Una città - anno VI - n. 47 - gen.-feb. 1996

gi. i fattori reali che hanno consentito di battere tutte le grandi malattie epidemiche. Se questo è vero. ne deriva. ovviamente. che. da parte del la società. l'enfasi andrebbe messa. non già nella ricerca farmacologica, ma nella prevenzione. Che senso avrebbe investire somme ingenti nella ricerca di farmaci per curare il cancro al duodeno. se si scoprisse che un fattore predisponente al cancro al duodeno è l'eccessivo consumo cli carne? Si dovrebbe spendere almeno altrettanto per spiegare alla gente che non deve consumare carne. Da quel paradigma etico sbagliato è nato un paradigma scientifico sbagliato, quello della medicina sperimentale. Senza lo schermo dell'animale. dovremmo essere cli una prudenza infinitamente maggiore nel produrre qualunque nuova sostanza prima cli metterla in commercio. Dovendo dimostrare che non fa male all'uomo. in molti casi si fermerebbero. 11che, fra l'altro. non sarebbe un male. visto che molte fra le cose nuove che vengono inventate rispondono solo a un ·esigenza cli tipo commerciale e industriale. Già 15 anni fa un epidemiologo inglese sosteneva essere molto probabile che fra qualche anno si scoprirà che il problema vero del cancro non è scoprire i farmaci per curarlo, ma capirne le cause e cercare cliintervenire con la prevenzione·•. Allora è chiaro che se oggi non puoi troncare la ricerca sul cancro e dire: '·Chi ce l'ha s'arrangi e dedichiamo tutte le risorse intellettuali e materiali alla ricerca delle cause··. puoi sicuramente stimolare una presa cli coscienza sociale sulla necessità di ricercarne le cause e praticare una prevenzione. Ed è importante che questo impulso venga dal mondo scientifico, perché di cancro parla solo chi è malato e chi è malato vuole la cura, non la prevenzione: eh inon è malato. siccome il cancro continua ad essere un'esperienza spaventosa, non ne vuole parlare. Un altro esempio è costituito clal1' Aids. Pare che la cosa migliore per capire il meccanismo di funzionamento dell 'A ids sarebbe quella di infettare spermatozoi e ovuli umani e far la ricerca su quelli. Ma eticamente non è possibile farlo, quindi si va alla ricerca di un modello animale che però è molto difficile da trovare perchè I' Aids è una malattia soltanto dell'uomo. Non è possibile infettare le scimmie, che al massimo diventano sieropositive ma poi non sviluppano la malattia. In questo caso cosa è giusto fare? Non che sia facile risolvere il problema se è giusto o no sperimentare sugli spermatozoi e sugli ovuli. non voglio affrontare con faciloneria questo problema, però in una società in cui, pur fra grandi dibattiti e posizioni diverse, si usano con disinvoltura spermatozoi e ovuli per la fecondazione in vitro, forse potremmo discutere di più anche di un loro eventuale uso per affrontare una malattia così grave come l'Aids. Insomma, se è giusto che ci sia il tabù dell'uso dell'essere umano, se sono giusti anche i tabù rispetto al feto, ali' embrione, ecc., se ci fosse anche il tabù cieli'animale, ebbene secondo me il tabù serve a impedire la disinvoltura, ma non va più bene quando impedisce la riflessione. I tabù servono a impedirmi di travalicare senza pensarci, però davanti a un tabù devo potenni fermare e riflettere, anche, se infrangerlo o no. on mi sta bene l'automatismo per cui comunque il tabù non va infranto, perché questo può bloccare anche la risoluzione dei problemi. Può succedere anche che si viola un tabù e subito dopo se ne ricrea un altro.Fatto sta, comunque, che nel caso dell'Aids l'assenza di un tabù sugli animali analogo a quello sugli spermatozoi e ovuli, farà sì che per anni si vada cercando, casomai invano, un modello animale ali' interno del quale poter riprodurre le condizioni della patologia. Ma più ingenerale, per capire quanto ormai sia superata l'adozione di modelli animali, basta chiedersi con che tipo di malattie abbiamo a che fare oggi. Una volta le malattie principali erano dovute a fattori virali, a infezioni. che noi spesso condividiamo con gli animali, perché a volte ci derivano da loro, in quanto nascono proprio dalla convivenza fra uomo e animale. L'influenza credo sia una malattia sconosciuta nei paesi in cui non c'è l'allevamento. poi ovviamente il virus si modifica e diventa specifico. Il flagello tremendo cieli'epidemia di "spagnola" fu trasmesso agli uomini dai bovini. Ebbene. in quei casi era concettualmente più facile immaginare di procurarsi un moCASSARURALEDARTIGIAN-AFORLI' 81 NEL CUORE DELLA CITTA' 1anco dello animale, perché e 'era una condivisione. Ma quando, come oggi. le