Una città - anno VI - n. 47 - gen.-feb. 1996

·:?-· Jt j:r@'ft):;i:· ·;;,~:,,: Il giorno tremendo in cui vieni a sapere che stanno raccogliendo le firme contro di te. L'inizio di una lotta quotidiana ed estenuante per difendersi da spacciatori "marocchini", da cittadini che ormai ti detestano, dalla polizia che ti sospetta. Intervista a Maria Tugnoli. Maria Tugnoli. bolognese, gestisce il bar La goccia d'oro al quartiere Bolognina. Allora; quando la cosa è iniziata, eravamo ali' oscuro, eravamo ancora un po' acerbe, forse meno attente al problema, ma ugualmente abbiamo fatto delle denunce alla questura perché intuivamo che c'era del movimento non giusto. Insomma, non siamo rimaste passive. Ma un giorno è venuto un responsabile del quartiere a dirmi che stavano raccogliendo le firme per farci chiudere e ci è crollato il mondo addosso. Da allora, da due anni a questa parte, sono successe cose terribili, sono frastornata, mortificata, angustiata. Ormai il quartiere Bolognina, e tutte le famiglie di queste case qui attorno, ce l'hanno a morte con noi. La nostra vita è completamente scombussolata, al punto da non aver più voglia di vestirsi, di pranzare regolarmente, di fare cene. Io ho sempre avuto un bellissimo carattere, ma me ne accorgo che non sono più la Maria di una volta. Ho un'amica, una che tiene un chiosco, che me lo ripete ogni volta che mi fermo da lei: "Non sei più tu". Già, ma l'essere accusata da tutti, l'essere stata emarginata per colpe che non si hanno, sapere che considerano te e tua figlia brutte persone, delle poco di buono, mi ha disturbata molto ... Dicevano che il nostro bar era la base dello spaccio, sono arrivati a dire che mia figlia coltivava la prostituzione, che dava scandalo ai bambini della scuola che è qui vicino. Oh sì, hanno raccolto un'infinità di firme e sono stati molto cattivi con noi. Fatto sta che dopo le firme, credo ne abbiano raccolte un migliaio, hanno chiamato mia figlia in questura e le hanno intimato di chiudere per un mese. Quando abbiamo riaperto, gli italiani, a parte quattro pensionati affezionati, non sono più venuti e loro si sono presi tutto il bar. Ora la gente, quando passa di qua, fa l'arco, attfaversa la strada per un tratto e poi rientra. Alla mattina passano le mamme e si vede benissimo che i bambini sono stati impauriti perché tirano, perché se ai bambini dici di non guardare è proprio il momento che vogliono farlo. Addirittura fanno finta di non vederci, non ci salutano più. Siamo andate al funerale di un 'amica comune, io ho cercato di salutare e mi hanno girato le spalle. Gente che è venuta qua per vent'anni e più! L'altro giorno è venuta una signora a dire che c'erano due vomiti. "Cosa vuole da me, debbo venire a pulirli io? Lei telefoni alla nettezza urbana e dica che venga lo spazzino a pulire". E lei: "Sa cosa le dico? Che dopo che c'è lei questa strada è diventata un ghetto". Ma prima dove credeva di essere, a Hollywood? Sembra che la colpa della droga sia nostra perché c'è questo locale. Ma se non ci fosse La Goccia d'oro ci sarebbe il bar della strada accanto. Prima di scagliarci contro persone che lavorano onestamente bisognerebbe che guardassimo la nostra società, i nostri giovani che sono ammalati perché hanno avuto o troppo benessere o famiglie sfasciate o perché sono persone deboli. Il mercato della droga è forte perché un 'infinità di giovani, per vari motivi, si abbandona. Mi sono chiesta diverse volte, quando lo spaccio era in mano agli italiani, quando il Fondo Comini, il giardino, era pieno di siringhe, perché la gente non inveisse. Forse perchè erano italiani e si temeva che ci