R I N A S C I T A
687
merci, attraverso i l porlo di Trieste era costituito per
i l 38% da merci di massa (minerali, carboni, grani,
legnami) e per i l 62% da merci pregiate (prodotti in–
dustriali), nel 1938 le merci di massa rappresentavano
i l 52% del totale, nel 1952 i l 71% e nel 1953 i l 62% con
dannose ripercussioni sul volume delle spese di piazza
e portuali pagate a Trieste. L'Austria è attualmente ìl
più importante utente del porto (50,3%), ma al tonnel–
laggio non corrisponde un movimento profìcuo quanto
nel passato, perchè l'incidenza dei grani e del carbone
è altissima, mentre una notevole parte delle merci pre–
giate esportate dall'Austria passano, anziché attraver–
so Trieste, attraverso i porti nordici e anche attraverso
Fiume, mentre la zona dì influenza triestina nell'Au–
stria va restrìngendosi a favore dei porti concorrenti.
La partecipazione della Repubblica italiana è molto in–
feriore a quella dell'anteguerra (50%) e persino rispetto
al 1913 (27%). I l traffico con la Cecoslovacchia (4,6% r i –
spetto al 12,7% del 1938) e con l'Ungheria è in netta
diminuzione, come sensibile è pure la diminuzione dei
traffici jugoslavi-,
Da una statistica del Consorzio autonomo del Porto
di Genova si rileva, per quanto riguarda i l traffico
via
mare,
che Trieste, con un movimento complessivo di
3.364.000 tonnellate, occupava i l terzo posto fra i 9 porti
principali italiani (preceduta solo da Genova e Vene–
zia), inentrq nei 1953 passa al quinto posto, (sorpassata
anche da Napoli e Savona). In questi 15 anni tutti gl i
altri porti hanno avuto aumenti di movimento rilevanti
(498% Bari; 210% La Spezia; 186% Napoli) mentre Trieste
ha avuto ìl minimo aumento fra i nove porti (2,3%).
Dal 1952 al 1953 poi, mentre tutti gl i al lri porti hanno
aumentato i l loro movimento, Trieste ha segnato una
diminuzione del 15,3%. Considerando ìl movimento me–
dio giornaliero, nel 1952 Trieste con 11.102 tonnellate
occupava i l quarto posto nella graduatoria, mentre nel
1951 con 9.323 tonn. passa al 7° posto (superata da
Genova, Napoli con oltre 20.000 tonn. e da Venezia,
La Spezia, Livorno, Savona con oltre 10.000 tonn.).
I traffici risentono gravemente dell'insufficienza dei
collegamenti marittimi triestini, che nell'anteguerra as–
sicuravano partenze frequenti e viaggi rapidi, a van–
taggio degli operatori commerciali locali e stranieri,
che potevano contare sulla rapidità dell'inoltro delle
merci e ,sul basso costo dell'operazione commerciale.
Mentre nel 1938 le società di navigazione di p.i.n., di–
pendenti dalla Finmare assicuravano 1,100 partenze
all'anno con 29 linee regolari, attualmente i l gruppo
Finmare gestisce soltanto 18 linee regolari (alcune
alternativamente) con circa 40 navi. Dal 1951 al 1953
si è verificata inoltre una riduzione progressiva delle
navi in arrivo e in partenza, che è rappresentata da
questa tabella pubblicata dalla Camera di commerciò
ed industria di Trieste:
*
A R R I V I
P A R T E N Z E
ADDO
Numero
navi
1)1 stazza
net ta
Di merci
sbarcate
Numero
navi
D i stazza
net ta
Di merci
imbarcate
(tonnO
(tonn.)
(tonn.)
(tonn.)
ri
•
Na v i i t a l i ane
1931
3 . 300
1 . 465 , 923 1 . 109 . 707
3 . 321
1 . 520 . 846
672 . 929
1952
3 . 4 3 0
1 . 619 . 790 1 . 513 . 835
3 . 425
1 . 599 . 733
542 . 062
1953.
.
2 . 9 8 3
1 . 645 . 209 1 . 331 . 333
2 . 987
1 . 638 . 665
656 . 240
Na v i estere
1951.
