Una città - anno VI - n. 50 - maggio 1996

LA IRIADE ITATI Lo sviluppo, a tassi impetuosi, dei paesi dell'Estremo Oriente convive con le culture locali. Leopportunità che si creano, ma non per tutti; i costi ambientali drammatici; la mancanza di democrazia e l'uso strumentale delle tradizioni religiose. Le fittissime reti di comitati che pongono, dal basso, il problema del rispetto dei diritti. Intervista a Renato Novelli. Renato Novelli insegna Antropologia Culturale all'Univesità di Ancona. Da tempo segue le attività delle Organizzazioni non governative nel Sudest asiatico. Quali sono le caratteristiche del modello di sviluppo nei paesi del Sud Est asiatico? I paesi dell'Asia, in particolare le cosiddette "quattro tigri" -Hong Kong, Taiwan, Singapore e Corea del Sud- e, dietro di loro, anche altri paesi -la Malaysia, la Thailandia e l'Indonesia- sono i soggetti del famoso modello di sviluppo asiatico. In sostanza, in tutti questi paesi il rapido sviluppo industriale è frutto di un modello fondato su una produzione a basso costo di mano d'opera orientata verso l'export. Lo sviluppo di alcuni di questi settori industriali così organizzati ha provocato un trend di crescita del pii senza precedenti: la Thailandia è da metà anni 80 intorno al 10% annuo, la Cina ha conosciuto in pochi anni la più grande crescita che si ricordi dai tempi della rivoluzione industriale in Inghilterra, intorno al 20% annuo, ovviamente nelle aree di industrializzazione, non in tutto il paese. Ora, prima di capire la situazione specifica di ogni · paese, vorrei dare un giudizio generale, perché il modello "asiatico" ha sia esaltatori che detrattori. Le organizzazioni internazionali e i liberisti sostengono che questa sia l'unica proposta reale per fare uscire quei paesi dalla povertà e la Professioni, vissuti e strumenti di chi ha relazioni con persone e situazioni "deboli". HP è per glì operatori socio-sanitari, per i genitori e per i volontari. I temi h • b saranno I en l'handicap, • • il vo- com1nc1a1ontariato, il terzo settore, la scuola, la formazione ... Gli strumenti di una redazione giornalistica, i linguaggi il più possibile lontani da torme specialistiche. "Ravennae Riminiper tutti", la guida sull'accessibìlrtà.turistica, è l'omaggio riservato agli abbonati. 6 numeri dal mese disottoscrizione Abbonamenti sostenitore 100.000 lire nuovo 60.000 lire rinnovo 54.000 lire estero 75.000 lire ccp n. 26515403 intestato a CDH via degli Orti 60, 40139 Bologna Per informazioni o richiesta dì copia saggio: HP, via degli Orti 60 40139 Bologna Tel. 051/623.49.45 Fax623.22.91 vanno proponendo dappertutto. Dovunque, in Africa o in America Latina, la Banca mondiale fa una proposta, si tratta sostanzialmente di una proposta che imita quel modello, cioè piccola e media industria, orientamento verso l'export, bassi costi di produzione. Inoltre, il modello asiatico possiede al tre caratteristiche, come i forti flussi finanziari provenienti da altri paesi dell'Estremo Oriente, per cui i capitali stranieri vi svolgono un ruolo centrale come volano allo sviluppo. Accanto ai fautori, ci sono i detrattori, -rappresentati soprattutto dagli ecologisti, dalle forze democratiche, dai missionari, dalle Ong, dalle organizzazioni della solidarietà cattolica, da una parte rilevante del clero buddhista- per i quali questo.modello in realtà impoverisce gran parte della popolazione favorendo l'arricchimento di un ristretto ceto medio. fabbriche che assumono solo i primogeniti Allora, da una parte ci sono paesi, come le "quattro tigri", il cui processo di sviluppo è quasi ultimato: Singapore qualche mese fa è entrata nel club dei paesi sviluppati con un reddito medio superiore a quello dell'Italia e dell'Inghilterra, anche se non si deve dimenticare che Singapore è solo una città; la Corea è ormai un paese industrializzato, competitivo, che produce