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essa, nelle odierne condizioni tecniche ed economi –

che, sembra l 'unico mezzo d i raggiungere la nostra

mèta. Se ci si dimostrasse che i n ciò sbagliamo

1

, che

la l iberazione del proletar iato e dell'umanità i n ge–

nere si può raggiungere unicamente o nel modo più

oppor tuno sul la base della proprietà pr ivata dei

mezzi di produzione come ancora riteneva Proudhon,

dovremmo gettare da noi i l socialismo, senza mi n i –

mamente rinunciare alla nostra mèta finale, anzi ap–

punto nell'interesse d i quel la.

Quindi democrazia e social ismo non d i f f er i –

scono i n quanto che l 'una sia mezzo e l ' al t ro sia

scopo. En t r amb i sono mezzi per un medesimo f ine.

La differenza tra i due si trova al trove. Non si

può pensare i l social ismo, come mezzo per la l ibe–

razione del proletar iato, senza l a democrazia- Certa–

mente una produzione sociale è necessaria

anche

su

una base diversa dalla

democratica.

In circostanze

non evolute un'economia comunistica potrebbe an–

che diventare una base del dispot ismo. Questo con–

statò Engels già nel 1875 riguardo al « Comunismo

di vi l laggio » quale si mantenne fino ai nostr i g i orn i

in Russia c in India

(Cose sociali

di Russia,

« Volk¬

staat », 1875).

La pol i t ica coloniale olandese i n Giava basò per

un certo tempo col cosidetto « sistema di civiltà » sul

comunismo-della terra, l 'organizzazione della produ–

zione agricola per i l governo sfruttante la popola–

zione.

"

,

• Ma i l più cospicuo esempio d i una non demo–

cratica organizzazione del lavoro sociale lo diede

nel secolo X V I I I lo Stato gesuitico del Paragua i .

I gesui t i come classe dominante organizzarono colà,

con poter i di ttatomi , ili lavoro del la popolazione i n –

digena indiana in una forma realmente mi rabi le,

senza impiegare la forza, anzi guadagnandosi la

devozione dei loro sogget t i .