684
R I N A S C I T A
senatore del Fronte democràtico popolare nel 1948 per
i l Collegio dì Iglesias.
Ed un carlof urtino infatti, Alcibiade Battelli, era
riuscito nel settembre 1902 a dar vita all'unica lega dei
minatori veramente efficiente del bacino: una lega che
aveva già dato prova di intelligenza e di combattività
riuscendo a conquistare la direzione della cooperativa
«padronale» dì consumo di Buggerrù proprio all ' inizio
d i quel 1904.
La società Malfidano arrivò ad ogni bassezza pur
di impedire che g l i operai potessero contare su una
« loro » cooperativa, indispensabile per emanciparsi
dal mercato imposto dal datore di lavoro e soprattutto
in occasione di battaglie sindacali : nei 1900 infatti
la Malfidano, come prima iniziativa per struncare lo
sciopero, aveva chiuso i l credito nelle « cantine » della
sua cooperativa, tentando di affamare ì lavoratori.
Quando i l nuovo Consiglio di amministrazione ese–
guì i l riscontro di cassa, si trovò di fronte ad una
scadenza debitoria di 105.000 lire (30 mi l ioni di lire
al corso di oggi) e con i magazzini vuoti. E in quel–
l'ora per impedire che le paghe operaie potessero
soddisfare i creditori aila scadenza, la Malfidano arrivò
a spostare per quel mese la data di pagamento dei
salari di una quindicina di giorni a tutti 1 suoi
dipendenti soci della cooperativa. Per salvare la ge–
stione operaia, gl i operai dovettero ritirare e racco–
gliere i loro risparmi e superare cosi i l rischio di un
fallimento giudiziario per insolvenza.
Subito dopo la Malfidano proibì la cottura del pane
nei locali del forno, con la scusa che era stato costruito
su terreno di sua propr ietà: e anche questa,volta lo
scoglio fu superato, ' prima organizzando l'arrivo del
pane dalla vicina Flumìnìmaggiore (e questo fu forse
i l primo atto di alleanza dei « ininadores » con « is
massaius », i contadini: alleanza che diede buoni frutti,
se è vero che relettorato di Flumìnimaggiore — di cui
Buggerrù è attualmente frazione — dà oggi i l 5S,2 %
dei voti ai part i t i operai) e in seguito costruendo un
nuovo forno. La cooperativa restò cosi in mano dei
lavoratori e la Lega sindacale dei minatori di Buggerrù,
forte del successo ottenuto, si preparava a riproporre
le richieste non accolte nel 1900.
E' a questo punto che i l nervosismo della direzione,
a capo della quale v i era in quell'epoca un ingegnere
greco-turco, precipitò la situazione con un ordine pe–
rentorio di mutamento di orario, che diminuiva dal
2 settembre 1904 di un'ora l'intervallo fra la fase anti–
meridiana e quella pomeridiana della giornata la–
vorativa.
L'ordine è ignorato dagli- operai che rientrano al
1
pomeriggio del 2 alla stessa ora degli al t r i giorni;
e
quando la mattina seguente la direzione fa affìggere
manifesti in cui venivano minacciate gravi sanzioni
a chi non avesse rispettato i l nuovo orario di lavoro,
gl i operai decidono di disertare i cantieri: le gabbie
dei pozzi tacciono, e tace lo scroscio di acqua della
lavanderia.
Ha così inizio lo sciopero. La sera del 3 arrivano a
Buggerrù Alcibiade Battelli e i l dott. Cavallera; v i
tengono un'assemblea affollatissima, nella quale si
decide di chiedere alla direzione di iniziare le trattative
e di porre, accanto alla questione dell'orario, altre
rivendicazioni già più volte avanzate : un contratto
di lavoro, un ufficio di collocamento, i l .riposo festivo
e una cassa pensioni per la vecchiaia.
La mattinata dopo —
è
i l giorno 4 — la direzione
aziendale, allarmata dalla piega che andavano pren–
dendo gl i avvenimenti, acconsente a ricevere la com–
missione operaia; e sembra quasi che si stia per giun–
gere ad un accordo con completa soddisfazione delle
rivendicazioni
,
operaie, quando le posizioni dell'inge–
gner Georgiades, direttore della miniera, si i r r igidi –
scono ed egli rinvia ogni decisione i n attesa degli
ordini che devono, giungere dalla direzione generale
di Genova.
