Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 9 - 15 novembre 1895

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZSEOCIALI Direttore Dr NAPOLEONE COLAJANN'I Depulalo al Parlamento ITALIA: anno lire 5; semestre lire 3 - ESTERO: anno lire 7; semestre lire 4. Anno I. N. 9. Abbonamentopostale Roma15Novembre1895 I 'SO\l~IA'< IO: Per la riapc1·tura del Pa,·lamcnt 0 , La Rivista - lgnol· 1·anza cl'udclc, G. Seroi - Ag~lotaggio, Dr. ,V. Colajanni - La co11aborazione postuma di R. Borighi. !.. a Rtcista - I .e Iagri me Ecco: in Austria - in Austria! - si dà l'amnistia completa a' condannati politici. t di Lauza, D. S. - Le innovazioni nella letteratura e la quistione I sociale, G. Romano-Catania - Il Cong,·esso delle Banche popolari, Un Coope~atore - A proposito del Congresso di Breslavia Francesco De Luca - Recensioni - Libri ricevuti in dono. /~f====== I' PERLARIAPERTURA DELPARLAMENTO :\Ia invece in Italia, lungamente si lasciano nel martirio della cella le vittime di tribunali i quali rappresentarono la violazione del patto giurato al popolo, e l'arbitrio maggiore; e non solo a tutti non è ridata la libertà, ma non si vede ancora la fine delle persecuzioni brutali. ' I Il giorno 21, ciò è fra pochissimi giorni, i\lonte- ·citorio sarà riaperto all'Assemblea della nazione. 4 Così il Parlamento italiano - ridotto a funzionare l secondo la grazia del governo, mentre inYece il gol\ verno dovrebbe funzionare secondo il controllo delle ., Camere - riprende il suo laYoro qualsia, quando i 'Pitrlamenti degli altri paesi ànno ricominciato il loro da un pezzo. Sono 23 anni da che in Roma à sede il governo, della nuova Italia, e mai for e come oggi i geroglifici dell'obelisco di Piazza i\1ontecilorio rispecchiarono l'inintelligibile politica del Parlamento. Ma c'è in Italia, ancora una politica? Ci sono ancot·a, in ILalia, uomini molti che la intendano degna della nuova stot·ia di un paese che , costituendosi segnò al mondo una conquista della I • "j àn • • Cl\'l t· ! . E perchè dunque solo altrove, e non tra noi, 'pur nella corruzione di questa società dissolrnntesi. si combatte e si Yince, in nome del dieitto e della morale, e il popolo à altrove l'animo alto di conforti? Ecco: in Francia il Parlamento ferisce a morte un ministero, colpe,·ole di aver servito alla peepotenza di capitalisti sovercltiatori; e subito il giorno app1·esso il ministero è precipitato perchè di fronte , a una quistione morale non seppe essere energico ' e se,·ero contro i colpevoli. ! ~Ia inrnce fra noi, in Italia, il lmon diritto del ~opolo non esiste e il goYemo può Yiolare le leggi, , e calpestar-e tutto lo Statuto, e mettere la polizia e l'eset·cilo a d;sposizione della violenza e dei soprnf- ·. fattoei, e non solo non punire i colpernli, ma e - scrn il pii1 grande co1Tutto1·e, senza che la maggioranza dell"assemblea trovi altro che inni, ~enza che ,,' nel paese si lùYiun'onda di sdegno che affoghi la viltà. ". ·, E intanto i rappresentanti non della nazione ma delle peggiori cose, s'inchinano come valletti a codeste violenze, certo uguali o maggiori di quelle commesse da un governo che fu chiamato la nega:::ionecli elio, e che il popolo rovesciò. Ecco: in Germania un ministro, il Bi:itticher, sente l'obbligo di difendersi da un'accusa di indelicatezza lanciatagli dal giornale « Der Zukunft ». :\la imece in Italia e la stampa accusa, e al Parlamento sono date le proYe delle indegnità commesse dal capo del gommo ; e pure questi ardisce invocare non so quale impunità e la maggioranza parlamentare ervile mente gliela concede. Sembra proprio una lega di complici serrati in un abbiettamento ineffabile a proteggersi, poi che nella rovina di uno, tutti prevedono la generale caduta. Per tutto ciò, veramente, oggi non si pu6 aver l'animo di sperare. Il Parlamento si riapre, ma poi che la Yolontà del paese non può avere altra espl'essione trionfatrice che quella d'un gruppo, che quella di una coalizione di interessati, e quali interessati!, la corruzione politica deYe necessariamente perdurare. Nè importano le questioni gravissime, gli argomenti vitali, degni della maggiore ponderatezza, incombenti alla politica italiana. Certo è graYe la posizione fattaci in Africa dall'agire incoordinato di un ministro non d'altro preoccupato che di una Yolgare diversione all'opinione publica, e fantasticante di chimeriche espansioni dominatrici che gli dieno merito. Certo mai come oggi fu frolla e scema la politica estera, quando gli alleali si conducono come avversari in occasione delle feste del 20 settembre; quando l'Ingh ille1-ra rifiuta Zeila, e corbella; quando in Turchia si deYasta la casa di una società italiana e non se

130 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI ne à nemmeno uno scusi; quando a t\izza un prefetto scimunito proibisce la Gioconda ; quando il re di Portogallo non fa più al capo dello Stato una visita promessa e annunciata; quando le potenze si occupano della graYe quistione di Oriente senza quasi pensare che esista un'Italia! Certo profonda è l'anarchia amministratirn al Ministero dell'Interno : il disordine ar1·iYa sino all'imbroglio Campi-"\Vinspeare; sino a toccare i fondi raccolti dalla pietà, sacri alle vittime del terremoto delle Calabria. La Pubblica Sicurezza è poi in condizioni gravissime. Certo è folle la finanza di un ministi·o che prosegue un pareggio utopistico e consegue im-ece la realtà di sfinire il paese col soffocare ogni risorsa. Certo la politica ecclesiastica è quella di un poverQ vecchio senza mente : paYenta o insolentisce, e dal Dio di S. Felice e dalle prediche sui Santi Padri Ya, miserrima, a volgari rappresaglie pettegole. Ma tutto ciò che Yale ? I deputati ànno forse coscieJ1Zade' pericoli sempre più minaccianti la patria? Sono fo1'se queste oggi le cure del Parlamento italiano? Pochi generosi lernranno alta la voce di passione e di sdegno in difesa della libertà conculcata, della moralità oscenamente offesa, e parleranno della miseria che imperversa nelle isole e nel continente. e flagelleranno il governo per la trascuraggine lunga svelando co' fatti come tutta la Yita economica della naz10ne sia angustiata da una politica fiacca all'estero, miseranda all'interno, puerile ne' trattati,folle nella finanza. Ma a- che potrà Yaler tutto ciò ? Par di sentire, già gli applausi con che la maggioranza accoglierà tutte le menzogne che saranno date come ragioni ! E questo stato di cose durerà ancora: durer~t fino alla rovina, fino alla resurrezione. Molti imece, ora, sperano e fidano. Si crede rnlentieri a quello che si desidera! e la minoranza di un Parlamento immagina sempre di aYer dietro di sè, sorreggitrice, la vera maggioranza del paese. Fo1·se ciò è illudersi, e pt·oprio ora fra tante tt-istezze può essere pericoloso contribuire a illudere gli altri. :---loin,on ancora vediamo i segni forieri della reazione salutare che ci sbarazzerà dell'obrobrio presente; non ancora vediamo che possano mutare le condizioni di fatto che ci condussero alle attuali sciagure. Siamo certi, si, che il tempo riparatore Yerrà, perchè abbiamo fede nella Yita dei popoli, ma esso ci sembra ancom lontano. E non è certo con l'inrncarlo sentimentalmente, col predirlo a ogni istante, o col solo augu1·ai·selo che potremo affrettare quel tempo. Larnriamo piuttosto, e cliciamo al popolo ignaro