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R I N A S C I T A
L' od i e rna si tuazione economica
e sociale di Trieste e le sue prospettive
I l passaggio di Trieste sotto Tamminislrazioiie del go–
verno ìtalhuio avviene In una situazione economico-so–
ciale molto grave, che è i l risultalo di un lungo periodo
<Jj precarietà politica, durante i l quale la ricostruzione
postbellica è stata ostacolata da una crisi economica,
che, specialmente nell'ultimo anno, si è progressiva–
mente aggravata.
Dai dai! più recenti, l'orniti da uffici governativi, -su
una popolazione di circa 300.000 abitanti (della zona A)
e su una popolazione attiva di circa 133.000 persone r i –
sultano 21.400 lavoratori disoccupali e 87.416 lavoratori
occupati (gennaio 1054). La percentuale dei disoccupati
rispetto alla popolazione attiva (oltre i l 15%) è di gran
lunga superiore a quella della Repubblica (10%), che è
già fra le più elevate d'Europa.
Secondo i dati dell'Ufficio del lavoro del GMA risul–
tano :
Lavorator i
Lavorator i
disoccupati
occupati
nell'agosto 1951 :
1952:
1953 ;
1954:
19.022
18.938
18.205
15.118
su
»
90.599
88.872
87.855
87.051
I dati che attestano la riduzione del numero dei lavo–
ratori occupati (3.548 dì meno nel 1954 rispetto al 1951)
appaiono in contrasto con i dati riguardanti i lavo–
ratori disoccupati, evidentemente
.
manipolati in forma
incontrollata per fare risultare meno grave la situa–
zione. Si deve infatti tenere conto anche del costante
aumento numerico delia popolazione, specie per l'esodo
dalla zona B (20.000 profughi dei quali oltre 5.000 dopo
1
T
8 ottobre 1953). Infine si deve considerare che oltre
1.000 operai dei CRDA sono stati sospesi -dal lavoro e
passati alla Cassa integrazione, mentre all'Arsenale
triestino da anni oramai è in atto un sistema di turni
di sospensione. Fra i lavoratori occupati sono compresi
circa 2.500 assistiti dalla SELAD (Sezione per i l lavoro
e l'assistenza ai disoccupati), i quali vengono retribuiti
soltanto per giornata di lavoro effettivo, escluse le
giornate di maltempo, e per 180 giornate al massimo
e altri lavoratori che possono essere considerati disoc–
cupati parziali.
Ai disoccupati vanno aggiunti ora i 4.700 licenziati
dalle forze armate angloamericane, i licenziati della
polizia civile e le migliaia di altri profughi istriani
che affluiscono a Trieste dopo la spartizione del Terri–
torio. Sì deve tener conto poi dell'aggravamento eco–
nomico che esigeranno le previdenze per i 3.000 pro–
fughi dalla parte del comune di Muggia che è stato
passato al l ' amministrazione jugoslava.
Particolarmente allarmante risulta la situazione dei
giovani dai 14 ai 21 anni (33.548) di cui sono:
Maschi Femmine Totale
lavoratori occupati
.
»
disoccupati
5.523
4.750
7.700
4.000
13.223
8.750
Degli 8.750 giovani disoccupati 6.395 sono ancora in
attesa di prima occupazione, e ad essi si aggiungono
in media ogni anno 2.500 richiedenti i l libretto dì la–
voro. I l numero dei disoccupati va inoltre aumentato
con i 500 giovani occupali temporaneamente nella SE–
LAD e gl i 800 partecipanti a corsi professionali e di
riqualificazione. Fra le 7.700 lavoratrici giovani occu–
pate, sono comprese anche le sartine lavoranti a domi–
cilio. Su 87.272 addetti m 12.369 aziende, soltanto 5.523
sono giovani e due terzi delle aziende sono prive di
apprendisti. Soltanto nel 1953, fra i licenziati ci sono
stati 2.569 giovani sotto i 18 anni e dal 20 marzo al
20 luglio 1954 i l numero dei giovani occupati è dimi-,
nuito di 318 uni tà.
Questa situazione fra la gioventù lavoratrice rappre–
senta un fattore allarmante del progressivo declassa–
mento della mano d'opera triestina, privata oramai da
parecchi anni dell'indispensabile riserva di forze qua–
lificate giovanili. La mancanza di prospettive per i
giovani lavoratori è la ragione per cui per la prima
volta nella storia di Trieste si è verificata una notevole
emigrazione, che quest'anno ha portato in Australia
oltre 2.500 persone.
I traffici
Lo sviluppo di Trieste da piccolo borgo di 5-7.000
anime quale era al principio del Settecento, ha i n i –
zio col fiorire del suo commercio, dopo che Carlo VI
proclama la libertà di navigazione sull'Adriatico e con–
ferisce successivamente a Trieste la patente di porto-
franco (1719). I l vero incremento dei traffici triestini ini –
zia verso la metà del '700 grazie ai provvedimenti di
Maria Teresa per l'attrezzatura del porto e la conces–
sione degli strumenti giuridici necessari al suo svilup–
po. Col 1891 vengono soppressi i privilegi del porto-
franco e
-
istituiti i punti franchi, ma l'ascesa dei traf–
fici favorisce Io sviluppo • della città, che raggiunge
i 250.000 abitanti. I l movimento commerciale comples–
sivo (marittimo e terrestre, di esportazione e importa–
zione) progredisce rapidamente :
1884. 2.170.000 tonnellate 1905: 4.300.000 tonnellate
1890 : 2.400.000
»
1910: 5.000.000
»
1896: 2.60O.00O
*
1913: 6.140.000
»
1900: 3.400.000
Dopo la prima guerra mondiale, con lo spezzetta–
mento del retroterra austro-ungarico e con le nuove
-
barriere doganali, i traffici triestini languono a lungo,
segnando una ripresa appena nel 1925 e nel 1934 quando
vengono potenziate le attrezzature portuali e ripresi
accordi speciali con l'Ungheria, la Cecoslovacchia e
l'Austria, raggiungendo attraverso al t i e bassi i l movi–
mento complessivo di 5,378.600 tonnellate nel 1938.
*Dopo la seconda guerra mondiale, i l movimento com–
merciale complessivo (marittimo e ferroviario) subisce
rispetto agli anni dell'immediato dopoguerra, un con–
siderevole aumento nel 1952 (6.884.360 tonnellate) con
una conseguente preoccupante diminuzione negli anni
successivi (1953 : 5.542.291 tonnellate). Una statistica del–
la Camera dì commercio, confrontando i dati per i
pr imi otto mesi, rileva una diminuzione del 25,4% nel
1954 rispetto al 1952 (1952: 5.006.469 tonn.; 1953: 3.781.130
tonn.; 1954: 3.740.718 tonn.). Va rilevato, accanto a que–
ste cifre, i l fatto che mentre nel 1913 i l movimento delle