RIVISTPAOPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI Direttore: Dr. NAPOLEONE COLAJANNI Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese Il ALIA : anno lire 5 ; semestre lire 3 - ESTERO : anno lire 7; semestre lire 4. Un nu:rnero separato s Oent. ~ AnnoIV. - N. 13. Abbonamento postale Roma 15Gennaio 1899. SOMMARIO: LA RIVISTA: Per la libertà. Dr. NAPOLEONECOLAJANNI:Enrico Ferri " il saggio,,. Prof. M~NFREDIS101;To-~IN:OR: Intorno alle progettate aggmnte e mod1ficaz1om alla legge elettorale politica. A. GuARNIERIVENTIMIGLIA:Fondamento positivo della repressione nei delitti politici. Dr. P. BRIGANTI: La Guerra Ispano-Americana. CESARIOTESTA: Per un dimenticato. La Nuova Scuola. 'R..ivistadelle Riviste. - 'R..ecemio11i. AVVISO IMPORTANTE ~ Si pregano vivamente tutti coloro che spediscono somme alla RIVISTA POPOLARE di non mandarle mai in biglietti di banca entro busta semplicemente affrancata. Dirigere cartoline-vaglia, vaglia postali e lettere raccomandate al Dr. NAPOLEONECOLAJANNI - ROl\lA, P_er reclami relativi al servizio postale, invio d1 copie arretrate, cambiamenti d' indirizzo, dirigersi al sig. GIOACCHINOl\lONTALBANO. ROl\lA, Via Sardegna, 22. PER LA LIBERTÀ Filippo Turati nella prefazione alle note sul Cartismo di Paolo Valera (cui a nome della Rivista mandiamo coi saluti cordiali per la ricuperata libertà l' invito a riprendere l'antica collaborazione) dando un colpo irrèparabile al socialismo intransigente italiano, che vuole ripetere rigidamente in ltalia i metodi e la tattica dei socialisti degli altri paesi, scriveva che tra noi, innanzi tutto, bisognava conquistare la libertà politica. Uguale affermazione fatta da altri aveva provocato i sogghigni, le insolenze dei pontefici del socialismo ufficiale italiano! Gli avvenimenti di quest'anno hanno fatto mettere un po' di giudizio a molti: n' è prova il linguaggio dell' Avanti! Invece hanno perduto quel poco che avevano i monarchici reazionari italiani, che ci fanno rimpiangere sinanco i tempi della restaurazione, in Francia. Allora nella Carnera dei Deputati in Parigi la soppressione del giornale - e non importante - di un signor Robert, ed il suo temporaneo arresto, provocarono tempestose discussioni; e piu tardi si videro i signori La Bourdonnaye e gli ultra realisti difendere la libertà della stampa. Non ripeteremo quanto è stato detto qui stesso sulla nobile parte rappresentata da conservatori come Thiers, Perier, De Remusat ecc., all'epoca delle ordinanze di Luglio, che produssero la rivoluzione del 1830. Nulla di tutto ciò si è visto e si vedrà in Italia: veri conservatori pare che non ve ne siano più - o sono impotenti. I De Viti de Marco, i Vidari, i Villari, i Fioretti e pochi altri infatti pare che predichino al deserto e i loro avvertimenti non trovano eco alcuna ndle classi dirigenti, che fanno la politica. I conservatori, o, meglio, quelli che si dicono tali, smettono ogni infì.ngimento e si atteggiano a reazionari sfacciati e senza freno. La magistratura alta - che deve farsi perdonare tante colpe, tanti errori e tante vigliaccherie - si è messa della partita, e per bocca del Comm. Pascale, Procuratore Generale pres,o la Corte di Cassazione di Roma, ha fatto eco al dissennato programma della Perseveran:a, ed ha invocato freni contro la stampa - quasi non fosse bastevole l'incoraggiamento dato al Fisco dall'on. Pelloux, a sequestrare senza preoccuparsi dei processi! - e leggi sullo stato d'assedio. Una spiegazione di queste proposte, che esorbitano evidentemente dal compito di esporre i risultati annuali dell'amministrazione della giustizia, si potrebbe avere ammettendo che esse siano state suggerite dal rimorso delle violazioni della legge commesse dal supremo istituto, che dovrebbe curarne l'osservanza, nel convincimento che val meglio avere leggi reazionarie, anzichè violare sistematicamente quelle che non lo sono. Ma le circostanze verificatesi durante la lettura della relazione del Procuratore generale, e cioè la necessità in cui trovossi l'oratore di farsi sostituire per continuarla, indica chiaramente che l'insano consiglio dato dal Comm. Pascale di distruggere la pochissima libertà che rimane in Italia, è il prodotto della estrema ed avanzata sua involuzione senile. È questa la spiegazione piu benevola che la stampa di ogoi colore ha dato del discorso sbalorditoio del Procuratore Generale presso la Suprema Corte di Cassazione di Roma. • * .. La reazione stolta e fewce può combattersi vittoriosamente in nome della scienza, del diritto e sopratutto della stori:i : le lezioni del!' esperienza,
'It[ir!STA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI le lezioni delle cose sono le più effic:tci. (r) Esse insegnano a quale disastrosa conseguenza andarono incontro i popoli, che si lasciarono avvinghiare nelle t0rtuose e velenose spire della reazione. Gl'insegnamenti della storia remota s: possono mettere in forse accampando la diversità delle condizioni in cui si svolsero gli avvenimenti, dai quali voglionsi trarre; ma contro gli ammonimenti che vengono dalla storia contemporanea si spuntano i :;ofismi e le obbiezioni apparentemente ragionevoli che si possono mettere innanzi: nelle istituzioni e nei fatti contemporanei si trnvano gli elementi degli .utili paralleli u a Stati diversi e la misura alla cui stregua devono tutti giudicarsi. Più volte qui si discorse dell'Inghilterra e si fecero confronti coll'Italia; ma i reazionari, che sino a poco tempo fa, con bestiale incoscienza, il nostro paese volevano sempre paragonare, in fatto d'istituzioni politiche, colla monarchia anglo-sassone, ora rifuggono, con maggiore prudenza dal pericoloso avvicinamento che li mette alla gogna. Contentiamoli e, mettendo da banda le repubbliche, ricorriamo al Belgio per trovare un termine di confronto col nostro disgraziato paese. Per dare un'idea de,la libertà di cui si gode nel Belgio facciamo menzione della ultima manifestazione antimilitarisla - facciano attenzione allo scopo i nostri lettori - di Bruxelles nel Settembre 189,8. Il Peuple del I. Ottobre scrive : « In testa si avanza lo stendardo del Partito operaio colle vecchie iscrizioni in rosso dovute a Iean Volders: L.