Una città - anno VI - n. 50 - maggio 1996

B invece, può e deve essere utile in tutta una serie di supporti tecnici e logistici, deve favorire il contatto ma niente di più. Questo perché la banca è fondamentalmente un luogo di convivialità. La banca del tempo, infatti, non è un'occasione per creare lavoro, deve essere un soggetto giuridico autonomo, rientrando nei casi previsti dalla legge sul volontariato, per cui se si fonda in associazione diventa padrona del luogo che ha creato, le regole interne sono decise dall'assemblea dei soci, può ricevere sponsorizzazioni per cui i libretti degli assegni possonoessere stampati anche da un soggetto privato, eccetera. Si possonoprevedere,ovviamente, anche quote associative da utilizzare per pagare, ad esempio, le assicurazioni individuali. Insomma il Comune serve, ma il sindaco o l'assessoredevonoesseretalmente intelligenti da rispettare l'autonomia assoluta della banca. Tra l'altro il Comune, serispetta il proprio ruolo, può ricevere anche dei benefici, instaurando con la banca del tempo un rapporto, non per tagliare fuori i soggetti dediti ai lavori socialmente utili, ma per favorire azioni cheaiutino a tenere in buono stato il luogo dove viviamo tutti. Ad esempio, se la banca si trova ali' interno di un centro donna o di un centro anziani e questo posto è immerso in un parco che è frequentato, per cui ha bisogno di un minimo di manutenzione, in questo caso due o tre soci della banca possono fare dei piccoli lavori per rendere più gradevole il parco, senza togliere lavoro a nessuno, visto che nessunacooperativao ditta sarebbedisponibile a fare interventi così poco remunerativi. Oppure, altro esempio, adagosto la biblioteca comunale è rimasta con un solo impiegato, perché gli altri sono in ferie, e, visto che per un tempo così limitato non si può assumere personale, il socio pensionato della banca,magari ex bibliotecario, può dare una mano. Alla fine, sefacciamo i conti, è probabileche il Comune riceva più di quanto abbia dato per avviare l'attività della banca del tempo. Questa banca può avere un ruolo di ammortizzazione sociale nei confronti di chi, abituato a lavorare, si trova improvvisamente con tanto tempo a disposizione senza sapere come riempirlo? Credo che il crescente successo che le banche del tempo stanno avendo non deve portarci ad assegnare loro un ruolo troppo grande. Se,però, è vero che andiamo verso una riduzione dell'orario di lavoro, le donne troveranno il modo per riempire il tempo liberato, ma ci saranno tanti uomini che non potranno stare al bar più del solito. Insomma, le occasioni di lavoro calano, l'orario lavorativo diminuPiccola Biblioteca Morale collana diretta da Goffredo Fofi Aldo Capitini, Liberalsocialismo, lire 8.000 isce, ma non credo che si potrà ovviare solamente con il lavoro nero o precario. Daquesto punto di vista il libro di Rifkin La fine del Lavoro, mi hacolpito molto perché sostiene che dovremo assumere la prospettiva di lavorare per la comunità. Quando parlavo di scambio con le amministrazioni comunali, pensavo al fatto che le nostre città sono disperatamente prive di manutenzione. Credo che unabanca che scambia questopiccolo tipo di assistenza potrebbe avere una valenza positiva, tra l'altro con un risparmio di risorse, per l'ente locale, non indifferente, nonché una crescita del sensocivico della comunità cittadina. Lavori per lacomunità cenepossono essere tanti e non è detto che debbano per forza esseremonetizzati, soprattutto se pensiamo ai bilanci pubblici. Tenere pulita un'aiuola può essereanchecompito di un gruppo di cittadini. Quando vado aMilano vedo delle aiuole con metri di erba e nessuno le va a sistemare, il Comune ha altri problemi e non se ne occupa. Allora, non so se è esattochiamarli ammortizzatori sociali, però darei una definizione simile a quella che fornisce Rifkin: un luogo in cui si può mettere insieme il tempo, una parte del quale viene destinato a migliorare il livello di vita della comunità. - Philip K. Dick, Se questo mondo vi sembra spie1a10, dovreste vederne