fosse il figlio, il cugino, il nipote? Ma allora sono le persone che danno fastidio o è lo spaccio? Vorrei capire. E poi chiedo: che colpa ho, se questi che vengono sono spacciatori? Posso forse chiedere se hanno i documenti, se sono in regola, che cosa hanno in tasca? Io non sono un tutore dell'ordine, io cerco di tenere l'ordine dentro questo locale: che consumino, che si comportino bene, e che poi smammino. E non posso rifiutarmi di prenderli visto che loro pagano; non posso, come mi ha sempre detto la polizia, perché questo è un locale pubblico. Un giorno ci siamo rifiutate di far entrare un tossico che aveva cominciato a fare confusione lì fuori, abbiamo chiamato la polizia e sapete cosa ci hanno detto? "Non faccia più una cosa del genere, lo prenda dentro, lo faccia consumare così dopo se ne va via, altrimenti potrebbe farle del male, romperle i vetri. Non faccia più una cosa del genere". E allora? Se poi queste persone si comportano male dopo che ho chiuso è giusto incolpare noi? Adesso tutto quello che succede in questo circondario è colpa nostra. Un'auto strisciata, le gomme tagliate, un giubbotto sparito dalle macchine ... Ma posso essere l'angelo custode di questa gente? Tuttavia faccio il possibile. Quando vediamo delle macchine che, passando, rallentano, esco fuori e urlo: "Via, il semaforo è verde". Mi è capitato di farlo anche con un poliziotto in borghese, che è poi venuto dentro a chiedermi: "Signora, lei cosa dice?". E io a dire: "Qui passano i tossici, rallentano, guardano, e io non voglio. Lei un'altra volta si qualifichi e io non le dirò più niente, ma chiunque rallenti qua davanti io lo mando via". Oppure quando vedo i tossici che si fermano vado sempre fuori a sbraitare a rischio cli essere punturata: "C'è la fermata del l'autobus lì? Non c'è, non c'è parcheggio e quindi via di qua". E quelli a dirmi: "E' sua la strada?". "Questo pezzettino sì, perciò tu di qua non passi". Tutti i giorni li mando via, gli dico quello che mi salta in mente, magari esagero, ma mi impegno ... Cerchiamo di disturbare il meno possibile la gente, in continuazione puliamo lì davanti perché loro hanno il brutto vizio di buttare le cicche ... s· t Qui dentro, per esempio, non si possono mangiare cose che vengono fatte fuori. Però poi c'è un signore che cerca di sbarcare il lunario e fa da mangiare alla moda africana, noi lo chiamiamo La Camst. Arriva tutte le sere con il furgoncino, con pentolini argentati e coperti, la sportina, e ovviamente loro vorrebbero mettersi dentro, io li caccio fuori, ma poi andiamo a vedere e vediamo che sono seduti in circolo sul marciapiedi. E a volte i contenitori finiscono di là dalla siepe. Insomma, viviamo nell'ansia dalla mattina alla sera. Fatti grossi, per fortuna, non ne sono mai capitati. Ogni tanto c'è qualche rissa, ma si picchiano fra di loro, si danno delle botte da orbi poi si abbracciano. E capisco che questo può disturbare, non dico che mi va bene, ma noi facciamo di tutto, di tutto. Ho detto che non potevano stare più di 6-7, che si consuma e si va via, abbiamo tolto le sedie, siamo state un periodo senza sedie, venivano e stavano in piedi, siamo state un periodo che non abbiamo fatto i panini, per vedere di rallentare, ma, insomma, dobbiamo pur vivere! Il problema è che loro crescono. Ogni giorno si vedono facce nuove, uno chiama l'altro. I All'inizio era stato il comportamento della polizia a turbarmi molto. Entravano con le mitragliette, alla sera, all'improvviso, e io avevo paura. Poi, lentamente, la polizia deve aver capito che noi siamo completamente estranee ai fatti. Tutte le volte che sono venuti a