprendi : Non n'ebbe donde ? ah puoi dubbiar più inanti Che portenti Maria alli e stupendi Di qui non apparasse? a che rimanti Dubbiezza ancor? deh m' odi cd altro intendi Estremo indizio ad accertarli intanto Ch'Ella oprava al perdon dal monte Santo l Già soscritto quell ' allo memor aodo, Che più mancava se non poroe in molo I faus ti annunci? ebben l notasti il quando Toccarono sul lido men remoto A Fclsino? io quel suoi che miserando Più fu nel cesso duol ? . . l' odi devoto : Fu il di d' Elia... che del Carme! r ilucc Primo proteggi lor c padre c duce l

-HOh di PIO immortal regno bealo t Oh diletto al Carme!! ... cbc più si lorda .Sulle insegne di Lui Rcgc adoralo Anco a pinger Colei che ponsi a guarda E di Lui c del suolo avventuralo Che avransi ognor per Lei virtù non tarda 1 Di quel Rcge cui siede al Ialo manco Or Elisco, Elia al destro fianco l Di quel Rcgc le cui sorti future , Ch' or non !ice svelar, però fian degne Di chi in gaudio converse le sciagure D'afflitte genti a un dello sol l .. sue insegne Ors ti l'eccelsa Immago associo pure Della Donna che a sè le vuoi condegnc : Ah Diva del Carme! la guardi Ausonia l Già Immacolata la spiegò Polonia. Possenli insegne 1... il so ben io , per lnllo , Pace vuoi PIO cd amor, e i cari figli Dolce ne coglicran copioso il frullo Più scmp•·c nel seguir leggi c consigli Di tal Padre, e gli cscmpli, onde fa i struito Ognun che il guardi ad evitar perigli E, il mal togliendo, a dar ricello al bene Con longanimc oprar qual si conviene.

-18Eppur se mai dall' infernale stanza ( l'oicbè plaudan concordi a quella pace I giusti Prcnci ) cscissc alm baldanza, Cruda agitando la sanguigna facc Del fero Martc , aperta la possanza Fora allor delle insegue onde un sagace Drapel di forti , il cui valor non dorme , Sperderebbe le fellc iovide tormeo Oste tremenda surse un dì tuonando : Pera Israel , nè fin che il salvi il Nume: E il fe too attacco apparecchiava, quando Angiol sceso dal Ciel sovr' ignee piume Fulmineo gira incorruttibil btoando, E in un balcn dell'empio sangue un fiume li campo allaga l ooo ab sì l'alme bandiere Vedrian rotar !tale spade altere l Figlio nol credi? ooo d'apparenze un saggio A te sco mostri , aggiunse alfio Colei Che 'l celeste mi diè veder suo raggio E fe' muli finora i detti miei : Da mc scioglie sua mano ; ed in omaggio l' vo' baciarla , ma non vuoi. Potei Ov' Ella colla destra a me n' accenna Veder prodigi . cui non può mia penna.

- ~9Lungi dal Monte all' imo un campo appare Ch'oltre ad uman veder ampio si stende; Qui a un Ialo sorge maestoso altare Per cui d'arabo incenso al Ciclo ascende Gradito odor; c in foggic allca·c c care Schiera d' Eroi intorno all' ara splende Tributando devota in cor sincero Al Dio tre vo!te santo il culto vero. Il lriregno c le chiavi alle bandiere Di qual Regc è il drapel mi fan palese; Ma prodigio nove! l le forme vere Di Lei Diva al Carme! Angiol cortese Sulle insegne ad aggiugncr dalle sfere Con divino penne! ratto discese: Compiuta è I' opra, eletta schiera, esulta; Se alcun' onta a te vegna , ah non fia inulla l Che dico io mai? nel campo un punto solo Tu appena copri; e sul resto s'aggi ra lonumcrcvol poderoso stuolo Cbc tcrror, solo al guardo , c morte spira ! Desso a tuoi danni veglia intento; in duolo Vcdcrti agogna, ed a null' altro aspira : Vi si assidon gran duci in negro scanno Io amplesso d' orror violenza c inganno.

-20Han coperti s tendardi , onde m' è ignoto Chi siano quc' mostri , c da che lido , O di qual antro a civiltà remoto Escisscro a turbar dc' gaudi il grido: Il lor culto non s'erge al Vcr devoto: Ah l che non tornan delle belve al nido ? Degna stanza s' avrian fra gli orsi c i l upi Ne' più ingrati al bel Ciel ermi dirupi . Lor vede l' alma schiera , eppur s'allieta, E negl' inni d' amor scioglie sua voce; L'altra ognora si lagna c irrequieta S'adira c muggc corucciosa atroce: Là vuolsi gioia , e invece qui si vieta Chè piace all'una quel che all' allra nuoce: Più alfine ognun de' mostri attorva il viso, E i pacifici Eroi danno un sorriso. Frcmon color di doppio sdegno, c l'onta Ne vogl ion vendicar: ecco la mano Di sangue lorda al foco apprcssan pronta, Eppur non tanto che non torni in vano: Si pr·csso a lor l'almo drapcl s' affronta Che a foco oprar consiglio fora insano : S'impugni il brando; ecco d'acciari un lampo Ovunque inccnde lo spazioso campo.

-21Ma il fiammeggiar delle tremende spade Di que' pochi tal è, che , a lo spavento , Al suo! già un terzo de' nemici cade Senza provarsi ; il resto al gran cimento Resiste, no a ferir , a scorger rade Più sempre sue falangi, a dare al vento Fallaci colpi , chè lo stuol che pugna Veloce è si che fol gor noi raggiugna. Veloce l . . c nel piagar ! ahi che di sangue Schiude ognun ferro , che con linuo rota , Largo tort·cutc, pc r cui cade c lauguc , D'orgoglio , di poter , di senso vuota , Ad ogni giro , forte schiera esang ue A farsi muta ed in eterno immola ! Così in brcv' ora di tremenda lutta L' innumcrcvol oste è appicn distrutta. Ah vidi , vidi e tremo, o mia Teresa l . . , Ohimè, ch' Ella scomparve ! .. ah se fu dono Lo scoprirmi suo volto , il duol mi pesa Dell'insapulo c presto suo abbandono l Ne piansi ; e qui del Monte alla discesa In onta al mio voler , qual lampo io sono : Or che più dir? .. mancò lena al desio : Oh ycssilli l oh Carmelo l oh llali:1! oh PIO' - ,. l o

NIIIIL OBSTAT Fr . llyaciulhus Pcllcgl'inclli O. l. S. M. ~1. IMPRntATUR F. Bianchi 1'. G.

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