qualcuno degli al1ri, lire 8.000 Virginia Woolf, Ricordi, lire 8.000 Nella collana Tascabili e/o Ursula Barzaghi, Senza vergogna. Una storia di coraggio contro l'AIDS, lire 15.000 Annunziata, Lerner, Palombelli, Pivetta, Riotta, (a cura di Clara Sereni), Si può. Storie di cura della malat1ia mentale, lire 15.000 edizioni e/o, v. Camozzi, i - 00195 Roma ioteca t:;1no 1anco LA BANCA DEL TEMPO DI SANT' ARCANGELO Ci potete raccontare come è nata la banca del tempo a Santarcangelo e il suo funzionamento? Matilde. La nostra è la prima esperienza in Italia. Forse non la prima in assoluto perché nel '92 ne era nata un'altra a Parma all'interno della UIL pensionati. L'idea è venuta a un gruppo di donne della commissione pari opportunità del Comune di Santarcangelo. Una di loro lesse su di una rivista un articolo che descriveva l'esperienza di queste banche nei paesi del nord Europa. La cosa la colpì, ne parlò con altre donne a cui la proposta piacque. In seguito, venne steso un progetto che ha avuto l'approvazione in Comune della commissione consiliare, è stato finanziato anche se con pochissimi soldi, che hanno permesso di assumere una coordinatrice per due mesi al fin di dare consistenza al progetto. La coordinatrice sono ioe insieme a questo primo gruppo, costituito da 15donne, abbiamo creato gli strumenti essenziali per mettere in piedi la banca: i blocchetti degli assegni, come depositare il tempo, come scambiare le ore disponibili, quale metodologia usare, come analizzare le varie esigenze di queste donne, che, poi, erano le amiche delle donne che facevano parte della Commissione pari opportunità. In pratica, ognuna di loro aveva parlato alle proprie amiche di questa idea e ne aveva chiesto la disponibilità a partecipare al progetto. E' stato deciso di non fare alcuna discriminazione politica o religiosa, perché la cosa essenziale era la possibilità da parte delle donne di decidere il da farsi partendo dalle loro necessità e dai loro bisogni. Per esemplificare, una poteva dare un'ora alla settimana per svolgere un determinato servizio, un'altra aveva l'esigenza che qualcuno potesse assistere la madre per un'ora durante la sua assenza nel pomeriggio, e quindi abbiamo iniziato a creare questi scambi di tempo su di un piano paritario. Il 27 marzo '95 c'è stata l'inaugurazione, il Comune ci ha dato una stanza da usare come sede della banca. Il gruppo adesso, un anno dopo l'avvio dell'iniziativa, è formato da 50 don,ne,di cui 15 casalinghe, 15 lavoratrici, 20 pensionate. L'età va dai 18 ai 65 anni. Ognuna delle componenti la banca ha un elenco dove sono riportati i nomi delle socie. Per essere socia bisogna essere conosciute da un'altra del gruppo che praticamente funge da garante, è fondamentale risiedere a Santarcangelo. Vi siete costituite in associazione? Matilde. No, ancora non lo siamo, però pensiamo di diventarlo. Voglio chiarire che non siamo un'organizzazione di volontariato. Abbiamo insistito molto per chiarire bene che alla base del nostro rapporto c'è uno scambio alla pari, non c'è, come nel volontariato, il debole che riceve e il più forte che dà. Qui dai un'ora per poi richiederla indietro, senza dire grazie a nessuno. L'assegno riporta il tempo che viene dato, chi chiede paga, solo che invece del denaro si paga in ore. Se qualcuno ha il conto in rosso cerca di riportare il conto in pareggio, anche se in questi mesi non ci sono stati problemi. Se vediamo che qualcuna ha dei problemi particolari e per un periodo è costretta a chiedere più ore dandone di meno, cerchiamo di venirle incontro, in questo c'è molta elasticità. Pia. lo credo che ognuno di noi abbia bisogno di qualcuno, anche se spesso non ci arrischiamo a chiedere. lo ho avuto un'esperienza di malattia piuttosto dolorosa e ho potuto verificare la disponibilità di chi in quel frangente mi ha aiutato. Volevo trovare un ambito dove poter dare qualcosa anch'io, così, avendo saputo di questa iniziativa, ho deciso di aderire, di dare il mio tempo non solo, però, per fare assistenza a persone che hanno problemi, ma