tutta la Yerità; diciamogliela forte a questo povero popolo accasciato; gridiamogliela, magari con brutale franchezza. LA RIVISTA, IGNORANZA CRUDELE Chi legge le Memorie del Settembt'ini, impara che un uomo innocente per ignoranza crudele è condannato a morte e poi, commutata la pena, chiuso in un ergastolo, nell'isola di Ponza, fra delinquenti d'ogni tipo; impara che un buon uomo, ma semplicemente con qualche idea fantastica, inetto a tradurla in atto, divenne un eroe, perchè era dirnntato una vittima della vendetta del goYerno borbonico. È per la natura umana che si producono tali fenomeni. Ogni uomo, cui si faccia soffrire crudelmente dolori, apparisce una vittima, e la vittima, ancorchè degna di soffrire, desta sempre pietà. Se la Yittima, poi, è di quelle che hanno sentimenti elernti, che mostra di soffrire pm· il bene altrui, allora diYenta un eroe. La pietà passa ad ammirazione, ad apoteosi di colui che soffre tormenti per bene pubblico. :\ questo segue un altl'O fatto, la moltiplicazione di tali eroi Yiltime della prepotenza, il proselitismo, nascosto o palese. Così che coloro i quali perseguitano ferocemente gli uomini che hanno un sentimento generoso, non solo sono crudeli, ma ignoranti, e ignoranti così che non comprendono esser loro medesimi la causa più immediata che spinge a moltiplicare vittime ed eroi. ):ella Yitlima delle persecuzioni aYViene un altro fenomeno, se non è un Silrio Pellico, fatto molto eccezionale nella ,storia delle rirnluzioni ifa.- liane, e nel martirio politico in generale; cioè un aumento di energia, per antagonismo, un'elevazione dei sentimenti, una purificazione dei difetti, dei Yizi, che la Yittima potesse aYere avuti ,1Yanti il toemento e il marti1·io, e quindi una nobilitazione della pm·sonalilit umana, che rende la Yittima sacra e superiore ai tormentatori cd ai carnefici. Se Cristo non fosse stato una Yittima, non sarebbe dirnnuto elio, che oggi ha tanti milioni di ad oratori, che sono pieni di pietà e di ammirazione. E tutto ciò è onio, è comune, e lo sanno anche i ragazzi che facciano un poco di riflessione; e pure tutto ciò accade presso tutti i governi, dai così detti dispotici ai così detti liberali. È nota la storia crudele dei Borboni da Ferdinando I al II, è nota per le persecuzioni feroci e le crudeltà commesse, che m·ano effetto cl' ignoranza crudele; ignoranza nel re, nei ministri del re, nei ministri dei minisu·i, pe1·chè J' ignoranza cresce col discendere cli grado, e la crudell/t aumenta con l'ignoranza e la se1·rililii. Fra i gornrni che diconsi liberali, degno di ricordo è quello italiano per modello cl' ignoranza crudele, imitata perfettamente sul tipo del governo dispotico più crudele. Curioso, ma pure fatalità ac-

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 131 cidontale, Jo stesso isole ove fur'ono rinchiuse le vittime che si chiamano Poerio, Settembrini, Spaventa ed altri simili, debbono ora ricevere le nuove vittime del goYerno italiano; Ponza, Ischia, Tremiti oggi rinserrano giornni intelligenti e accesi del nobile e generoso sentimento por l'umanità, i quali devono soffrire le privazioni e la miseria per anni, perchè condannati a domicilio coatto, e insieme a vagabondi e delinquenti volgari. Che si guadagna? Ogni stato ha diritto alla cousenazione; ma inviando a domicilio coatto le vittime della sua paura ignorante, non pensa che inrnce di conservarsi, concorre coi suoi nemici alla p1'opria distruzione? - Quei giovani non sono ladri, nè omicidi, non camorristi, ma persone ben nate e istruite, hanno un ideale, sia pure sbagliato in alcuni, se così vi piace di giudicarlo, ma sempre è un ideale; il lungo martirio patito, invece di far di essi umili penitenti o servili, ne fa degli eroi, il giorno che saranno liberi, diverranno più pericolosi del giorno che furono sequestrati nella libertà. Il popolo che vede la loro costanza in mezzo ai dolori, li esalterà ancor di più; il governo negli uomini che lo rappresentano apparisce oppressore e crudele, non solo di quelle vittime vanamente martoriate, ma di tutto un popolo: allora è il vero pericolo pel quale il rimedio è assai pii'1 difficile, e l' ignoranza crudele apparisce in tutta la sua forma, impotente. Quel che dico pel domicilio coatto, vale anche e piì1 per le condanne carcerarie da 1O a 20 anni, inflitte a persone che non le meritano; e se qualcuno di coloro che oggi è chiuso nelle prigioni dei galeotti, era meno degno della stima e dell'ammirazione, che ispirano le vittime che soffrono per alt,rui bene, oggi si è purificato, ed é dirnntato eroe come gli altri, più puri di lui. È il camefice che si riveste dei demeriti, cli cui si spoglia grado grado ogni viLtima, il dolore purifica ogni uomo; è il persecutore che diventa esoso e ributtante alle persone non solo volgari, ma anche alle più elevate. Nè sono queste parole che io dico accidentalmente, sono fatti provati dalla storia cli tutti martiri politici, sociali e religiosi; e oggi basterebbe a dimostrarlo tutta la simpatia pubblica che l'Italia, da :Milano a Palermo, ha manifestato alle vittime dei tribunali mili tari in Sicilia. Ignoranti, non sanno che la vittima è sacra, che il dolore sofferto fortemente innalza al sacrifizio ed all'eroismo anche un misero delinquente, e che per gli oppressori che dowebbero rispat'miare inutili dolori, rimane l'odio di ogni es ore umano. l r'ima di governare sarebbe utile imparat'e com'è fatto l'uomo, se il governare dev'esser'e poi pubblico bene e non per' into,·esse egoi~tico di chi è al poto1·0. Ma l'ignoranza cr'udele potrebbe ~uggerire un aHro mezzo più efficace o pit1 feroce, la distruzione con la morte di coloro Ghe si temono, invece di chiuderli in carcere o segr'egarli nelle isole deserte; fare, cioè, quello che facent la Santa Inquisizione, distruggere le vittime, por·chè non sot•- ge sero più. Er1·ore anche quest.o, Giordano Bruno è risorto, e così tulie le YiUime illusfri come lui da pertutto, troppo tardi, è vero, per' vendicare _le infamie del!' Inquisizione; ma ogni prepotente persecutore guarda più al presente clre al futuro, perchè solo il feroce egoismo lo domina e lo sti~ mola: il male futuro non lo preoccupa. Quali, infine, siano gli effetti delle persecuzioni in un popolo, io li accenno soltanto ricordando le ricerche di Galton e di De Candolle. Il primo ha mostrato che la decadenza delle nazioni, come la Spagna, si deve alla Santa Inquisizione che spense tutti gli uomini indipendenti e cl' iniziativa, altri obbligò ad emigrare; il secondo, poi, ha dimostrato quanto la Svizzera superasse le altre na7.ioni nel secolo passai.o, perchè essa raccolse tutti gli uo. mini d'ingegno e di carattere indipendente, che fuggirono dai paesi dove erano perseguitati crudelmente e improvvidamente. Si vorrebbe, forse, far dell'Italia un paese di serYili e mediocri che costituscano gli si.rati pit1bassi delle nazioni? Finchè domina l'ignoranza crudele nel governo di questa infelice Italia, tutto è a temere. G. SERGI. AGGIOTAGGIO (a proposito del processo Frascara) III La catastrofe del Mobiliare, che rappresenta il più grande di~astro bancario che sia seguito nell'Italia risorta, (Pantaleoni) e il processo che ne seguì, mi ha presentato l'occasione di occuparmi dell'aggiotaggio. Non mi lascierò fuorviare dalla tentazione seducente di fare una punta nella storia degli scandali bancari - finiti oppur no in Tribunale e in Corte di Assise - che in Italia sono numerosissimi - assai più numerosi di quello che si potrebbe pensare in un trentennio appena - quantunque nei medesimi si lJOtrebbero pescare numerosi clementi relati vi all'a1·gomcnto in discorso; e ciò perchè intendo occuparmi strettamente dell'aggiotaggio in sè e per sè e non quale fenomeno concomitante o derivante dalla vita delle Banche e dalle Societi per azioni. I processi esclusivi per aggiotaggio in Italia sono ben pochi; oltre quelli contro Bingcn-Frascara, precedentemente menzionati, ebbe impo1-tanza, per la celebrità triste datagli dai fasti della l3anca Roman~, quello contro :Michele Lazzaroni, terminato

