Una città - anno VI - n. 47 - gen.-feb. 1996

Uno sciopero, erroneamente scambiato per generale, che ha visto in prima fila il pubblico impiego in una difesa comprensibile di uno status quo anche discutibile. Il rischio che i due terzi di una società che produce esclusione lottino perché nulla cambi. Gli accenti nazionalistici dello sciopero. La scoperta, non raccolta politicamente, di nuove forme di convivialità metropolitana, caratterizzate dalla lentezza. Intervista a Michel Wieviorka. Miche/ Wieviorka, sociologo, dirige il Centre cl' analyse et cl' intervelllion sociologiques (Cadis) presso l'Eco/e des Hautes Etudes en Sciences Socia/es a Parigi. Hapubblicato recentemente Face au terrorisme. Liana Lévy '95. Vorremmo capire un po' quel che è successo in Francia nel novembre e dicembre scorsi... Bisogna partire dal momento in cui il Primo Ministro annuncia in Parlamento una riforma della Sécurité Sociale. li Parlamento, in cui il Primo Ministro gode di una maggioranza rassicurante, applaude in massa questa riforma, assicura il proprio appoggio, si congratula per il coraggio del Primo Ministro. La Cfdt. sindacato moderato, per voce del suo segretario generale, signora Nicole Notai, fa sapere che grosso modo è soddisfatta del progetto di riforma. Dopodiché tutto si svolgerà molto velocemente. Force Ouvrière fa sapere di essere molto scontenta di tale progetto. Ma Force Ouvrière Co-gestisce le casse della Sécurité Ma/adie; detiene, quindi, oltre a ingenti risorse economiche, un notevole potere clientelare che dalla riforma verrebbe fortemente intaccato. Nella seconda metà di novembre, si consta~a che il progetto governativo include delle modifiche ai cosiddetti "regimi pensionistici particolari", che riguardano innanzitutto i funzionari delle grandi imprese pubbliche. Grosso modo, l'idea del Governo è dire ai lavoratori: ·'Se volete avere una pensione completa, bisogna lavorare 40 anni, e non 37 e mezzo come ora". equiparando tutti al settore privato. Nello stesso periodo, il Governo vara "un contratto di piano" con le ferrovie, che, introducendo forti premi di produttività, intende far lavorare di più il personale presente piuttosto che assumerne di nuovo. l'incredibile, totale, assenza dei socialisti Bi In breve, l'opinione pubblica si trova di fronte un Governo che solo sei mesi dopo l'elezione di un Presidente che aveva promesso delle misure tese a ridurre quella che lui chiamava la "frattura sociale", fa ora esattamente il contrario e intende introdurre cambiamenti forse necessari, certamente dolorosi. In secondo luogo, il Primo Ministro è personalmente in causa perché si è comportato in modo estremamente brutale -"arrogante" è la parola che ricorre più spesso-, sprezzante, scortese: un uomo che non ha nessun senso della negoziazione e della discussione, che licenzia, se così si può dire, dei ministri per fare un nuovo governo e in particolare si sbarazza di tre donne-ministro senza neppure riceverle. In più è un Primo Ministro che, come si era appreso qualche settimana prima, quando era molto vicino a Chirac nell'amministrazione del Comune di Parigi, aveva fatto avere ai propri figli agevolazioni per l'alloggio. Ora, questo Primo Ministro chiede ai francesi cli fare economia, di essere ragionevoli e stringere la cinghia, ma non dà l'esempio quando si tratta della propria famiglia. E' in questo clima che nella popolazirie francese i~enerale~lla funzione pubblica in particolare, crescono sentimenti molto ostili al Governo e monta velocemente lo sciopero. Lo sciopero si è limitato esclusivamente al settore pubblico? Sì, si è limitato alla funzione pubblica e ad alcune grosse imprese pubbliche, anche se non è stato seguito in modo compatto né si è verificato dappertutto. Quindi, non si è trattato affatto di uno sciopero generale, seppure ha goduto di una simpatia molto forte nell'opinione pubblica, malgrado tutti i problemi che causava a chi doveva spostarsi per anda_re a lavorare. A dire la verità, non c'era solo un'opinione pubblica favorevole: tantissime persone hanno manifestato più volte insieme con gli scioperanti in lotta. Detto questo, però, si pongono diversi problemi. Innanzitutto, si