anche per organizzare feste, per favorire momenti di socializzazione, oppure per favorire l'inserimento di persone che vengono ad abitare qui, ma provengono da altri paesi. All'interno di questo gruppo vengono svolte le attività più disparate: c'è quella brava all'uncinetto, quella che sa l'inglese e si offre all'insegnamento, c'è spesso l'esigenza di organizzare una festa di compleanno e non si sa come fare ... Sandra. lo ho lavorato fino ad un anno fa, ho una famiglia molto numerosa che mi ha impegnato parecchio, poi sono rimasta sola, e per non chiudermi troppo in me stessa ho cercato di crearmi altri interessi. Conosciuta questa iniziativa, mi sono iscritta volentieri approfittando del fatto che sono andata in pensione e ho una maggiore disponibilità di tempo. Fino ad ora mi sono impegnata nella cura agli anziani, nel fare la spesa, nella cottura dei cibi, nel fare da autista, nel curare le piante ... lo ho avuto cinque figli e quindi so cosa vuol dire avere qualcuno che ti dia una mano. Ora, avendo tempo a disposizione, lo dò volentieri. Ginevra. E' stata la signora Pia a parlarmi della banca del tempo. Per me è stata un'occasione per socializzare. Qui ho avuto la possibilità d'incontrare persone che non conoscevo. Magari ci s'incontrava per strada, ma ci si ignorava. Ora sto studiando inglese. Ho fatto giardinaggio, autista, assistenza bambini. Cosa ha cambiato in voi questo anno di esperienza? Pia. lo mi sento più attiva, più disponibile verso gli altri. Prima ero più chiusa. Ora mi sento a mio agio in mezzo agli altri, sento di aver superato i miei problemi di solitudine, di mancanza di amicizia. Eveline. lo vengo da Santo Domingo, e i primi anni ho avuto difficoltà a fare amicizie. Poi ho conosciuto un'amica che mi ha parlato di questa banca. Ho aderito subito e nei primi otto mesi ho fatto più amicizie di quante ne avevo fatte in cinque anni! Prima mi sono offerta come autista, poi per il giardinaggio, infine, visto che sono di madrelingua spagnola e c'era un gruppo di donne che voleva impararlo, ho iniziato a dare lezioni. Devo dire che è stata una scoperta anche per me, considerato che non sapevo di avere queste capacità d'insegnamento. Matilde. Tramite la banca le donne riscoprono i loro saperi. Generalmente, sono cose che sanno fare, ma nessuno le apprezza, perché non c'è chi ne valorizza le capacità. Qui invece c'è un tale rapporto che l'una apprezza il lavoro dell'altra, c'è una riscoperta del proprio io. C'è l'intenzione di allargare il gruppo? Matilde. Noi vogliamo allargare il gruppo, anche se non è molto facile perché fino ad ora siamo state sempre prese dall'esterno, grazie alla grossa attenzione che ci ha riservato l'informazione, sia tramite la stampa che tramite le televisioni. Negli ultimi 2-3 mesi stiamo cercando di concentrarci di più sul lavoro interno e di fare pubblicità a Santarcangelo. In ogni caso vogliamo consolidare questo gruppo di 50 donne, vogliamo che si conoscano bene, e poi ben venga il contributo di altre. Sarebbe meglio coinvolgere le donne un po' più giovani. La maggior parte delle attuali componenti sono di età media, molte sono in pensione. lo, per esempio, ho 48 anni, ho un figlio già grande, sono andata in pensione, facevo l'assistente sociale nel consultorio. Ognuna di noi di età media si sente di poter trasmettere un certo bagaglio di esperienze, di idee, di lavori. Ma la cosa più importante, come dicevo, è coinvolgere la gente di qui. Molti se hanno bisogno di qualcosa si rivolgono alla stretta cerchia familiare, non c'è l'abitudine a chiedere allargando il giro. Magari ci si rivolge al volontariato, tra l'altro molte delle componenti il nostro gruppo provengono da quel tipo di esperienza o da gruppi parrocchiali. Quindi non è facile far capire che si può e si deve chiedere. Anche tra di noi molte erano abituate a dare, con la classica mentalità del volontario, senza avere l'abitudine di instaurare un rapporto paritario con l'altro. Dare è più facile che chiedere, anche perché moire volte nessuno vuole ammettere di avere