Acpol notizie - Anno II - n. 6 - Aprile 1970

QUADERNI DELAL'CPOL N.1 . CONTESTAZIONE SOCIALE E MOVIMENTO OPERAIO .. Gli Atti del Convegno di Studio organizzato del1'ACPOL a Milano dal 26 al 28 Settembre 1969 su tale tema sono stati pubblicati sul 1 ° numero di "Quaderni dell'ACPOL". Chiunque desideri ricevere copia della pubblicazione può far richiesta all'ACPOL, Via di Torre Argentina, 21-00186 ROMA. Il Volume (al prezzo di lire 500} verrà spedito contrassegno. SOMMA 1 RIO 11 Ouaderni dell'ACPOL n6 1" Livio Labor: Significato e prospettive dei conflitti sociali in corso. Gruppi di lavoro su: Strategia c;Jellacontestazione sociale (F. Indovina); Crisi e prospettive della sinistra (E. Ranci Ortigosa}; Sindacato e lotte operaie (G. Sciavi}. Riccardo Lombardi: Sinistra italiana e tendenze del capitalismo. Interventi di: Sergio Sacchetti, Pietro lchino, Gino Rocchi, Corrado Clini, l-ucio Magri, Gino Petrina, Fabrizio Cicchitto, Beppe· Gatti, Roberto Villetti, Vittorio Orilia, Mario Vagnozzi, Luigi Covatta, Ivo Sullam, Antonio Ceravolo, Claudio Signorile, Enzo Ba·rtocci, Pietro I ngrao, Luciano Benadusi, Antonio Fontana. Bi lioteca Gino Bianco QUADERNI DELL'ACPOL N.2 LE REGIONI DI FRONTE ·ALLA CRISI DEL SISTEMA POLITICO ITALIANO E' · il tema su cui si è tenuto a Roma dal 25 al 27 novembre 1969 un Convegno Nazionale di Studio organizzato dall'ACPOL. Sono disponibili gli Atti del Convegno. Chiunque desideri ricevere copia del la pubblicazione, può farne richiesta al I'ACPO L, Via di Torre Argentina, 21 - 00186 ROMA. 11volume (al prezzo di lire 500} verrà spedito. contrassegno. SOMMARIO Quaderni dell'ACPOL n° 2 Introduzione di Riccardo Lombardi. Ercole Bonacina: Le Regioni di fronte alla crisi del sistema politico italiano. Franco Bassanini: Rapporti e tensioni tra Regioni e Stato. Antonio Gori: 11 problema politico e tecnico delle finanze regionali. Francesco Indovina: Le forze·sociali e l'uso dell'ente regionale. Conclusioni di Livio Labor;

Per evitare carenze nel serv1z10 di spedizione dj ACPOL - NOTIZIE, preghiamo tutti coloro che sottoscrivono l'abbonamento a mezzo conto corrente, di indicare chiaramente l'indirizzo. Esortiamo inoltre tutti gli abbonati a segnalarci, ripetendo gli indirizzi esatti, eventuali disguidi e ritardi, per consentirci di el im inare le cause. A0POL :NOTIZIE - Periodico mensiile delil'associazione di Cultura Politica -: A.C.P0L - ,Direzione - Redazione - Amministraz,ione 00186 Roma, Via di Torre Argentina, 21 - Tel. 65.2.225 - Oir,ettore: Antonio ,Fontana - direttore responsabile: Sandro -Sabbatini - Autorizzazione de·I Tr~buna•le di 'Roma n. 13052 del 29-10-1969 - Stampatore /Nov. IGI, 00158 -Roma, Via della Stellaria, 14 - Spedizione -in abbonamento postale .gruppo M'I - 700/o - Bib 1 1 C P, -ile 9 o 0cf n CO • sommario ■ Lotte politiche di base Relazione Dibattito Conclusioni ■ Notizie in breve Direttore Antonio Fontana Direttore Responsabile Sandro Sabbatini pag. 2 pag. 12 pag. 21 pag. 22 1

LOTTPEOLITICDHIBEASE ' Il 18 e il 19 marzo, si sono riuniti a Milano circa duecento delegati dell'ACPOL, provenienti da tutte le regioni· italiane, per discutere sul tema: ✓,,Lotte politiche di base" I Pubblichiamo, in questo numero, il documento che ha introdotto la discussione, una sintesi degli interventi e le conclusioni che si sono avute. Invitiamo i lettori a continuare il dibattito, inviandoci il loro contributo di idee e di esperienze. Idee ed esperienze che preghiamo di condensare in un massimo di tre cartelle dattiloscritte. RELAZIONE 1. L'autunno del '69, al termine di un decennio di accelerato svi Iuppo capita Iistico, contraddistinto d'altro canto da una pressochè ininterrotta catena di lotte operaie, ha rappresentato nel complesso un dato nuovo rispetto alle precedenti fasi di rinnovo contrattuale: quella del '62-'63 e quella del '65-'66. Queste ultime ebbero infatti un rilievo quasi esclusivamente 'sindacale, volte la prima alla conquista di forti aumentj salariali e di una nuova importante area di intervento, quel la aziendale; la seconda, ancora sotto il peso di una recessione economica cui non_era stata data valida risposta sul piano politico-governativo, tesa più che altro a consolidare le conquiste precedenti. A partire dal '68 ( lotte aziendali, poi vertenze per l'abolizione delle zone salariali} e in particolare con !"'autunno caldo", abbiamo assistito non solo ad una ripresa e ad una intensificazione della lotta, ma anche ad una sua più marcata qualificazione nei metodi (nuovi strumenti) e negli obiettivi. La poiiticizzazione e la massificazione del lo scontro ha rappresentato la risposta operaia da un lato al processo di intenso sviluppo capitalistico e dall'altro all'inadeguatezza del la poi itica governativa e al fallimento della politica "riformistica" del centro-sini2. Alla politica di razionalizzazione capitalistica voluta dal padronato, non senza profondé contraddizioni e contrasti al suo interno, ha fatto cioè riscontro un processo di maturazione del la classe operaia di cui i due caratteri di fondo ci paiono: • la maggiore consapevolezza della propria forza, soprattutto come movimento che alla base è in grado di trovare - al di là delle divisioni di carattere ideologico - la propria sostanziale unità; • la nuova capacità, soprattutto grazie alle lotte nei grossi centri industriali del nord, di generalizzare i problemi particolari: dal salario alla scuola, alla casa, alla salute, alla politica economica fino a porre in discussione l'attuale assetto del potere, a partjre dalla azienda. Bi lic5raècGaino Bianco 3. 11 ruolo del sindacato si è rivelato determinante, anche se la sua sostanziale ambivalenza, come istituzione stabilizzatrice e ad un tempo come espressione di una contestazione ininterrotta, non si è disciolta e permane alla base del suo stesso processo di unificazione. Se sotto questo aspetto hanno ugualmente torto quelli che condannano in blocco il sindacato perchè sarebbe integrato nel sistema e quelli che esaltano i nuovi orizzonti del sindacato e la sua 2