13:2 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI con la condanna in Tl'ihunalc e con la n,ssoluzionc in Corte di Appello. E il processo servì pure al L,izzaroni per farsi fare l'arologia dal comm. Grillo ex direttore della Banca Nazionn,le. N è sono frequenti i processi per aggiotaggio all'estero e particolarmente in F1·ancia, quantunque il reato vi venga perpetrato con una frequenza o in proporzioni veramente spaventevoli come si rileverà tra breve (1). Perchè sfuggano ai processi q,,esti eroi-delinquenti del mondo delle banche o delle borse, è bene ripeterlo, pii"1 che dalla impalpabilità del reato, dalla difficoltà di raccogliere le pl'Ove, dipende, forse, dalla solidarietà, che c'è tra le persone che frequentemente sono e possono divenire autori di detto reato. Banchieri e borsisti devono pensare che il caso cav,i_tato ad uno presto o tardi debba capitare a lol'O. Essi da un lato sono convinti che di fronte a chi si impiglia nelle maglie del Codice penale devono csclamarè: oggi a te, domani a me! Consci dall'altro dei JJrocossi, che diuturnamente adoperano, modestamente e prudentemente ottemperano ctl consiglio dato dal Nazzareno a coloro che volevano lapidare l'adultera. Pel'ciò anche quando Banchieri e Borsisti, ri1mingono vittime degli imbrogli e delle frodi altrui, non intentano processi ed accomodano tutto in famiglia coll'arrière pensèe di preparare un bel colpo che li compensi delle perdite subite. K on agiscono contl'o gli accusati e invece spesso si cooperano a fare scomparire le provo, ad attenuarle, a commiserare o ad esaltare i p1·esunti rei. Fanno mostra di una solidarietà che ha la sua base vcrn ncll'intcresse della classe cui appartengono (2). Cosi si spiega come i pii, audaci e fortunati operatori di Borsa o di Banc::t. specialmente colle relazioni che acquistano colle classi dirigenti e cogli uomini di governo, coi servizi che loro rendono o spesso colle complicità che hanno interesse a creare, invece di finire sul banco degli accusati, dopo essere stati ripetutamente decorati, vadano a finil'e sugli scanni dei senatori e dei deputati e anche al Banco dei ministri. La storia della nomin::i, di Tanlongo a senatore e della decorazione data dn, Cl'isJ.>in, Ile1·z è tr?r,po noto, perchè sia d'uopo d' insistel'vi. Se dalla estensione, frequenza e importanza dell'aggiotaggio non e' è modo di acquistarne un concetto adeguato dalle cronache giudiziarie, non mancano però i documenti non umani, ma veramente (I) Il Loria ossen·a che nelle societa a schiavi l'intcr, sse sociale era contro la menzogna; rna nella ocietà a salaria.ti fa menzogna diviene una condizione nccess:u·ia di e3istt-nza individuale e sociale B per conseguenz1 ne assicura rimpunit"t. ( Les bases economJquei de lu con,titution soc;a[e, p. lOi. nota (2J. (2) La Co,·:e di Appello di Parigi il 9 fcli\waio 1S'7 emise una scnti.!nza 1·clativa alla Compogm·e immobilière nolla 'lualc c·i:.qucsto con~iderando: « Cons:dcrando ch'è st~bi lito dai documenti della • causa clic pe1· le publ>licazìoni dei ra.ppol'ti inesatti fatti alle asscm- .. IJlC'egent rali degli azioniEJ:ti. per la distribuz·one di dividendi fìt- • tizi, p1·e~i sul capitale sociale, per un in~ieme dt atti e di man...,- • ore con.t,·a,·i alfa verità e alla buona fede. Emilio P<!reire, Isacco e Pc1·eire e Salvador ha,ino ingannato gli azionsti ecc. ecc . ., I colpiti eran.:> pezzi g,·t ssi del mondo bancar:o e borsaiuolo, che non si scoraggiò affatto. di(\bolici, che testimoniano del posto cminc-ntissimo ch'csso occnpa nella storin, delle Ba,nchc, delle Società per azioni, dolio Borse, dolio c1·isi o dogli uomini, che hanno fatto rapide o colossali fortune. La speculazione speciale-, come osservò Benoit i\Ialon, che ha per iscopo la vendita o la comprn a termine di valori l'n,pprosentati1·i più o mono reali o che si sforza con tutti i mezzi leciti o illeciti, che formano parte esscnzi:ilc dell'//ggiota_r;gio, di fa.re abbassare o alzare detti valori rappresentativi secondo gli interessi del venditore o del comprntore è di origine rela,tivamcntc-, recente: Ln,w aprì la grande carriera. L'aggiotaggio, aduuque, vive da poco più di un se.:.. colo e mezzo; ma ha avuto il tempo di disonorarsi, di farsi odiare e di semina re la via percorsa, di grandi rovine. L'aggiotaggio ha avuto periodi di vera frenesia e di spaventevole criminosa attività. In questi pc1·iodi il contagio psichico ha operato con una evidenzn, cd energia incredibili : uomini onesti e che ordinariamente vivono al di fuori delle Borse e delle Banche sono stati trascinati dal vortice ir1·esistibile per lasciare nel gioco l'onore o le sostanze; spesso l'uno e le altre. Nella sua storia rimasero celebri, la menzionata Società del Mississipi fonda.ta da Law, la speculazione edilizia di Nizza e del mezzogiorno della Francia, altre speculazioni edilizie a Parigi in varie epoche. L'aggiotaggio fu fiorentissimo in Francia sotto gli Orleans e particolarmente negli anni 1838-39. Sotto il 2° fmpero la misur::i, fu colma e Kapoleone III sentì il bisogno di felicitarsi con Ponsard per la sua commcdin,: La Borsa, rappresentata nel 1856 e con Oscar de Vallce, avvocato generale presso la Corto imperiale di Pat·igi per la sua opera: Les manieus cl'argent. :-Ia queste non erano che lustre per ingannare il pubblico. Sotto la te1·za repubblica il male anziché al'l'estarsi, progredì. In Italia la vita economica, sotto tutte le forme - sano o morboso - è stata ed è poco intensa; ma ciò non ostante l'aggiotaggio vi ha avuto i suoi momenti culminanti. li primo si riattacca al Banco sconto e seti, o che determinò il primo k,·a!t in Piemonte; lo stesso Sconto e Sete contribui nel 1860 a faro proclamue pazzamente e disonestamente il corso forzoso (1) che la camol'ra bancaria con mezzi loschi seppe imporre allo Stato e che fu il punto di partenza della febbrile speculazione Ligure-Piemontese terminata col Iùack di Genova del 1873. Ogni centro d'Italia di qualche importanza in epoche varie ha an1to la sua febbl'e di aggiotaggio; celebre fra tutte r1uella pei tc1·reni cdilizii di Roma, che ha coinvolto To,·i no, :Napoli e un poco anche :s1ilano: teLbre terminata colla crisi edilizia e coi relati vi fallimenti. DJ1·:.t·1te il porioJo delle speculazioni edilizio vi furono ricche7.zc rapidamente acqui$tate da n::iti giornali~ti od uo:uini politici e la medesima s,·e- (I) I lct1ol'i che tro\·asi--ero troppo severi i <luc aggetth·i lega;ano un discorso di Cordorn rilippo pronunziato nella Camera <lei Deputai; nel 18G9- se non er,·o - e la ,·clazione parlamentare di ScismitDoda sullo stesrn argomento.

