Una città - anno VI - n. 50 - maggio 1996

clitica e altro cidissimo- si danno i soldi per le chiese, per le comunità, per le imprese, ma non si interviene mai perché tanto queste realtà si autoregolano da sole. Il doroteismo era l'imprenditore politico. "Noi prendiamo i soldi" -mi diceva Bisaglia in un'intervista del 1982- "non perché lo dice il parroco, ma perché portiamo risorse, portiamo soldi, benefici, prestazioni". Era ormai il partito degli interessi territoriali che non si fondava più sui valori, ma sulle prestazioni di tipo particolaristico, supplenti. la Lega? Quando cade il muro, cadono i retaggi, le giustificazioni ali 'esistenza della Dc ed emerge una figura come quella Bossi con la sua Lega Lombarda che trasforma l'identità etnica in identità economica: il popolo dei produttori, il Nord contro Roma, contro il Sud specchio del dominio di Roma, e via di questo passo. Una realtà, il Nordest, dove un modello di sviluppo fondato sulla periferia e sullamicroimprenditorialità ha cambiato tutto nelcorsodi una generazione. Il tramonto del doroteismo e del suo "lasciar fare" ha creato un'esigenza di rappresentanza alla quale la Lega ha dato voce. Una terra pragmatica dove egoismo e altruismo convivono. Intervista a Ilvo Diamanti. Quando, a fine anni Settanta, esplodono una miriade di bisogni equesta realtà comincia a sentire l'esigenza di un intervento politico regolatore sul territorio, -come quello, per intenderci, che si faceva in Emilia Romagna-, hai cominciato ad avere imprenditori che chiedevano e non ottenevano perché i politici non erano più in grado di rispondere. Un ceto politico ottimo dal punto di vista non tanto "clientelare", quanto della mediazione centro-periferia, della mediazione comunitaria, era incapace di governare. Tanto più che la logica del doro teismo era assolutamente spietata. Fai l'imprenditore del territorio? D'accordo, piena concorrenza a ogni livello, allora. E i dorotei del sud erano più bravi. Soprattutto nel momento in cui è stato messo da parte Bisaglia, la "corrente del golfo" è diventata molto più efficiente ed efficace del vento del nordest. Se questo è il retroterra, se queste sono le radici, è evidente che bisogna guardare a Zermeghedo e non a Milano e neanche a Padova e Verona. Però Zermeghedo ha mille e rotti abitanti. E' più difficile guardare un fenomeno dove hai, come nel Nordest, 241 comuni dove la Lega ha preso più del 40%, 60 comuni dove ha la maggioranza assoluta, 35-40 dove ha circa il 60% dei voti, perché sono tante piccole Zermeghedo. Bisogna avere la voglia di guardare. E di pensare che la politica la fai comunque in rapporto con fenomeni che crescono dal basso, dalla periferia, cercando risposte a problemi concreti. Parlava, però, di un bisogno di identità ... Ilvo Diamanti sociologo, insegna ali' Università di Padova, da anni si occupa del fenomeno Lega. Cos'è che nel resto d'Italia non si è ancora capito della realtà del Nordest? E' un anno che vado scrivendo un mese sl e uno no su Il Sole 24 Ore a proposito della Lega che la cosa monta, che è un fenomeno che cresce. E dopo ogni risultato elettorale ci si stupisce, scoppia il problema e ci si chiede il perché. Attualmente, stanno scendendo da Roma torme di giornalisti, abituati solo a parlare fra loro, che si stupiscono vedendo che i mau mau sono diventati ricchi perché si abbruttiscono a lavorare come bestie 30 ore al giorno e poi votano Lega perché continuano ad essere, come prima, la periferia dell'impero. Ma sono io a stupirmi che ci si possa stupire dei risultati della Lega. Esiste una questione settentrionale, chiamiamola cosl, che è maturata tra gli anni Sessanta e Settanta, è esplosa negli anni Ottanta, ma non ha trovato, però, alcun tipo di risposta politica. La Lega è un soggetto politico che la interpreta a modo suo: fino ad ora l'ha fatto, eminentemente, in termini di denuncia, di enfasi, di accelerazione delle fratture, non di progettazione. Ho appena scritto un pezzo per M icromega intitolato "L' importanza di Zermeghedo". Ora, l'importanza di Zermeghedo sta a sottolineare l'incapacità di vedere, la distorsione ottica degli osservatori e degli attori politici in Italia nell 'ultimo trentennio abituati a guardare i fenomeni, i processi che avvengono nei centri politici, urbani, metropolitani, sottovalutando ciò che avviene