sempre ·più importante collocazione nella società, è sempre più chiaro che l'attività sindacale, proprio in ragione di questa ambivalenza, costituisce un terreno i'mportante dello scontro politico fra le classi. 11 sindacato è necessario al la classe capitalistica che vuole utilizzarlo contro la classe operaia? Proprio per questo il sindacato è necessario alla classe operaia che deve rivendicarne un controllo permanente e al tempo stesso un rinnovamento serio. Perciò è necessario non chiudere l'attività sindacale nell'economicismo e dare invece un respiro politico alle lotte; in primo ·1uogo attraverso la costante sollecitazione creativa delle masse. Al sindacato - che non può essere attaccato perchè non fa quel lo che non può fare per la sua stessa natura "istituzionale" - si richiede l'unificazione e la massificazione materiale della lotta, sulla base di obiettivi realmente rispondenti agli interessi operai. Perseguire la radicalizzazione delle lotte verso i livelli . pliù Ìalti n~. è cbe. un momento del problema 10 10 eca \..:Jtno,anca strategico generale; il mantenere costante la pressione operaia, aperte le contraddizioni fondamentali dello sviluppo costituisce .solo il punto di partenza: il sindacato può determinare questi effetti, non gestirli politicamente, non è compito suo evidenziarne la direzione strategica. 4. Il sindacato è oggi - a nostro giudizio e al di là di tutte le critiche, anche motivate - un luogo strategico privilegiato, perchè: a) è una istituzione ,conflittuale permanente, agganciata alla fabbrica e alle sue lotte; b) ha natura di classe, tale da ·mettere in crisi quanto di schematico vi è nelle divisioni ideològiche tradizionali della classe operaia; e) si tratta di una organizzazione più di molte altre condizionata in senso democratico dalle continue verifiche che deve eh iedere aIla base per la gestione efficace della lotta; d) è andato accrescendo negli ultimi anni - e 3

!"'autunno" ha confermato questa tendenza - le proprie capacità di presenza e di pressione sulla base delle lotte operaie e della crescente autonomia dai partiti; e) resta a tutt'oggi la più notevole occasione, non foss'altro per dimensioni, di provocare la crescita di quadri dirigenti operai collegati con la classe. 5. Se tutto questo è vero, come crediamo, ne deriva che la sinistra e, per quanto ci riguarda, noi in particolare non ci sentiamo estranei a tutta una serie di temi di fronte a cui oggi si trova il movimento sindacale e dalla soluzione dei quali dipende in modo rilevante la strategia complessiva anche politica del movimento operaio. · Ne indichiamo alcuni: • il processo di unità sindacale: purchè avanzi dalla base e non sia frutto di una semplice contrattazione E' INUTILE. CHE _.- TENTTfiD\Tf'E ,,, ,/'" R.lM&"TiéRE é < l~tEME l VECCHI C.OCC..f., , '------ I~ BUESio 81 6ìA M~GL(o! di vertici; perchè si fondi su una autonomia reale dalle forze partitiche; perchè tale autonomia non significhi per altro spoliticizzazione del sindacato; • l'autonomia sindacale: purchè non sia un fatto puramente difensivo nei confronti dei partiti, come crediamo non sia e non debba essere, e éomporti in positivo da un lato la creazione di una coscienza politica del sindacato e quindi l'approfondimento e l'allargamento della sua area di lotta e dall'altro la ricerca di un nuovo modo di impostare i propri rapporti con le forze partitiche espressione del movimento operaio; BI . I • 11a stra eflia riveBt1dicativa: purchè tenda a colpire 10eca no 1anco 4 sempre più à fondo gli elementi repressivi centrali del rapporto di lavoro fino a rimettere in discussione la fabbrica come organizzazione autoritaria. Non si tratta di temi astratti ma di problemi che abbiamo colto nel vivo delle lotte di autunno e ne rappresentano la novità di cui si diceva, le indicazioni più interessanti. 6. Le lotte operaie del '68-'69 hanno messo in luce per di più una disposizione crescente dei lavoratori ad organizzarsi alla base, in modo stabile ed anche talvolta autonomo, specie là dove la lotta ha raggiunto i livelli più elevati di combattività, creando cioè organismi unitari come i comitati unitari di base (di natura fra sindacale e politica); oppure come i delegati di squadra, di reparto, i comitati di officina nominati dalle assemblee che partendo dalle unità lavorative di base tendono a costituire una rete organizzativa operaia, unitaria ed articolata, contrapposta all'organizzazione capitalistica della produzione. L'organizzazione operaia autonoma di base mantiene alta la conflittualità, obbliga il sindacato ad una certa conduzione del lo scontro, anche se essa stessa - a nostro giudizio - esaurisce la sua funzione nel quadro della vertenza, di cui ai livelli più elevati di coscienza esalta i I valore poi itico, senza per altro essere in grado di recuperarlo e organizzarlo. 7. Mentre col crescere delle lotte è entrata in crisi per aspetti diversi la concezione delegata del partito, garante, sul piano generale sociale, delle conquiste operaie dentro la fabbrica (fallimen'to del centrosinistra; dibattito aperto nella sinistra sulla strategia alternativa; ricerca di nuovi e più ampi coaguli), dall'altra il processo stesso di crescita sindacale tende ad invadere il campo sociale tradizionalmente riservato ai partiti per la consapevolezza crescente - come si è detto - del rapporto tra la organizzazione capitalistica della produzione e l'organizzazione capitalistica della società. La battaglia sul. salario non può non allargarsi alla difesa del potere d'acquisto e quindi cercare di incidere ad esempio sulla politica dei prezzi. La conquista di nuove e migliori condizioni di lavoro non può non tener conto anche delle condizioni esterne alla fabbrica (servizi, trasporti e così via), non può non mettere in discussione, ad esempio, il tessuto urbanistico e _territoriale in base a precise esigenze operaie. Dal la connessione crescente· tra fabbrica e società, attraverso cui è possibile rompere il tradizionale accerchiamento della fabbrica, si apre un campo enorme di nuove sperimentazioni di lotte, terreno di crescita e verifica della. sinistra nel suo complesso; ma si pone soprattutto in modo nuovo il problema dei rapporti tra i I movimento, la sua autonomia crescente

