G. Ippolito Pederzolli - Da Custoza a Lissa

-1. - premo: f[UC] grido é indizio che nelJi italiani )a Yirtù Yive ancora e sf:willa, quella lagrima dice che non i campi di Cusloza, le acque di Lissa., le valli Trenti-- ne, coperle di morti c di morenti, commuovono all'ira l' Itali a) ma il suo onore e la sua maestà, geitati vilmente nel fa.ngo, Di l ('h i la colpa di si 1riser3nda catastrofe ? A chi la rc:::.ponsabiJita di un lutto che co1pisce l' orgoglio,. c che vulnera la vita avvenire del paese?- Ecco il <.J.uesito che il popolo ilaliano, convertito moralment e in. tribunale supremo, dere sottoporre a se stes- ~o .· Fu t::olpa dell' esercito? No: esso superò in eroi· . . smo l' umana credenza: ~sso ~i spinse entro ai hafuardi granitici del qnadrhatero col coraggio del leone: esso lottò corpo a corpo coi più vecchi soldati d' Europa e ne fiaccò l' é)Jterigia, ricacciandoli per tre volle dai.Je Joro formidabili posizioni. Fu colpa di ge- ' uerali? No: non è nelle leggi della natura e nell'orcli- , ne dei fatti, che la vita e l' onore eli un popolo dipenda da uno, due o pochi individui: aH' arrogante inscipienza di un Lamarmora capace tutt'al più di eseguire una carica sul popòio inerme che grida liberta; alla stolta vanità di un Persano, indomito solo nel suo odio per Garibaldi c pcl partito democratico ben altri intelletti, ben altre braccia poteva opporre l' Italia: bastava gettare nell' elmo di un nostro lanciere il nome di venti dei nostri più infimi caporali, e trarne a sorte uno; quell'uno valeva più d' un Lamarmora c J'm1 P2.rsano. Le disfatte di Torin0_. del Po, dc1-

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