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 133 culaziono generò grandi disastri economici, elette luogo allo scandaloso salrntaggio politico della Tiberina, cn.gionò lo spostamunto o la miseria di parecchio migliaia di lavorato1•i e la conseguente rivolta dclii 8 Febbraio 1888. Poche cifre meglio che ogni frase altisonante serviranno a dare una idea della entità dell'aggiotaggio e delle sue conseguenze: Duchcno calcola, che sopra alcuni titoli francesi e stranieri dal 1852 al 1860 vi fu una perdita di sette miliardi e me::zo. Ohirac calcola, che in dieci anni diverse Banche e società fondiarie immobiliari e di credito presero dal pubblico in Francia (sino al 1871) 900 milioni sotto il pretesto di costruire delle abitazioni. Col krack del 1873 in Italia soltanto 26 Banche perdettero 380 milioni. La mania edificatrice, dice il Pantaleoni, ad occhio e croce costò circa un miliardo. (1). Questi pochi dati e queste poche cifre non rappresentano nemmeno la centesima parte d .lla storia dell'aggiotaggio; a metterne in. rilievo la importanza malefica, economico-sociale basterà in ultimo ricordare che aggiotaggio, crisi e crach sono termini indissolubilmente legati tra loro e che produssero sempre immani disastri in Europa, in America e in Australia. D1• NAPOLEONE O0LAIANKI LACOLLABORAZIONE POSTUMDIAR. BONGHI Il dovere clel Re e i pericoli della Jlonarcliia La Rivista, rifuggente da ogni menzogna o da ogni ipocl'isia, non ha fatto l'apologia di Ruggero 13onghi morto, perché sente che non avrclJbe potuto farla quando era vivente. Pur ammirandone l'ingegno versatile, la vasta coltura, la prodigiosa at,ti vità la Rivista non può tessere le lodi di ·Ruggero Bonghi perchè - per tacere di altro dinanzi ad un feretro - troppo trovava o trova da biasimare in lui la completa mancanza di carattere, che in politica equi vale a cento altri difetti e da sola basta a neutralizzare la efficienza di tante altre doti. Ci piace, però, constatare la unanimitù. dei partiti monarchici nel decantare - a noi poco importa se rebbe che i nostri giudiz, sarebbero suggeriti dalla passione politica ed anche dalla bieca ira di parte, pc1· quanto confortati da fatti più che da argomentazioni. I giudizi del Bonghi, che riproduciamo si riferiscono all'ufficio o al clirilto del 1Jri,icipe in uno stato libero, ai pericoli che corrono le monarchie quando il principe vien meno all'ufficio e al diritto suo. Riprodurremo le sue parole quasi sempre testualmente e le faremo seguire da commenti nostri prudenti e sobr1. Ruggero Bonghi nel!' Ufficio del Principe in uno Stato libero (Nuova Antologia 15 Gennaio 1893) sostiene che il principe ha il dovere di opporsi, nello inte1·esse sociale, a chi in nome del popolo voglia proclamare la repubblica. Però pensava che per opporsi efficacemente occorrerebbe questo presupposto: che nella monctl"chia il capo serbasse maggiore dignità e potere che in una repubblica ». (p. 341). Si sa che l'on. Bonghi scrisse questo articolo e l'altro, da, cui spigoleremo più tardi, in odio all'on. Giolitti, che a lui sembrava togliesse alla monarchia clig,iità e potere. Ora a che cosa sono ridotti la dignità o il potere del Principe dinanzi al fenomeno Orispi ? ~fanca l'una o l'altra? Entrambe forse. « Lo costituzioni sono state fatte sopratutto contro il pote,·e ministeriale: cioè contro gli abusi, le viola1.ioni di logge e gli arbiti'1 che i ministri persuadevano il Principe a commettere o commettevano di por sò ... Perciò nello costituzioni è stato possibile di dichiarare responsabili i ministri e irresponsabile il Principe; due finzioni del resto così la responsabilità dei primi, come l' il'responsabilità del secondo ; giacchè come si sperimenta in pratica la prima e come si difende in pratica la seconda? Due dinastie in Francia so,io state sbalzate cli seggio dai cattivi consigli e dalla condotta dei loro ministri. » (p. 341 e 312). In Italia le leggi e lo statuto furono violati; i ministri hanno commesso ogni sorta di arbitri... e il Principe ha lasciato fare. Ohe cosa potrebbe e docon maggiore o minoro sincerità - le eminenti qua- uebbe seguirne? lità del Bonghi, e da questa unanimità ci sentiamo incoraggiati a riprodurre alcuni brani notevoli di due articoli pubblicati da lui nel 181):3- o che a suo lempo sollevarono grande rumore. Pubblichiamo questi brani, perché ciò che in essi è detto probabilmente non sarolJbe consentito a noi il dirlo; e se ce lo lasciassero dir-o si soggiungo- (1) Giustizia vnole che si ricol'di che la mania edificat1·ice in Tioma ebbe 1111 insperato vantaggio per operai e piceola bol'ghcsia che nei quartieri eccentrici trovano alloggi ad un relativo huon rficrcato e con un certo eonfort superiore dilc loro speranze. « Il primo ufficio ciel Principe è politicamente: di Yigilare bene che nò Camera, nè Senato esorbitino dalla cerchia dei diritti e trasandino i doveri, che lo Statuto accorda e presori ve all'una o l'altra. Questo uflicio il Principe l'adempie mediante i ministri, ma appunto sopra questi è la maggiore vigilanza sua ». (p. 311). Ohi ò tanto brarn da saperci dire se, come e riuando venne osorcitaU:t questa vigilanza dal Principe tra noi?