. ,.,u ~O M- N P>tGLI~ 1 1 OE\-- . . ~PI~ . ! ;. Jt~t ..... e i compiti di sintesi e direzione politica, di individuazione strategica e di organizzazione e generalizzazione della lotta, utilizzandone per intero la valenza politica, compiti che, se si debbono oggi porre necessariamente in modo nuovo, in alcun modo per altro si potrebbero pensare superati. 8. Alla dilatazione degli obiettivi di lotta, corrispondente al crescente processo di socializzazione del modo capitalistico di produzione, corrisponde l'allarBibliotecaGino Bianco -':. gamento della classe stessa, attraverso il coinvolgimento di nuovi strati· come protagonisti nelle lotte (tecnici, impiegati, intellettuali, studenti), lotte che hanno visto tra l'altro proprio le cosiddette "aristocrazie" operaie gestire il discorso sindacale e politico più avanzato e radicale. Non si tratta per altro - allo stato attuale - di un processo generale ed uniforme; il movimento cresce e si è manifestato con maggiore intensità - come si è I / ,5

r detto - nei grgssi. centri industriali del nord; ha mostrato carattéristiche sue particolari nei serbatoi di emigrazione del sud; mentre è risultato meno presente per larghe fasce del territorio nazionale, intrecciate · spesso alle zone di maggior sviluppo e di più alta conflittualità. Prendere adeguatamente coscienza di questa situazione vuol dire rilevare ad un tempo che: • i I fatto che esiste una "nuova classe operaia" non più rivolta contro la miseria, ma che, cresciuta e sviluppata insieme al la società industriale, si ribella oltre che contro la condizione materiale di vita, soprattutto contro la sua condizione di dipendenza, di soggezione, cui viene condannata dai rapporti capitalistici di produzione, rivendicando la partecipa- • zione responsabile e cosciente alla direzione del processo produttivo, è vero, ma in linea di tendenza. • è necessario quindi un intervento politico adeguato al fine di accelerare e generalizzare questo processo; il che implica da un lato una strategia complessa in grado di porre in essere una pressione di massa per le riforme di struttura tale da sciogliere alcuni nodi, alcune co'ntraddizioni di fondo che rion consentono al movimento di dispiegarsi in tutta la sua potenzialità, tra l'altro in un quadro anche di libertà formali sempre meglio garantite - per quanto ovviamente ciò è possibile nell'ambito dell'attuale sistema; implica dall'altro una strategia che nel momento in c~i è in grado di imporre nel paese certe riforme, su di esse è capace di innestare un processo parallelo di crescita politica, di presa di coscienza antagonistica, di autorganizzazione e organizzazione del movimento tale da r(!ndere sempre più costante ed elevato i I grado di conflittualità, in modo che lo scontro sia sempre riproponibile a partire dai livelli precedentemente raggiunti e consolidati. Se questo è vero ci sembra errato sia: • misurare la strategia complessiva del movimento operaio in modo unilaterale sui livelli più arretrati di cosciehza (dovuti sia alle condizioni oggettive di sviluppo, sia alla consapevolezza soggettiva, risultato di un determinato lavoro politico), concependola come puro e semplice utilizzo da parte del partito di generiche spinte di massa, su obiettivi prefissati dall'alto, più che altro finalizzati alla crescita quantitativa del partito stesso, spinte da utilizzare a livello di mediazione in sede istituzionale; • misurare la strategia complessiva del movimento operaio sui livelli più avanzati, pensando possibile e spendibile oggi un'alternativa che passi attraverso la pura e semplice autorganizzazione di base ( l'esperienza consiliare), arrivando magari alla teorizzazione della non necessità del partito e negando il problema dei rapporti tra movimento e partito. Bib(9iotecGa-ino s;anco Ciò non vuol dire necessariamente proporsi un compito non certo facile di mediazione tra i diversi livelli di coscienza del movimento; un tentativo in questa direzione è rappresentato dal PCI senza che - p~r quanto ci è dato constatare - l'attuale suo gruppo dirigente centrista sia di fatto riuscito a mediare efficacemente ed in modo dinamico tra chi fa riferimento alla necessità di valorizzare i dati nuovi emergenti dalle lotte per costruire su questi un blocco storico di forze politiche e sociali alternativo e che si ponga il problema del "potere" e chi tende invece a spendere le" forze attualmente a disposizione in una operazione essenzialmente - di vertice e di · natura prevalentemente tattica quale quel la del l'entrata "nell'area di governo". 9. Esiste oggi di fatto lo spazio per un coagulo più largo, nuovo, di forze dell'area del socialismo, su cui strutturare con un processo di aggregazione che parta dal basso un movimento popolare di lavoratori che si faccia carico di misurare il proprio discorso, di artièolare la propria organizzazione su quanto di più avanzato le lotte hanno saputo esprimere rispetto agli obiettivi ad un tempo democratici e socialisti che abbiamo individuato come coessenziali ad una classe operaia moderna quale tende· ad emergere da un sempre più elevato livello di sviluppo capitalistico. Tale movimento d'altro canto non dovrà compiere l'errore di collocarsi in modo scorretto nei confronti del movimento operaio nel suo complesso, dei partiti e delle organizzazioni (il sindacato) che ne sono , rilevante espressione col risultato di rendersi indisponibile ad una crescita generale ed unitaria di tutta la sinistra nel nostro paese. 11problema che abbiamo di fronte oggi non è certo quello di rappresentare tout court la classe operaia, ma piuttosto quello di essere dentro le sue lotte, ricercando in esse prospettive avanzate e decisive per tutto il movimento. 10. Già abbiamo parlato della centralità dei rapporti col sindacato; resta il problema più generale dei rapporti tra il partito e le lotte operaie. Non è un problema che si risolve in modo prioritario nè sul piano formale (degli ambiti e delle competenze) nè su quello organizzativo (degli strumenti), quanto innanzi tutto e soprattutto su I piano del la linea politica per quello ch'essa è in grado di far proprio dei contenuti politici delle lotte nel quadro di una più generale battaglia sociale e politica. Ciò non vuol dire per altro che non esista al di là della valorizzazione della presenza sindacale in fabbrica, della crescita degli strumenti unitari di autorganizzazione del la classe anche i I problema di una presenza politica nella fabbrica, tale da garantire tra l'altro il col legamento tra le lotte di fabbrica e le lotte nel la società civile aventi un contenuto di classe. A tal fine

