Rivista di politica e scienze sociali - anno I - n. 9 - 15 novembre 1895

RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI 135 scc? Questo, innegabilmente, il re e responsabile del male fatto dai suoi ministl'i. * * * Ed ora ad un parallelo tra Repubblica e Monarchia e sn certi pericoli, cl•e la seconda potrebbe correre dati certi eventi. « Si direbbe, scrive, che l'elettività del capo dello stato sia più conforme ad alcune tendenze degli spiriti moderni, renda la condotta del capo più franca, più libera, e capace di maggiori resistenze, che non possano osare un principe o i snoi ministri. Può essere, sopratutto quando la repubblica sia costituita a modo di quella degli Stati Uniti; ma anche la francese, di costituzione, certo, assai imperfetta, ha estrinsecato una forza di ricostruzione - e in breve ne estrinsecherà una di resistenza - che nè _alla monarchia del 14 nè a quella del 30 sarebbero state possibili senza sdrucciolare e cadere ... Il re dove la monarchia ha antiche radici - Germania, Austria, Inghilterra - o dove la tradizione si unisce all'assenso popolare ha questa forza perchè stà al disopra delle parti, delle fazioni politiche, non turbato da nossnna gelosia, non guasto da nessun desiderio; che non h:i intricato pel .-oto di ieri no ha hisogno d'intrigal'e por quel di domani; compassionevole a ogni miseria, giusto a ogni diritto, senza interessi suoi contrapposti a quelli di altri, fermo e sicuro nella sua baso ... Il Re può promuovere, accrcscern tutto quanto vi ha di bene nei Ministeri, che via via usa e muta; e temperarvi tutto quello che vi possa essere di malo ... li pericolo di offendere le istituzioni attuali in Italia è maggioro che in Inghilterra pcrchè l'Italia è messa insieme appena da un terzo di secolo, malamente cementata, variamente inquieta, con· reminiscenze di un passato tuttora vicino non in tutti spento, conqun,ssata da dolori di ogni sorta, ma tutti pungenti, economicamente disagiata, finanziariamente squilibrata, incerta di tutte le istituzioni sue civili e sociali, incalzata dal disavanzo, ed esitente o divisa tra il mantenere alleanze che le pesano o scioglierle con pericolo di essere minacciata da altre parti. E questo forse è peggio: che ciò che altrove è effetto di ricche:z:za mal distribuita, qui è effetto di miseria ugualmente cli/Fusa... Perchè i nemici della monarchia non riescano ad abbatterla bisogna che questa non sia costretta a essere un membro morto nell'organismo politico, uno cli quei membri, la cui esistenza, fa prova che già esistcrn una qualche funzione esercitata da essi, ma, non n'esercitano più nessuna in realtà, come vorrebbero coloro che non lasciano al Pl'incipe altro dil'itto se non di leggere un numero quando non sia richiesto cli farlo. » « S'intendo che se .si ascriva al P1·incipc maggiore diritto di questo, che non n'c neanche uno, egli dove rendersi adatto ad esercitarlo. ì\fa adatto ,·'è di solito: son poche le dinastie, le quali siano degenerate tanto da non cl:1re più Principi cui basti l'ingegno o l':1nimo a cso1·citarlo; la dinastia di Savoia non è corto cli queste. Quando in una dinastia si sia in verità con3unta tutta la virtù avita, e la follia o la imbecillità l'abbia invasa allora è di certo necessario mutare gli ordini dello stato, se una nuova dinastia non vi può surrogare la vecchia. » (Bonghi: Il diritto clel principe in uno stato libero. N. Aut. 15 Dicembre 1893). Non ci arrischiammo mai a dire che la nostra dinastia sia degenerata, invasa dalla follia o dalla imbecillità e che sia consunta la virtù avita. Honny soit qui mal y pense ! Parecchie cose, però, dobbiamo osservare. Credeva l'on. Bonghi che i pericoli siano cessati oggi? È vero che il Re sta imparziale al disopra dei partiti e delle fazioni politiche? Ma il Bagehot, che il Bonghi giustamente apprezzava, ha dimostrato che nelle monarchie costituzionali, nella Inglese, ad esempio il Re è, per sistema, partigiano del partito conservatore. È possibile che il Re oggi in una vera monarchia costituzionale non rappresenti un membro morto in un organismo politico ? :Ma proprio lo stesso Bagehot ha dimostsato che la monarchia non ha altre efficienze che la teatrale in Inghilterra, dove non serve che a mantenere in freno le masse incolte. I maligni se escludono -- e devono escluderlo per forza - che il Re in Italia sia complice delle colpe di Giolitti e di Crispi, degli orrori di entrambi, vedendolo impotente a scongiurarli sospetteranno cbe sia un semplice Ro travicello. ,,_ * * La posizione che Bonghi vedeva tesa e minacciosa sotto Gioliti,i non lo e di più soito Crispi? Che cosa vi si è aggiunto di più e di meglio ? Le nuove imposte, la reazione feroce, la negazione dello Statuto, la violazione delle leggi, la immoralità trionfante noi governo! Bagattelle! Veramente di più o di meglio ci sarebbe questo: Bonghi rimase fuori da Montecitorio nel 1892 perperchè combattuto da Giolitti; vi rientrò perché appoggiato da Crispi nel 1805. La differenza, subbiettivamente, è grande. LA RIVISTA. LE LAGRIME DI LANZA. Un nostro abbonato Piemontese a proposito dell'articolo: Oli spropositi di F. Cris11i (N° 6) ci scrive la seguente lettera, che sentiamo il dovere di pubblicare in omaggio alla verità: « La frottola che Lanza abbia pianto per andare a, Roma, venne per la prima volta tirata fuori dal Crispi alla Camera il 1G Marzo 1880. « Premurosamente raccolta nel Popolo Romano fu telegrafata, dal corrispondete Vood al Times.

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