è evidenziata la debolezza del sistema francese di negoziazione collettiva. Se questo sciopero è stato così impressionante, è perché non è stato possibile negoziare in precedenza. In realtà in Francia il sistema delle relazioni sociali è molto debole. Per esempio, c'è stato ad ottobre un movimento studentesco, guidato da organizzazioni sindacali che non fanno mai nulla e, perciò, incapaci a negoziare, che è stato in realtà manipolato dai vari rettori per ottenere denaro e finanziamenti aggiuntivi da parte del potere politico. Se gli studenti chiedevano aule e professori, era perché i rettori avevano loro suggerito di chiedere proprio quelle cose. Un altro esempio è costituito dalla crisi urbana: i problemi delle banlieues, la violenza, ecc. questo sciopero ha contrapposto la modernizzazione alle richieste popolari. invece cli articolarle. E' stato uno sciopero senza progetto per il futuro, un movimento puramente difensivo. capace di di resolo ·'No", anche se con ragione, che non ha detto assolutamente nulla sui cambi amenti necessari da introdure al la Sécurité Sociale. E' come se la funzione pubblica, le grandi imprese pubbliche fossero un universo puro, pulito dove non si deve parlare di denaro. di produttività, di costi economici. Dunque, questo sciopero non ha articolato richieste legittime con la capacità di farsi carico dei dati economici, con la necessità. riconosciuta da tutti, di modernizzare la società francese. E' interessante, allora. sapere qual è il senso di questo appoggio da parte del- ! 'opinione pubblica. Su di esso le interpretazioni sono molte e contrastanti. soprattutto perché gli intellettuali si sono mobilitati in gran numero. La mia interpretazione è che l'opinione pubblica ha appoggiato lo sciopero per dare un colpo di freno a una politica sentita come straniera, monetarista, comandata da Bruxelles, dettata dai criteri stabiliti a Maastricht, a un progetto governativo che poggiava in definitiva sulle spalle di gente dalle condizioni tutto sommato modeste, costretta a pagare di più per molti anni a venire senza sapere perché. In questi quartieri difficili c'è una debole capacità di azione da parte • di diverse associazioni. ma i poteri pubblici, che si muovono molto poco, rifiutano di discutere e di negoziare con queste associazioni di quartiere, perché credono che siano etniche, religiose, che dietro la richiesta di contributi per svolgere attività sociali e culturali si nasconda in realtà il terrorismo, l'islamismo. Perché dico questo? Perché quando c'è una situazione sindacale in cui la capacità a negoziare di tutti i protagonisti, sindacati, padronato, Governo, è debole; quando ci sono situazioni in cui tale capacità non è neppure riconosciuta dal potere, ed è il caso delle banlieues, allora la capacità globale di negoziazione nella società è debole. E questo rende difficile una pubblica discussione su una riforma così importante come quella pensionistica. A tutto questo va aggiunta la considerazione che questa mobilitazione si è prodotta all'interno di un contesto politico chiaramente dominato dalla crisi della rappresentanza politica e, più particolarmente qui in rrancia. dalla crisi della sinistra. Abbiamo visto un Partito Socialista incapace a parlare, a esprimersi. abbiamo ascoltato dichiarazioni stupefacenti fatte da alcuni suoi dirigenti del tipo: "E' meglio non parlare di tutto ciò, non è un nostro problema•·. Una sinistra incapace cli farsi carico delle domande che provengono dalla società lascia un vuoto politico che rischia di essere riempito, molto parzialmente per fortuna, da un solo partito: il Front National. l'unico ad avere un programma chiaro. Un terzo as etto è dato dal fatto che Poi, e qui divento pessimista, si è trattato di un colpo di freno dato da coloro che sono dentro la società, non dagli esclusi. E' stato uno sciopero che non ci ha detto assolutamente nulla su quel che possiamo fare per migliorare un sistema che non cessa di degradarsi e di produrre esclusione. Sono i tre quarti o i due terzi della società francese che dicono: ·'Continuiamo come prima. Conserviamo il servizio pubblico. la funzione pubblica, le imprese pubbliche così come