ci sembra opportuno proporre la costituzione ovunque è possibile di collettivi di lavoro poi itico a livello di fabbrica, come momento di coagulo dal basso, inserito nel vivo del le lotte operaie, di tutte quelle, organizzazioni, quelle forze, di quei singoli milJtanti che siano disponibili, nella sinistra, attraverso un lavoro politico comune, ad operare per più larghe unità ed una presenza politica sempre più profondamente legata al movimento nelle sue diverse articolaz1on1. -ntA>FO~T1 "AA.T1S ! C:O~L\.O SOi TEMPI f ; CotJ'TROLto SOUA PRoDO- ~co..ie, "10 w BAS1A! CQNT1<~ Uo StJ RAT'Q/ ~OtJ MS Ol su, I COArJRou.o SUt. F,\PRQ ~- 11. Con modalità analoghe a quelle sopra verificate per le lotte del movimento operaio si sono realizzate in questi ultimi anni numerose esperienze di lotta a livello di quartiere nelle città o di piccolo comune. Le strutture della città, la "condizione urbana" nella società a capitalismo avanzato presentano contraddizioni così consistenti da generare disagio collettivo e soggettivo. La stratificazione sociale di classe che si manifesta sistematicamente nella città con l'espulsione delle classi popolari verso zone con mino·r grado di concentrazione di valori urbani, ma più in generale anche la esclusione del cittadino dalla possibilità di intervenire nelle scelte e la sua trasformazione in Bib 03e~cJi ~l~sis·~~ico' ha creato .e crea quoti~ dianamente nuove aree di intervento politico, ha aperto nuovi fronti aIla lotta di classe e al le possibilità di autorganizzazione dei lavoratori. · 12. Le patologie del sistema capitalistico si manifestano nel contesto del la condizione ur.bana attuale e del l'assetto territoriale soprattutto nel le modalità seguenti: a) sul piano dell'irrazionalità e dell'inefficienza sovrastrutturale del sistema, in fenomeni come la con- ----- ---- \ - -·--· gestione, la carenza di infrastrutture funzionali; b) in termini strutturali nelle contraddizioni del sistema in quanto necessarie: la città è strutturata come un luogo di residenza di "forza lavoro", in funzione diretta del processo di produzione capitalistica e limitata a questo suo· ruolo; parallelamente essa si configura come mercato, con scarsità di investimenti sociali e di consumi corrispondenti; ) e) in questo contesto il cittadino appare a volta a volta come lavoratore, come consumatore o come oggetto di decisioni politiche, non come soggetto. Ciò salda il discorso settoriale a quello più generale della struttura politica italiana, per cui si pone I 7

l'esigenza di formazione di una nuova domanda politica e di ribellione alle condizioni.di alienazione in cui è ridotto il cittadino ed in particola-re alla eterodirezione conseguente al processo cosiddetto della delega. 13. Il lavoro politico di base fino ad oggi svolto in questa direzione si è sviluppato non senza contradBilDilotecaGino Bianco dizioni e limiti: a) individuazione della città nel suo complesso come luogo di sfruttamento strutturale e nello stesso tempo scelta privilegiata di aree di intervento marginai.i (sottoproletariato urbano, baraccati etc .. ); b) individuazione di una domanda politica globale (almeno potenziale) e indirizzo del le lotte verso obiettivi settoriali e localistici; e) siamo anche qui di fronte ad un processo non omogeneo e non generalizzato. 14. La potenziale domanda politica deve divenire organizzata e strutturale (incidente cioè sui motori reali del processo) ed esprimersi a livelli adeguati: essa deve cioè porsi allo stesso livello in cui si formano le reali scelte del potere economico e tecnocratico. Per questo non potrà non avere come protagonisti gli operai, cent(ale il rapporto fabbrica-quartiere (o piccolo centro), scuola-quartiere, come protagonisti sempre più coessenziali i ceti in via di proletarizzazione. Si tratta cioè di organizzare il proletariato anche al di fuori delle aggregazioni funzionali (ad es. sindacati). Esistono cioè problemi ( in particolare sui temi collegati all'assetto urbano e territqriale) che non contano su una base sociale reattiva già naturalmente formata e omogeneizzata. Come esistono nel la società civile "aree di resistenza" che hanno una base funzionale fondata sulle comunità di ruolo (l'essere operaio, studente, contadino), così si tratta di creare contestualmente altre aree di resistenza che coprano l'area del cittadino in quanto tale. 15. La presa di coscienza del cittadino sfruttato ed . alienato costituisce il primo passo contro l'organizzazione capitalistica della città. E' importante tenere ben presente questo orientamento per adoperarsi a che le lotte maturino una coscienza politica alternativa, permettano l'a Ilargamento degli obiettivi e la loro generalizzazione, favoriscano l'aggregazione di forze politiche omogenee. Circa i settori di intervento, ci sembra di poter indicare: a) il settore abitativo, per quanto concerne in particolare quelle aree dove è presente un vasta gruppo sociale discriminato e potenzialmente solidale (inquilini di case popolari; quartieri di azienda etc .. ); b) il settore dei trasporti, in quanto origine di frustrazioni collettive, segregazione di classi e comunità etc .. ; e) il settore scolastico (prescolastico e postscolastico); questo settore sembra particolarmente favorevole agli interventi, sia per la facilità di collegamento col M.S. che per l'ampiezza delle categorie interessate; il

settore· prescolastico può in particolare coinvolgere strati sociali non direttamente partecipanti ma obiettivamente sfruttati ( lavoratrici madri, famiglie operaie); d) il settore dell'insediamento industriale in quanto connette la tematica strutturale del la condizione di lavoro coi problemi abitativi. TeùJfCI lt-JTuE.ehtJA L t, SWDB.Jìl I \JOI NO~ DOJETE L-ASC(f\ ~vi COIN'IOLGE1<E J La scelta degli obiettivi non dovrà essere v1z1ata dall'alternativa "obiettivi integrabili o non" (si è visto nell'autunno caldo che un obiettivo integrabilissimo come l'aumento salariale abbia sprigionato· tanta coscienza politica! ) ma dovrebbe tener conto: a) se risponde alle esigenze reali delle masse; b) se è idonea a generare aggregazione permanente Bibl,oteca Gino Bianco per cui è possibile procedére avanti; e) se permette una maggiore aggregazione poi itica di forze fortemente politicizzate. Più in generale possiamo dire che le rivendicazioni dovrebbero prioritariamente articolarsi attorno a oggetti più immediati e diretti per il cittadino, legati cioè alle condizioni delle strutture ed infrastrutture DOOET€ Df FE:AJDERE' s,oo ALt 'eStRE:Mo GLI ALrf VAWR.r Da.LA crv, L TA' ''" .--,.. M urbane. Non possono quindi in prima istanza avere· per oggetto le cosiddette "riforme di struttura" (legge urbanistica, riforma della finanza locale, riforma dell'ente locale etc ..), sostenibili solo nei momenti di sintesi in presenza di una formata rivendi'cazione diffusa e di forze adeguate in grado di gestirla. 16. Compito di coloro che si rendono dispònibili alla \ 9