,
Z . 201
;
1 . 59S . 607 1 . 465 . 433
1.191
1 , 573 . 963
406 . 908
1952
1 . 220
1 , 566 . 411 1 . 490 . 900
1.224
1 . 571 . 890
377.664
1953.
,
1 . 020
1 . 392 . 404
953 . 939
;
1 . 025
1 . 411 . 086
435 . 419
Malgrado i l complesso- irnponenie di impianti di aita
qualità, che possono accogliere e smistare le merci di
transito che richiedono particolari trattamenti e mani–
polazioni o una speciale velocitò nelle operazioni di
carico e scarico, i l porlo di Trieste presenta seri in–
convenienti derivanti dall'abolizione dei punti franchi
e dai pesanti controlli doganali. 11 regolamento doga–
nale del 1910 assicurava infatti grande libertà di movi–
mento nell'ambito dei due punti franchi. Tali prero–
gative vennero limitate dal 1925 in poi fino ad essere
abolite nel TJ40 dall'istituzione di rigorosissimi con–
t rol l i che impongono pratiche laboriose agli utenti e
rendono quasi impossibili quelle lavorazioni di merci,
vini ,
caffè, ecc.,
che sarebbero possibili
4
a vantaggio
dei traffici col retroterra.
La rigidezza delle tariffe che i Magazzini generali
sono costretti a mantenere per osservare i l pareggio
del loro bilancio, rappresenta un altro elemento a van–
taggio dei porti nordici concorrenti, che sono in grado
di fare una politica tariffaria più elastica. Ciò
è
dovuto
al fatto che fino ad ora i l Consiglio di amministrazione
ilei Magazzini generali è stato costituito in maggio–
ranza da ufficiali angloamericani, che hanno aggravato
le pratiche burocratiche e dimostrato una completa
insensibilità agli interessi locali, preoccupali esclusi–
vamente di mantenere i l bilancio nei l imi t i imposti dal
governo.
Un altro ostacolo per i traffici con l'Europa centro-
danubiana è determinato dall'insufficienza dei colle–
gamenti ferroviari sulle tre linee: pontebbana, trans–
alpina e meridionale. La quasi totalità del traffico
triestino passa oggi sulla pontebbana che è la più lun–
ga, a binario unico e con forti dislivelli. La rigidità
della politica tariffaria per i trasporti ferroviari rap–
presenta un ulteriore fattore negativo in confronto alla
politica molto più elastica e conveniente delle ferro–
vie tedesche, che riescono così a distrarre consistenti
traffici austriaci, ungheresi e cecoslovacchi dal porto
di Trieste verso quelli anseatici.
I rapporti commerciali con l'estero sono vincolati ai
trattati commerciali italiani e in tali contrattazioni fi–
nora si è tenuto molto scarsamente conto delle neces–
sità triestine. I l governo italiano e i l GMA durante tutti
questi anni del dopoguerra hanno svolto una politica
di discriminazione verso i traffici con la Cecoslovac–
chia e l'Ungheria, e hanno applicato rigorosamente a
Trieste ìl
Baule act,
(approvato dal Congresso ameri–
cano nel 1951), che'esclude gli scambi commerciali con
i paesi a regime democratico popolare o socialista di
tutti i materiali considerati di valore strategico, fra i
quali ci sono un'infinità di merci i l cui valore strate–
gico è molto discutìbile. Un apposito ufficio, esìstente
soltanto a Trieste, lo
Shipping controll office
ha avuto
inoltre la funzione di controllare e praticamente im–
pedire anche i l semplice transito verso i paesi a demo–
crazia popolare.
La fiera di Trieste, che avrebbe dovuto favorire lo
sviluppo del commercio triestino, è stata anch'essa sog–
getta alle interferenze del GMA
:
che non soltanto non
ha dato l'aiuto economico necessario, ma ha anche
impedito la partecipazione ad essa delle Repubbliche
democratiche popolari, che maggiormente sarebbero
state interessate a stabilire rapporti commerciali, ut i l i
all'economia triestina.
L'industria
L'apparato industriale triestino è potenzialmente no–
tevole e ricco di possibilità di sviluppo, ma anch'esso
come quello portuale ha subito tragiche conseguenze
per l'insana politica economica fino ad oggi condotta
nel regime, di occupazione anglo-americano, 1 princi-