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R I N A S C I T A

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ad allora erano sembrati pentii estranei, straordinari,

provvisori di vita sarda, si allineano le forze più vive

della politica e della cultura di Sardegna: i l lutto

abbruna le bandiere di Tempio, dì Sassari, di Iglesias.

A Cagliari un grande comizio è promosso dall'Unione

dei radicali ; centinaia di telegrammi giùngono alla

Lega dei minatori di Buggerrù; all'insulto del mini–

stero degli Interni, che concede mille lire alle famiglie

dei caduti, risponde lo slancio delle sottoscrizioni pro–

mosse dal partito socialista e da quello radicale.

L'episodio intanto offre l'attesa occasione di «sco–

prire » i l saccheggio che le aziende a capitale conti–

nentale

0

straniero vanno operando indisturbate da

almeno un ventennio sulle ricchezze sarde e l'inumano

sfruttamento a cui vengono sottoposti i lavoratori sardi.

Le colonne dei giornali sardi si aprono alle prime

polemiche fra coloro che al capitale continentale vo–

gliono sia riconosciuto i l merito di aver industrializzato

risola e coloro che ritengono ciò sia avvenuto a troppo

caro prezzo e per vie non naturali, che hanno reso

inutile i l sacrificio del lavoro e dei giacimenti isolani.

La piattaforma dell'autonomia sarda non è ancora

formulata (Io sarà solo sul finire dèll 'altra guerra, verso

i l 1917), ma si sviluppa oramai vìvo i l dibattito che

tende a individuare l'esatto schieramento delle forze

sociali e politiche in Sardegna, e la più chiara con–

trapposizione degli interessi e nazionali e di classe : si

risente allora i l grido « foras is istranzos »; è un grido

intorno a cui si erano raccolti i sardi nel corso del

loro tentativo di rivoluzione democratico-borghese e

nazionale, quando i l 7 maggio del 1794 avevano accom–

pagnato alle navi nel porto di Cagliari tutti i piemon–

tesi residenti nell'Isola, compreso i l viceré dei Savoia.

La tematica si fa presente dunque, ma forse è ancora

presto perchè i sardì condividano consapevolmente i l

giudizio che un loro storico e deputato, i l Siotto-Pintor,

aveva pochi anni prima dato nella « Storia civile dei

popoli sardi», quando scriveva «er rammo tut t i», ' r i –

cordando quei novembre del 1847 in cui i sardi invia–

rono una delegazione a Torino perchè Carlo Alberto—

sbalordito e persino diffidente — accogliesse i voti dei

« nazionali » che chiedevano l'abolizione elei privilegi

e degli statuti sardi, sui quali avevano giurato quattro

monarchie per regnare in Sardegna dal 1297.

Ed è soprattutto ancora presto per la classe operaia

sarda, ancora in formazione si può dire (saranno le

lotte del 1904 e poi quelle del 1906 a darle consistenza

e quasi direi fisionomia permanente, recisa dai ri torni

alla terra e fatta collettività); e prestissimo è ancora

per i l movimento politico socialista, « sovversivo » in

Italia isolato in pochi gruppi cittadini a Cagliari, Tem–

pio, Iglesias, e alcuni altri centri minori, e che solo

nel 1S98 aveva potuto ascoltare la predicazione dì An–

drea Costa e dì Rinaldo Rigola.

In questo clima di crescente malumore e di solidarietà

dell'opinione pubblica in Sardegna, gl i operai delle

miniere sarde continuano la loro lotta: scioperi e ma–

nifestazioni compatti e quasi sempre violenti si accen–

dono un po' dovunque, anche se in forma discontinua

e nOn coordinata, nei centri estrattivi del Sulcis, da

Nebida a S. Giovanni a Ingurtosu; e così a fine anno

la neo costituita Associazione mineraria' sarda — i l

cartello di resistenza delle industrie minerarie eser–

centi in Sardegna — doveva cedere agli operai e con–

cedeva, insieme alla fornitura gratuita degli attrezzi,

all'assistenza malattìe e al nulla osta alla costituzione

di cooperativa di consumo, i l tanto atteso contratto

di lavoro.