ricerca di più larghE: e meglio fondate unità tra le forze del socialismo è di essere presenti anche a questo livello di lotta al fine di promuoverle per: a) permettere alle forze già disponibili una effettiva omogeneizzazione politica nel movimento che parta • dal basso e dalla verifica nelle lotte; b) favorire il processo di aggregazione di quanti altri nel corso_ delle lotte si dichiarino disponibili ad un processo di rifondazione dal basso della sinistra. 17. L'ente locale può essere strumento utile nella misura in cui offre spazi alla partecipazione. Esso inoltre va appoggiato nelle battaglie contro il centralismo statale, quando tenti di realizzare nuove e più strutturali condizioni di lotta contro il potere economico, quando si trovi ad essere gestito in modo alternativo da forze politiche--antagonistiche ris·petto all'attuale sistema e capaci di stretto collegamento con la realtà di base; in questo senso anzi la conquista di un ente locale può rappresentare un obiettivo intermedio non trascurabile. Per quanto riguarda il cosiddetto decentramento è opportuno assumere su di esso un controllo esterno e di base in quanto: 1) possono crearsi nuove occasioni di mobilitazione; 2). i consigli di zona possono essere dei destinatari dttalune rivendicazioni; 3) si può esigere l'uso di talune infrastrutture (luoghi per riunioni etc .. ). Vanno soprattutto sfruttate le occasioni come assemblee popolari convocate dai consigli di zona, purchà siano effettivàmente partecipate in quanto occasione favorevole per instaurare un dialogo politico con le masse ed evitare che siano luogo di raccolta del consenso. E' da discutere poi l'opporturi ità di rivendicare i I di ritto a11'autorgan izzazione dei consigli di zona, attraverso la nomina dal basso e un rinnovo iii più frequente (ad es.: annuale) dei consiglieri stessi. ,f' 18. 11lavoro politico di base in questa di_rezione non può per altro non rivolgersi nei momenti di mobi Iitazione su obiettivi specifici alla generalità dei destinatari senza esclusioni aprioristiche. Dove esistono già esperienze di lotta occorre misurarsi coi gruppi che le hanno promosse. La nostra presenza non deve d'altro canto limitarsi alla esaltazione del la spontaneità o delle unità generiche, ma deve significare, almeno tendenzialmente, la capacità e la volontà di assumere la direzione politica delle lotte da inserire nel quadro strategico che sarà sempre megli.o individuato. Esistono cioè ·due livelli di presenza: quello della mobilitazione generale e quello della ricerca di più omogenei coaguli di forze sul piano politico. 19. Per poter rispondere al le esigenze sopra espresse s· 1 io eca Gino Bianco tutti coloro che si ritrovano nella prospettiva di un nuovo e più largo coagulo nella sinistra di forze per il socialismo dovrebbero riunirsi in collettivi di lavoro poi itico a I ivello di quartiere. L'occasione del le lotte dovrà servire a far scaturire orientamenti e decisioni sulla base dell'esperienza e della riflessione su di esse onde evitare la formazione di una linea che sia il punto di mediazione di posizioni cristallizzate. I collettivi non dovrebbero essere separati da Ila realtà di movimento in cui operano, anche se loro funzione specifica de.ve essere quella di porsi come polo di riferimento di un processo di rifondazione di forze politiche di sinistra. Essi nel dare risposta alle istanze emergenti dal basso dovrebbero permettere: J a) maggiore omogeneizzazione politica delle forze. b) polo di attrazione per nuove energie. 20. Da tutto ciò ci pare derivino - concludendo e sintetizzando·_ tutta una serie di conseguenze d'ordine generale e più specifiche d'ordine operativo per quanto ,riguarda I' ACPO L. Oggi I' ACPOL si pone come occasione e strumento spendibile nel medio periodo al fine di costruire un nuovo polo di aggr.egazione politica nella sinistra, tale da portare un contributo significativo e credibile nel quadro più generale di una strategia alternativa all'attuale assetto capitalistico della nostra società. In quanto tale ci pare opportuno ch'essa sempre più e meglio sia in grado di coinvolgere gruppi e organizzazioni, singoli militanti e interi ·movimenti che si ··muovano a livello sociale o politico, attraverso una "fase_ costituente" a Iivel lo operativo .e di base, di incontro a livello di quadri, attraverso comuni sperimentazioni di lotta, attraverso continue verifiche suI piano politico ed ideologico, tale da precostituire le condizioni ad un tempo di un più largo e più profondo coagulo di forze che intendono collocarsi in una prospettiva democratica e socialista, anticapitaIista ed anti mperia Iista. E' opportuno che le diver,se componenti• e quanti ravvisano nell'ACPOL un'occasione nuova di impegno di carattere politico estremamente agile e non formalizzato e quindi aperto, senza mediazioni gerarchiche e burocratiche, si impegnino nel lavoro di verifica pratico e teorico del le ipotesi strategiche emergenti dalla lotta politica e dalla azione comune. E' necessario generalizzare attraverso la crèazione di comitati di quartiere e di fabbrica il processo di crescita unitaria dal basso nella sinistra che risponda alla domanda crescente di un "nuovo modo di fare politica" che crediamo debba innanzi tutto essere inteso nel senS"odel la ricerca di un nuovo ruolo per ogni singolo militante a partire dalla propria condizione di lavoratore, effettivamente partecipe dei

problemi reali del movimento operaio. Su questo terreno I' ACPOL intende muoversi nei prossimi mesi in modo prioritario e a due livelli: • creando dal basso occasioni di crescente omogeneizzazione politica tra quelle forze, quei gruppi, quei militanti singoli_ di fatto disponibili alla più aperta discussione per nuovi strumenti di aggregazione politi- ::-I-- o . ~ SFPJJTTAM ro BibliotecaGino Bianco ca (collettivi di lavoro politico a livello di fabbrica e di quartiere). • contribuendo col proprio impegno alla diffusione di strumenti unitari (comitati) di base nel paese tali da rendere sempre più incidente ed articolata la presenza della sinistra nel suo complesso nella società italiana. 11