controllare, non hanno mai trovato niente. Mai! Siamo sempre molto attente a che nessuno nasconda qui qualcosa. Una sera d'inverno, verso le otto e mezza, vedo arrivare dentro 7-8 poliziotti per un controllo, con tanto di mitragliette e agente in borghese dell'ufficio stranieri. E cosa mi dicono? "Perché lei dà da bere nei bicchieri di vetro? Dia quelli di carta così se bisticciano non si fanno male". Poi hanno voluto vedere le licenze e hanno mandato tutti a casa. Ricordo di aver avuto la sensazione di essere tornata al tempo di guerra, all'epoca dei tedeschi, quando invadevano le case con le mitragliette e c'era sempre il commissario fascista che aveva il cappello dall'ala larga. Ero bambina però questa cosa mi è sempre rimasta impressa. Poi hanno cominciato a controllare i registri, venivano anche 3 volte al giorno, una cosa stressante. Poi è stata la volta dell 'Usl, forse chiamata da alcuni cittadini qui del quartiere. Aveva ricevuto delle segnalazioni in cui si diceva che questo era un locale frequentato da portatori di malattie. Quando la Usi è venuta, non ha trovato niente, ha visto che era tutto regolare, il libretto sanitario, le cuffie, ecc. Ovviamente, le persone che avevano spinto non erano contente e sono venuti i carabinieri di via Barbieri che hanno detto che era un locale non igienico, da chiudere. "Siete proprio delle sporcaccione" ha detto uno facendo così con un dito su uno scaffale. Ma qui la gente fuma e la polvere c'è. Quello si gira e vede la birra alla spina, così chiede di andare in cantina, credo che non avrebbero potuto, ma loro, forse, pensavano che sotto ci fosse qualche cosa. "Questa cantina non è idonea". Era pietra viva imbiancata, con la luce a norma di legge; poi mancava un documento perché la proprietaria dello stabile ce l'aveva data in uso. Insomma, per farla breve, i carabinieri fecero la proposta di piastrellarla, ma piastrellare una cantina grande quasi come questo stabile è una follia. Annalisa, mia figlia, dovette andare ali' Usi e farli tornare. Loro mi dissero di intonacarla, di passarci solo una mano di smalto, anche al pavimento, il che, comunque, mi è costato 4 milioni. Insomma, è stata una persecuzione per vie legali. In pratica, per rendere la vita impossibile a loro, la rendono impossibile anche a noi. E anche con loro, poi, quando li fanno uscire, con le mani contro una macchina, e cominciano a perquisirli senza scarpe ... Ricordo un ragazzo che balbettava, lo tastavano dovunque, gli avevano fatto togliere le scarpe per strada, al freddo. Ormai non è raro a Bologna vedere, casomai dal tram, passando, una decina di loro immobili con la bocca aperta coi poliziotti che ci guardano dentro ... In un paese che si dice democratico sono scene che disturbano e lasciano amareggiati ... Il fatto è che loro non hanno diritti. Ricordo un giovane maghrebino, uno in regola col lavoro e tutto, che era venuto con un furgone un pomeriggio di domenica e aveva un po' bevuto. Passò la polizia e gli fece spostare il furgone perché occupava la strada, e lui, infilandosi giù per la stradina qui a fianco strisciò due macchine. Ma non aveva ammazzato nessuno! Sono venuti fuori gli abitanti, hanno cominciato a inveire, a dire parolacce, l'hanno picchiato e lui aveva un bel dire che era in regola, che aveva l'assicurazione, che pagava, non è servito a niente. Hanno chiamato i poliziotti, poi è arrivata l'ambulanza, l'hanno denunciato. A settembre c'è stato il processo contro questo ragazzo accusato di aver picchiato, mentre era vero il contrario ... Il locale l'abbiamo da trent'anni. Prima l'aveva mia madre, ma due anni fa la nonna si