Ma l'episodio di Buggerrù ha serie, profonde riper–

cussioni in' Italia.

I morti di Buggerrù inserirono la Sardegna violen–

temente nella vita nazionale : i l movimento di opi–

nione, che dalla solidarietà passò alla lotta aperta

contro i l governo in nome degli operai uccisi a Bug–

gerrù, fece compiere un concreto passo in avanti a

quella unificazione nazionale a cui la Sardegna era

rimasta estranea.

Sui continente infatti un'ondata di orrore solleva

l'indignazione delle masse operaie del Settentrione.

Interpellanze categoriche e vibrale sono presentate a

Giolitti dai deputati socialisti di Torino e dallo stesso

sindaco di Torino, sen. Frola: l'incandescenza della

situazione obbliga Giolitti a rispondere; e la risposta

— smentendo i più inabili e solleciti difensori d'ufficio

del governo e degli industriali — nega che sìa stato

mai dato l'ordine di far fuoco e rigetta ogni respon–

sabilità sul nervosismo dei soldati.

Al 15 settembre è convocata la direzione del Partito

socialista italiano: l'ala destra e parlamentare dei

partito socialista deve rispondere della mancata pre–

sentazione alla Camera dei deputati del progetto di

legge che vieti l'intervento della forza pubblica nei

conflitti di lavoro.

La direzione del partito socialista si sostituisce allora

alle sue rappresentanze parlamentari e indice uno

sciopero generale di protesta civile « tale da imporsi

— come scrive

VAvanti ì —

ai pubblici poteri».

Lo sciopero divampa in tutto i l territorio nazionale:

è i l primo sciopero nazionale politico, ed è una prova

di forza. Da Milano (dove viene ucciso un dimostrante

e sciolto i l comizio di protesta) a Roma, a Napoli, a

Forlì, ad Ancona e Venezia e Terni e cento altri paesi

si moltiplicano le manifestazioni: a Roma 10,000 per–

sone partecipano al comizio del Teatro Cossa; inci–

denti ripetuti e nuovi morti punteggiano la solleva–

zione del proletariato italiano; nel nome di Sardegna,

accompagnato ai sìmboli del lavoro e del socialismo,

si opera una preziosa alleanza fra i l Nord e i l Sud

della nazione.

Nei pr imi quattro giorni Io sciopero paralizza com–

pletamente l'apparato industriale italiano e ancora per

diversi giorni la ripresa del lavoro è soltanto parziale:

la situazione italiana è notevolmente esasperata.

I I giorno 16 non escono neppure i giornali: e la

stampa non può dare l'annuncio della nascita dell'ere–

de al trono, Umberto, i l re di maggio.

Si rinnovano presso i l governo gl i invi t i a riunire

i l Parlamento: Giolitti minaccia di sciogliere la Ca–

mera se non cesseranno le ripetute richieste a discu–

tere del nuovo eccidio.

E poiché la minaccia non sorte effetto, fa sciogliere

la Camera e indice nuovi comizi elettorali. I l voto

del 6 e del 13 novembre segna un nuovo passo in

avanti del partito socialista. Ma ancora una volta per

i particolari congegni elettorali, gl i aumentati suf–

fragi non impediscono che i l numero dei deputati

socialisti eletti alla Camera risulti lievemente dimi–

nuito (da 33 a 30).

Ciò è sufficiente perchè i l gruppo dei deputati rifor–

misti inìzi la polemica sulle ripercussioni che gl i scio–

peri del settembre avrebbero avuto sull'opinione pub–

blica.

Solo due anni dopo la nuova Camera aprirà i l di–

battito sui fatti di Buggerrù, e voterà con legge 19 lu–

glio 1906 la costituzione di una Commissione di In–

chiesta, Guidata dal sen. Parpaglia di Oristano, essa

verrà in Sardegna nel 1908 e presenterà le sue conclu–

sioni solo nel 1911, fra l'indifferenza generale, e senza

che alcun provvedimento ne sortisca.

ARMANDO CONGIU