DIBATTITO DIRE Nel documento che ha introdotto la discussione manca un'analisi approfondita dei problemi delle zone rurali: se ne accenna appena, al punto 8, dicendo che il movimento di classe "ha mostrato caratteristiche sue particolari nei serbatoi di emigrazione del sud." Varrebbe invece la pena di organizzare un lavoro di gruppo, per approfondire l'analisi e per elaborare una strategia capace di coinvolgere le mass~ contadine di queste zone nel movimento generale. L'esperienza delle lotte, spesso sanguinose, che si sono svolte per 'esempio in Abruzzo, dimostra che le possibilità di movimento esistono, anche se per ora sono appena individuate da alcuni gruppi di sinistra, che sono riusciti a fare da coagulo ma non a indicare sviluppi cqerenti. PIRISI La relazione dedica effettivamente poco spazio ai problemi delle zone sottosviluppate; appaiono validi, invece, gli strumenti proposti per l'azione dell'ACPOL nelle varie zone: collettivi e comitati di fabbri~a e di quartiere. Per verificare sulla realtà del paese i nostri discorsi, è importante che ognuno esponga la propria esperienza. Quella della Sardegna è drammatica: la crisi dell'agricoltura e del la pastorizia, e la calata dei monopoli stanno scompaginando il tessuto sociale. C'è stata una grande reazione popolare, ma manca ancora una strategia valida della sinistra. L'ACPOL deve offrire alternative serie e sbocchi politici concreti; basandosi su una piattaforma unitaria, perchè nessun partito o movimento può fare' da solo. COVATTA Bisogna precisare i termini della discussione. La relazione è un'ipotesi di lavoro per I'ACPOL, che intende mettere le basi di una nuova aggregazione politica proponendo una piattaforma unitaria. Ma di proposte politiche unitarie, ce n'è già una: quella del PCI; non basta dire che non è accettabile, occorre precisare i fondamenti del la nostra proposta alternativa. Per esempio dando giudizi chiari sui modi e sui tempi dell'unità sindacale, sull'autonomia del sindacato e sulla sua funzione politica. Anche il discorso sulla direzione politica delle lotte deve essere approfondito. La relazione dice (punto 8) che la strategia del movimento operaio non deve deve essere fondata nè Bi 2 iotecaGino Bianco sulle posizioni dell'avanguardia, nè su quelle della retroguardia, nè su una difficile mediazione: su che cosa, aIIora? TOMAI Tutte le possibilità di cambiamento dipendono dalla crescita, in quantità e in qualità, del movimento spontaneo. Per questo il documento che ha introdotto la discussione, anche se ha i suoi limiti, coglie nel . segno quando propone di partire dai comitati di · fabbrica e di quartiere. 11problema è che, ovunque ci sia un'iniziativa di base, lì sono presenti, e in concorrenza, tutte le strategie del la sin istra. 11problema dell'unità, l'esigenza di collegare sempre gli obiettivi di lotta immediati alla strategia generale, si manifestano già a questo livello; ed è a questo livello che I' ACPO L deve risolverli. E uno dei compiti più urgenti e importanti è quel lo di creare strumenti di collegamento fra i gruppi. CHERI La chiarezza è davvero necessaria, parlando di unità: l'abbiamo visto, negli ultimi due anni, in Sardegna, dove i circoli culturali avevano cominciato il lavoro di politicizzazione delle masse, trascurato dai partiti tradizionali. 11 risultato è stato un autunno caldo anticipato di un anno, con scioperi, manifestazioni, presa di coscienza delle proprie condizioni da parte di pastori contadini e braccianti. Ma le lotte non hanno avuto uno sbocco politico: i partiti, compresi PCI e PSIUP, hanno badato soprattutto a raggiungere soluzioni unitarie di vertice. Per questo il compito essenziale del I'ACPO L è di creare nel le varie zone comitati capaci di organizzare la lotta e soprattutto di assumere la direzione politica del movimento. CAVAGNI Partiamo dalla realtà dell'Emilia per verificare il significato del discorso sull'unità sindacale. Le lotte spontanee dei lavoratori hanno fornito la spinta di rottura, in autunno. Finito l'autunno, il discorso è passato dalle lotte alla campagna per il tesseramento. Bisogna reagire a questa situazione, analizzando la situazione locale per cercare sbocchi politici validi. 11 problema del collegamento fra i gruppi è importante, ma altrettanto vitale è il problema dell'organizzazione politica, problema che presto si imporrà all'ACPO L, e che va affrontato subito. Bisogna partire dal l'autorgan izzazione di base, per arrivare su scala nazionale a

un'organizzazione aperta, che verifichi la disponibilità della sinistra a una nuova organizzazione della classe. RIGGIO 11documento introduttivo va inteso come comunicazione di un'esperienza. Ora, la comunicazione di esperienze è importante, a patto che se ne possano trarre elementi di analisi della realtà; perchè altrimenti si corre il rischio di raccogliere una serie di dati non collegati e inutili a verificare le ipotesi teoriche. Quello che dobbiamo fare è analizzare gli strumenti usati nel le diverse esperienze, per mettere a punto metodi validi per tutti, tenendo conto, ovviamente, del livello medio di coscienza politica e. di classe. E importante è pure indicare concretamente soluzioni e programmi, specie quando si agisce in aree sottosviluppate. FONZO Il documento introduttivo serve poco all'ACPOL romana, perchè postula una realtà sociale diversa da quella esistente a Roma, dove prevale un ceto impiegatizio, sfruttato quanto sono - sfruttati gli operai, ma amorfo. Sarebbe anche necessario chiarire se la relazione sia una comunicazione di esperienze o ·un'ipotesi di lavoro. Nel primo caso, quali sono le esperienze fatte, come, quando, da eh.i, con quali difficoltà iniziali? Se invece è un'ipotesi di lavoro, sarebbe necessario precisare meglio gii strumenti proposti e i metodi suggeriti per far fronte alle difficoltà iniziali. 11documento che ha introdotto la discussione vuol essere un tentativo di riflessione e una proposta politica generale; e in quanto tale deve esserediscusso e verificato. E' stato scritto pensando che fosse tempo di superare le discussioni dei mesi scorsi, impostate sulla ristrutturazione della sinistra: e cioè sulla constatazione dell'impotenza attuale, non accompagnata dall'individuazione di un'alternativa. 11 documento tenta di precisare i con fin i del l'area socia Iista, intesa non come una "terza forza", ma come un insieme di forze politiche, sindacali e sociali che tendono alsocialismo. Le proposte del documento mirano a verificare la disponibilità di tutti (PCI compreso) ad agire a un certo livello e seguendo una certa strategia. COVATTA 11PCI non propone oggi Juna larga unità, articolata e tale da rendere possibile la formazione di un nuovo blocco storico. Può darsi che la proposta attuale del Biblioteca Gino s·anco PCI non sia definitiva;· ma finchè non cambia, è necessario giudicarla, e proporre la nostra alternativa. La relazione propone i collettivi di fabbrica e di quartiere. Sono strumenti validi, ma non bastano all'infinito. Se non vuol essere solo una sigla, I'ACPO L deve avere una sua visione unitaria, una sua proposta di mediazione politica. Per determinarla è necessaria, fra l'altro, una analisi del capitalismo italiano di oggi, analisi che manca nel documento. ANDREONI L'analisi del capitalismo italiano di oggi va fatta, ma va anche completata con l'analisi dell'azione della sinistra, e in particolare del sindacato e del PCI. L'autunno caldo ha·messo in moto l'unità sindacale; ma guardando alle primé esperienze, come quella fatta a Milano con l'elezione dei delegati di reparto, lo sbocco più probabile del processo unitario sembra essere non l'unità per la lotta, ma un'unità fatta di mediazioni fra destra e sinistra sindacale. Se questo avviene in campo sindacale, non ci si deve meravigliare del la posizione centrista del PCI, che non è senza giustificazioni. E' necessario approfondire questi argomenti puntando su un movimento di autogestione politica; se non si riesce a realizzare una mediazione alternativa, il PCI mieterà le lotte che noi seminiamo. DI PALMA Covatta chiedeva una strategia alternativa; per possederla, non basta rilevarne l'esigenza, è necessario partire dall'analisi dei punti deboli del capitalismo italiano. Quanto ai rapporti con il PCI, il criterio di base dev'essere quello di utilizzare tutte le possibilità per portare avanti la lotta unitaria. Non servono polemiche frontali, o ci si troverà, anche a livello locale, davanti a un muro di solidarietà di partito. Bisogna invece cercar.e di coinvolgere, ovunque sia possibile, tutte le forze di sinistra. In molti casi il PCI, a livello locale, ha una posizione diversa da quella nel PCI nazionale, e si trova all'avanguardia, ed è disponibile per la nostra lotta. RODOLFO 11 movimento sindacale ha messo in luce qualche novità· anche in Puglia, dove la lotta è stata condotta soprattutto dai braccianti: una lotta nuova rispetto a quel le precedenti sia per i I numero dei partecipanti, sia per Ja crescita di coscienza di classe che ha accompagnato la lotta. Fra i risultati raggiunti c'è la legge sul collocamento, ma c'è soprattutto una possibilità di autogestione che l'ACPOL deve utilizzare, proponendo nuovi strumenti e nuovi temi di lotta. Durante l'agitazione sindacale, i braccianti 13