in quelle che tecnicamente sono considerate le periferie, con la piccola aggravante che oggi le periferie sono i centri dello sviluppo economico, sociale e urbano. Zermeghedo è un comunello di qualche migliaio di abitanti che sta nella Val del Chiampo, dove la Lega questa volta ha preso il 60% mentre nel 1983 ai suoi inizi, aveva preso, guarda caso, il 12%. In quella zona è esattamente da 13 anni che con cadenza sussultoria il fenomeno si gonfia, riappare, esplode, riparte. Ora, le ragioni che hanno fatto emergere una "questione settentrionale" sono le stesse che spiegano il fenomeno leghista, la sua nascita e, ora, il suo consolidamento. Dai dati elettorali emerge un rapporto molto stretto fra la Lega di oggi e la Dc di ieri... Questo è assolutamente evidente. E' proprio quello lo scarto di questa fase: il passaggio dalle elezioni del '94 a quelle del '96 è spiegato statisticamente anzitutto dal voto dato alla Dc nelle elezioni del '92. La Lega è cresciuta tanto più dove più era forte la Dc: in tutta la corona dei comuni, o meglio nei 50 collegi, dove oggi la Lega è più forte, la Dc aveva ottenuto iJ 36% nel '92. Viceversa, dove oggi la Lega è più debole, la Dc aveva in media, nel '92, il 5%. Nei collegi oggi leghisti in media la Dc, nel '92, aveva raccolto il 32-33% dei voti, mentre in quelli dell'Ulivo e del Polo raccolse il 22-23%. Quindi, la Lega è andata a riempire lo spazio che la Dc lasciava libero, la crescita è tutta lì. Se tu isoli i 40-50 collegi forti, il dato è impressionante: Bergamo, Bergamo, Treviso, Brescia, Verona, Varese ... Sono province nelle quali la Dc aveva il 50% e passa di voti, sono le province che hanno dato i natali ad almeno quattro papi di questo secolo: Luciani, Montini, Roncalli, Sarto ... Insomma, la "sacrestia d'Italia"! Tra i leghisti "fedeli" il 46% va a messa tutte le domeniche; questa pratica cala però fra i leghisti "sommersi" o i leghisti "acquisitivi", che hanno votato Lega prevalentemente perché ce l'hanno con Roma. Nel '93 ho fatto una topografia dei comuni delle province di Vicenza e Treviso e li ho divisi in quattro tipi in base alla frequenza della messa e al voto alla Dc dal dopoguerra ad oggi: la Lega esplode nel 1983 in quelle zone in cui nel 1979 c'era un voto alla Dc molto superiore alla media, ma una presenza alla messa molto inferiore alla media. Vent'anni prima in quelle zone la frequenza alla messa era molto superiore alla media. la Lega è figlia legittima della Dc di Bisaglia Questa forbice fra voto alla Dc e bassa frequenza alla messa, mostra come il doroteismo, cioè il partito degli interessi territoriali, fosse il vero volto della Dc veneta. Secondo aspetto: dov'è cresciuta la Lega e dov'è forte oggi? Tra la zona di minore radicamento e quella di maggiore radicamento della Lega c'è un rapporto di uno a due nel tassodi industrializzazione e di uno a due nel tasso di presenza di aziende industriali. La Lega è forte in zone ad altissimo tasso di sviluppo produttivo, di occupazione industriale e di sistema industriale fondato sulla diffusione delle aziende. Dove vince la Lega, gli occupati nell'industria sono il 52% contro il 39% delle zone in cui vince il centrosinistra e il 37% di quelle dove vince il Polo. Il tasso di occupazione è del 92% nei collegi dove vince la Lega contro I '89% di quelUNA CITTA'50 numero speciale 20 pagine è presente al SALONE DEL LIBRO di TORINO al nuovo stand La Rivisteria Lingotto Fiere 16/21 MAGGIO 1996 Il , • 4 UNA CITTA' li dove prevale l'Ulivo e il 90% di quelli del Polo. Come si vede il territorio dove prevale la Lega è assolutamente specifico. Cos'è allora la Lega? E' esattamente la faccia di questo tipo di sviluppo; non è la questione settentrionale in senso lato, non è la Lega Nord, è la Lega di questo nord cresciuto fra il 1960 e il 1980, che a un certo punto si è guardato attorno e ha detto: "Non abbiamo più rappresentanza". In questo ventennio cosa è successo? Che questa realtà è esplosa. Ha aumentato l'industrializzazione in modo incredibile, ilreddito inmodo incredibile, la promessa del "più sacrificio, più lavoro uguale più benessere," è stata assolutamente mantenuta. E' una sorta di microcapitalismo in cui ci sono una miriade, non già di grandi ricchezze, ma di piccole ricchezze, dove tantissimi fatturano qualche centinaio di milioni, che è