Vita fraterna - anno I - n. 4 - 10 aprile 1917

l3-I- YlTA F~:\TEl~NA A A. M. CONCLUSIONE DI UNA DISCUSSIONE A PROPOSITO DI IMBOSCATI. Non c'è equivoco possibile, Amica, - nè pericolo di severità in– giuste quando si stabilisce che « imboscato » non è termine che col– pisce l'apparenza, ma la realtà dell'essere, -..:... e che implica assoluta– mente la volontà dell'individuo, sicchè_la parola imboscatoinvolontario è una contraddizione in termini. - Imboscato è chi si sottrae volon– tariamente ed egoisticamente al proprio compito, - chi non fa, perchè non vuole, tutto quello che dov[ebbe e potrebbe nelle sue condizioni, cercando forse di falsarle agli occhi del pubblico, - chi non dà tutto il proprio rendimento, per avarizia di sè, _per paura di vivere. Per questo ho detto - e ripeto - che in ogni tempo e in ogni campo della vita, non solo nel campo e nell'attualità della guerra, ci possiamo distinguere in combattenti e imboscati. NOTA AD UNA NOTA (1). Non posso!.... Nelle viscere del mio amore patrio, in luminosa intesa con esso, resta il mio amore umano : un accorato amore, un vigilante amore! Resta il concetto cristiano. Disprezzare mai l'uo– mo, per quanto basso, disprezzare solo la bassezza, in lui. Non si con– fondano, non si velino, badiamo, per passioni che agitino il nostro essere, il nostro tempo: i lumi del raziocinio; non si perdano i po– stulati cui pervenimmo con ebbrezza di gioia, come alla via maestra dell'interpretazione moderna - nel suo significato di eterna - della psiche umana: non assegniamo: non festeggiamo la responsabilità - si sa bene chi sia costei? - non giudichiamo. Mi piace ricordare le tèstuali parole profonde (riprodotte da VociAmiche dell'anno scorso) di un giovanissimo soldato, un figlio del popolo : « .•••• a chi, per dimostrargli l'ammirazione per il suo coraggio, esclamava leggermente: « la paura è dei vigliacchi », rispondeva subito, facendosi serio: « Questo no. E' il corpo »• . . . . . . Oh, dove sei, oscuro operaio (incolto ferroviere) che, una sera, trovandoti presso di me, al discorso di un rinomato oratore, mi parlasti, ignoto a ignota, così profonde, così nobili, così sorpren– dénti risultanze d'osservazioni, d' esperienze interne, da farmi umile nello spettacolo - il più altamente ammonitore - dell'acuta in– tuizione del popolo; - da muovere sul mio labbro, istintivamente, come fluissero da sè, risposte, quesiti, domande in rapidi toc– chi lievi, fuggitivi, ma essenziali, il cui suono moriva, e il con– tenuto fioriva, in assurgimenti pensosi d' entrambi, convegni in– distinti delle nostre mentalità - ? Una pena mi punge nel ricordo della tua voce d'anima, con cui, seguendomi, quasi gridavi, se respin– gevo l' idéa d'un'ulteriore conoscenza: « Oh, perchè? !... Mi levava la parola di bocca !... » Ma un sollievo mi addolcisce, nel ricordo di non averti disprez- . p) ~a_ lebbra degli eserciti .... gl' imboscati .... disprezziamoli apertamente e con loro 1 gen1ton, 1 parenti e gl' illlboscatori tutti, ( Vita FrniPma di Febbraio 1917). BibliotecaGino Bianco

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