134 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI * * Il P1·incipe non ha obbligo assoluto di obbedire alla indicazione della maggioranza della Camera nella scelta dei ministri. « La cura della buona riputazione del suo governo deve premere più a lui che a l'uno designato dalla maggioranza. Quest'uno può avere interesse ad associarsi persona moralmente di poco o di nessun credito. Perciò il Principe deve avere riguardo al carattere mo,·ale della persona nello scegliere quello cui dà incarico di formare il ministero. Il Principe non può essere costretto a ciò a cui nessun privato patirebbe d'esser costretto: mettersi · ai fianchi, per dirigere gli affari dello Stato, uno la cui presenza l'offenda. Oggi fanno rimprovero al Presidente della Repubblica francese di essersi rassegnato a tenere per ministri persone, di cui conosceva la corrutela, o per lo meno i corrotti modi di governo. Un Principe non ne sarebbe censurato meno». (p. 343 e 344). · L'on. Bonghi qui non poteva essere più feroce contro il Principe; col governo lo era stato, tanto da costringere lo stesso Giolitti a sottoporlo a processo innanzi al Consiglio di Stato. Vediamo. li Principe in Italia non si è mai curato delle indicazioni della Camera nella scelta dei ministri; e in questo ha seguito il consiglio dell'oo. Bonghi con costanza degna di miglior causa. Tale almeno fu il parere espresso dall'on. CriBpi nel discorso di Palermo nel 1802. Certamente scelse l'on. Giolitti nel Maggio 1892 contro le indicazioni della Camera; scelse del pari l'on. Crispi contro le indicazioni della Camera il cui Comitato dei sette ne aveva constatato la indegnità. Il Principe nella scolla deve badare al cm·attere morale del ministro. Benone. E passi pel carattere morale dell'on. Giolitti; i suoi modi di Governo furono pessimi, ma nella sua vita privata almeno è stato sempre un galantuomo. Può dirsi altrettanto per l'on. Crispi? Il Principe stesso altra volta ritenne che il carattere morale dell'attuale Presidente del Consiglio fosse tale da non poterselo tenere a canto e ritenne che la sua presenza l'offendeva. l'erciò nol 1878 lo licenziò pel solo fatto della bigamia. E Sidney Sonnino allora nella Rassegna settimcinale segnalò il fatto come un trionfo della moralità. Il carat/e,·e mornle dell'on. Crispi si e modificato in meglio d'allora ad oggi? Ecco quali sono state le acque lustrali, che avrebbero dornto purificarlo: alla bigamia si sono aggiunti la falsa testimonianza le lettere e le richieste a 'l'éwlongo ali' indomani del ;W Dicemb1·e 180:2, lo cambiali nascoste nello scrigno del direttore della Banca Nazionale, il cordone Jicrz ... E ci sembra che basti per concludere che il P1·incipe cui :;la a cuore la buona 1·iputazione del suo governo dovrebbe allontanarlo - a giudizio dell'on. Bonghi, che non era infallibile, badiamo! - o non tenerlo al posto in cui si trova (1). L'ironia dell'on. Bon 6 hi poi é sbta fo rocissima nell'indurre il paragone tra ciò che é avvenuto in Francia e in Italia. Il paragone fu voluto da lui, perché Bonghi non poteva ignorare che un Presidente della repubblica in Francia fu costretto a dimettersi perché vendeva delle decorazioni e Crispi resta primo ministro pur essendo dimostrato che aveva venduto la decorazione ad Herz; non poteva ignorare che in Francia il Panama condusse un ex ministro in galera, liquidò molti ministri e molti uomini politici come le ferrovie del sucl hanno già condotto un senatore in carcere e fatto cadere un altro ministero mentre in Italia i verdetti severi dello Commissioni d' Inchieste e le turpitudini bancarie servono per far ridare il potere ai condannati, ai deplorati. Oh ! davvero. che i confronti sono odiosi e disonorevoli per ... l'Italia. .. * * « Il principe deve vigilare la condotta di quelli, alla cui nomina ha apposto l'onorata firma sua ... Questa vigilanza alta, pura, costante a tutela della moralità della condotta dei poteri pubulici é tanto più necessaria in uno stato libero, che questo non e meno, ma pi11 soggetto a corromper i di qualunque altro. » (p. 314). Un maldicente non potrebbe dirn che questo: la vigilanza che si ha esercitato e si esercita in Italia sarebbe quella della mamma educatrice di Beppe Giusti ... * * « I principi farebbero il debito loro, se lor si lasciasse farlo. » (p. 384). ? ! .. * * « Insomma poiché v'ha, ed è da tutti ammessa una prerogativa regia, bisogna pure che il Re in cui è impersonata, v'abbia qualche cosa a vedere. Non si può intendere che da lui non si richieda altro, se non di firmare i decreti, che gli si pongono davanti. Deve scrutinare cli che natura questi decreti siano e giudicarne prima di dar loro quella efficacia, che solo egli può dare. » (p. 3:SO). l\oi riteniamo pericolosa per la libe1•tà questa teoria dcll'on. Bonghi, che annulla l'altra del: Re regna e non governa, che fu in onore nel continente europeo nel periodo idillico del regime rappresentatiYo. Ma accettiamola pure; che cosa ora ne scatu- (I) l.'on. Colnjanni Napoleone scrisse nella Die Zeit di Vienna che se il I e richiamò Crispi nel 1893 ciò si do\'etle non alla Jimin11itamoralità della Corte, ma alla paura <lella rivoluzione, d:1lla qunJe si fece comprendere al He che solo l'on. Crispi JJOtcva preservarlo. 1:on. Colaja11ni l'ipro<lussc questo brano dell'art. della Die Zeit contro il qnalc la stampa pagata da Crisp i protestò fieramente nell'opuscolo: Consule Cri,pi; l'opuscolo ru l'ltto sequcS<\rare per impedirne la diffusione durante il periodo elcltornle. La Camem di Consiglio citi Tdbunale di Caltanisctta, però, annullò il sequestro per inesistenza di reato.