poco, perché se ci levi l'immobilizzo e l'investimento vuol dire che lavorano per tre milioni al mese. Una sorta di popolo di formiche che per anni e anni ha lavorato e guadagnato molto, perché ha mantenuto gli stessi stili di vita e modi di pensare del passato, ha continuato anche quando era ricco a operare come se fosse povero, facendo prevalere l'etica della parsimonia, un altruismo di tipo morale, non naturale, del tipo: "Prendo soldi, quindi devo pagare il prezzo .. " A un terto punto queste persone si sono scoperte ricche, perché gliel'hanno detto, da soli non se n'erano accorti. L'area si era ingigantita ed era diventata un'area di grandissimo ceto medio dove la differenza fra l'operaio e il lavoratore autonomo non si vede, perché tutti i lavoratori autonomi sono stati operai e tutti gli operai -due su tre, nelle indagini più recenti- ambiscono a diventare lavoratori autonomi o piccoli imprenditori, perché fanno gli imprenditori nel loro tempo libero, perché il loro fratello, zio, padre lo fa e loro nel tempo libero collaborano. Nel frattempo sulle stesse strade di secoli fa, sulle stesse infrastrutture di secoli fa, si riversavano milioni di macchine, milioni di mezzi di trasporto, milioni di veleni sul territorio, milioni di metri cubi di cemento. In questa realtà quando esco da casa mia e tento di venire a Vicenza alle otto del mattino faccio sei chilometri di fila ininterrotta; gli abitanti di zone come Zermeghedo quando escono dal Chiampo e tentano di andare in autostrada ci mettono un'ora per fare 5 chilometri di coda. A ragione il conte Marzotto può dire che per portare le merci ci mettono meno da Rotterdam agli Stati Uniti che da qui a Verona. E tutto questo è avvenuto nel corso di una generazione? Questo è fondamentale. E' cambiato tutto nel giro di una generazione, una generazione e mezzo, tra il 1950 e il 1980. Uno come me ha fatto in tempo, anche se sono arrivato qui a fine anni Sessanta, a non riconoscere più questa zona. E' cambiato tutto: sei diventato ricco nella tua generazione, quello che era una specie di Sud del Nord è diventato il Nord dell'Europa Centrale nel giro della tua generazione. Come molti veneti i miei erano emigrati, le mie zie erano andate a lavorare a Torino, mio padre faceva il militare e mi portava in giro per il mondo. Ora, in una generazione si è diventati così. Eppoi, se vogliamo parlare di struttura di classe, si è scoperto che il piccolo ceto medio, la piccola industria, a differenza di quanto si pensasse, non era l'industria da piccola, non era il luogo minore, non era un ceto medio defluente, ma era innovativo, era quello che definiva lo sviluppo industriale. Venivano dal Giappone e dagli Stati Uniti a studiarlo parlando di seconda rivoluzione industriale! Ora, un cambiamento cosl radicale, cosl repentino, non poteva non produrre un fortissimo spaesamento. Infatti, è cresciuta la paura della disoccupazione anche se non c'è un disoccupato in giro, è cresciuta la paura e l'insofferenza per la presenza di extracomunitari, anche se il pregiudizio non è mai esploso in casi di discriminazione perché qui c'è una realtà di forte integrazione. E' xenofobia, paura dello straniero, non razzismo. E' cresciuta l'impressione di dare senza ricevere ali' altezza; è esploso, cioè, attraverso la questione fiscale, il problema del patto con lo Stato. Il leghismo è questo, non altro. E' una realtà che a un certo punto si è scoperta "non più rappresentata". Quello che voglio dire è che il fenomeno leghista viene da lontano e a questo non è mai stato dato alcun'tipo di risposta, primo perché non c'era la voglia di farlo, secondo perché non è stato riconosciuto, terzo perché è stato culturalmente negato. Per cui non poteva che crescere. L'affermazione della Lega coincide con la fine del doroteismo? La logica del doro teismo era quella dell'autoregolazione, del lasciar governare, non quella di governare. Al centro chiedeva compensazioni: "Voi dovete" -diceva Bisaglia- "surrogare senza intervenire. Voi dovete portarci quello di cui abbiamo bisogno, non dovete intervenire". Nel modello politico doroteo -Bisaglia su questo era lu1000 Zermegheto sconosciute sono la forzadel Nordest Bisaglia, sempre in quell 'intervista, mi disse: "Il Veneto ormai sta dando senza ricevere, perché i soldi che noi produciamo vanno al Sud, dove