G. Ippolito Pederzolli - Da Custoza a Lissa

- 12stria, col minor numero di truppe possibile, p-oco importandole probabilmente di uscirne vincitrice o vinta~ essa sapeva solo che da quella baLLagli a scaturì va lacessione della Venezia, e la battaglia fu data. Ecco Custoza~ La cessione della V0nczia tenne dietro infatti a quel· la zuffa: le previsioni de~ governo, e della monarchia si rea.l;zzarono, cd essa stava per raccogliei·e il prezzo.' nefando della sna vitta: la monarchia sL:wa per accettare l'ignominioso mercato, quand: ecco Eorgere ad i m~ peùirlo una potenza, una potenza che non era entra~a nei cale oH preventivi dolb. monarchia, una potenza, colla quale per Yet·ità non si poteva celiare: questa potenza, che ruppe d' un colpo i progetti 0el principato italiano~ e che gli impecU di accetta1 e a prezzo di onta e di infamia il dono della Venezia, è il popolo italiano. Meraviglio.;o e commovente spettacolo ! Da un angolo all' altro della penisola non· risuonò che una sola parola, e quella parola era un rifiuto sdegnoso e crucciato del dono infame; era una maledizione alfa Francia imperiale, che· aveva potuto creder capace l' Italia di accettare la sua morte civile. La monarchia si 1rovò sconcertata., attonita, distrutta: quando essa credeva di toccare il lido, si trovò, come Ulisse, sbalzata di nuovo in mezzo alle tempeste: il contegno dell' italiani l'aveva trovata impreparata e sbalordita. Che fare? A quale delle due correnti abbandonarsi? A quella francese, che reclamava l'accettazione della pace e della Venezia, o a q'Iella del popolo italiano, che respingeva con isdr.gno il turpe conato? Tale era

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