Vita fraterna - anno I - n. 4 - 10 aprile 1917

VlTA Fl~f\TERNA 135 zato, quando, un momento prima d_il~sc_iarci, facesti, ing~nu~m~nte, pensare d'essere un imboscato. Il m10 intimo moto veemente d1 ripul– sione non t' investì. ... Oh, tu eri bene mio fratello! E tu eri il mede– simo che concepivi e appetivi così nobili cose. Se tu tornerai - sono lieta di aver ceduto, per darti indirizzo e nome ! - ti ricondurrò, con aspr~ fascino di rapimento, a quelle potenze superiori del tuo io, e, di lì costrinaerò la tua mano, con ferma, ma pietosa, ma amorosa pres~ione ad abbassarsi, fin che tocchi il letto della tua inferiorità sciagurat~. Per convincerti, fratello .... Per commuoverti, per convertirti, se tanto bene mi sia dato! Chè se un potere di conversione è possibile, esso è esclusivo po– tere dell'amore. Che accosta, che vince, perchè salva l'uomo, spoglian– dolo della sua bruttura, come associandoselo, così, nel considerare, nel fulminare tale bruttura. Il senso d' abbandono, il disagio, l'amarezza del disprezzo può produrre, in nature non del tutto corrotte, tale un riconoscimento, tale uno struggimento angoscioso, da determinare in loro la reazione sa– lutare? Anche quando - in luogo di chiuderle o invelenirle - ciò avvenga: è ancora .per un bisogno indomabile, che è inalienabile di– ritto d'amore..... e allora: perchè non compiere noi il dovere d'amore, andando incontro spontaneamente al minor fratello, invece che affidare il cam:-nino difficile a un'ipotetica, incerta azione di rimbalzo? Non è per lo 1neno çosa più rapida? E più generosa! 2-3 Aprile 1917. L. D'accordo, Amica! - Il disprezzo per la bassezza nell'uomo, non per l'uomo per quanto basso sia; per lui l'amore che è fede nelle sue possibilità di progresso, di redenzione. - Ma io credo che questo amore che spera possa e debba vivere pur nelle prove di di sprezzo che daremo agi' imboscati e agli imboscatori, nell'isolamento motivato lealmente in cui li lasceremo manifestamente: perchè sentano essi, e sentano d'altra parte quelli che generosamente affrontano la vita e la morte, la diversità di trattamento che la loro condotta attira loro da– gli onesti. Questa diversità di trattamento mi pare un nostro dovere verso gli uni e verso gli altri: per chiarire il giudizio loro stesso; poichè tante volte la pigra indulgenza di chi li circonda è correspon• fa bile dell'incoscienza o della mala coscienza dei colpevoli. E temo sorte che la nostra misericordia, se ci dettasse una condotta amiche– vole, sarebbe placidamente accolta da loro come un consentimento di « gente pratica»: tanto sono abituati da quest0 vile mondo in cui vi– vono ad aver la maggioranza dalla loro! - Certo, questo sì, sempre, - teniamo vivo acceso nel nostro sdegno, nella nostra severi_tà, la fiamma di quello stesso amore che ci volge dolci, umili, riverenti verso gli Altri. Vigiliamo a che sia sempre così ! Oh, in Lui non era meno fiammeggia.nte amore per gli uomini quando cacciava a sferzate i trafficanti dal tempio!, di quando strin– geva al suo cuore i bimbi innocenti, o sanava una sofferenza, o dava la vita pei fratelli ! A. A. BibliotecaGino Bianco ..

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