Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 13 - 15 gennaio 1899

144 '1{.lVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI scia"fprendere dall'ira, che non soffre di stravasi di bile, e che essendo troppo alto_ (di statura), può guardare tutti dall'alto in basso .... E quello che dico anch'io; date queste eccellenti qualità che dovrebbero fare di lui il tipo dell'uomo equilibrato, sereno, indifferente a qual - siasi punzecchiatura, specialmente quando venga da uno di quegli sventurati che hanno la malinconia della coerenza, e non si comprende come egli abbia potuto consacrarmi due articoli, e dedicare moltissime colonne di una rivista alla lusinghiera constatazione da me fatta. Riflettendo al contenuto di quelle colonne, se esse non sono suggerite dall'ira - eh' è sempre una grande attenuante - si dovrebbe, in verità, convenire che il Ferri, non è poi tanto felice di trovarsi egli stesso così poco mulo e niente affatto ozioso nelle opinioni politiche e scientifiche, perchè si difende, senza avero e l' aria, della constatazione, arrivand0 ad essere contro di me di una volgarità compassionevole. Infatti in quelle pagine che ci danno notizie interessanti sui suoi maestri, sui suoi compagni di studio, sulla dote di sua moglie, sul sottosegretariato ali' istruzione offertogli nel 1891, sulle voci che i suoi nemici spargono nella provincia di Mantova relativamente a lusso, pariglie di cavalli ecc. ecc. sul suo temperamento, sulla storia del suo coraggio, sulle parecchie e diverse cose che egli fa quasi contemporaneamente - con una sveltezza da eccitare la gelosia di Fregali che rappresenta da solo una commedia a nove personaggi - sugli applausi riscossi nelle Assisie e nei Tribunali ecc., ecc., si trovano tante insinuazioni e tante bugie, quali non le riscontrai all'indomani delle denunzie degli scandali della Banca Romana negli organi agli stipendi del sor Bernardo Tanlongo. e nel 1895 nei giornali agli stipendi di Francesco Crispi. ( 1 ). Comunque non posso lasciare senza risposta nemmeno il secondo articolo che egli mi consacra, e mi acdngo subito a replicare anche a questo. Risposi al primo articolo di Ferri nella stessa nv1sta che pubblicò l'attacco contro di me. Rispon_do qui al secondo per ragioni che non vale la pena d1 far conoscere. Pei lettori della Rivista Popolare è subito riassunta la mia prima risposta, quando avrò loro detto, che a F~rri che mi negava ogni valore scientifico nulla avevo da obiettare, perchè, se ciò avessi voluto - e non lo volevo - non un articolo sarebbe occorso, ma un libro; perchè la sua era un opinione rispettabile, pel solo fatto di essere una opinione, quanto quella che potrei avere io sul conto suo. A Ferri che metteva in dubbio la mia buona fede scientifica e la mia coerenza politica, rispondevo, che egli sapeva di dire una cosa ridicola e dimostravo eh~ non poteva essere un cercatore di applausi in Corte d1 Assise come lui, che poteva insegnare l'una e l'altra a nessuno, e molto meno ad un uomo come me. (2) (1) A proposito di Mantova non è male si conosca questo grazioso episodio. Appena il Ferri pubblicò il primo articolo contro di me, un anonimo lo mandò con commenti salati e pepati alla moderata Gazzettadi Mantova, che commise la leggerezza, non conoscendo i precedenti, di pubblicarlo. Ma la Gazzetta, con lealtà rara negli avversari, letto il Socialismo si ricredette e confessò ch'era stata sorpresa la sua buona fede. (2) Enrico Ferri mena un grande rumore per avere io scritto nella seconda edizione del Socialismo ch'egli, per ottenere la selezione morale, voleva conservata la pena di morte. Confesso onestamente di essere caduto in errore; ed ai lettori che conoscono la mia scrupolosità spiego come e perchè caddi in errore. Citai a memoria e la memoria mi tradì precisamente: 1° perchè la scuola di antropologia criminale, di cui il Ferri è pars magna, ammette per lo appunto la necessaria funzione ;elettiva della pena di morte; 2° perchè lo stesso Ferri nella 3' Edizione della Sociologiacriminale (1892)aveva scritto: « O si vuole dalla pena di morte ricavare una qualche utilità. per esempio l'unica efficaciadi essa, qual'è la selezione artificiaìe,ed allora bisogna applicarla sul serio ed avere il coraggio di