computer, automobili, elettrodomestici, cioè prodotti finiti e non solo componenti, come fa la Malaysia. Per fare un esempio: in Asia, nelle grandi opere di costruzione, come le dighe, i ponti, eccetera. i paesi più competitivi sono ora la Corea e l'Italia; in altre parole, la Corea è diventata concorrenziale in un settore dove era tradizionalmente specializzata l'Italia. La Malaysia è un paese in via di industrializzazione molto rapida, mentre la Thailandia si trova a un livello inferiore, perché, a differenza degli altri paesi, possiede ancora un forte settore agricolo, anche se è costituito per 1'80% in funzione dell'export. L'agricoltura della Thailandia è fortemente inserita nei mercati internazionali, perché è il principale fornitore di mangime per gli animali europei, le mucche, i maiali ... Sicuramente chi esalta questo modello di sviluppo una qualche ragione ce l'ha, visto che il reddito medio in questi paesi è aumentato. Pur restando fortissimo il divario fra poveri e ricchi, va detto che effettivamente chances di miglioramento economico ci sono per tutti, o per un largo numero. Tutto sommato, credo abbia ragione chi dice che l'unico modello diverso da quello strettamente occidentale ad aver funzionato è questo: non hanno funzionato il socialismo, il nazionalismo, il socialismo nazionalista dei paesi del terzomondo, tipo l'India e l'Egitto di Nasser. E non ha funzionato la cooperazione allo sviluppo, perché non ha riequilibrato i rapporti Nord-Sud e non ha indotto processi di industrializzazione. Inoltre, bisogna riconoscere che questo modello funziona perché lo scarto tra organizzazione sociale e organizzazione produttiva è il più stretto che sia dato osservare oggi a l':vello intenl1,ioqale. Il modello I 2 UNA CITTA' o asiatico, infatti, si fonda sulle culture locali, che possono essere anche culture di oppressione, ma sono innanzitutto locali: istituzioni come la famiglia, le relazioni parentali, la sopravvivenza di rapporti feudali, la fedeltà delle donne, sono istituzioni sociali che convergono e si rifunzionalizzano nella produzione. Per esempio, ci sono fabbriche che assumono solo i primogeniti delle famiglie, oppure fabbriche dove lavorano interi villaggi, oppure nel settore tessile dove lavorano tutte le ragazze di un villaggio. Quindi, è forte il riferimento alla cultura locale. D'altra parte, i detrattori hanno ragione a sostenere che si tratta di un modello distruttivo dal punto di vista ambientale, perché mai si è verificata una così rapida distruzione dell'ambiente simile a quella avvenuta in questi paesi, oppure che è un modello dissolutore degli equilibri sociali precedenti, perché alcune istituzioni, quelle che si rifunzionalizzano, tengono, ma il paesaggio sociale è sottoposto a continui terremoti: i villaggi si spopolano, la penetrazione della cultura occidentale è rapidissima ed estesa. Inoltre, essendo fondato sul basso costo della manodopera, pretende che non si debba migliorare la propria condizione lavorativa, che non ci siano sindacati, che i salari siano bassissimi: a Canton, per esempio, ci sono 300 mila bambini che lavorano nelle fabbriche, così come a Bangkok, e alcuni di essi sono incatenati al posto di lavoro. Tuttavia, non possiamo pensare che questi paesi debbano rifiutare lo sviluppo economico, perché lo sviluppo è un elemento positivo, anche se bisogna capire quali sono gli elementi che devono essere utilizzati. Accettiamo, allora, alcuni degli aspetti positivi dello sviluppo: il dinamismo e il partire dalla cultura locale. "Dinamismo" vuol dire che questo modello ha un forte spirito di imprenditorialità, di iniziativa, tanto da parte degli individui che da parte dei gruppi organizzati. Se ce la fa una parte dei ceti medi, non si capisce perché non ce la dovrebbero fare i poveri. In questo senso, per esempio, è molto positivo il fatto che in questi paesi, io conosco bene la