254 'R.,IVISTA POPOLARE 'Dl POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl « Se un giorno sorgere vedrai la primavera sul mio sepqlcro, dentro dell'erba spessa cerca un umile fiore, accostalo al tuo labbro e blcialo, simbolo dell'anima mia. Nella mia tomba gelida io sentirò sulla mia fronte il tuo alito gentile e l'arder del tuo sospiro. cc Lascia che la luoa mi vegli con luce tranquilla e soave, lascia che l'alba mi invii il suo splendore fugace las=ia che il vento gema col suo murmure soleare ed alla mia croce mancti un Ave ed il cantico della pace. « Lascia che la pioggia, dall'ardente sole evaporata, torni al cielo col mio lamento; lascia che un'anima amica pianga per me, e quando, nei di venturi, sull'imbrunire del giorno il pensiuo gentile a me rivolgei à, s~iogli anche tu, o patria, una preghiera a Dio. «. Prega per quanti ebbero ventu•a di morire per te; prega per le poveri madri abJrunate, per gli orfani, per le vedove dei martiri della tortura; prega per te ~tessa, pel giorno della redenzione tua. « E quando la notte oscura involge il cimitero, e i morti soli restano nel triste silenzio, non turbarne il riposo, non turbarne il mistero; e se un accordo intonar tu senti, son io, patria amata, son io che canto a te. « E quando la mia tomba, dagli uomini obliata, senza una Croce resterà o una pietra, che dica ove io morto giaccio, tu smuovi quella terra e disperdila al vento con le ceneri mie, perchè si cambi in fiori dei prati. « Che importa? Se pur dimenticato nell'aria, nello spazio, sarò sempre vicino a te. Una nota sarò, vibrante al tuo orecchio, sarò profumo, luce, colori e canto, ripetendo sempre la mia fede a te. « Addio, mia patria adorata, dolore dei miei .dolori, tutto io lascio a te, i miei padri, i miei amori! lo vado ove la schiavitù finisce, ove non v'è tortura, ove non uccide la fede, ove chi regna è Dio. « Addio miei padri, miei fratelli, tesoro dell'anima mia; amici dell'infanzia, addio. Voi rendete grazie a Chi mi riposerà in pace. Addio, mia dolce sposa, mia amica, mia allegria; addip, cari tutti, la morte è il mio riposo! " * * Mac Kinley aveva cercato con tutte le sue forze di evitare il conflitto; ma il Congresso lo so,·erchiò, ed in nome dell'umanità e degli interessi dei cittadini americani, dichiarò la guerra. Pochi giorni dopo, il primo dramma si svolgeva in Oriente, ove la Spagna meno aspettavasi un attacco. Il nome di Dewey fece il giro del mondo : l'arditezza, la rapidità d'azione, la confidenza di sè gli avevano meritata la vittoria. Un uomo che alla patria apre nuovi orizzonti, che strappa a sè la gloria e ad altri insegna come diventar grandi, fu l'eroe di Manilla. Su Cavite già sventolavano i colori americani, quando Cervera, in rotta dal Capo Verde, giunse alla Martinica. Egli, con l'abilità addimostrata nel servizio di crociera, paralizzando l'intiera flotta americana dell'Atlantico, fèce nascere speranze non poche in chi simpatizzava con la Spagna, e diffuse un malcelato senso di incertezza nelle autorità americane. A.nbo i contendenti non avevano un piano prestabilito, entrambi erano impreparati alla guerra. In Cuba scarse le munii.ioni da bocca e da fooco. le artigli_erie, il carbone; in lspagna esausto il tesoro. · Negli Stati Uniti le coste improtette, servizio logisdco deficiente, i volontari, per qu mto forniti di entusiasmo, mancanti di opportuna educazione militare. Con energia, uguale alle immense risorse, gli Americani provvidero alle più urgenti richieste della difesa costiera: fu allestita la fktta ausiliaria ed uno sciame di piccoli battelli che prese il nome di mosquitoJleel, armato pel servizio in vicinanza dei porti. L'~scrcito regolare fu scaglionato sulle coste del sud in attesa dell'ordine d'imbarcare, i volontari si andarono ordinando ed esercitando nei campi. Frattanto Schley e Sampson, in direzione opposta, erano