\.RGO AI PO\'ERl! L.rnGo AL POPOLOLAVORATORE! « Immense banderuole fiammeggianti tagliano la sfilata, sulle quali è scritto: Guerra al militarismo. Il Socialismo ci darà la pace. Abbasso l'imposta del sangue. « Il fascio delle bandiere rosse· si erige in un trofeo che fa battere i cuori; è il trofeo della liberazione, il simb0lo dd trionfo finale, il pegno delle nostre prossime vittorie. « In mezzo ai battaglioni dei lavoratori stanno i trasparenti, i portatori d'inse;;ne, di cui notiamo le più significanti: Lavoro e pane. Non più prigione. Niente piombo I Non più armata diretta contro il popolo. La nazione armata in attesa della fine del militarismo! Per urcidere,60 milioni; per insegnare,18 milioni; pel bilanciodel lavoro, mezzo milione! Il Socialismospezzera l'ultimo fucile. Una dimostrazione con siffatte insegne, con relativi gridi e relative marce e canzoni percorse liberamente la capitale del Belgio ; non avvenne alcun disordine, perchè non v'era la polizia per provocarlo. Non ne avvenne akuno neanche a Roma quando si fece la protesta per l'assassinio Frezz_i, perché la polizia rimase rintanata nelle proprie caserme. Una dimostrazione antimilitarista come quella di Bruxelles, in Itali;,. provocherebbe fucilate, cannonate, massacri! (1) Contro la reazione, guardata sotto i vari punti di vista, lesse, come già dicemmo altra volta, un nobilissimo scritto il Prof. Manfredi Siotto-Pintor, inaugurando gli studi nell'Università di Urbino. !I discorso è stato pubblicato in Roma. Gli antimilitaristi nel Belgio non si limitano alle processioni; pubblicrno opuscoli, giornali e manifesti appositi, specialmenae nell'epoc1 della partenza delle classi. Egli è così che nel N. ; de La Caserne ( 1898) si legge questo eloquente appello: « Fratelli ! tra qualche ora voi lascerete i vostri parenti, le vostre fidanzate i fratelli vostri, i vostri amici ptr entrare nella caserma. « La lee:ge lo vuole; bisogna sottomettersi. Voi andate per imparare a difendere la patria, ed intanto i ricchi fanno rimpiazzare i loro figli da disgraziati bisognosi. « Essi contano su voi pcrchè siano protette le loro persone e le loro sostanze nel caso che lo stra nicro invada i I nostro paese. « Contano su voi per opprimere il popolo, imporre il dominio della loro classe e costringere al silenzio ; malcontenti. « Fratelli bisogna partire. « La desolazione non entri nel vostro cuore. Voi partite, restano migliaia di uomini, giovani ardenti e generosi, che si sono votati alla soppressione della schiavitù. « Da anni essi lottano per liberare la gioventù dalla caserma, salvare il paese dal militari,mo e dalla rovina. A dispetto delle percecuzioni, la grande idea del disarmo ha fatto un rapido cammino. Oggi il più potente dei sovrani, lo cza~ di tutte le Russie, ha dovuto denunciare il danno e la follia del militarismo. « li tempo della liberazione è vicino - Abbiate fele nell'opera dei socialisti come essi l'hanno in voi. « Voi siete figli della clasie operaia, non è vero? Non lo dimenticate mai. Il Consigliogeneraledella Giovane guardia socialistadel 'Belgio. In questo e in altri più violenti scritti in Italia si sarebbe trovato materia per cento sequestri per eccitamento all'odio tra le varie sociali e ad altri immaginari reati. Nè un sequestro, nè un processo nel Belgio! * * * C'è dell'altro e di più istruttivo. Bisogna vedere con quale e quanta libert;\ i belgi parlano e .;crivono del Re e della famiglia reale. Nella Rivista si ha avuto occasione di accennare a questa estrema libertà di linguaggio; vogliamo darne qualche altro esempio. Luigi Bertrand, che aveva attaccato Leopoldo II come uno scostumato, nel libro Le <J3elgiqudeans l'année 1886, non content0 di punzecchiarlo quotidianamente nel Peuple, dedico un opuscolo a Leopoldo II e la sua famiglia. Non contento di deplorare che il Re costi molto al popolo il Bertrand scrive : « Sarebbe uno studio curiosissimo quello che si po - « trebbe fare dal p1mtodi vista della medicinamentale, « sul}a famiglia regnante ..... « E dovere del pubblicista che si rispetta di dire la ve- « rità a tutti dovesse anche inzaccherarsi la maestà reale. « Si ha il dovere di attaccareil <](e la ma famiglia non « come persone,ma perchérappresentanoun sistemapoli- « tico..... (p. 18 e 19). « Il Conte di Fiandra fratello del Re è un personaggio « lungo, pallido la schiena ricurva - vero tipo di dege- « nerato... Egli gode di un appannaggio di 200,000 lire « annue per la sola ragione ch'è fratello del Re - e « ancora eia 110n è provato, percbènel Belgio è interdetta la ricerca della paternità .... A Re Leopoldo, considerato da molti come un modello di Re Costituzionale, sono venuti molti e
l ì Rlf7YSTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCI11LI 243 violenti attacchi per la costruzione, da lui voluta di un porro militare in Bruges. In questa occasione nemmeno i giornali monarchici e clericali (La Pa:rie, Le Patriote ecc.) lo hanno risparmiato; ed il Peuple sotto il titolo Un 'R._oiencombrant riprodusse parecchi brani di tali giornali, che provano come t\~tti i partiti nel Belgio Yogliano us1re largamente della libertà. Ma l'argomento che somministra le più frequenti occasioni ad emettere giudizi severi sul conto del Re è sempre uno : il Congo, la politica coloniale. Eccone un saggio. Nel Peufe del 1; settembre 1898 col titolo: Le danger congolais si ri produceva dalla Presse Socialist~ questo bra'lo di articolo: « Le promesse non sono state mantenute perchè esse erano ingannatrici e menzognere. La verità è che il Re ed i ministri hanno ingannato le Camere ed il paese. Si diceva: il Congo non costerà niente al pae,e. La verità è questa: il Belgio ha speso dal 1889 al 1896 - 212 milioni. Noi dunque siamo stati giocati in questo aff1re, e tutta la colpa é del Re che ha avuto la loquade di essere sovrano di un paese nel q•Jale egli non ha mai posto il piede - ef!.lipreferisce a11dare a 'Parigi p,r trovarvi Emitimne rl'Ale11ço1e1Ciro de Merode, e 110n ,; audalo 1/elll· meuo n vedere i cougol,si n Fervuereu... » Nel Belgio si protesta clamorosamente e liberamente contro le più importanti istituzioni politiche e sociali; nel Belgio si proclama il dovere di attaccare il Re e la famiglia reale - e si attaccano violentemente nella loro vita pubblica e privata .... Ma i cittadini del Belgio godono di tanta illimitata libertà sotto il governo dei progressisti o dei radicali come Lorande Iamon? Che ! I clericali, i reazionari sono al governo da anni ed anni, e non si sognano neppure d'impedire in un modo alcuno l'esercizio della libertà ! Pur troppo i liberali alla Pelloux ci fanno invidiare il regime clericale del Bdgio; non neghiamo però che i clericali in Italia agirebbero forse peggio dei liberali. E il popolo minchione lascerebbero fare! LA RIVJSTA. /~~ EnriFcoer"ri il saggio ,, Coioro che hanno ktto la prima Edizione del mio Sccialismo (Catania 1884) sanno che quel libro fu scritto per combatterne un altro d, Enrico Ferri pubblicito un anno prima. In Socialismo e Cr:minalità il Ferri con molto calore aveva sostenuto, che il so~ialismo non aveva base