sono ... E' stata una corrente cli simpatia sicuramente rispettabile, che. però. ha difeso un modello che genera esclusione. Aciesempio. posso conf en11are che i quartieri più difficili non si sono sentiti mobilitati dallo sciopero. quando si comincia a parlare di identità francese Se osserva nella carta della Francia le regioni dove la mobilitazione è stata più forte, vedrà che si tratta di zone che vivono più di altre di economia pubblica, come le regioni di Marsiglia e di Bordeaux. Quanto detto mi porta a sottolineare un 'ulteriore caratteristica. Tutto ciò, in effetti, può diventare estremamente inquietante, perché si sono sentiti discorsi di questo tipo: "Difendendo gli scioperanti, difendiamo una certa concezione del servizio pubblico minacciata dalla globalizzazione e dalla monetarizzazione dell'economia, dalla costruzione dell'Europa. Noi difendiamo tutto ciò, perché la Francia ha sempre funzionato così. La nostra eccezione francese è avere questo tipo di servizio pubblico, minacciato dall'esterno. Il Governo non è che un servitore di forze straniere: il mercato, il denaro, il liberalismo, l'Europa". Ora, quando si comincia ad appellarsi a una cultura politica "francese", a un'identità "francese" stiamo andando verso una chiusura del paese in se stesso. Non parlo di nazionalismo, non è il caso. Ma indubbiamente si tratta di un avvicinamento alle posizioni proprie dei nazionalisti francesi. Ciò che mi inquieta è che sostenendo questo simpatico e rispettabile movimento, lo si fa senza un progetto, senza la capacità di farsi carico clell 'esclusione e flirtando con un'immagine inquietante della nazione. Ecco la mia analisi generale della situazione. Ha detto che nei quartieri più poveri non c'è stata molta solidarietà verso gli scioperanti. Non posso parlare che a partire da testimonianze, non avendo svolto inchieste molto precise sull" argomento. Molti miei studenti e ricercatori che lavorano nelle banlieues mi hanno riferito che negli ambienti più sfavoriti ed esclusi non ci si è sentiti coinvolti dallo sciopero. Bisogna aggiungere che la Francia ha vissuto questo sciopero immediatamente dopo una serie di atti terroristici per i quali il Governo aveva messo in piedi un 'operazione poliziesca di prevenzione e repressione, il cosiddetto piano Vigipirate, mantenuto durante tutto il periodo dello sciopero, ragion per cui essendo difficile spostarsi ed essendovi nel contempo una forte mobilitazione di polizia nei confronti della popolazione immigrata -perché questo è l'essenziale di questo piano-, tutto ciò non ha spinto affatto le fasce più escluse della popolazione a sentirsi toccate dallo sciopero. Ciò conferma la mia ipotesi che è stato uno sciopero che non parlava agli esclusi, che non aveva niente da dire sull'esclusione, anzi credo che abbia contribuito a peggiorare la situazione degli esclusi. Infine, volevo aggiungere che gli intellettuali si sono molto agitati durante questo sciopero. Il punto di partenza è stata una petizione, lanciata dalla rivista di sinistra Esprit prima che lo sciopero iniziasse a sostegno di Nicole Notai, la segretaria nazionale della Cfdt, favorevole alla riforma pensionistica. Ma è stata resa pubblica dai giornali solo nel momento in cui lo sciopero è scoppiato. A quel punto è comparsa una seconda petizione lanciata da intellettuali molto critici verso il piano Juppé e la Cfdt. su posizioni molto radicali di assoluto sostegno agli scioperanti. I due gruppi si sono scontrati duramente in quelle settimane e quel che più mi ha colpito, visto che avevo firmato la prima petizione, è stata la violenza e la demagogia degli attacchi portati dai firniatari della seconda petizione, che ha segnato ai miei occhi il ritorno di un popul~smo di sinistra, della pensée "70. non tanto della pensée "68, cioè di quel pensiero degli anni'70 dominato dal cosiddetto gauchisme. Si è assistito, insomma. al ritorno in forze di un certo operaismo. animato dal l'idea che '•finalmente. è ricominciata!". Al di là della simpatia verso gli scioperanti testimoniata dai sondaggi, quel che ha colpito è stato il modo di reagire dei francesi

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