bisogno di qualcuno. Invece con la banca siamo partite dal presupposto che tutte abbiamo bisogno di tutte, facendo i conti con le attività, le esigenze più futili e anche goderecce, perché questo è anche un gruppo che si diverte. Tempo fa siamo andate tutte in un locale, abbiamo mangiato e ballato fino a tarda notte. E' stata una cosa bellissima. Siete solo donne, questa è stata una scelta precisa? Matilde. La banca è delle donne, ma non c'è nulla che ci potrà impedire di fare una banca al maschile, anzi quando diventeremo associazione la banca diventerà mista. E' partita così perché l'idea è nata dalle donne, non per lasciare fuori gli uomini. Ed in famiglia come si è reagito alla vostra attività? Sandra. Le reazioni sono state molto buone. Nessun marito o figlio si è lamentato. Anzi quando diciamo che veniamo qui alla banca sono contenti, perché poi l'aria positiva che si respira qui tra di noi, viene riportata dentro il nucleo familiare. Matilde. lo per esempio quando sono andata ad inaugurare la banca di Ivrea sono stata accompagnata da mio marito. Inoltre, indirettamente, la banca è anche per i maschi un risparmio di tempo. Prima se una donna senza patente doveva andare in un posto doveva chiedere al consorte o al figlio di accompagnarla. Ora trova un'altra socia della banca che si offre di farle da autista. Questo evita all'uomo di dover chiedere magari un permesso sul lavoro, eliminando anche eventuali tensioni tra i coniugi. A dimostrazione di come la famiglia tragga beneficio dalla banca, posso portare come esempio la prima iniziativa presa dal nostro gruppo, di cui hanno parlato i giornali. Una nostra socia doveva organizzare la festa per i 100 anni della madre dentro lacasa di riposo. Non sapeva come fare,,visto che i familiari erano tutti impegnati. Sei di noi si sono offerte e hanno provveduto nei minimi particolari ad organizzare la festa. Una cosa importante che voglio chiarire è che le spese sostenute vengono tutte rimborsate. Nel caso di questa festa la signora ha rimborsato il gruppo di tutte le spese, così come chi si offre come autista viene rimborsato della benzina. Avete accennato alla possibilità di allargare l'iniziativa anche agli uomini. Come pensate di farlo? Matilde. Noi non vogliamo discriminare nessuno. Le pari opportunità le concepiamo anche per gli uomini. Ci sono delle mansioni che sono specificamente maschili: se io devo usare il trapano non so da dove incominciare, se si rompe il rubinetto idem, dall'altra parte con così tante separazioni, cresce il numero dei single e quindi anche un uomo può avere mille difficoltà, magari a stirare una camicia. Avete in programma iniziative di confronto con le altre banche? Matilde. Stiamo preparando un convegno di livello internazionale, per verificare l'esperienza delle banche del tempo all'estero. La differenza tra le banche del tempo in Italia e quelle all'estero consiste nel fatto che queste scambiano anche gli oggetti. Per esempio loro di sabato mettono a posto un giardino e si portano dietro tutte le attrezzature, non le fornisce chi riceve il servizio. Dopo il convegno internazionale che vedrà il Comune darci una grossa mano perché da sole non ce la faremmo mai, ci costituiremo in associazione e definiremo il nostro rapporto con l'amministrazione comunale. Anche con il Comune vogliamo instaurare un rapporto paritario: ci può lasciare la stanza già concessaci all'inizio della nostra attività e noi in cambio possiamo dare dieci ore al mese per eventuali servizi. Con le istituzioni vogliamo instaurare un tipo di rapporto corretto, fuori da qualunque vincolo assistenziale, usando il tempo come scambio e non come merce. Questa ottica è molto sentita. Ai tempi dei nostri genitori era la politica del "buon vicinato", oggi è una cosa un po' diversa, ma che esista questa esigenza lo dimostra che in poco più di un anno sono sorte dieci banche nei posti più disparati come Posillipo, Roma, Ivrea, Parma, Padova, Bergamo, Bologna eccetera. - UNA CITTA' 9

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==