scientifica e che le teorie darviniane e spenceria ne lo spacciavano senza lasciargli un filo di vita. Dimostrai invece, quattordici anni or sono, che nè le ipotesi di Darwin - dato che fossero applicabili alle società umane - nè quelle di Spencer, intaccavano menomamente l'insieme di teoriche, di fatti e di aspirJZioni, che costituiscono il socialismo. Passarono alcuni anni, e colui che aven c•eduto di uccidere il socialismo colle armi tolte a prestito dalla scienza moderna, dalla vera scienza, dalla sJCiologia a base di darwinismo, divenne, non solo il più ardente e intransigente socialista, ma proclamò allegramente che la sociologi/i sarà socialista o nou sarà, e con un tour de force, di cui sono capaci certi uomini, che hanno le attitudini congenite dei clowns, egli trasformò i due sommi che dovevano accoppare :\larx, in suoi alleati; e ne venne fuori quella trinità: Marx-Darwin-Spencer, su cui si appuntarono l'ironia di Antonio Labriola e la critica di Karl Kautsky, i quali, se non erro, sono tra i socialisti piu autentici e piu autorevoli d'Italia e di Germania. Non mi occupo del valore scientifico di questa strana compagnia che il Ferri volle dare a Marx, per comodità propria; ma credo che pubblicando la seconda edizione del Socialismo avevo il diritto e il dovere di constatare il mutamento avvenuto in colui, ch'era stato i: mio avversario scientifico. E lo constatai con queste parole della Prefazione: « Allora (nel 1883) sociologi ed " economisti credevano di avere facilmente ragione del « socialismo, invocando le teorie darwiniane e spenceria- « ne ; oggi dai piu si riconosce : o che le ultime non « lo contraddicono, o che non ha basi solide il cosidetto « darwinismo sociale. Lo stesso Enrico Ferri, contro le cui « teorie particolarmente fu scritto il mio libro per com- « battere ciò che egli aveva sostenuto in Socialismo e « Criminalità, per una rapida ed improvvisa evoluzione, « è divenuto un socialista ardente ed intransigente e « tratta me da codino. lo resto quello che fui ; mi au- « guro che egli si mantenga quello che è divenuto ,,. (p. IV). Per motivi che si conosceranno piu tardi, era il meno che io potessi scrivere di lui, tenenJo conto specialmente degli attacchi villani, e talvolta calunniosi, che dalla sua scuola mi er.ino piu volte venuti. Nelle mie parole, del resto, c'era una constatazione di fJtto, che nè io nè lui potevamo mutare o attenuare. La verità e quella che è. E poi Enrico Ferri stesso ha scritto testè che l'ostinazione è dei muli e degli oziosi; ciò a giustificazione di qualunque passato e futuro suo mutamento di opinioni scientifiche o politiche e per colpire con la sua compassione me non solo, ma tutti coloro che in nome della coerenza lo attaccavano. Egregiamente! Per.:ht:: dunque prendersela così con chi poi si fa un dovere di constatare come e quanto egli abbia applicato b. sua teoria? Tanto piu che il caso non è nuovo nè isolato e non son certo i compagni che mancheranno al Faii nella sicura via! Soltanto la formula egli ha graziosamente mutato, ma la sostanza è antica e sarà duratura quanto l' arte sopraffina dei predestinati a vivere del rumore che sanno farsi intorno. Una volta si diceva: mutar co11siglio e dei saggi; e questa saggtz,_za abbiamo tante volte veduto premiata da vantaggiose posizioni sociali basate su certa clamorosa qua:no proficua popolarità, cui essa suol mirare, di non esicrvi piu alcuno che possa siupirsi di vedere che la giudiziosa divisa trovi ancora dei cavalieri i quali coraggiosa'llente l' adottino. li trucco da Vèssillifero dell' av enire, per esempio, oggi come oggi, (specialmente per chi sa a ttmpo e luogo usar prudenza) è, certo, piu attraente e fa, sopratutto, piu rumore del borbottio somme,so della folla borghese che si accalca, incitando, al1'0"11bra della reazione protettrice. Ed è piu che spiegabile il vedere come le attività irrequiete che 11011 conoscono certi ozii, piantino disinvoltamente la moltitudine uniforme. quando ess:i ha dato loro tutto quello che poteva, per passare clamorosamente dalla parte opposta, dove le opportunità di sfoggiare i propri mezzi. come dicono i cantanti, sono più frequenti e in evidenza. Convinto della bontà del metodo da lui seguito sin ora, Enrico Ferri non avrebbe dovuto, perciò, aversi a malè delle mie parole, le quali, in fondo, constatavano appnnto. che egli non è nè un mulo, ne un ozioso, di qnelli eh.-, per pensare ed agire sempre a un modo, non sapranno mai che sia l'ebrezza di certi successi. Se poi si è off,so pel desiderio che manifestai di vederlo rimanere quello eh' è dive·nuto, allora non ha forse tutti i torti; perche io, infatti, non avevo bidato che, in questo caso, anch'egli diverrebbe per lo meno uno di qu~i 11111/i che disprezza. Appena gli parrà savio, per non restare in ozio, egli vorrà mutare ancora; ed ha ragione 1 Enrico Ferri ha dichiarato altresi, che egli non si la-
144 '1{.lVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI scia"fprendere dall'ira, che non soffre di stravasi di bile, e che essendo troppo alto_ (di statura), può guardare tutti dall'alto in basso .... E quello che dico anch'io; date queste eccellenti qualità che dovrebbero fare di lui il tipo dell'uomo equilibrato, sereno, indifferente a qual - siasi punzecchiatura, specialmente quando venga da uno di quegli sventurati che hanno la malinconia della coerenza, e non si comprende come egli abbia potuto consacrarmi due articoli, e dedicare moltissime colonne di una rivista alla lusinghiera constatazione da me fatta. Riflettendo al contenuto di quelle colonne, se esse non sono suggerite dall'ira - eh' è sempre una grande attenuante - si dovrebbe, in verità, convenire che il Ferri, non è poi tanto felice di trovarsi egli stesso così poco mulo e niente affatto ozioso nelle opinioni politiche e scientifiche, perchè si difende, senza avero e l' aria, della constatazione, arrivand0 ad essere contro di me di una volgarità compassionevole. Infatti in quelle pagine che ci danno notizie interessanti sui suoi maestri, sui suoi compagni di studio, sulla dote di sua moglie, sul sottosegretariato ali' istruzione offertogli nel 1891, sulle voci che i suoi nemici spargono nella provincia di Mantova relativamente a lusso, pariglie di cavalli ecc. ecc. sul suo temperamento, sulla storia del suo coraggio, sulle parecchie e diverse cose che egli fa quasi contemporaneamente - con una sveltezza da eccitare la gelosia di Fregali che rappresenta da solo una commedia a nove personaggi - sugli applausi riscossi nelle Assisie e nei Tribunali ecc., ecc., si trovano tante insinuazioni e tante bugie, quali non le riscontrai all'indomani