c'è sempre crisi, oppure nelle grandi metropoli del nordovest che pure sono in crisi. A noi ci trascurano. Ma noi saremmo maturi per uno Stato federalista, per un'autonomia reale, però lo Stato burocratico e centralista non potrà mai accettare questo, perché ha paura dell'unità e della coesione culturale del Veneto". Questo nel 1982. Lo ripeto: il leghismo è il figlio legittimo e assolutamente conseguente del doroteismo, non di Cattaneo. E' figlio della politica come rappresentanza degli interessi territoriali. Quindi, il fatto etnico è del tutto secondario. Un aspetto che spiega cosa è successo qui è quello del pragmatismo, dell'individualismo, di questo spirito acquisitivo, che fa sì che queste comunità potessero votare massicciamente per la Dc senza essere democristiane, potessero votare per la Lega senza essere leghiste. Lo stesso rapporto con la Chiesa era un rapporto a doppio senso, di identità ma anche di prestazione, perché la Chiesa era l'organizzazione della società locale, coerente con questo modello di sviluppo: dava i servizi, i valori di riferimento, il cemento culturale. Nel momento in cui la Dc non ha dato più quello che doveva dare, la si è abbandonata tranquillamente e senza rimpianti nell'arco di pochissimi anni. Il voto alla Lega non era il voto alla Lega di Rocchetta di tipo etnico. Qua non c'è nessuna identità etnica, sia chiaro. Anche se la Liga Veneta è la prima a emergere, il modello etnico del popolo veneto inteso alla Rocchetta -"Siamo figli dei veneziani"- qua non interessava a nessuno. E' vero che c'è una domanda di identità locale, ma non etnica. Quand'è, allora, che riparte Anche i problemi di identità sono problemi concreti. Questa è una realtà dove tutti erano cattolici negli anni Sessanta e vent'anni dopo lo erano ancora, ma non andavano più a messa, non avevano più rapporti tra loro, l'associazionismo aveva perso di peso. Un tempo questo tipo di realtà era cementato dal lavoro, dalla produzione, dalla Chiesa che dava codici universalisti a valori particolaristi. Queste sono realtà che dimostrano come sia possibile coniugare altruismo ed egoismo. Quando sento di società egoista mi vien da ridere. Una società dove c'è un'azienda ogni tre persone, vi immaginate che non possa essere egoista? Non occorre avere letto Weber per sapere che alla base dell'intrapresa c'è lo spirito acquisitivo. Queste sono zone dove c'è l'individualismo possessivo e allo stesso tempo sono zone che per lo stesso motivo si fanno da sole i servizi, si scarrozzano quotidianamente in decine di persone andando nelle zone di guerra. Ciascuno di noi ha un parente che fa queste cose. lo ne ho uno che è un leghista durissimo, aggressivo, individualista ma che si fa due mesi ali' anno in zona di guerra, in Sierra Leone, a scavar pozzi, e durante l'anno raccoglie soldi per questa attività. Sono due facce della stessa medaglia. Io mi posso arrabbiare con lui politicamente, perché lui ce l'ha con Roma, però lui dedica qualcosa come due mesi della sua vita ogni anno a fare una cosa che io non farò mai in vita mia. Però lui aveva la Chiesa che gli dava un'identità universale e quello ora gli manca. Manca un'identità, la cultura, il cemento universalista. Perché la Lega nasce e si sviluppa nel Nordest e non in Emilia e cresce meno anche in Lombardia? Certamente perché l'Emilia, oltre ad essere "rossa", ha un governo locale e nel conflitto fra centro e periferia il Partito Comunista prima, il Pds dopo, hanno potuto presentarsi come il partito degli enti locali contro il sistema centrale. In Veneto, quando è andato in crisi il sistema centrale, è andato in crisi anche il partito locale, perché erano gli stessi. Inoltre, qui il modello di politica era una politica di mediazione, non di regolazione. In Emilia Romagna la politica si è sviluppata esattamente ristrutturando il territorio, lo spazio. Questo spiega perché, negli anni '90 soprattutto, ha avuto più successo il modello economico veneto che non quello emiliano. Quando è andata - abbonamento ordinario lire 40.000 Campagna abbonamenti 1996 (con in omaggio il libro La scelta della convivenza di Alexander Langer) - abbonamento sostenitore lire 100.000 (con in omaggio due dei libri elencati a fianco) Modalità di pagamento: Cc. postale n.12405478 - Coop. 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