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686

R I N A S C I T A

L' od i e rna si tuazione economica

e sociale di Trieste e le sue prospettive

I l passaggio di Trieste sotto Tamminislrazioiie del go–

verno ìtalhuio avviene In una situazione economico-so–

ciale molto grave, che è i l risultalo di un lungo periodo

<Jj precarietà politica, durante i l quale la ricostruzione

postbellica è stata ostacolata da una crisi economica,

che, specialmente nell'ultimo anno, si è progressiva–

mente aggravata.

Dai dai! più recenti, l'orniti da uffici governativi, -su

una popolazione di circa 300.000 abitanti (della zona A)

e su una popolazione attiva di circa 133.000 persone r i –

sultano 21.400 lavoratori disoccupali e 87.416 lavoratori

occupati (gennaio 1054). La percentuale dei disoccupati

rispetto alla popolazione attiva (oltre i l 15%) è di gran

lunga superiore a quella della Repubblica (10%), che è

già fra le più elevate d'Europa.

Secondo i dati dell'Ufficio del lavoro del GMA risul–

tano :

Lavorator i

Lavorator i

disoccupati

occupati

nell'agosto 1951 :

1952:

1953 ;

1954:

19.022

18.938

18.205

15.118

su

»

90.599

88.872

87.855

87.051

I dati che attestano la riduzione del numero dei lavo–

ratori occupati (3.548 dì meno nel 1954 rispetto al 1951)

appaiono in contrasto con i dati riguardanti i lavo–

ratori disoccupati, evidentemente

.

manipolati in forma

incontrollata per fare risultare meno grave la situa–

zione. Si deve infatti tenere conto anche del costante

aumento numerico delia popolazione, specie per l'esodo

dalla zona B (20.000 profughi dei quali oltre 5.000 dopo

1

T

8 ottobre 1953). Infine si deve considerare che oltre

1.000 operai dei CRDA sono stati sospesi -dal lavoro e

passati alla Cassa integrazione, mentre all'Arsenale

triestino da anni oramai è in atto un sistema di turni

di sospensione. Fra i lavoratori occupati sono compresi

circa 2.500 assistiti dalla SELAD (Sezione per i l lavoro

e l'assistenza ai disoccupati), i quali vengono retribuiti

soltanto per giornata di lavoro effettivo, escluse le

giornate di maltempo, e per 180 giornate al massimo

e altri lavoratori che possono essere considerati disoc–

cupati parziali.

Ai disoccupati vanno aggiunti ora i 4.700 licenziati

dalle forze armate angloamericane, i licenziati della

polizia civile e le migliaia di altri profughi istriani

che affluiscono a Trieste dopo la spartizione del Terri–

torio. Sì deve tener conto poi dell'aggravamento eco–

nomico che esigeranno le previdenze per i 3.000 pro–

fughi dalla parte del comune di Muggia che è stato

passato al l ' amministrazione jugoslava.

Particolarmente allarmante risulta la situazione dei

giovani dai 14 ai 21 anni (33.548) di cui sono:

Maschi Femmine Totale

lavoratori occupati

.

»

disoccupati

5.523

4.750

7.700

4.000

13.223

8.750

Degli 8.750 giovani disoccupati 6.395 sono ancora in

attesa di prima occupazione, e ad essi si aggiungono

in media ogni anno 2.500 richiedenti i l libretto dì la–

voro. I l numero dei disoccupati va inoltre aumentato

con i 500 giovani occupali temporaneamente nella SE–

LAD e gl i 800 partecipanti a corsi professionali e di

riqualificazione. Fra le 7.700 lavoratrici giovani occu–

pate, sono comprese anche le sartine lavoranti a domi–

cilio. Su 87.272 addetti m 12.369 aziende, soltanto 5.523

sono giovani e due terzi delle aziende sono prive di

apprendisti. Soltanto nel 1953, fra i licenziati ci sono

stati 2.569 giovani sotto i 18 anni e dal 20 marzo al

20 luglio 1954 i l numero dei giovani occupati è dimi-,

nuito di 318 uni tà.

Questa situazione fra la gioventù lavoratrice rappre–

senta un fattore allarmante del progressivo declassa–

mento della mano d'opera triestina, privata oramai da

parecchi anni dell'indispensabile riserva di forze qua–

lificate giovanili. La mancanza di prospettive per i

giovani lavoratori è la ragione per cui per la prima

volta nella storia di Trieste si è verificata una notevole

emigrazione, che quest'anno ha portato in Australia

oltre 2.500 persone.

I traffici

Lo sviluppo di Trieste da piccolo borgo di 5-7.000

anime quale era al principio del Settecento, ha i n i –

zio col fiorire del suo commercio, dopo che Carlo VI

proclama la libertà di navigazione sull'Adriatico e con–

ferisce successivamente a Trieste la patente di porto-

franco (1719). I l vero incremento dei traffici triestini ini –

zia verso la metà del '700 grazie ai provvedimenti di

Maria Teresa per l'attrezzatura del porto e la conces–

sione degli strumenti giuridici necessari al suo svilup–

po. Col 1891 vengono soppressi i privilegi del porto-

franco e

-

istituiti i punti franchi, ma l'ascesa dei traf–

fici favorisce Io sviluppo • della città, che raggiunge

i 250.000 abitanti. I l movimento commerciale comples–

sivo (marittimo e terrestre, di esportazione e importa–

zione) progredisce rapidamente :

1884. 2.170.000 tonnellate 1905: 4.300.000 tonnellate

1890 : 2.400.000

»

1910: 5.000.000

»

1896: 2.60O.00O

*

1913: 6.140.000

»

1900: 3.400.000

Dopo la prima guerra mondiale, con lo spezzetta–

mento del retroterra austro-ungarico e con le nuove

-

barriere doganali, i traffici triestini languono a lungo,

segnando una ripresa appena nel 1925 e nel 1934 quando

vengono potenziate le attrezzature portuali e ripresi

accordi speciali con l'Ungheria, la Cecoslovacchia e

l'Austria, raggiungendo attraverso al t i e bassi i l movi–

mento complessivo di 5,378.600 tonnellate nel 1938.

*Dopo la seconda guerra mondiale, i l movimento com–

merciale complessivo (marittimo e ferroviario) subisce

rispetto agli anni dell'immediato dopoguerra, un con–

siderevole aumento nel 1952 (6.884.360 tonnellate) con

una conseguente preoccupante diminuzione negli anni

successivi (1953 : 5.542.291 tonnellate). Una statistica del–

la Camera dì commercio, confrontando i dati per i

pr imi otto mesi, rileva una diminuzione del 25,4% nel

1954 rispetto al 1952 (1952: 5.006.469 tonn.; 1953: 3.781.130

tonn.; 1954: 3.740.718 tonn.). Va rilevato, accanto a que–

ste cifre, i l fatto che mentre nel 1913 i l movimento delle