delle denunzie degli scandali della Banca Romana negli organi agli stipendi del sor Bernardo Tanlongo. e nel 1895 nei giornali agli stipendi di Francesco Crispi. ( 1 ). Comunque non posso lasciare senza risposta nemmeno il secondo articolo che egli mi consacra, e mi acdngo subito a replicare anche a questo. Risposi al primo articolo di Ferri nella stessa nv1sta che pubblicò l'attacco contro di me. Rispon_do qui al secondo per ragioni che non vale la pena d1 far conoscere. Pei lettori della Rivista Popolare è subito riassunta la mia prima risposta, quando avrò loro detto, che a F~rri che mi negava ogni valore scientifico nulla avevo da obiettare, perchè, se ciò avessi voluto - e non lo volevo - non un articolo sarebbe occorso, ma un libro; perchè la sua era un opinione rispettabile, pel solo fatto di essere una opinione, quanto quella che potrei avere io sul conto suo. A Ferri che metteva in dubbio la mia buona fede scientifica e la mia coerenza politica, rispondevo, che egli sapeva di dire una cosa ridicola e dimostravo eh~ non poteva essere un cercatore di applausi in Corte d1 Assise come lui, che poteva insegnare l'una e l'altra a nessuno, e molto meno ad un uomo come me. (2) (1) A proposito di Mantova non è male si conosca questo grazioso episodio. Appena il Ferri pubblicò il primo articolo contro di me, un anonimo lo mandò con commenti salati e pepati alla moderata Gazzettadi Mantova, che commise la leggerezza, non conoscendo i precedenti, di pubblicarlo. Ma la Gazzetta, con lealtà rara negli avversari, letto il Socialismo si ricredette e confessò ch'era stata sorpresa la sua buona fede. (2) Enrico Ferri mena un grande rumore per avere io scritto nella seconda edizione del Socialismo ch'egli, per ottenere la selezione morale, voleva conservata la pena di morte. Confesso onestamente di essere caduto in errore; ed ai lettori che conoscono la mia scrupolosità spiego come e perchè caddi in errore. Citai a memoria e la memoria mi tradì precisamente: 1° perchè la scuola di antropologia criminale, di cui il Ferri è pars magna, ammette per lo appunto la necessaria funzione ;elettiva della pena di morte; 2° perchè lo stesso Ferri nella 3' Edizione della Sociologiacriminale (1892)aveva scritto: « O si vuole dalla pena di morte ricavare una qualche utilità. per esempio l'unica efficaciadi essa, qual'è la selezione artificiaìe,ed allora bisogna applicarla sul serio ed avere il coraggio di uccidere. in Italia, ogni anno, più di 1500 individui. Oppure la pena di morte si tiene scritta nei codici, come spauracchio inutile non mai applicato, ed allora, per essere seri, Nel secondo articolo Enrico Ferri insiste sul mio valore scientifico uguale a zero, mi sfida a provare ch'egli ha torto e difende sè stesso in quanto alla allegra disinvoltura - l'allegria gli viene dal temperamento: ce l'ha confessato egli stesso - colla quale muta di opinioni poi :tiche e scientifiche; ed a questo replico ora quanto più brevemente mi sara possibile. ·, . Ma, prima di entrare in argomento, non saranno superflue, due parole sul sistema generale della polemica ferriana. Enrico Ferri quando deve combattere un avversario, o difendere sè stesso, o rivelarsi diverso da quello che è stato, mostra un'abilità somma, e quale può riscontrarsi in coloro che non soffrono d'ira o di male di fegato, ma che uon sanno, nemmeno, dove stia di casa la più elementare rettitudine e lealtà nella discussione. Le proprie convinzioni scientifiche egli le presenta sotto l'aspetto che gli è comodo per la circostanza, col sistema delle attenuazioni e delle trasformazioni graduali, insensibili, di cui ci ha dato applicazioni brillanti il simpatico Vamba, quando gradatamente da un Crispi, ad esempio, traeva un Depretis, o da un Rudini un tondo O di Giotto. Lo stesso sistema il Ferri adopera verso gli avversari, mutilandone sapientemente le frasi, assegnando ad esse arbitrariamente il valore intrinseco che non hanno e, nei casi disperati, mutando abilmente il terreno del dibattito. Questi sono gl'inconvenienti del confondere nella propria carriera la Corte di Assise, il teatro e magari la piazza con accompagnamento di relativa musica di negri, con la scienza. Così è accaduto nella presente polemica. Nata dalla mia constatazione di ... irrequietezza nelle sue opinioni e dall'augurio di vederlo decidere definitivamente per le più recenti, l'abilissimo avvocato, che non ama evidentemente questo tema di discussione, vorrebbe trascinarmi dietro di sè in una dissertazione scientifica, nella quale io dovrei mettere le mie idee in contrasto con le sue. Prometto formalmente di provare in modo esauriente - per questo c' è sempre tempo _ come egli applichi il suo sistema anche nel campo della scienza, per non fare avvertire il proprio girellismo (1); ma per ora non mi piace di lasciarmi abbindolare dalle sue agilità dialettiche, che gli consiglio di serbare per gli applausi dei carabinieri, come quelli di Siena, che l'irresistibile chiacchieratore ricorda con tanta evidente compiacenza. Per ora l'argomento è un altro, e sarà bene non uscire dai suoi termini. Ciò premesso avverto che non rileverò la sfida di Enrico Ferri per dimostrare a lui il mio valore scientifico. Egli ci ha annunziato di avere pubblicato parecchie migliaia di pagine, e parecchie migliaia sono anche quelle da me pubblicate; ciascuno di noi ha gli ammiratori che merita (d io lascio volentieri a lui i suoi. E poi non bis in idem. Quando Cesare Lombroso, indispettito dal successo - successo da lui stesso confessato - che ebbero i miei due volumi di Sociologiacriminale, scrisse che l'opera mia poteva garbarealle plebi e poteva essere lodata da critici incompetenti, gli riposi provandogli qual fosse la plebe cui garbava e quali i critici incompetenti, che l' avevano lodata. Quella mia risposta, a parte la inevitabile vivacità polemica, dovette essere, nella sostanza onesta ed esauriente, e certo non era spregevole, come vorrebbe dare ad intendere il Ferri, perchè qualche bisogna abolirla (p. 727). A pag. 730, a proposito delle pene di morte eseguite in Ferrara in 800 anni ed in Roma del 1500 al 1770 osserva: « queste si possono veramen:e c/1iamare applicazioni serie della pena di morte, alle quali io vedo che dohbiamo in buonaparte il va11laf!1;idoi 1111 risa11a111e1p1atroziale della societàliberata da tanti esseri pericolosi, che altrimenti avrebbero moltiplicata,assai pùì, la loro razza criminale"· (1) Di questo girellismo scientificodel Ferri, ha dato una prova M. Angelo Vaccaro, nell'ultimo numero della 'l{_ivistascientifica del diritto, in una breve recensione, ch'è una vera staffilatasul suo viso.