grandi patologie non sono malattie virali, ma malattie della civiltà. che derivano, non già dalle condizioni fisiche, ma da quelle socioculturali in cui viviamo. è sempre più difficile trovare un modello animale. Quale animale potrebbe mai riprodurre le condizioni di stress o le malattie professionali di dirigenti o impiegati o operai? Non a caso gli stessi ricercatori denunciano un blocco delle scoperte in questo campo. Ma le alternative ci sono? C'è chi, in polemica con le tesi antivivisezioniste, passa il suo tempo a voler dimostrare che le alternative all'uso degli animali non ci sono, che le informazioni che si ottengono in l'itro. da colture di cellule. da parti di organismi sono insufficienti, che passando dal 1·i1ro al vi1•0 le infonnazioni che si ricavano sono in parte diverse. Poi però si dimentica di fare il passaggio successivo e di mostrare che anche quando si pa sa dal 1•i1•0 ali 'uomo si ottengono informazioni diverse, ma, comunque, io non ho nessuna difficoltà ad ammettere che oggi le alternative non sono sufficienti a garantire la sostituzione dell 'usodell'animale. Per fare questa constatazione bastano due soli dati: da quanto tempo si cercano metodi alternativi all'uso dell'animale e quanti soldi si spendono al mondo nella ricerca scientifica per trovare alternative. un modello animale anche per lo stress? E' un secolo che si usano gli animali, che si è cominciato a parlare di metodi alternativi saranno 20 anni e a farlo sono in pochissimi in maniera disorganica. Eppure, nonostante ciò, si stanno facendo velocemente progressi. Se e' è una spinta a ridurre l'uso di animali. il percorso sarà anche lungo, si prenderanno cantonate, si faranno errori di ogni genere. però sono convinto che se uno vuole la strada si troverà. E questa spinta, secondo me. non potrà venire dall'interno del mondo scientifico come esigenza SOFTWARE - SYSTEM HOUSE CENTRO ELABORAZIONE DA TI CONSULENZE INFORMATICHE CONSULENZE DI ORGANIZZAZIONE CORSI DI FORMAZIONE Soc. Coop. a r.l. Via A. Meucci, 17 - 47100 FORLI' Tel. (0543) 727011 Fax (0543) 727401 Partita IVA 00353560402 scienti fica e nemmeno dal I' esigenza economica di spendere meno. Verrà da una spinta sociale che vada nel senso di ridurre l'uso degli animali, quindi da un ·esigenza di tipo etico-culturale. Senza questo cambiamento potrà anche diminuire il numero degli animali usati, la crudeltà, però gli animali reste:-anno l'unico vero strumento per raccogliere informazioni adatte a procedere nella ricerca biomedica e nella commercializzazione dei prodotti. Per questo metto l'enfasi sul1' aspetto morale. Non perché penso che sia più importante della scienza. ma perché son convinto che i nostri comportamenti sono comunque radicati in alcuni paradigmi culturali. morali. che vanno sbloccati se vogliamo mettere in moto dei meccanismi innovativi. D'altra parte, motivazioni interne al metodo scientifico è sempre difficile trovarne, perché si formano veri e propri blocchi sociali che tendono alla conserevazione: una delle cose più interessanti della discussione nel passato sulla vivisezione fu lo scontro fra i medici ricercatori tipo Barnard, e la classe medica del tempo, che erano tutti per lo più contrari alla vivisezione. Erano medici clinici e dicevano: "Che cosa c'entra l'animale, iovado in corsia, guardo il malato, lo fotografo, faccio l'anamnesi, stabilisco la cura, questa è la medicina. Non ho nessun bisogno di aprire, di andare a vedere com 'è fatto dentro, nessun bisogno di capire come una sostanza all'interno si modifichi". I maggiori antivivisezionisti del1'epoca erano i grandi clinici che difendevano al tempo stesso una posizione sociale e anche un metodo che se fosse stato scalzato avrebbe significato la loro fine. Questo dimostra che anche le dinamiche scienti fiche non sono mai pure, sono complesse. Purtroppo è più facile parlare di questioni morali che scientifiche, come se le questioni morali fossero opinioni e quelle scientifiche, invece, fatti. ma non è affatto così. Entrambe impongono delle regole di logica, di linguaggio interno. Una verità scientifica è tale ali 'interno di un certo tipo di regole date, se la metti all'interno di altri paradigmi scientifici non è più vera, non funziona più. - proposte di bagno e di riscaldamento FORLI' CESENA Via Golfarelli 64-66 Via Quinto Bucci 62 Tel. 0543 · 796666 Tel. 0547 • 383738 Fax 0543 · 725099 Fax 0547 • 631934 RAVENNA Via Faentina 5 Tel. 0544 · 460732 Fax 0544 • 462337 PESARO Via Barilari 16 Tel. e Fax 0721 · 52282 UNA ClffA' I 3

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==