è sentita male e allora siamo subentrate io e mia figlia: abbiamo comprato anche i muri e fatto delle spese. AIl'epoca della nonna aprivamo alle 5 della mattina e dalle 5 alle 6 incassavamo come dalle 8 alle 13, perché c'erano quelli del mercato, dei giornali, un insieme di lavoratori che passavano perché sapevano che la nonna era aperta fin dalle 5 del mattino. Poi, a mezzogiorno, veniva il materassaio, magari l'operaio, il muratore col pentolino, beveva la bottiglia di vino ... Questo per 30 anni. La nonna ha vissuto bene il suo periodo, si cantava, si facevano delle piccole festicciole, per ferragosto cucinavano fuori la salsiccia, portavano un camioncino con sopra la stufa, la nonna faceva la sfoglia, era una cosa simpaticissima. Poi, lentamente, ali 'arrivo di questi qua, giusto o non giusto non lo so, gli italiani hanno cominciato a diminuire. Adesso è rimasto solo quel tavolino lì, sono quattro italiani, quattro pensionati, che tutti i giorni immancabilmente si presentano. Loro sono affezionati, hanno visto il dramma che ci ha coinvolto e vengono a dispetto di chi dice loro di "non andare in quel posto". Puntualmente tutti i giorni vengono e occupano il loro tavolino, che tengo sempre riservato. Ma per il resto ... Comunque, per ora non chiudiamo. Perché prima di tutto questo è un locale che è stato aperto dalla nonna, le daremmo un dolore grandissimo. Un domani che non ci sarà più lei si prenderanno delle decisioni, per ora no. Adesso, poi, è anche diventata una questione di puntiglio non cedere in questa battaglia sui tre fronti in cui ci hanno trascinato: con questi ragazzi che provengono da una mentalità e da un mondo completamente ali' opposto del nostro, con la polizia e con la gente del quartiere che è stata così cattiva. Che gente sono questi marocchini? Debbo dire che i primi erano molto rissosi, bastava un nonnulla che tiravano fuori i coltelli. Fra quelli che vengono adesso ce n'è qualcuno con cui si può scambiare una parola, però con la maggioranza più di "buongiorno" e "buonasera" non puoi, perché loro prima di tutto non hanno argomenti, poi non sanno parlare bene l'italiano, e, infine, il dialogo non gli interessa. Ce ne saranno 6 o 7 cui piace conversare, introdursi, conoscere la vita, le usanze del nostro paese, però alla maggioranza non interessa. Lo vedo anche dalla musica: a volte noi mettiamo qualche cassetta di musica italiana, ma loro vogliono mettere quella loro musica tutto il giorno, avete presente? Sono delle persone che hanno i paraocchi, non hanno avuto un contatto con gli altri, sono sempre vissuti fra di loro e perciò hanno un orizzonte limitato. La maggioranza pensa solo ai soldi, c'è poi qualcuno che se trovasse un lavoro lo farebbe volentieri, gli altri invece dicono che tanto vanno a casa. Sono tutti giovani e vengono qui ben decisi a fare quello che non' dovrebbero ... E tuttavia, lo ripeto, non hanno mai importunato nessuno, non hanno mai detto una parola sconcia, che io abbia capito almeno, perché se la dicono in arabo io non capisco niente. Comunque sono sempre stati molto rispettosi. Anche quando viene la nonna, "come stai?" dicono, tutti la salutano. Lei è scorbutica, perché quello è il suo carattere, e li manda via dicendo: "brota zintazza", loro ridono, tanto è vecchia, la fanno arrabbiare, scherzano, le vogliono comprare le caramelle, ma non sono mai stati maldestri... Magari avranno anche loro un fondo buono. Con me, poi, dicono che sono la loro mamma. L'altro giorno ero lì seduta, pensierosa, e un ragazzino che mi fissava se n'è uscito dicendo: "Hai delle espressioni come mia madre". Certo, mi sono chiesta se abbiamo sbagliato in qualcosa, se sono stata troppo accondiscendente ali' inizio ... Ma siamo tre donne e so bene che per loro ❖•,.