'R._ITTISAT POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl 245 anno dopo si ristabilirono le mie buone relazioni col Lombroso, che della sua stima mi dette prove non dubbie. Se lo volessi, potrei ripetere, allargandola, quella risposta; ma per contenerla ci vorrebbero molti nu• meri della Rivista popolare interamente ad essa consacrati. E dovrei rifare l'apologia di me stesso; il che è penoso sempre - quando non si è Enrico Ferri. Per ora, mi limito a rispondere alla sfida esilarante una cosa sola: che nella scienza mi trovo assai soddisfatto dell'opera mia, attenendomi alla demolizione degli errori altrui - specialmente di quelli di Ferri - e che lascio agli altri il luccichio dei romanzi climatici ed antropologici. Stia certo, però, il Ferri, che nessun 'R._astignac potrà farmi arrossire - per quanto di rossore, uomo sereno, che guarda sempre dall'alto, per ragione di statura, non sia capace Enrico Ferri - rinfacciandomi di avere mendicato lodi. Se lodi mi vengono, vengono spontanee, spesso anche dopo aver disgustato coloro che me le prodigano. E in quanto a lodi mi bastano quelle di Enrico Morselli, che i lettori della Rivista hanno letto nel numero precedente e che mi compensano ad usura delle ingiurie e delle volgarità di parecchi Ferri. Perciò lasciamo da parte il contenuto scientifico dei libri, che per ora non c'entra, e veniamo al resto. Delle innumerevoli cose dette da Ferri nell'auto panegirico del suo secondo articolo, una ne accetto per vera, verissima : quella che ci dà notizia preziosa del suo... coraggio. Egli ci narra - come una delle prove più luminose della sua intrepidezza - che mentre infieriva la reazione egli sfidò.... il carcere, dirigendo l'..Ava.nti! Ed in fatti può darsi che egli - per quanto se ne schermisca - si sia allora sentito un eroe ..... soltanto fu l'Avanti! che perdette in quel periodo l'abituale ardire generoso, e seppe presentarsi dimesso, temperato, prudente come non era mai stato - di che, però, non gli faccio un addebito. E se questa prova passata di coraggio leonino non bastasse, un'altra il soddisfatto atleta ne offre nella presente polemica, chiamando in suo aiuto contro di me il povero Turati che, pur troppo, per ora, non può smentirlo. Egli, per dimostrare la mia ignoranza, afferma che Filippo Turati mi dette staffilatepolemicbe in confrontodelle quali le sue critiche - chiama critiche le miserevoli trivialità che egli mi ha lanciato contro ! - sonocara111elle di fior di latte! Ora, in attesa di quello che potrà venire a suo tempo, e bene notare che Filippo Turati scrisse una recensione, che nessuno avrebbe potuto desiderare più lusinghiera, sulla 1• edizione del Socialismo, e la pubblicò in opuscolo separato e lodò più volte tutte le altre mie opere. Ebbe una polemica aspra con me, ma sorse soltanto da causa politica, quando, per una aberrazione momentanea, nel 1894, prestò credito alle calunnie spacciate sul mio conto dal Punto Nero di Reggio Emilia. Per motivi che facilmente si comprendono, non devo, non posso, non voglio tornare su quella polemica; tutto ciò che potrei dire io, per altro, varrebbe molto meno degli atti di Filippo Turati verso di me. Quando egli, nelle tristi recenti vicende della sua vita generosa, sentì il bisogno di rivolgersi ad un amico che amava - e sopratutto ad una persona che stimava assai - indirizzò a me, prima di essere rinchiuso nel reclusorio di Pallanza, la commovente lettera che venne pubblicata nel N, s ( 1 s settembre 1898) della 'R._ivistapopolare! Ma tutto ciò, come dicevo, sempre più e meglio dimostra che ad Enrico Ferri, cui l'operosità, variante col mutar del t~mpo, dovrebbe comparire titolo di onore -· perchè l'osti• nazione sappiamo cl/ è deimuli edeglioziosi--scotta l'accusa di aver mutato casacca, e per purgarsene offende tutti gli studiosi d'Italia e si dà la patente di asino petulante. Egli infatti afferma che sino al 1883 in Italia fosse uoto soltanto il socialismoutopistico. (1) Oh! chi gli dà il diritto (1) Enrico Ferri afferma ripetutamente che nel 1883 egli ap• puntò le sue armi solla11to,ecslusivamente contro il socialismo utopistico. Anche questa affermazione sua è uu atto di CO· raggio... nella bugia. Nel Socialismoe crimiualità uon fa mai al• cuna distinzione tra socialismoutopistico e socialismo scw1tifico. di assérire che in Italia sino al 1883 non si conoscesse Marx che a suo giudizio rappresenta il socialismoscientifico? Vorrei vedere che cosa pensino di questa impertinente asserzione Loria, Cusumano, Bignami, Gnocchi Viani, An• drea Costa, Bissolati. Non si era mai visto un tipo, che per giustificare l'ignoranza propria, tratta da ignoranti tutti i suoi concittadini! E la propria ignoranza fenomenale - pur di giustificare la conversione improvvisa al socialismo intransigente - confessa esplicita mente in questi termini precisi: il socialismoscientifi.ceomarxista fu da me ignoralo sino al 1893 - l'anno famoso della chiamata di San Paolo, alla quale immediatamente non volle prestar fede Filippo Turati, che nel Congresso di Reggio Emilia di lui non volea saperne ... Questa confessione sorprendente asso:ia in maniera indiscutibile, che io avevo perfettamente ragione scrivendo che la conversione di Ferri fu improvvisa. Ma anch~ sulla storia di essa possiamo e dobbiamo credergli? E possibile che un'arca di scienza come Ferri abbia ignorato sino al 1893 la esistenza di Carlo Marx, morto da IO anni, e di quello che egli chiama socialismo scientifico che contrappone al socialismoutopistico? E se fosse vera questa ignoranza, che cosa dovrebbe pensarsi di questo giovinastro impenitente che scrive contro il socialismo ed ignora che sia esistito un Carlo Marx, ed ignora che da sedici anni era pubblicato il 1° volume del Capitale, dopo ch'era stato tradotto quasi in tutte le lingue; dopo il libro di Cusumano sulle Scuoi-, economichedella Germania pubblicato nel 1875 e da tanti sfruttato; dopo i libri, gli articoli e i discorsi di Loria; dopo cbe l'Unione Tipografica Editrice, nella 3• serie della Biblioteca dell'Economista, proprio nell'an110 1883 ne aveva data anche la traduzione italiana ? Via! qui la ignoranza, raddoppiata dalla petulanza, sarebbe tanto bestiale, che, per quanto in questo caso possa far comodo ad Enrico Ferri che gli si creda, non si può prestargli fede. Lui, proprio lui, somministra le prove luminose della smentita che dà... a sè stesso. Ferri conosce la 3. serie della Bibliotecadel!'Economista e la cita in una nota a pag. 96; Ferri conosce e cita più volte l'articolo di Lo• iia su Carlo Marx pubblicato nella Nuova Antologia (aprile 1883) e la commemorazione fattane dallo stesso Lo ria e nel mede~imo anno nell'Università di Siena. E devrebbe conoscere Marx perchè si arrischia ad esaminare l'idea a lui cara: il materialismo storico; e dovrebbe conoscere Marx perchè entra giudice tra Spencer e il grande socialista di Treviri, per dare torto a Loria che nell'articolo della Nuova Antologia aveva scritto che « l'applicazione sociale della dottrina della evoluzione fatta dal .Marx è di gran lunga più scientifica, più significante di quella che ha tentato lo Spencer » (Socialismo e criminalità p. 42 ). Se non conosce Marx ... e lo giudica, che cosa si dovrebbe pensare della sua scienza e specialmente della sua onestà? Egli spiegando la conversione improvvisa colla ignoranza del socialismo scientifico, mostra qual' •è il suo solo coraggio, veramente raro! Ma malgrado tutto ciò, la sua aflermazione era cosi dcura nella sua audacia che avrebbe finito, forse, per impressionare anche me, inducendomi ad ammettere la possibilità del fatto inverosimile, se fra certe vecchie carte e molte lettere del mio ossequente amico di una volta, non ne avessi trovata una che dà la vera e genuina spiegazione di tutto. Enrico Ferri seppe nel 1883 che io mi apparecchiava a ribattere le sciocchezze pubblicate nel Socialismoe Criminalità, ed in risposta ad una mia, nella quale gli chiedevo delle notizie, risposemi, gentile, buono, cortese, dimesso, con una lettera che porta la data delli 8 Novembre. Distingue socialis1110teorico e socialis1110pratico od applicato (socialismo di Stato e tentativi di applicazione delle utopie socialiste in America) e dichiara che terrà conto solo del pri• mo (p. 2 1). A p. 2 5 dichiara che terr:\ conto delle serieaifer11iatio11i del socialismo....