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 135 scc? Questo, innegabilmente, il re e responsabile del male fatto dai suoi ministl'i. * * * Ed ora ad un parallelo tra Repubblica e Monarchia e sn certi pericoli, cl•e la seconda potrebbe correre dati certi eventi. « Si direbbe, scrive, che l'elettività del capo dello stato sia più conforme ad alcune tendenze degli spiriti moderni, renda la condotta del capo più franca, più libera, e capace di maggiori resistenze, che non possano osare un principe o i snoi ministri. Può essere, sopratutto quando la repubblica sia costituita a modo di quella degli Stati Uniti; ma anche la francese, di costituzione, certo, assai imperfetta, ha estrinsecato una forza di ricostruzione - e in breve ne estrinsecherà una di resistenza - che nè _alla monarchia del 14 nè a quella del 30 sarebbero state possibili senza sdrucciolare e cadere ... Il re dove la monarchia ha antiche radici - Germania, Austria, Inghilterra - o dove la tradizione si unisce all'assenso popolare ha questa forza perchè stà al disopra delle parti, delle fazioni politiche, non turbato da nossnna gelosia, non guasto da nessun desiderio; che non h:i intricato pel .-oto di ieri no ha hisogno d'intrigal'e por quel di domani; compassionevole a ogni miseria, giusto a ogni diritto, senza interessi suoi contrapposti a quelli di altri, fermo e sicuro nella sua baso ... Il Re può promuovere, accrcscern tutto quanto vi ha di bene nei Ministeri, che via via usa e muta; e temperarvi tutto quello che vi possa essere di malo ... li pericolo di offendere le istituzioni attuali in Italia è maggioro che in Inghilterra pcrchè l'Italia è messa insieme appena da un terzo di secolo, malamente cementata, variamente inquieta, con· reminiscenze di un passato tuttora vicino non in tutti spento, conqun,ssata da dolori di ogni sorta, ma tutti pungenti, economicamente disagiata, finanziariamente squilibrata, incerta di tutte le istituzioni sue civili e sociali, incalzata dal disavanzo, ed esitente o divisa tra il mantenere alleanze che le pesano o scioglierle con pericolo di essere minacciata da altre parti. E questo forse è peggio: che ciò che altrove è effetto di ricche:z:za mal distribuita, qui è effetto di miseria ugualmente cli/Fusa... Perchè i nemici della monarchia non riescano ad abbatterla bisogna che questa non sia costretta a essere un membro morto nell'organismo politico, uno cli quei membri, la cui esistenza, fa prova che già esistcrn una qualche funzione esercitata da essi, ma, non n'esercitano più nessuna in realtà, come vorrebbero coloro che non lasciano al Pl'incipe altro dil'itto se non di leggere un numero quando non sia richiesto cli farlo. » « S'intendo che se .si ascriva al P1·incipc maggiore diritto di questo, che non n'c neanche uno, egli dove rendersi adatto ad esercitarlo. ì\fa adatto ,·'è di solito: son poche le dinastie, le quali siano degenerate tanto da non cl:1re più Principi cui basti l'ingegno o l':1nimo a cso1·citarlo; la dinastia di Savoia non è corto cli queste. Quando in una dinastia si sia in verità con3unta tutta la virtù avita, e la follia o la imbecillità l'abbia invasa allora è di certo necessario mutare gli ordini dello stato, se una nuova dinastia non vi può surrogare la vecchia. » (Bonghi: Il diritto clel principe in uno stato libero. N. Aut. 15 Dicembre 1893). Non ci arrischiammo mai a dire che la nostra dinastia sia degenerata, invasa dalla follia o dalla imbecillità e che sia consunta la virtù avita. Honny soit qui mal y pense ! Parecchie cose, però, dobbiamo osservare. Credeva l'on. Bonghi che i pericoli siano cessati oggi? È vero che il Re sta imparziale al disopra dei partiti e delle fazioni politiche? Ma il Bagehot, che il Bonghi giustamente apprezzava, ha dimostrato che nelle monarchie costituzionali, nella Inglese, ad esempio il Re è, per sistema, partigiano del partito conservatore. È possibile che il Re oggi in una vera monarchia costituzionale non rappresenti un membro morto in un organismo politico ? :Ma proprio lo stesso Bagehot ha dimostsato che la monarchia non ha altre efficienze che la teatrale in Inghilterra, dove non serve che a mantenere in freno le masse incolte. I maligni se escludono -- e devono escluderlo per forza - che il Re in Italia sia complice delle colpe di Giolitti e di Crispi, degli orrori di entrambi, vedendolo impotente a scongiurarli sospetteranno cbe sia un semplice Ro travicello. ,,_ * * La posizione che Bonghi vedeva tesa e minacciosa sotto Gioliti,i non lo e di più soito Crispi? Che cosa vi si è aggiunto di più e di meglio ? Le nuove imposte, la reazione feroce, la negazione dello Statuto, la violazione delle leggi, la immoralità trionfante noi governo! Bagattelle! Veramente di più o di meglio ci sarebbe questo: Bonghi rimase fuori da Montecitorio nel 1892 perperchè combattuto da Giolitti; vi rientrò perché appoggiato da Crispi nel 1805. La differenza, subbiettivamente, è grande. LA RIVISTA. LE LAGRIME DI LANZA. Un nostro abbonato Piemontese a proposito dell'articolo: Oli spropositi di F. Cris11i (N° 6) ci scrive la seguente lettera, che sentiamo il dovere di pubblicare in omaggio alla verità: « La frottola che Lanza abbia pianto per andare a, Roma, venne per la prima volta tirata fuori dal Crispi alla Camera il 1G Marzo 1880. « Premurosamente raccolta nel Popolo Romano fu telegrafata, dal corrispondete Vood al Times.

136 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI « Lanza la smentiva, con una lettera dirotta da Casale il 26 Marzo 1880 all'01Jinio,ie, nella quale fra altro si leggeva questo: « 1~bene si sappia che << se io non risposi a quella enorme fola ~i è per- « chè in mozzo al frastuono causato dalle incessanti » e calcolate interruzioni di una parte della Sinistra, « e alle scampanellate del Presidente io non potei « punto udire quella strana allegazione del Crispi e « suppongo che non l'abbia udita neppure il Sella, « che mi stava vicino poichè avrebbe dovuto ancora « premere più a lui che a me di smentirla: sia per- « chè a lui n'era attribuita l'origine, sia perché egli « ben sa, come sia assolutamente inventata. » « Ed il Sella sullo stesso argomento dirigeva una lettera ali' Opinione il 4 Aprile 1880 in cui si legge: « Per conto mio avrei creduto mancare all'on. Lanza « ed a me se mi fossi fermato anche un solo mo- « mento sull'assurdo pensiero che !'on. Lanza po- « tesse avet' pianto per la nostra venuta a Roma.» « Sembrami che di fronte a dichiarazioni così recise di due galantuomini, la cui parola valeva tanto di più di quella dell'on. Crispi, la fola avrebbe dovuto essere sepolta per sempre; invece di quando in quando ripullula e perciò ho creduto con,·oniento smentirla avendola vista riprodotta nelle colonne della pregiata Rivista di Politica e Scienze Sociali ». D. S. LE INNOVAZIONIELLALETTERATURA E LA ~UESTIONE SOCfALE ·..J Nel Saggio sullo stato della letteratura italiana nel pri?no ventennio del secolo decimonono il Foscolo nota che, oltre quello che il progressJ del tempo naturalmente produce, le f1·equenti 1·ivoluzioni intestine, le ripetute nemiche invasioni, la influenza elette armi e delle arti straniere, e l' istituzioni cli nuove leggi e di nuovi costumi hanno cagionato con incredibile rapidità nella nostra letteratiwa maggiori e più memorabili innovazioni che non in quella di qualsiasi diffe1·ente regione. Ed aggiunge che dal tredicesimo secolo, da quando cioè, la nostra letteraturn fece mostra di sè, fino al principio