-).-:. e . .,,~~ .<ti,' ·, , / la donna è solo un oggetto che deve far figli, stare in casa a preparare il couscous. io però so farmi valere, se mi incavolo divento peggio di un uomo. Dico sempre: "Qui non siete a casa vostra, qui ci sono io e basta!". E mi è capitato anche di dare delle sberle a qualcuno. Ciononostante non c'è dubbio che il fatto di essere donne ha avuto la sua importanza. Forse se ci fosse stato un uomo non avrebbero riempito il bar ... Altri locali che avevano gli stessi problemi, per esempio in via del Pratello, ne sono usciti con un buttafuori marocchino ... O forse è che la Bolognina si presta, è in un triangolo, fra la stazione, il mercato ortofrutticolo e la tangenziale, tre punti essenziali. Cosa andrebbero a fare, che so, a S. Ruffillo? Non avrebbero sfogo. Qui la merce gli arriva da questi tre punti. Oppure, probabilmente, è stata colpa anche della nostra mentalità, del nostro carattere. Ann~lisa, fino a pochissimo tempo fa, aveva portato avanti altre esperienze nel centro immigrati del quartiere, insegnava gratuitamente I' italiano a due bambini. Lei ha sempre cercato di darsi da fare, però è rimasta da sola a combattere ... Abbiamo sempre seguito la politica, e anche se la seguivo di più quando facevo l'operaia, adesso cerco di captare, leggo il giornale, qui, oltre al Carlino, abbiamo ovviamente L'Unità e liberazione. Purtroppo devo dire che, a parte alcuni compagni della sezione che di tanto in tanto passano e danno una voce, molte persone che consideravo aperte e diverse mi hanno deluso. Con questo non voglio dire ... Io resto sempre di sinistra, sia chiaro. Da dove vengono non lo so, vengono da fuori quartiere, da casolari abbandonati. Dove dormano non lo so. So che quando arrivano, alla mattina, vogliono subito il latte bollente, sono infreddoliti, dal che deduco che sono stati in auto o in casolari abbandonati o al giardino ... Prendono una brioche e il latte, poi chiedono le uova, alla coque, come minimo 8, I O a testa. Già, ma loro hanno una cucina ... Poi, vorrebbero bere un bicchierino di olio di oliva, da solo così perché, dicono, dà calore, ma quello io non.posso servirlo. Per non dire di altri miscugli: uno ha messo la cioccolata nel latte, poi ci ha messo una specie di pepe piccante. Le uova le vogliono alla coque perché ci aggiungono la harissa, che mette anch'essa calore ed è un concentrato di peperone, quello rosso, che ci si imbratta e non va più via, e le mangiano con un'avidità che sembra un piatto prelibato. Contenti loro ... Così ogni giorno mi vanno via 200 uova, ed economicamente, non lo nego, il bar non va male. Anche se, naturalmente, non si fanno i soldi con le uova: un uovo costa 600 lire, per fare le centinaia di mila lire quante uova dovrei vendere? E loro sono un po' tirchi, la gente pensa che loro spendano, ma non è vero, spendono il giusto. Solo il venerdì è una giornata· particolare, perché per loro è festa, allora magari si mettono lì, bevono la birra, due a testa tutte sul tavolo, e poi dicono: "Non facciamo mica casino, ce ne dai ancora?". , Già, l'inverno per loro è una tragedia, hanno freddo ... L'orario di chiusura sarebbe alle 21,30 ma quando sono le 18,30, le 19 al massimo, chiudo. Dove vanno? Non li vedi più, spariscono nel nulla ... A volte prendono dei taxi e credo che si facciano portare in aperta campagna dove scendono ... Evidentemente hanno i loro posti. • .> :',: .. ;: ~~ :: {:( .',!i.;:J

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