RITTIST A POPOLARE 7JI 'POLITICA LETTERE E SCIENZE SOC-\ALl Egli mi scriveva : J:l.mo Signore, « Il Fascio mostrò l'urgente necessità di rins~ngua_re la democrazia collo spirito delle nuove idee. Necemta che10se11/od~ molto tempo ma a cui 11011ho potuto ottemperare swom, percl!e nella mia in~ompiuta 11osizioneufficiale di professore ~traord1: nario, se all'eresia scientifica aggiungessi que/1~- politica, :1sch1ere1 troppo di soccombere in quel!a lotta che. g,a_tutto m1 assorbe, per non rimane~e. sopraffano -'~ qu~lla sc,eaufi,ca: . Per ora 11ecernta1mprescwd1b1led_i lotta ptr l esi~tenz.a 1111 costri11gouoad accentuare la forma w senso conservat1_vo senz.a,naturalmmte c/Jeio dica mai cosa se11z.averne la piu profonda e leale co11vi;,z.ìone; ciò non terrà pere\ quand_olo crecterò opportuno e quando mi darò alla vita poht1ca, di 111a11ifeslar1q1uual sono. » ........ ,; H~ dov~t; c~n~in;en~i ~he l'arte di far progredire le idee sta nel velare la sostanz.a colla forma, salvo sempre, ripeto (perche non vorrei essere preso per gemila), salvo sempre la lealtà!» Questi due brani della sua lettera sono tanto chiari, che non hanno bisogno davvero di alcnn commento. Da Enrico Ferri chi volesse divertirsi a vederlo imbarazzato, potrebbe vol~r sapere qu_al'è la. sostaw:._a che ".el~ colla forma; quali sono le parti ~e!. hbro nelle quah e è tutta la sua profonda e leale convinzione; c_ome _poteva essere leale affermando cose che non sentiva ; 111 qual modo poteva non essere preso per gesuita accentuando la forma i11senso conservativo senza essere conservatore ! E queste domande ~d Enrico Fe~ri, sofista e chiaèchier~tore davvero illustre, s1potrebbero rivolger~ per amore del'. arte, per pro~ura_rsi un p~ro d!letto estetico_, perchè _s~euò essere s1cur1 che egli, togliendo a prestito da tutti I· Ferravilla d'ltalia tutti i Tecoppa di que~~o m?ndo,_ farebbe ammirare la propria sorprendente ab1htà d1alett1ca. . Io più modesto, mi limito a constatare che Ennco FerrÌ nel 1883 - dieci anni prima della sua conversione ! - conosceva le nuove idee colle quali sentiva la necessita di rinsanguare la democrazia. Queste nuove idee non poteva~o essere q~elle del_ socialismo utopistico.... perchè ... egli aveva scritto un libro per combatterlo ! . . . . . Dunque, niente ignoranza! Perchè attr1bmrs1 dei torti che non ha? Egli nel 1883 accentua la forma - quale la sostanza ? - in senso conservativo perchc ha paura di aggiungere l'eresia polit~ca al_l'~resia, sci~ntifi.ca !_ Si astiene dall'aggiungere I eresia politica ali eresias~ientifica non nello interesse della propaganda delle nuoveidee, ma perchè è ancora incompiuta la sua posizione ufficiale di professore straordinario.... Ecco la verità. Del resto, questo linguaggio è il med_esimo dell'a_utore il quale con rara ingenuità, rivo!ge~do_s1 Al lei/ore 111 Socialismo e criminalita (p. 5/ gh d1ch1ara che nel mo sangue <1or<10<1/ia il fermento della praticità ! !.. Alla "bu;n~ra! Che serve andar cercando eufemismi tortuosi? Eccola la grande parola che riassume l'uomo, la sua vita, l'opera sua. Questo giovane d'ingegn_o, fort_unato, prof~ssore straordinario a 27 anni, mentisce, rnganna, s1 camuffa dà conservatore indossa la tunica del Loiola - pur non volendo' esser preso per gesuita -: per f ar_ecarrier_.a.. Ora vedere questo emerito opportumsta fare 11 moralista nell'anno di grazia 1?98 e rivol_ger p_arol~ d'i~coraggiamento e di approvazione a quei tanti eroi ven, che pe~- dono il pane pur di affermare alla luce del. sole la propn~ fede socialista è tal cosa cha farebbe sahre un tuffo d1 sangue al cer~:llo_, s~ lo sdegn~ ~on n~ufragasse in una sonora risata d1 p1eta per un s1m1le sciagurato. Ma torniamo alla storia. Leggendo la ricordata le~te_ra, provai un sentime~to indicibile di pena, perchè m1 npugnarono sempre gl_mfingimenti e le ipocrisie ; ma, ottimis~a come s_onoe disposto alla massima indulgenza verso eh, econor~ucament~ stava a disagio, mentre io mi trovava allora 111 una discreta agiatezza, accettai le spiegazioni per oro di coppella; prestai fede alla parziale sincerità del Ferri, e credetti utile alla causa della democrazia trattare bene un giovane di valore, che del resto prometteva formalmente_ di manifestarsi qual'era quando si sarebbedato alla vita politica. Ecco la spiegazione della cura da me _posta nella prima edizione del Socialismo a mettere 111 evidenza le sue tendenze democratiche. Fui suggestionato dalla sua lettera, ed egli, abile com'e, non mane? ~i farsi bello ?elle mie benevoli parole: una delle poch1ss1me c1taz10111del mio Socialismo da lui fatta quando annunziò la _propria conversione nell'opuscolo della trinità Marx-7Jarwm-Spencer si riferisçe per l'appunto a tale mio giudizio. Ma il momento del disinganno e della pumzione per me arrivò presto: colle elezioni del_1886 Enrico Ferri entrò a Montecitorio. Credetti che egh avrebbe.tenuto la parola e che sarebbe andato a rinsani;uarelademocraziaparlamenta1·e collenuove idee. Altro che nuove idee! Del rinsanguamento Enrico Ferri aveva sentito l'urgentenecessita nel 1883; ma appena giunto a Montecitorio, egli andò invece ad ingrossare le tranquille file dei monarchici .... Allora non potei più resistere e iniziai con lui, nel r 886, la pol~mica sul!' Epoca ~i Genoya. Di t~le pol~- mica, nella nsposta al suo prnno artlc?lo, .:osi_ pa~la1: « Precisamente perchè avevo sco1to tali accenm (gh ac- « cenni in senso democratico e socialista di cui sop.ra) « in Socialismo e Criminali/a; precisamente perchè te- « nevo presenti alla mente _le d)chiarazioni scrittemi, di ~ cui feci parola poco fa, 11mas1 addolorato e sorpreso « quando, dopo le elezioni del 1886, vidi Enrico Ferri, « elètto da una provincia radicale, disertare l'Estrema « Sinistra ed imbrancarsi tra i monarchici. Egli dirà che « l'Estrema non era socialista. Ma allora era tutto ciò « che c'era di piu avanzato; e Costa, socialista autenti- « co e di data antichissima, stava nell'Estrema, come ci « stava il Musini. Me ne addolorJi e lo biasimai nell'Epoca. « Se in lui l'evoluzione fosse stati continua e graduale, « dopo gli accenni dd lib!o, dopo le d_ich!arazio?i epi- « stolari era da attendersi un plsso più rnnanz1 nella « vita p;rlam 7ntare ; egli _invee~, a□zichè and~re .tra i « piu avanzati combattenti dell Estrema, prefen . neo~-- « fermarsi conservatore col pranzo a Corte e coi sorns1 « della Regina "· Potevo esser~ piu prudente e più esatto? Ricordai dati di fatto inoppugnabili; e ci voleva soltanto quel tale coraggio di Enrico Ferri per negarli o contrr~erli. ~g(i così risponde: « eletto deputato nel 1886, m1 as~nss!, • non ai monarchici conservatori (come dice Colaian01, « contorcendo ancora una volta i fatti) ma al gruppo cc radicale legalitario, con Fortis, Ferrari, Sacchi ecc. ». Ebbene - e que~ti sono fatti ~ date che nessun? ignora - nel 1886 nemmeno Fmus aveva ascoltato 11 vieni meco di Crispi; nel 1886 non esisteva il gruppo radicale legalitario, sorto invece colle t:lezioni generali del 1892 ! Io capisco eh~ i!1 certi frangenti, qual~ _c~e sia !'abilità dialettica 1 c1 s, afferra anche alle fuhg1111pur d1 non cascare· ma farsi sorp1 endere così, come uno scolaretteche dic~ una cattiva bugiola per sfuggire ad una tirati□a d'orecchi meritata, è tal cosa da di,creditare cento vittorie curialesche ! E se anche alla eloquenza dei fatti e delle date - la disperazione è pessima consigliera - l'!llustr<! d_ial:ttico volesse contrapporre quella delle sue dtrnostraz1on1 avvocatesche, gliene risparmio subito il fastidio con un altro brano della sua prosa epistolare, nel quale le date sono irremissibilmente messe a posto. In data del 12 Giugno 1886 Enrico Ferri mi scriveva: « Sono a Roma ma non sono coli' Estrewa Sinistra, perchè « com'essa è, non' la che paralizzare politic:tmcnte le forze ia- " dividuali. « Siedo vicinissimo all'E;trema aspettando il nuovo partito « radicalepossibilista (Fortis ecc.), che tolga le pr~me~se po- " Ittiche, che fanno d1 que,ta parte un lazzJretto pohuco. In- « somma si vedrà ». Nel 1886, dunque, egli 11011 cr;1 nel partito radicale