Si
conoscono
subito i motivi del rapido mutamento di
scena:
la sera prima i l sottoprefetto di Iglesias aveva
chiesto a Cagliari l'intervento della forza pubblica,
motivando Lordine con i l pretesto che a Buggerrù
«
esistevano malumori fra la direzione aziendale e gl i
operai»; si viene a sapere che sono in marcia e già
vicini numerosi drappelli di carabinieri e due com–
pagnie di soldati: alle 15 entrano a Buggerrù e scen–
dono verso i l mare, mentre i 2000 operai della miniera
sono radunati davanti alla direzione, per seguire l'an–
damento e Lesito delle trattative. Alcune centinaia di
lavoratori si avvicinano ai soldati che vanno ad ac–
cantonarsi negli alloggi operai, da cui vengono allon–
tanati
i
pochi lavoratori che in quel momento l i occu–
pavano. Gli operai e i soldati vengono a contatto; si
grida « fuori, fuori » sempre più concitatamente: la
tensione si acuisce, finche la truppa fa fuoco a più
riprese.
Davanti agli alloggi operai, fra i l mare e la collina,
dove digradano le case sino ai pozzi, restano tre operai
moribondi e sette feriti. E sette feriti si contano nel–
le forze dell'ordine. Fra g l i operai caduti v i sono sardi
di tutta l'isola: ve ne sono della Marmilla e dell'Ar–
borea, di Sardara e di Masullas, dei cento miserabili
paesi di Sardegna, venuti a Buggerrù nell'illusione di
raggranellare i l denaro per acquistare o riacquistare
ìl pozzetto di terra al loro villaggio, e cosi vivere fino
alla fine dei propri giorni.
I l rumore degli spari non è ancora cessato, e neppure
è lavato ìl sangue sulle rocce, che a Buggerrù viene
creato un clima di stato d'assedio: la polizia e i cara–
binieri disponibili a Iglesias sono concentrati nel pae–
se, da Cagliari sì muove l'intiero 42° reggimento stan–
ziale dì fanteria con i l suo comandante, arrivano i l
Prefetto e le altre autori tà della Provincia, e i l mini–
stero dell'Interno invia i l solito ispettore per la solita
inchiesta.
I l deputato sardo Campus, ascaro di Giolìtti, fa una
breve comparsa a Buggerrù e può così dichiarare al
giornale di Cagliari, l'Unione
Sarda
(anche allora un
pò conformista e schierata su posizioni governative)
che nessun addebito può essere fatto per l'accaduto alle
autorità e alla forza pubblica, e che gl i unici colpevoli
sono i « soliti sobillatori ». Gli fa eco i n Italia Fon. Mon-
ti-Guarnieri» i l quale, dichiarandosi « rappresentante
»
della Soc. Malfidano, ne scagiona le responsabilità e
accusa i socialisti.
A Buggerrù intanto la Lega dei minatori supera ìl
suo definitivo- esame di matur i tà sindacale: non ostante
l'orrore delle vite stroncate e i l terrore che mi l i tar i e
poliziotti spargono nel paese, i lavoratori si rifiutano
dì riprendere i l lavoro se non verrà revocato l'ordine
sul mutamento di orario. I l giorno ,.5 l 'attività pro–
duttiva è ancora paralizzala: solo a tarda sera la dire–
zione cede e r i t i ra l'ordine, ma chiede di salvarsi la
faccia imponendo l'effettuazione del nuovo turno pre–
disposto almeno per un giorno! Così si conclude l a
.
vertenza: i l 6 una immensa folla segue i l feretro dei
caduti; la direzione mostra ancora una volta la sua
canagliesca caparbietà consentendo al solf operai l i –
beri da impegni di lavoro di prender parte ai funerali.
A Buggerrù si è avuta la composizione dello sciopero,
ma l'eco dei fatti del 4 settembre si diffonde in tutta
,
1'lsola, suscitando ovunque indignazione e dolore. In–
torno ai nuclei operai delie miniere sarde, che fino