pugliesi hanno dimostrato una notevole capacità di autorganizzazione, che va adesso stimolata e tenuta viva. ZEPPETELLA Ci sono due modi antitetici di condurre una lotta sociale: o si parte dall'interesse generale, e su questo si misurano obiettivi e strumenti; o si parte dai bisogni operai, e si conduce una lotta ferocemente unilaterale contro. l'organizzazione capitalistica del lavoro e l'uso capitalistico delle macchine. Durante l'autunno caldo, specie a Torino, è stato scelto il secondo tipo di lotta, e questa è la novità fondamentale. E' per questa scelta che sono entrate in crisi le strutture sindacali esistenti, legate alle vecchie lotte per il salar.io; e che si sono affermati i delegati di reparto, e le nuove forme di organizzazione di massa. All'interno del movimento operaio convivono ancora due strategie: quella delle riforme, basata sulla, mediazione, e quella della crescita dei contropoteri, basata sui bisogni operai. E' necessario scegliere chiaramente la seconda alternativa, e su ,questa scelta fondare una nuova aggregazione politica. FERRERI Per un nuovo modo di fare poi itica è necessario dare prospettive valide alle forze di base, che guardano con diffidenza, e a volte con disgusto, alla politica così come si è fatta' negli ultimi venticinque anni, sia al governo sia all'opposizione. Sono necessarie in particolare proposte precise, da confrontare sistematicamente con quelle avanzate da altri, come il PCI per esempio. Uno dei compiti più importanti dell' ACPO L è di promuovere effettivamente centri di cultura politica, capaci di contestare il metodo sovente seguito finora: metodo che spreca una lotta vigorosa per arrivare, attraverso la mediazione politica, a una trascurabile leggina. ,!" D'ANTONI 11nostro discorso deve partire dall'analisi del capitalismo, che nel documento introduttivo manca, forse perchè è data per scontata, forse perchè è stata evitata una scelta. 11capitalismo scarica le sue contraddizioni all'interno, nelle aree di sottosviluppo (fo si rileva bene dallo studio fatto sulla Valle del Belice, che mostra uno spaccato della società e del tessuto produttivo) e costringe i sottosviluppati a lotte di difesa, mentre la soluzione migliore sarebbe di attaccare le strutture. Nella Valle del Belice, impostando la lotta dal basso su proposte concrete, come la disob- · bedienza civile, si è riusciti a realizzare un confronto 1tbljotecaGino Bianco dialettico con il sindacato e con il PCI. MEZZE LAN I La necessità di puntare sull'unità riporta di continuo· al problema dei rapporti con il PCI. Su questo argomento, il documento che ha introdotto la discussione non è chiaro. 11PCI appare oggi condizionato sia dallo stalinismo, sia da una tendenza socialdemocratica. E' necessario verificare se la fisionomia ufficia le del partito corrisponda a quel la del la sua base; è con la _basedel PCI, e non col vertice, che bisogna aprire un dialogo; e questo va chiarito meglio nel documento. Varrebbe la pena anche di spendere qualche parola in più sugli enti locali, che non hanno in concreto nessuna possibilità di modificare i rapporti di classe. LUCCHINI I partiti offr✓ivano un tempo un momento di incontro e di amalgama alle diverse categorie sociali; oggi sono scaduti da questa funzione; dove essi hanno fallito, deve porsi l'ACPOL, con la proposta di un nuovo modo di fare cultura, attaccandola alla politica, sperimentandola nella lotta: anche le esperienze di acculturazione sono importanti e possono suggerire nuovi modelli. MIGONE C'è stata, a Torino, un'altra esperienza interessante, perchè legata ai problemi della concentrazione capitalistica e all'impotenza degli enti locali: quella della reazione-dei gruppi di base alla politica della Fiat, che per realizzare economie di scala provoca la congestione dei paesi che formano la "cintura" di Torino. 11 primo dato che tutti hanno tratto da questa esperienza è la necessità di collegamento e di unità: un paese isolato, o pochi gruppi, non hanno infatti nessuna influenza su una controparte che abbia le dimensioni della Fiat. L' ACPO L deve offrire possibilità di collegamento. MERc'ENARO Alcuni degli intervenuti hanno dato l'impressione di credere che la linea del PCI sia null'altro che l'invenzione di un apparato burocratico. Non è così: il PCI rispecchia in se stesso le contraddizioni della classe operaia; l'appunto che gli può essere mosso non è quello di rispecchiarle, 'ma semmai di non saperle ricondurr\e ad unità. E' dunque possibile e utile un rapporto dialettico con il PCI sia quando si discute di strategia, sia quando si programma lo sviluppo del le.