RIVISTA POPOLARE Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI 247 possibilista, che non esisteva, ma era fuori dell'Estrema a guardare per fare i suoi conti. Dopo questo estratto concentrato deI più vigile e accorto opportuoismo - come lo chiamano gl'ingenui - operosità aborrente dall'ozio mulesco - come peregrinamente lo battezzano i predestinati alla Enrico Ferri - a che varrebbe indugiarsi in altre logomachie ? Dal mio punto di vista limitato, il contrasto tra il Ferri del 1886 e il Ferri del 1898 era tal cosa deplorevole da indurmi ad ammettere per generosità che egli si decidesse almeno una buona volta a fermarsi e rimaoere quale è diventato in questi ultimi anni. I vacillamenti, le incertezze, le ipocrisie, le menzogne giovanili po,sono essere perdonabili se transitori; lo sono meno se suggeriti dal calcolo, per raggiungere un vantaggio personale; ma la gioventù può valere a giustificare tanti errori. Ora, invece, Enrico Ferri, non solo ha dato lui stesso la dimostrazione luminosa della sua persistenza cosciente nel metodo, ma l'ipotesi e l'augurio che egli pos,a almeno rimaner fermo nelle idee di oggi, lo irrita e lo offende. lo mi perno perciò di aver fatta l'uno e l'altra e ne faccio ammenda. Ma individui come lui, allora, non dovrebbero mai arrogarsi il diritto di dare lezioni di coerenza, di lealtà, di rettitudine - tutte cose delle quali essi sorridono - a chi non venne mai meno alle regole supreme della onestà pubblica e privata e che non mutò di una linea la propria condotta nella buona e nell'avversa fortuna. Un tipo quale questo signore si è auto-fotografato, può avere il diritto di vantarsi della sua camaleontica venusta, non quello di infastidire chi ba del dovere del galantuomo nella politica, nella scienza, nella vita, un concetto che i suoi pari non intenderanno giammai. Dr. NAPOLEONE COLAJANNI. ILSOCIALISMO ùiNapoleone Col~anni (GIUDIZI) Dal The Clarion (5 Novembre 1898) la più diffusa rivista socialista inglese : u Del Socialismo del Dr. Napoleone Colajanni, membro del Parlamento italiano, si è pubblicata la seconda edizione italiana a cura della Rivista Popolare di Roma. Questo famoso libro apparve la prima volta nel 1884 e fu grandemente apprezzato dal pubblico colto italiano e straniero ed anche dagli intelligenti oppositori del socialismo. Fu scritto allo scopo di combattere le asserzioni del criminologo e sociologo Enrico Ferri, la cui opera Socù1lismoe Criminalità apparve nel 1883. Il libro del Colaj anni ebbe la buona fortuna di convertire Enrico Ferri al Socialismo (1). Questo sociologo scrisse nel suo libro dell'8 3 che li sociologia era l,i pierre d'achoppement del socialismo ; al Congresso di Sociologia di Parigi dichiarò che la Sociologiasarà socialistao non sarà. L'erudizione spiegata da Colajanni nel Socialismo è rimarchevole. Egli ha letto moltissimi libri pubblicati sul socialismo, sull'economia politica, sull'evoluzione ecc. Dal medesimo si scorge che sono molti i libri pubblicati in Italia e molte le traduzioni di libri sul socialismo. In questo l'Italia sembra più prolifica delle altre nazioni... Il Dr. Colajanni è autore di numerare altre opere di Sociologia e _Cri- (1) Il critico del C//1rion è in errore; e i nostri lettori s~ ne accorgerannodall'~rticolodel Dr. Colajanni,che tro,·eranno in questo numero. N. d. R. minologia, sulle cause delle ribellioni in Sicilia, sul!e Istituzio_ni Municipali ecc., alcune delle quali sono opere d1 valore altamente apprezzate in Italia e altrove. Intorno allepro[ettate [[innteemoùificazioni alla legge elettorale politica Io uno studio veramente stup ndo sulle recenti sommosse in ltalia, comparso or non sono molti mesi nel Giornale degli Economisti (V. il N. dello sc?'.so Giugno), l'illustre e benemerito prof. Dc:: V1t1 De Marco, accennando alle probabili conseguenze ddia violenta reazione politica determinata da quelle sommosse, ricordava gli effetti della non lontana repressione di Sicilia sull'animo ddle persone politicamente e moralmente meglio educate, ricordav,1 le molteplici candidature dei condannati dai Tribun~li militari d'allora, ricordava i successi allora conseguiti dai socialisti nelle elezioni amministrative, prevedeva che gli stessi metodi avrebbero oggi prodotto i medesimi effetti, mentre già la sospensione delle garanzie statutarie andava fabbricando martiri e candidati politici che avrebbero gettato il paese in un nuovo antipatico periodo di sterile agitazione ele'ttorale, ed ammoniva che perniciose anzichè benefiche sarebbero state tutte le misure in qualunque modo restrittive dell'esercizio della libertà e dei diritti politici. A questi aJrei ammonimenti d'un uomo insigne, d'un conse~vatore illuminato e liberale, ho ripensato con cnstezza grande leggendo il disegno di legge dell'on. Pelloux, inteso a modificare la legge elettorale politica. Con grande tristezza vi ho ri - pensato, considerando anche una volta come si accentui in modo sempre più grave nelle nostre sfere governative la tendenza sciagurata a quell' insano disconoscimento della parola alta e serena della Scienza, che conduce a dissociare sempre più deplorevolmente la vita, l'attività politica dei ceti dirigenti, dagl'indirizzi più elevati che il pensiero scien• tifico addita allo coscienza pubblica. Sciagura grande, codesta, per un paese civile; poichè se è lecito dubitare dei buoni risultati pratici d'un ideale governo di filosofi, quale Platone lo sognava, non è possibile però nascondersi che male provvederà sempre ai p;ù alti interessi d'una civile consociazione quel governo che inascoltati lasci ed ostentatamente negletti gli ammonimenti dei savii. La politica, orbata ùei lumi superiori della Scienza, non può non ridursi ad una incivile palestra di sterili contrasti disordinati e violenti, aggirantisi di continuo in una angusta cerchia di interessi meschini, di poche e ristrette idee, altrettanto cap:irbiamente esclusi v-e quanto mal di.çerite, e destituite di ogni saldo fondamento sciencifi.co. Tale è pur troppo, da parecchi anni a questa parte, l'andamenco della nostra vita politica; sicchè 1 partiti che si contendono il potere, sono venuti a~ituandosi a considerare la conquista di esso, non già come un mezzo per l' attuazione di principii, di indirizzi generali intesi a promuovere il bene di tutto quanto il paese, ma come uno spediente acconcio per sopraffare colla violenza gli avversarii, dando libero sfogo alle passioni loro particolari,
