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nìtà. Ma hi via che g l i uni tengono è considerata dag l i
a l t r i come una via sbagl iala, che conduce alla rovi na .
E' impossibile r imanere senza prendere parie
d i fronte a un così gigantesco avvenimento come
la lotta proletar ia i n Russia. Ognuno di noi si sente
costretto a prender part i to, appassionatamente. Tanto
più costretto, i n quanto che quei problemi , che ogg i
occupano i nost r i compagni russi , possono domani
acquistare importanza pratica anche per l 'Europa
occidentale, anzi perchè già oggi essi influenzano
in modo decisivo la forma della propaganda e del la
tattica nostra.
Ma i l nostro dovere di par t i lo è quel lo di non
deciderci per l ' ima o per l 'altra parte nel russo l i –
t igio fraterno, pr ima di avere profondamente ana–
lizzalo g l i argoment i d i ent rambi .
Questo' ci vogl iono impedire mo l t i compagni .
Essi affermano essere nostro dovere di chi ararc i ,
senza previo esame, per quellai tendenza del social i–
smo russo che si trova al t imone. Ogn i al tro con–
legno metterebbe i n pericolo- (essi dicono) la r i vo l u –
zione e i l socialismo slesso. Ma ciò si chiama sem–
plicemente dare per già dimostrato ciò che è ancora
da provare : che una tendenza abbia battuto la retta
via e che noi dobbiamo incoraggiar la a continuare
per tale via.
Certamente noi , esigendo la più l ibera discus–
sione, ci col lochiamo già sul terreno della democra–
zia. La di t tatura non domanda la confutazione della
opinione ai lei contrar ia, ma la repressione violenta
della manifestazione d i tale opinione. Quindi i due
metodi della democrazia e della di t tatura stanno già
irreconci l iabi lmente d i fronte, pr ima ancora che la
discussione cominci . L'una esige la discussione, l 'al –
tra la vieta.
Per ora la di t tatura non comanda ancora nel
nostro par t i to; si discute ancora l iberamente presso