del secolo decimonono, i nostri critici poterono stabilire almeno dieci di(!'ennti epoche, in cui il genio lettemrio assunse una caratteristica, o, per meglio clire, una fisonom,ia affatto dissimile tanto dal p1·ecedente, qi,anto del si,ccessivo pe1·iodo. La durala di ciascheduna dz queste epoche venne con gii,sto calcolo (issata per ogni me~zo secolo, tempo il più lungo che si conosca in cui l'istesso ,r;usloe la medesima moda nello scrivere a1Jbiano in Italia giammai continuato. Più frequenti innoyazioni, in pel'iodi di tempo, cioè, pitt brevi, sono avvenute dal principio del nostro secolo ad oggi. Gli straordinarii cambiamenti politici e sociali successi in que to secolo, gli urti impetuosi e i terribili colpi che dapprima scossero le monarchie d'Europa, la reazione che indi ne seguì, lo sYiluppodel sentimento nazionale, il consecutivo progresso della democrazia, il lavorio nel ricostituire la nazione, il risorgere di questa, e i più rapidi e continui scambi e commerci delle produzioni lett~rarie fra i rnrii popoli hanno modificato più spesso il nostro modo d'esprimere e di rappresentare le cose, ed anche il gusto artistico. Il quale come si sa, subisce le influenze dell'educazione e dell'ambiente sociale. Inoltre la letteratura che è un fenomeno sociale, una continua ed eccelsa manifestazione della vita e del pensiero d'un popolo, cangia e s'innova coi mutamenti che avvengono nel campo delle idee. Le quali ora sbocciano e si maturano e trasformansi in più breve tempo che per il passato. Gl' ideali d'oggi della religione e della morale, della vita politica e sociale non sono quelli di ieri. Le istituzioni che pit1 parean salde, più sono combattute; e sono invece propugnate e difese altre credule utopistiche o dannose. Senonchè gioYa avvertire che in tante Yicessitudini d'uomini e di cose, in tanti varii mutamenti lieti o funesti, poco è cangiato il carattere dei popoli; irnperocchè e so ha profonde radici nell'organismo, e manifestasi secondo il vario temperamento individuale, che in gran parte dipende dalla nosLra organica costituzione, la quale modificasi assai lentamente. Ed infatti malgrado le molte variazioni politiche e sociali fra noi avrnnute in questo secolo, p~1re assai poco o nulla è mutato il carattere del nostro popolo, quantunque si manifesti in nuoYe foggie e maniere conforme alle nuove idee. i\la la struttura della mente, le inclinazioni dell'animo, e quindi le buone e cattive qualità del popolo italiano, quali Yennero formandosi, a strati a strati, lungo la sua storia sì travagliata e varia, non appaiono mutate. Da cio consegue che pure modificandosi il gusto letterario, e mutando, come dice il Foscolo, la moda dello scrive1·e, non però si perde il culto alle Yetuste tradizioni, e permangono invariate alcune note fondamentali del genio letterario della nazione. E questo genio, nostro nume tutelare, inspira e protegge le migliori e pit1 durature opere degl' ingegni, o le ronde accette e gradite all'uni\'Crsale. E però le innornzioni che ad esso non si confanno, o che di un tratto, o, dirni qua i, bl'utalmente so ne distaccano, hanno Yita efnmcra. i\la d'altro canto non sono neppure Yilali quelle p1·oduzioni letterarie che Yeslono forme slan1ìe o già. oltrepassate; ed alle quali non alita dentro lo spirito della nostra età. ;\'ella continua eYoluzione e scelta delle va1·ie

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 137 forme lelle1·arie, preralgono, sopravvirnno e si tra- :;mettono quello che meglio si adattano a' tempi, ed a soggeUi confacent,i ali' inclole d'un p:ie e e <l'una dal-a ci,·i!Ut; ossia quello che meglio esprimono o 1·ilraggono lo naturnli bellezze e gli umani sentimenti e pensieri, e gl' intimi moti e la rn1·ia vita del cirile consorzio, 0l'l'ero i desiderii e gli ideali d'un popolo. Ma il giudicare della vitalità d'una nuorn forma lettera1·ia prima che siasi ampiamente svolta ed esplicata non è facil cosa. E le difficoltà crescono se in essa, sin dal suo primo reniro alla luce, appare l'impronta cl 'un ingegno sonano. Così per esempio a me pare che non possa ancora dir.si se i metri barbari sieno una nuorn conquista della poesia italiana, o se avranno una lunga Yita. li Carducci seppe col Yigore del suo ingegno e con la larga e sicura padronanza dell'arte poetica dar nuova Yita a 51' infelici tentativi di Claudio Tolomei, ed ai saggi non ispregevoli del Chiabrera, ed a quello ammirerolo del Tommaseo. E ricostituendo (come scrisse il 'l'eezza, quando furono pubblicate le prime OJi ba1·bw·c) i i·itnii classici seppe acco1·dcwli con tanta al'!e nel .rno pensie1·0 poetico che non paiono reminiscc1i.:::edi (01·,11e(lefunle, ma ci·ea:::ione rirentc e nuoz;a. Olt,·e a ciò il poeta, malgrado l'oslontato cullo del paganesimo, o la riorncazione degli antichi Dei della O1·ecia e di l{oma, spirò, in quelle Odi bai·bare od in alcune altt•e pubblicato poco dopo, un fecondo alito del pensiero model'llo 1·ibellante i aJ misticismo medioevale. ì\la l'indole della nostra liugua, e lo abitudini del nostro Ol'occhio mal s'adattano, credo, a cotos1i moll'i; quindi mal ,·i si acconcia anche il nostl'o gusto a1·listico, quale è ronuto fo1·111andosi per una non into1'1'otta tradizione ed educazione lettera1·ia di cinque secoli; e po,·ò i rnrsi barbari non potranno mai ri lempl'arsi alle fre clic sorgenti popolari ed essere largamente diffusi. .\.ggiungasi a ciò che i molti imitatol'i o seguaci del Carducci non hanno saputo infonderl'i nuoro Yigore di vita, mentre le più recenti Ocli bar-ba1·e dello stesso Carducci mostrano, nel loro insieme. una continua e miserorole decadenza. 1el pa . aggio d'un periodo letterario ad un allro quando l'uno lentamente decade, od il successirn muoYe incerto i primi passi, odosi sO\·ente il rimpianto di chi ripeto che la lolterntu,·a degenera, e l'arto muore. :'Ifa in Ye1·0 non decadono o muoiono che lo Yecchio foggio o le fo1·mo non pii1 adatte a· nuol' i tompi. E nel no tro secolo che pi ì1 froquonli sono stati cotesti passaggi, s'è piÌI spesso :-;entito canlae la nenia a l'arte mo,·ibonda. I Classicisti dopo il ·15 rimpiansero la mesta foga dogli Dei proletlol'i ed animato1·i doll'al'Le e della poesia; e non anisarnno il nuorn spi1·ito Yitalo cou che il romanticismo t1·asformava o rianimava l'arte irrigidita nelle vecchie forme. Poi i Homantici, feriti nel loro sentimentalismo, lagrimarono la perdita degl' ideali amorosamente accarezza.Li. Altri intanto hanno più YOlte imprecato anche alla scienza che di teugge la poe ia. Eppure questa alla luce de' ritrovati scientifici acquista nuorn vigore, e più alte aspirazioni, e meglio intende il pianto delle cose e l'anima del mondo. Senonchè gli scrittori, poeti e romanzieri, naturalisti e veristi, si sono indi smarriti pifr volte e perduti fra le minute cose e le inezie, e lordati spesso nel fango delle brutture mo1·ali. E frattanto i neo classici vagheggiano cose e tempi già trapassati. E Simbolisti, Parnassiani e Decadenti inseguono forme vane e caduche; ed appalesano la loro degenerazione. Vogliono solitarii, e chiusi nei loro cenacoli, seguiee le dilettanze d'un' arte aristocratica; e non s'accorgono che come ora le famiglie e gli ordini ar!.istocratici, co ì i loro gusti e sentimenti artistici rapidamente degenerano. ;\fa ripeto non però l'arte muore. Segue essa la legge dell'evoluzione; modificansi e mutansi lo suo forme; ed indi riappare sempre rinnol'ellala; consolatrice de' nostri dolo,·i, e superba