realtà thailandese, si siano formate federazioni di piccoli produttori di riso, di piccoli pescatori, di piccoli commercianti. Da un lato, sono organizzazioni sindacali che tutelano i diritti degli associati; dall 'altro,sono veri e propri centri di iniziativa economica. Se una parte dei ceti medi è diventata padroncino o padrone, non vedo perché interi villaggi, o strati di poveri oggi emarginati, non possano prendere iniziativa e fare attività economiche compatibili con l'ambiente e con la dimensione del villaggio, entrando contemporaneamente in un processo di modernizzazione. La sensazione è che in queste realtà ci sia stato un passaggio immediato da una dimensione, diciamo così, "feudale" a una moderna ... Farei alcune distinzioni, perché questi paesi sono di due tipologie: paesi coloniali e paesi non coloniali. Nelle aree coloniali, come Indonesia e Malaysia, la società coloniale è stata attraversata dal dualismo fra un settore industriale, o comunque inserito nei mercati internazionali, dominato dai bianchi, -in Malaysia era il settore del caucciù, le piantagioni di canna da zucchero che servivano all'impero inglese, nel quale era impiegata mano d'opera importata, cinesi soprattutto-, e un settore di sussistenza, nel quale era impiegata gran parte della popolazione. L'uscita dalla società coloniale ha fatto sì che i ceti impegnati nel primo settore, ossia i ceti amministrativi e intellettuali, abbiano di fatto occupato la macchina statale. Sono paesi in cui non c'è democrazia nel senso classico della parola, e anche se formalmente si tengono libere elezioni manca la democrazia sostanziale, perché in realtà questi gruppi hanno occupato lo Stato operando, nel contempo, una rapida modernizzazione del settore tradizionale e lasciando intere aree abbandonate al sottosviluppo. Nelle aree ex coloniali, dunque, si è passati da una società dualistica ad una società policentrica, fondamentalmente dominata da una oligarchia. Dall'altra parte, invece, c'è il caso della Thailandia, cioè di un paese che era indipendente, passato da una società tradizionale ad una società modernizzata in pochissimo tempo. Infatti, in Thailandia il colpo di stato modernizzatore è del 1933, i monopoli di Stato e tutto quello che sa di modernità arrivano dopo il 1934. La vecchia struttura "feudale", che poi feudale non era, si trasferisce armi e bagagli nelle strutture moderne. la pericolosa spregiudicatezza dei dirigenti Faccio un esempio molto semplice: in Thailandia in un ufficio funzionano due sistemi, quello burocratico amministrativo di tipo occidentale, fo~dato sulle mansioni che uno svolge, i livelli, le regole, ecc., e quello fondato sulla fedeltà e lealtà nei confronti del direttore dell'ufficio, che costituisce una sopravvivenza culturale del feudalesimo, per cui un impiegato è molto coinvolto dalle scelte, dalla rettitudine, dalla rispettabilità sociale del proprio capufficio. Voglio dire che un impiegato non accetterebbe che il suo capufficio sia una persona disonesta o disonorata, mentre da noi un impiegato non ha nulla a che spartire con la vita privata o l'immagine pubblica del proprio capo. Risulta poi evidente che a livello elettorale il capo orienta il comportamento non dico di tutti, ma di un buon numero dei propri impiegati. Tra gli elementi della cultura locale c'è anche il fattore religioso particolarmente importante se pensiamo che alcuni di questi paesi sono a forte maggioranza mussulmana ... E' però vero che l'islam del sudest asiatico, in particolare quello indonesiano e malese, è un islam che ha un'origine sufista, perché chi introdusse l'islam in quest'arca, tra il XIII e XV secolo, furono mercanti indiani che s'ispiravano al sufismo. Solo il sufismo poteva penetrare in questa zona, dove è radicata una millenaria cultura animista, con la quale è dovuto venire a patti lo stesso buddhismo: non a caso il buddhismo