lotte. E' però necessario ricordare che, dopo l'autunno, il movimento è in fase di riflusso; e che sui temi generali sono presenti, all'interno del movimento operaio, le due strategie di cui parlava Zeppetelli: quella basata sulla mediazione e sull'interesse generale", e quella che parte dagli interessi di classe. · ANDREONI Gli strumenti nuovi di cui si ·parla - i comitati di , base, ad esempio - sono stati creati nella lotta e per la lotta, spesso in contrasto con l'organizzazione tradizionale del sindacato: sono stati, insomma, il frutto dell'autorganizzazione della classe operaia, che ha saputo inventare strumenti di lotta adatti ai propri obiettivi. Che adesso si registri un parziale riflusso, è abbastanza naturale, mancando lo stimolo della lotta immediata. 11 pericolo sta nei tentativi di strumentalizzazione, in atto da parte del sindacato e da parte del PCI. L'unità non va perseguita a tutti i costi. Bisogna creare contropoteri capaci di condizionare sia i padroni, sia il sindacato e i partiti. DRAGONE Parliamo pure di strategia alternativa, ma non scordiamo la tattica. Stiamo operando in un quadro difficile: l'economia è a una stretta, le conquiste dell'autunno sono in discussione, il sindacato appare incerto, i I capitalismo punta su Ila ripresa del potere politico, molti settori sono in crisi, i livelli di occupazione sono bassi. Bisogna dunque intensificare la partecipazione alle battaglie tattiche, e armonizzare . l'azione nel breve e nel lungo periodo. Alle componenti dell'ACPOL, bisogna fare di un discorso forse sgradevole ma necessario: al punto in cui siamo, non si può continuare a rinvia.re le scelte, senza assumersi le proprie responsabilità politiche. E' il momento di porre termine alla corresponsabilità. PIRISI 11 discorso di Dragone è da approvare: bisogna arrivare a scelte precise in tempi brevi, specialmente da parte dei militanti del PSI e della DC. Quanto ai rapporti con il partito comunista in questo momento è più che mai necessario un atteggiamento non di ostilità, ma di confronto dialettico. PULEO 11 documento introduttivo deve essere considerato semplicemente un intervento fra i tanti, sia perchè propone un'analisi parziale della realtà, sia perchè quest'analisi non può essere condivisa in blocco. Biblio eca G"no Bianco Quanto alle scelte dei militanti del PSI, non basta auspicare moralisticamente la fine delle corresponsabilità: è necessario chiarire e approfondire l'alternativa che si vuol porta re avanti; aItri menti tutto si risolverebbe in un trasferimento di forze al PCI. ROCCHI 11documento è il risultato del lavoro politico che è stato portato avanti a Milano e che tende a definire l'area di azione dell'ACPOL, per verificare le ipotesi nate dall'impegno di forze reali. 11problema che ci siamo posti è quel lo di dare una continuità al movimento di lotta dal basso; sia sul piano strategico sia su quello tattico. Di qui la proposta dei comitati e dei collettivi. Quanto ai rapporti con il PCI, sarebbe assurdo dividere questo partito in un vertice da condannare e una base da salvare. L'unità indiscriminata e l'ostracismo al PCI sono due banalità da rifiutare. COVATTA Non vorrebbe che gli si attribuissero posizioni strane: non ha mai inteso distinguere il PCI in una base buona e un vertice cattivo. Non è tuttavia accettabile la posizione di chi considera il PCI come l'unico partito valido della classe operaia: sarebbe un atteggiamento dimissionario. In realtà il partito comunista rappresenta una·delle ipotesi di sbocco politico, e tma grossa realtà organizzativa; non è però l'unica ipotesi possibile, e la sua disponibilità. va verificata di continuo . RIGGIO L'efficienza- polhicà dell' ACPOL non deriva dalle sue componenti, ma dal discorso politico che l'organizzazione è capace di proporre. 11punto di partenza di questo discorso deve essere un'analisi approfondita del capitalismo, per individuare le contraddizioni ed elaborare una strategia alternativa fondata sulle lotte dal basso. Un'analisi del PCI ha scarsa. utilità: i comunisti, da venticinque anni, modellano la propria strategia sulle scelte del capitalismo. MARCENARO 11 discorso di Dragone va approfondito: per alcune forze della sinistra, i-1problema non è ·semplicemente di porre fine alla corresponsabilità, ma anche di. chiarire la portata di alcune divergenze di fondo, che investono le prospettive strategiche del movimento. In pratica, si ripresenta il vecchio dissenso, fra chi punta a una nuova maggioranza .e a un nuovo

equilibrio politico, e_chi tende a una nuova opposizione, e alla crescita del contropotere di classe. La lotta dal basso deve essere condotta tenendo fermi due punti di riferimento: da un lato, deve essere diretta contro il padronato; dall'altro, deve puntare al rinnovamento degli strumenti politici della. classe, a una rifondazione della sinistra. FONTANA La relazione introduttiva è valida e coerente; naturalmente il discorso sugli strumenti e sui metodi politici da usare deve partire, per essere efficace, da una chiarificazione relativa non più all'analisi della situazione, ma alla scelta di linea politica. Gli strumenti, la stessa organizzazione devono essere funzionali all'attuazione di una linea politica chiara, coerente, organica. Molti partiti sono ormai solo organizzazioni che preesistono alla loro funzione, tanto impegnate nello sforzo di autoconservazione da perdere di vista ogni recupero critico, da rifiutare ogni rischio di verifica e di confronto con la realtà sociale in movimento. Questa logica ha successo in una dialettica politica statica, di schieramento. Dobbiamo perciò impegnarci ad uno sforzo di invenzione e sperimentazione di strumenti operativi ed organizzativi contestualmente allo .sforzo di definizione di obiettivi e di linea articolata. La nostra presenza politica può essere uno stimolo a tutta la sinistra se, sottraendola al godimento di una automatica "rendita di posizione" la costringe ad un ruolo dinamico. L'altro senso del nostro impegno va identificato nella o ~@~j o ~ ~ ' ~ .. costruzione di uno sbocco politico reale· e credibile a masse di lavoratori egemonizzate nell'area moderata proprio per carenze di un'alternativa che la gran maggioranza di loro desidera, ma che non nasce spontaneistica mente. Queste due funzioni, di "deterrente" in un senso e di "sbocco alternativo" nell'altro, sono le direttrici più valide per articolare la nostra scelta di linea in obiettivi coerenti. LABOR 11 convegno che stiamo svolgendo, con alcuni compagni di quasi tutta Italia, sulla lotta politica di base, si attua in un momento del tutto particolare: nel momento in cui, di fronte a una ormai chiara strategia dei padroni, che stanno facendo il loro governo, la sinistra italiaoa si dimostra impotente o quasi ad influire su questo governo, soprattutto perchè manca di una strategia globale unitaria rispetto al la drammatica situazione del Paese. Ciò che dico mi pare sia piuttosto ovvio e non discutibile; ma è da qui, mi pare, che sorgono problemi molto seri, non inutili, che noi abbiamo voluto suscitare dal dibattito con la discussione della tematica sulla lotta politica di base. Facendo questo, ricercando la messa in moto di strumenti operativi - adeguati nel la loro concreta m'odalità per la elaborazione dal basso di una strategia comune in Sicilia come a Torino, anche se in situazioni radicalmente diverse - forse noi non ci NOAl C'c' ~I.E~ VED{ Df Nc»J .Sl12t\FAQE',. ~ CORA ./' DtP LA ,r-JI . ·. ~;:_ .. ·~ ~:_ \-<~. --i.1 ,. .. J.· J ' \~ ;_ ~ ' j i . ..., , \, •.. ·• . Bi~ iotecaGino Bianco·/\.-

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