esorlatrico cli generosi pensieri e di forti e magnanime imprese. Però la letteratura deve, come osserrn il Foscolo, adempiere un alto ufficio civile. Gli iwinini cli letta·e, scrirn egli, men·tano la tmi:;cia di ti·aclitori clel loro sacro dovere, se con colpetole t1·asciwan~a ti·alasciano cli 1·isve· gliw·e negli uomini, e con gli :scritti e coi eletti, le genei·ose pas:sioni, cli rencle1·e co11iuni, col dimostmrle, le itlili vc1·ità: di aggiungere vezzi alla ril·tù; e (inalme,ite di dil·zj;l!i·ela pnbblica opinione al vantaggio ed all'avan:samento della civile p1·ospe1·itd. L'arte per l'arte ò una formula vana ed inconcludente, che però indica la decadenza e l'esaurimento d'un periodo letterario. L'arlo non vive fuori della civile società, anzi è di quesla un elemento integrale; e quindi acquista nuorn Yigoria sempre che si accresca il suo rnlore sociale. Ed è perciò che la moderna letteratura, in quasi tutti i paesi civili si é ritemprata agitando e tenendo Yiva la quistione sociale, o meglio significandone e rappresentandone, anche inconsciamente tah·olta, i varii aspetti. Ed anch'e o il realismo, pur ritraendo le pit1 sozze cose cli questo mondo, le tu1·pitudini e le vigliaccherie di gente abbietta, ha servito e serve a fai• meglio conoscere i Yizii proprii del nostro tempo; a denudare le piaghe sociali; ed a promu0Ye1·e quindi il deside1·io d'una nuova Yita. L'intimo trarnglio delle nazioni si riflette nella letteratura, e quindi si YOggono ora in questa le lotte od i contrasti doli' indiridualismo col socialismo. Vi si sentono le arnarn rampogne, e vi echeggiano li;)

138 RIVISTA DI POLITICA E SOIENZE SOCIALI satire con cui gl' indiYiduali ti, che ricercano le forme aristocratiche ed odiano il rol.(Jo pi·o(ano, combattono le riforme sociali, com'è in talune poesie di Roberto Beo\rning cd in molte altre elci Simbolisti e Decadenti; e Yi si anisa pure lo sdegno con cui altri muoYono contro la tirannide delle maggioranze, sdegno che irrompe a Yolte, come ne' drammi dell' lbsen, contro il malrngio giogo sociale e Yagheggia un anarchico egoismo; ovvero s'affieYolisce e s'effonde in elegie di anime solitarie, di spiriti superiori che nella uni(orniitd clcmocratica sentono il tramonto dell'ideale e dell'arte (1). Un più largo e rinnoYatore senso d'umanità spira dagli scrittori socialisti, e da chi meglio intende la necessità di nuoYi e più equi ordini sociali. Il sentimento della giustizia anima ed invigorisce le loro opere, imperocchè è per un nuovo innesto dell'elemento sociale che di recente sono avvenute le migliori innovazioni dell'arte. Ii Romanzo russo, dal Turgheneff e Dostojevsky al Oernicewski e Tolstoi, ha avuto una larga diffusione in Europa, perchè, malgrado il pessimismo, che Yi alita dentro un amaro sconforto, ritrae la vita, gli usi e i costumi della società, e .d. imostra, coi fatti rappresentati, la necessità d'un sociale einnoYamcnlo. La stessa intenzione riscontrasi nel recente romanzo tedesco che con Kcller ccl i suoi seguaci, mette in ailionc anche i prnblerni del socialismo o della democrazia. E già lo Schiller nei ·Masnadieri, e l'Hcine in alcune lieichc e nelle l'OYcnti pro ·e aYCYanolcrato alto il grido della ribellione e fatto maledit·c agli csi!'\tcnli 01·clinamcnti sociali. E. H. lfamrrling, nel Re cli f,ion, narrando le gesta degli Anabattisti in ~fonstcr, 1·apprc cntn, poeticamente gJ ideali del comunismo anivandoli, nel p1·otagoni ta, con lo spi1·ito della moclcma età. Anche ncll' Inghilteeea, nella pateia clelr indiYidualismo, molti e rnlenti poeti hanno con profondo e sociale senso di umanità innalzato il loro canto in prò de' poYeri e de' diseredati, ritraendone, con affetto e con sincerità, i Yizii e le YirU1, e meglio le mi erie, le fami, i traYagli e gli abbrutimenti ; e quì mi basti nominare Robel'lo Bum .. Giorgio Orahbe, Tomma o l food cd Efoabelta Bat•rel.t-Browning. Ci suscitano poi alti cn~i cli rinnon1111cnto :;ociale il Pi ·omeleo dello Shcllc_r, e non poche li1·iche del ,\-01·cbwol'th e del S"·inbu1·nc. Assai prosatori ing'lc. i, e ;;pccialmcnle 1·omanzicri, come Dickcns e G io1·gio Eliol, destano cd afforzano il sentimento dell'umana fratrllanza. mentre altl'i scritto1·ipiù ecccnli, mossi anc!t'cs:;i <laspi1·itoumanita1·io, caldeggiano il sociali. mo, e non rifuggono dal propugnare anche i modi 1·irnluziomu·ii pc1· attual'lo. In Francia, per una non interrotta tradizione, dalla (I) Alessand,.o Chiappclli Soeialismo e 1\1•tc. Nuova Antologia, l Agosto 1895. seconda metà del secolo scorso ad oggi, l'elemento sociale ha sostenuto ed invigorite le produzioni letterarie. E come e··so crebbe rigoglioso, e fiorì, con umano sentimento, nel romanzo e nelle· poesie cli Y. Hugo, e nella Co11imediaumana del Balzac, così fiorisce ancora ne' romanzi sperimentali dello Zola, e in quelli psicologici del Bourget e ne' loro seguaci. Nella letteratura italiana l'elemento sociale, che attinge vigore e forza dal senso umanitario e dagl' ideali del socialismo, ha fatto assai tardi la sua comparsa, e non vi si è sYolto che solo in questi ultimi anni. Urgeva prima costituire la patria; ed i nostri migliori scrittori, poeti o prosatori, dettando un libro avevano, per lo più, l'intenzione di combattere una battaglia; e con accenti generosi ammonivano ed eccitaYano il popolo ad unirsi per liberare l'Italia dallo straniero e da' despoti nostrani. Ma, con la liberazione di Roma, si chiuse un periodo glorioso della vita italiana, e cessò pure la battagliera letteratura patriottica. E come il patriottismo venne d'allora usufruttato ed abusato da moltissimi, e volto a fruttuosi intrighi e raggiri politici, e a lucrose imprese bancarie, ovvero volto a oddisfa.rc meschine nmità od ambiziose voglie, così e·so perdette pure ogni vigore cl' ispirazione artistica. E la nostra lctteratuea vagò allora incerta, cercando nuoYi ideali ; e venne esplicandosi tumultuariamente. smaniosa di noYità. Ed essa intanto seguirn o la moda di Francia o di Germania, e eiprncluceYa il romanzo sperimentale o il psicologico, o la degenerata arte de' poeti Yeristi, simbolisti o decadenti. :\[a, malgrado i lamenti dei ncocla ici, e de' superstiti poeti del patriottismo, i quali Ycnuta meno la loro yena poetica, piangono la morte della poesia (1), e malgrado il nuovo misticismo che i1wacle le anime timorate e religiose, pure la quistione sociale, entrata di recente nel campo della nostra letteratura, varrà cli certo a einnovarla ed invigorirla. E gia se ne veggono i primi segm nella poesia e nel romanzo sociale. Il Rapisarcli, coi suoi versi, da piit anni combatte per gl'iclcali del socialismo, e in prò delle classi lavoratrici; di cui Ada \!egri canta puranco le miserie ed i pianti , e deYe a cio la sua rapida popolarità. \ei recenti romanzi cli Bruno Speeani e del RoYetta si narrano e rappresentano iniquità ed ingiustizie che le nostre leggi permettono e proteggono, e sYolgonsi tl'istc e vergognose Yicencle, che nella nostea società spesso aYrnngono, fomentate ed alimentate dalla diffu ·a corruttela, e da maligne (I) 11 Carducci ncll'an-crtcnza all'Ode, Pe,· le feste ta.•sione a Fer,,ara concede alla poe.!ia la ricostituzione del passato, rn tico o storico; ma n.:::gache il poeta. p• ~~a ispirarsi al pi-esente e trarre da questo materia (}Cl' i suoi ,·crsi. Quanto poi al futuro, con santa unzione <la frate zoccolante, egli dice: il futuro è cli Dio. Nessuno ùunr1uc osi parlare.

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