popolare thailandese e birmano è pieno di spiriti, di fantasmi, di significati di vita dati alle cose. E il sufismo, con il suo misticismo meno rigoroso dell'islam che noi conosciamo, più aperto alI' esperienza individuale, più aperto ali' Assoluto, era l'unica forma che poteva convivere con questo animismo. Tuttavia, attualmente c'è una forte ripresa dell'islam. In Malaysia c'è uno stato, il Che lan tan, posto al confine con la Thailandia, dove governa un equivalente della Lega lombarda, il partito islamico del Che lan tan, secondo il quale lo Stato deve essere confessionale. Le conseguenze sono pesanti: hanno sostenuto la restaurazione della legge islamica, il taglio della mano, a gennaio di quest'anno hanno introdotto una legge che nei supermercati divide le casse tra uomini e donne e impedisce alle donne di sedersi vicino agli uomini, riconoscendo come adultero chiunque sia in casa con una donna sola. In altre parole, se tu esci ed io rimango qui con tua moglie, vado in galera, anche se lei è in camera a dormire e io rimango qui a studiare ... 1n sostanza, un uomo e una donna non possono stare da soli nella stessa casa. Tutto ciò crea continuamente conflitti, perché in Malaysia governa un partito che, pur essendo islamico, sostiene la laicità dello Stato, come Mubarak per intenderci. Però c'è dell'altro: i gruppi dirigenti di questi paesi, che magari sono poco attenti alla fede, oggi cavalcano in modo spregiudicato il fenomeno fondamentalista. Ti faccio un esempio: in Malaysia è nata la setta dell 'Arcan, fortemente venata da misticismo, che si richiama all'esperienza sufista e ha provveduto a costruire scuole su base mistica, separate dal resto del la società. Ad un certo punto il governo di Ma a Tir, che è il primo ministro carismatico della Malaysia. dopo aver lungamente appoggiato questa setta, l'ha messa fuorilegge, perché ne temeva la potenza economica e la separatezza dal resto della società. Quel che è sorprendente è che I'accusa rivolta alla setta era di operare una interpretazione sbagliata del Corano! Cioè non li si accusava di essere antidemocratici, oppure una società segreta, di essere terroristi o altro, ma solo di non aver capito il ruolo dei quattro califfi successivi a Maometto. C'è anche da dire che il capo dell'Arcan viveva in esilio in Thailandia e una volta consegnato alle autorità malesi, dopo 48 ore ha chiesto perdono, ammettendo le sue colpe! Insomma, è la spregiudicatezza di questi gruppi dirigenti a rappresentare oggi un rischio. In altri tern1ini, il pericolo viene da loro. Ma che problema si pone in termini di diritti umani? Su questo va fatto un discorso chiaro. In Asia attualmente c'è un dibattito importante riguardante l'universalità dei diritti. Questo dibattito è iniziato con la conferenza di Rio, nella quale il primo ministro della Malaysia si è fatto sostenitore di una tesi così riassumibile: "Noi siamo contro gli ecologisti e contro i paesi che ci vogliono imporre norme di tipo ecologista. La Malaysia accetterà che qualcuno controlli se taglia troppe foreste il giorno in cui la Germania accetterà che una commissione malese faccia lo stesso con le foreste tedesche". Una posizione simile sicuramente nasconde il fatto che loro stanno veramente distruggendo le foreste, però bisogna riconoscere che ha un fondamento, poiché afferma che se perdita di sovranità nazionale deve esserci per i paesi del terzo mondo, la stessa cosa deve avvenire per gli altri paesi. Secondo me, è inaccettabile il discorso dell'universalità dei diritti dal punto di vista occidentale, dove ci dicono che se uno produce e abbassa i costi già sbaglia perché produce a bassi costi. Se guardiamo bene, in fondo i diritti nascondono il Gatt, il protezionismo, eccetera. Parliamo, invece, di una strategia di libertà e dignità degli individui; sono le singole persone che devono tracciare un loro sentiero di