alla caccia di Cervera. Con i carbonili esausti, dopo una manovra mirabile, l'ammiraglio spagnuolo giunse a Santiago di Cu~a, pre· cedendovi Schley di parecchi giorni. Ma ivi il carbone mancava, ed ivi restò per essere poi bloccato. Da quel momento ogni attività guerresca si rivolse verso Santiago. li cupo rombo del cannone cominciò ad echeggiare per le vallate, che la guerra annosa aveva rese deserte; bombardamento segui a bombardamento, al fuoco delle navi rispondeva il fuoco dei forti. La bandiera spagnuola, in aria di sfida, sventolava dal Morra. Giorno e notte im cerchio di ferro chiudeva l'entrata della baia e centinaia di bocche da fuoco erano spianate verso l'angusto canale. La flotta spagnuola non accennava ad uscire: forzare l'entrata, per incaggiarla nella baia, sembrava troppo temerario a cama delle mine sott'acque; si pensò allora di bloccarne l'uscita affondando il Merrimac. L'audace impresa fu condotta dal luogotenente Hc,bson con sei marinai offertisi volontari. Due di essi furono stazionati all'ancora, due ai laii del legno, in carico delle torpedini ivi collocate, due altri a guida della macchina, Hobson al timone. Fu stabilito che ciascuno restasse al suo posto, noncurante di quello che fosse per accadere alla nave, ai compagni, a sè stesso. Se ferito, mettersi nella posizione più opportuna per disimpegnare in tempo il proprio mandato. E ciascuno restò intrepido al suo posto. I proiettili nemici giungevano in torrente dall'alto dei forti a destra e a siaistra, mentre di fronte il Cristobal Colon vomitava un terribile fuoco orizzontale. Ad ogni momento sembrava che il prossimo co!po avrebbe spazzati tutti i marinai in una volta. Non uno di essi volse il capo. Furono chiamati alla raccolta sul ponte, che già cinque delle sette torpedini erano scoppiate facendo affondare il vascello prima che avesse potuto raggiungere il posto desiderato. Non restava che arrendersi, ed il segna le fu dato. li popolo americano seguì con occhio d' interesse i suoi eroi durante la breve prigionia, ed alla galante condotta di Cervera votò un tnbuto di schietta riconoscenza. Le armi spagnuole intanto, dopo una cstinata resistenza intorno a Santiago, erano forzate a riconcentrarsi nelle ultime lince di difesa. Tagliata l'acqua, i viveri esausti, chiusa la ritirata, la piazza era già insostenibile. Fu dato a Cervera l'ordine di uscire dalla baia. li tre di luglic, alle nove del mattino, il fiore della flotta spagnuola usciva a compire il sacrifizio di sè, e le sorti della guerra si suggella vano. li giorno successivo, mentre il popolo americano commemorava l'anniversario della dichiarazione d'indipendenza, un telegramma dell'ammiraglio Sampson, con enfasi non magnanima, annunziava la vittoria al Presidente degli Stati Uniti. « Al popolo americano, co10e presente del quattro di luglio, manda la nuova della distruzione della flotta di Cervera. " Poco più che una settimana dopo, Santiago capitolava, e la bandiera spagnuola veniva abbassata per sempre nella sezione orientale dell'isola. In Portorico, nelle Filippine, nelle isole dei Ladroni le sorti della Spagna precipitavano; ogni ulteriore resistenza non avrebbe che aggravata la sua condizione. Fu chie~ta la pace, e addì I I Agosto, poco più che tre mesi dopo dell'inizio della guerra, i preliminari venivano sottoscrit, i in Washiagton. Chi ha la colpa del disamo toccato alla Spagna? Non certo quelli che con le armi ne difesero la causa: la colpa sale molto più in alto. L'insurrezione fu la conseguenza diretta di un sistema di governo non più consono allo spirito dei tempi; il senno politico mancò e prima e dopo che quella fosse scoppiata. Mancò prima, perchè nulla si fece per evitarla; anzi quanto si fece valse a provocarla. Mancò dopo, perchè la guerra con gli Stati Uniti non era stata pe-
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