RIVISTA POPOLARE 'DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCJALI adoperandosi esclusivamente per il trionfo, ad ogni costo, dei proprii loro interessi. In questo modo i diritti della generalità si sono venuti perdendo affatto di vista; le idee, i sentimenti, i principii che una secolare evoluzione sto· rica ha fissato saldamente nella coscienza dei più, sono venuti perdendo la sana, legittima influenza sempre esercitata sulla normale esplicazione di ogni attività governativa non incivile:; l' olio santo della consacrazione divina, che serviva una volta a giustificare in modo assoluto ogni arbitrio del monarca, è colato - come con fi.nissiwa ironia osserva lo Spencer - sul capo dei componenti le mutevoli maggioranze parlamentari; e i governanti 'si sono persuasi di potere, appoggiati ad una di codeste maggioranze, fare qualsiasi cosa, anche a dispetto della pubblica opinione, anche con manifesto dispregio delle pubbliche guarentigie solennemente sancite, e dei più autorevoli pronunciati della Scienza. Di qui una politica da kanguri, tutta a sbalzi e a strappi; di qui il pregiudizio insano di potere e dovere, da un momento ali' altro, applicar con successo ad ogni piaga sociale il cerotto d'un frettoloso e mal valutato provvedimento legislativo; di qui il semplicismo inconsulto, la grossolana fede negli specifici che - per dirla col prof. Mosca (1) - trovano la loro spiegazione nella voglia di guarir subito e senza fatica, nell'ignoranza ignava che aborrisce dallo studio dei complicati e difficili problemi sociali; e che possono essere sempre, da un'abile réclame, molto accreditati. Di questo sciagurato sistema ci offre oggi appunto un campione singolarmente caratteristico l'on. Pelloux, col suo progettu di modificazioni alla legge elettorale politica. Dolorosi disordini improvvisamente scoppiati nel nostro paese e ingigantiti dalla paura e dalle meditate esagerazioni malvagie di uomini interessati, hanno provocato una reazione enorme, spinta fino ai limiti del grottesco; eppure perdonabile forse, fino ad un certo punto, in quelle prime sue tumultuose manifestazioni, che si dovettero all'impazzata contrapporre a manifestazioni contrarie non meno tumultuose. Ma passata la sorpresa del momento, superato affatto il pericolo rivelatosi quasi intieramente fantastico, e rientrata la calma negli spiriti, la Scienza procedette, serena e rigorosa, all'adempimento del suo compito; e per bocca del De Viti de Marco, del Nitti, del Vidari, e di molti altri che troppo lungo sarebbe ricordare, (2) giudicò autorevolmente uomini e cose, riconobbe e condannò gli eccessi della reazione, ne preconizzò i perniciosi effetti, diede ai governanti preziosi suggerimenti intorno al modo di provvedere durevolmente e con maggior oculatezza all'avvenire. I prognostici della Scienza si sono avverati di tutto punto; le prime avvisaglie delle lotte elettorali, non solo amministrative rr,a persino commerciali, hanno rivelato la robusta affermazione e la (1) Cfr. nelJa « Rivista popolare » (n. del 15 settembre 1898) lo studio acuto ed interc,sante del Mosca intorno a « Due pos• sibili modificazioni del sistema parlamentare ». V. anche il mio lavoro: « li sistema parlamentare rappr~sentativo. Mali e rimedii ». Torino, Rou~ e Frassati, 1896. ( 2) Per una più ampia rassegna, si confronti il mio lavoro suùa « Reazione. Meditazioni filosofiche e politiche ». Roma, VoBlma, 189~, espansione rapidissima di un generale moto di contro-reazione, determinatosi ne Ila coscienza pubblica di fronte agli eccessi incivili d'uno spirito angusto e cieco di conservatorismo illiberale e regressivo; eppure i governanti attuali non hanno saputo seguire la via con tanto senno additata dai pensatori più autorevoli, e si sono ostinati, con singolare cocciutaggine, a voler tirare innan1.i col semplicismo grossolano degli specifici legislativi. Che cosa fa il genitore saggiamente severo, quando un figliuolo sbarazzino, a disp-:tto dei ripetuti ammonimenti, persevera nella disobbedienza ? Il genitore saggiamente severo mette in castigo il malcapitato rampollo insolente. Ebbene! l' on. Pelloux ha proprio creduto di poter mettersi, di fronte ai collegi elettorali del Regno, niente più e niente meno che nei panni del babbo di fronte ai proprii rampolli. Se eserciterete - dice egli nel suo disegno di legge ai mentovati Collegi - le vostre funzioni in modo lecito e conveniente, io vi lascierò votare ; se no, vi metterò in castigo, e per tre anni dovrete stare in un cantuccio, col viso voltato verso il muro, senza poter più aprir bocca per far noti i vostri sentimenti, i vostri bisogni. Non creda alcuno eh' io voglia, con questi! mie parole, fare sfoggio inopportuno di umorismo ironico. No, la mia valutazione del progetto Pelloux non vuole affatto ferire col pungolo fine e pene• trante della satira umoristica; essa vuole essere ed è, una rivelazione rigorosamente esatta dello spirito che informa le disposizioni di quel progetto ; spirito che direttamente discende dalla dottrina politica patriarcale, e si richiama nettamente, senza ambagi, alle idee filosofiche' sociali del Filmer, del Fénélon, del Bossuet, risuscitate dopo ben due secoli, in Germania, dal Vollgraff, dallo Stronberg, dal Bi.ichner, e da non pochi altri adoratori impenitenti dell'assolutismo. Soltanto, infatti, richiamando alla mente quelle viete dottrine, si può riuscire a spiegarsi qual sia il concetto ispiratore d'un disegno di legge che - disconoscendo i principii più inconcussi dell'odierno diritto pubblico, e le più essènziali guarentigie statutarie - presume spogliare con un tratto di penna, gli elettori di un diritto che in essi è sorto non per di:;posizione legislativa, ma per una lunga e feconda elaborazione storica dell' umana coscienza civile. Il progetto Pelloux considera la facoltà di votare, come una concessiongeraziosa fatta dall'autorità pubblica al cittadino; concessione, quindi, revocabile dalla stessa autorità pubblica ad arbitrio, quando il cittadino ne faccia un uso non consentaneo ai principii, alle idee, alla volontà dei superiori. E qui appunto si rivela in tutta la sua crudezza l'influenza della dottrina patriarcale, poichè precisamente in essa l'accennato punto di vista è posto, in modo esplicito, a fondamento del sistema di vita sociale e politica vagheggiato dagli adoratori dell'assolutismo. Ora - a parte anche l'odiosità manifesta di voler porre in essere, proprio sulla soglia del secolo ventesimo, un provvedimento ispirato ai criterii già combattuti gloriosamente, or sono più che duecent'anni, dal genio immortale di Giovanni Locl\e - a parte aqche 9ucsto, non è difficile
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