uccidere. in Italia, ogni anno, più di 1500 individui. Oppure la pena di morte si tiene scritta nei codici, come spauracchio inutile non mai applicato, ed allora, per essere seri, Nel secondo articolo Enrico Ferri insiste sul mio valore scientifico uguale a zero, mi sfida a provare ch'egli ha torto e difende sè stesso in quanto alla allegra disinvoltura - l'allegria gli viene dal temperamento: ce l'ha confessato egli stesso - colla quale muta di opinioni poi :tiche e scientifiche; ed a questo replico ora quanto più brevemente mi sara possibile. ·, . Ma, prima di entrare in argomento, non saranno superflue, due parole sul sistema generale della polemica ferriana. Enrico Ferri quando deve combattere un avversario, o difendere sè stesso, o rivelarsi diverso da quello che è stato, mostra un'abilità somma, e quale può riscontrarsi in coloro che non soffrono d'ira o di male di fegato, ma che uon sanno, nemmeno, dove stia di casa la più elementare rettitudine e lealtà nella discussione. Le proprie convinzioni scientifiche egli le presenta sotto l'aspetto che gli è comodo per la circostanza, col sistema delle attenuazioni e delle trasformazioni graduali, insensibili, di cui ci ha dato applicazioni brillanti il simpatico Vamba, quando gradatamente da un Crispi, ad esempio, traeva un Depretis, o da un Rudini un tondo O di Giotto. Lo stesso sistema il Ferri adopera verso gli avversari, mutilandone sapientemente le frasi, assegnando ad esse arbitrariamente il valore intrinseco che non hanno e, nei casi disperati, mutando abilmente il terreno del dibattito. Questi sono gl'inconvenienti del confondere nella propria carriera la Corte di Assise, il teatro e magari la piazza con accompagnamento di relativa musica di negri, con la scienza. Così è accaduto nella presente polemica. Nata dalla mia constatazione di ... irrequietezza nelle sue opinioni e dall'augurio di vederlo decidere definitivamente per le più recenti, l'abilissimo avvocato, che non ama evidentemente questo tema di discussione, vorrebbe trascinarmi dietro di sè in una dissertazione scientifica, nella quale io dovrei mettere le mie idee in contrasto con le sue. Prometto formalmente di provare in modo esauriente - per questo c' è sempre tempo _ come egli applichi il suo sistema anche nel campo della scienza, per non fare avvertire il proprio girellismo (1); ma per ora non mi piace di lasciarmi abbindolare dalle sue agilità dialettiche, che gli consiglio di serbare per gli applausi dei carabinieri, come quelli di Siena, che l'irresistibile chiacchieratore ricorda con tanta evidente compiacenza. Per ora l'argomento è un altro, e sarà bene non uscire dai suoi termini. Ciò premesso avverto che non rileverò la sfida di Enrico Ferri per dimostrare a lui il mio valore scientifico. Egli ci ha annunziato di avere pubblicato parecchie migliaia di pagine, e parecchie migliaia sono anche quelle da me pubblicate; ciascuno di noi ha gli ammiratori che merita (d io lascio volentieri a lui i suoi. E poi non bis in idem. Quando Cesare Lombroso, indispettito dal successo - successo da lui stesso confessato - che ebbero i miei due volumi di Sociologiacriminale, scrisse che l'opera mia poteva garbarealle plebi e poteva essere lodata da critici incompetenti, gli riposi provandogli qual fosse la plebe cui garbava e quali i critici incompetenti, che l' avevano lodata. Quella mia risposta, a parte la inevitabile vivacità polemica, dovette essere, nella sostanza onesta ed esauriente, e certo non era spregevole, come vorrebbe dare ad intendere il Ferri, perchè qualche bisogna abolirla (p. 727). A pag. 730, a proposito delle pene di morte eseguite in Ferrara in 800 anni ed in Roma del 1500 al 1770 osserva: « queste si possono veramen:e c/1iamare applicazioni serie della pena di morte, alle quali io vedo che dohbiamo in buonaparte il va11laf!1;idoi 1111 risa11a111e1p1atroziale della societàliberata da tanti esseri pericolosi, che altrimenti avrebbero moltiplicata,assai pùì, la loro razza criminale"· (1) Di questo girellismo scientificodel Ferri, ha dato una prova M. Angelo Vaccaro, nell'ultimo numero della 'l{_ivistascientifica del diritto, in una breve recensione, ch'è una vera staffilatasul suo viso.

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