autonomia, sono le singole situazioni che devono suggerire l 'applicazione dei diritti dell'uomo e non un concetto astratto di universalismo che è assolutamente occidentale. La capacità, la chance, questa è la vera universalità; il vero diritto universale è assegnare agli individui nelle situazioni che vivono chances di autorealizzazione e di libertà, al di là del fatto che ci siano norme identiche dappertutto. Quindi, oltre le particolarità nazionali, l'elemento che unifica questi paesi sembra essere l'assenza di democrazia e la struttura sociale non orizzontale ... Sì, però sulla democrazia c'è un discorso da fare. Se noi giudichiamo il sistema politico in quanto tale, sicuramente queste sono società il cui sistema politico è autoritario e oligarchico. In Thailandia chi non ha da parte I00 milioni non pensa neppure lontanamente di presentarsi alle elezioni, perché un villaggio di 800 persone può costare dai 20 ai 40 milioni per comprarne i voti. Il livello di compravendita di voti è tale che qualcuno ha definito le elezioni thailandesi come un momento importante di redistribuzione del reddito. Poi ci sono i paesi che non hanno democrazia, neppure formale: a Singapore ci sono due deputati di opposizione e comanda un partito unico, il Vietnam non è un paese democratico, della Cina meglio non parlarne, l'Indonesia è un paese governato dai militari dal 1965. Questo è un aspetto reale, nel senso che quotidianamente ci sono omicidi di avversari politici, di ecologisti, di capipopolo, di sindacalisti. Nondimeno in queste società è nato un sistema di cittadinanza alternativa. La Thailandia conta migliaia di piccoli gruppi che lavorano nelle comunità locali e ne difendono i diritti. Per fare un altro esempio, in India ci sono 9 mila comitati di villaggio, c'è il sistema di tribunali del malato più esteso di tutta l'Asia. Naturalmente se noi giudichiamo il sistema politico indiano vediamo che è un sistema corrotto, verticistico, in cui una sola famiglia ha governato per 40 anni. Allora, da una parte c'è una struttura autoritaria, un sistema politico oligarchico; dall'altra, c'è un pullulare di iniziative che ha prodotto un sistema alternativo di cittadinanza. Non c'è dubbio che, per innescare un processo di sviluppo come quello che ho descritto prima, sia necessario che queste comunità portino avanti un 'azione di riconoscimento dei loro diritti, di ridimensionamento dei boss della malavita, della corruzione, e questo già sta accadendo, è un processo reale che si tocca con mano in tutti questi paesi. Voglio dire: Marcos è caduto e chi l'ha fatto cadere non sono stati i partiti politici, ma è stata appunto questa rete, fatta di volontari, monache, organizzazioni caritatevoli; quello è stato il vero movimento che ha portato la signora Aquino alla presidenza. sono state le reti dei comitati a far cadere Marcos Dopo, tutto è ripiombato in una situazione di difficoltà; però, insomma, hanno fatto cadere il dittatore delle Filippine! In Indonesia, poi, queste reti di base subiscono spesso attacchi dal governo, ma subire attacchi dal governo in una situazione come quella indonesiana significa un riconoscimento di fatto. Quindi in Asia c'è un doppio livello di cittadinanza: le società asiatiche sono nel contempo autoritarie e dinamiche, con un alto livello di partecipazione. Devo dire, però, che in questo momento mi attendo di più dalle organizzazioni dei produttori che non dai soggetti tradizionali dei movimenti democratici o ecologisti, perché pen o che iI vero elemento nuovo, collegato in modo originale alla cultura internazionale, è rappresentato proprio dalle federazioni dei produttori.La loro azione consiste nella generalizzazione di alcune esperienze locali: per esempio, se in un villaggio qualcuno avvia un determinato tipo di produzione, come può essere la produ-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==