Una città - anno III - n. 22 - maggio 1993

-~ QUEL CHE SONO Perché un giovane tedesco dovrebbe sentirsi in colpa per il passato? La paura di essere catalogato come "tedesco" e il pudore di fronte alle vittime di quel passato. Intervista a Edgar Lissel. EdgarLissel,27anni, fotografo,vive e lavora fra Dannstadt e Milano. Qual è il tipo di insegnamento che viene impartito nelle scuole tedesche a proposito dello sterminio degli ebrei e del nazismo e qual è la reazione dei ragazzi? Chiaramente posso parlare solo del tipo di insegnamento che ho ricevuto io, quindi del tipodi educazione che veniva impartita nella Germania Federale negli anni '70, mentre nella Germania dell'Est c'era ovviamente un tipo di educazione diversa. Ricordo che verso i tredici anni, dopo la quinta classe, cominciammo a leggere molta letteratura sugli anni del fascismo. Anche nel corso di storia ci siamo occupati del come il nazismo è iniziato. Abbiamo cercato di capire quali fossero allora i problemi dei tedeschi, le difficoltà economiche, il significato delle sanzioni derivate dalla sconfitta subita dalla Germania nella Prima Guerra Mondiale. Ci hanno spiegato le idee dei nazisti circa gli ebrei, ma non abbiamo fatto dei confronti con la situazione contemporanea, è stato solo un discorso storico. Abbiamo visto quel periodo come qualcosa del passato, con cui noi non c'entriamo più niente. E' stato comunque un tema trattato per molto tempo con la proiezione di moltissimi filmati, con discussioni, con la lettura di libri. E a un certo punto ci siamo anche molto stufati. Quindi non è vero, come si è detto spesso da noi, che in Germania non si parlasse del nazismo e dello sterminio degli ebrei? Invece ne abbiamo parlato moltissimo. Questo non significa che lo scopo del!' insegnamento fossecrearci un senso di colpa o cose del genere, ma ci veniva insegnato come la Germania fosse finita nel nazismo e come avesse risolto i problemi dopo la sconfitta di Hitler. Veniva molto sottolineato che col nazismo il popolo stava meglio solo perché la Germania si stava preparando alla guerra. Soprattutto veniva sottolineato il fatto che la cultura ebraica inGermania era stata distrutta. Abbiamo letto moltissimi libri per capire come milioni di ebrei siano finiti nei lager e nessuno sia intervenuto, sul perché i tedeschi abbiano chiuso gli occhi. Veniva molto sottolineato il fatto che una cosa del genere non sarebbe più dovuta accadere. Quanto questo insegnamento sia entrato nella testa della gente lo si è visto quando ci sono state le grandi manifestazioni contro il razzismo e la xenofobia. Ci sono state grandi manifestazioni di simpatia nei confronti degli stranieri e, soprattutto le generazioni più giovani, hanno detto chiaramente che non sono disposte a stare ferme e zitte a guardare quello che succede. Mi pare che queste reazioni non servano solo ai tedeschi, ma servano anche a tutta l'Europa, che siano un segnale signifìcativo. Quindi non sei preoccupato che possa ritornare una forma di fascismo, che le manifestazioni di xenofobia preludano a questo ... Preoccupato non lo sono, anche se per il fascismo ci sono sempre delle nuove strade da percorrere. I naziskin non sono molti, fanno molto casino, ma di per sé non preoccupano. Quel che preoccupa è che ci sono molti che simpatizzano con loro, che applaudono le loro azioni, che sono ancora legati alle vecchie idee e questo non solo all'est, ma anche all'ovest. Ma mi sembra che siano un'altra cosa dal movimento nazista degli anni trenta. Secondo me i naziskin, che sono in maggioranza nell'ex Germania est, non fanno tanto un discorso politico, ma sono il sintomo di un problema di identificazione. Non hanno più un loro Stato e quindi non possono più identificarsi con tutto ciò con cui si identificavano prima. Si sentono tedeschi, ma non si sentono ancora adatti alla Germania, hanno dei grossi problemi economici perché ci sono tantissimi disoccupati all'est equindi si sentono esclusi. Da questo parte il loro estremismo, che li fa sentire più tedeschi di quelli dell'ovest. Il fatto che il movimento dei naziskin sia partito dall'est per me dipende dal fatto che fino a poco tempo fa loro non erano liberi, che non potevano dire quel che pensavano, che erano limitati in tutto quello che facevano e adesso non sono ancora stati capaci di imparare la nuova libertà che hanno. Dicevi che la xenofobia si manifesta soprattutto nell'est, ma pensi possa attecchire anche all'ovest? Ha già cominciato; con l'unificazione si sono creati molti problemi economici e di questi in molti cominciano a dare la colpa agli extracomunitari, che secondo loro verrebbero per fregare il lavoro. i soldi, ai tedeschi. Chiaramente è una stupidaggine, ma di questa hanno colpa anche i politici. Adesso, per esempio, in Germania c'è un grosso dibattito sulla legge che restringerebbe la possibilità di accesso agli stranieri e proprio l'incapacità dei diversi partiti di trovare un accordo che permetta di modificare la legge favorisce nella gente l'aumentare del!' insoddisfazione, perché pensano che la situazione peggiori e non si prenda nessuna decisione. Dal!'altra parte sembra molto chiara e facile da applicare la risposta che a questa situazione dà l'estrema destra: chiudere le frontiere, non far più entrare nessuno. Questa risposta prende piede perché anche ali' ovest prende piede la paura della disoccupazione. Ed è questo che è preoccupante: anche nel 1933c'era una crisi economica, la gente stava male, e Hitler in qualche modo l'ha risolta, la gente stava meglio di prima. Secondo mc c'è anche un problema di onestà: i politici non dicono le cose come stanno e la gente si arrabbia. 1democristiani cambiano politica ogni settimana. Per la riunificazione hanno fatto credere alla gente che in poco tempo tutti i problemi si ~arcbbcro risolti, mentre invece B1 liotecaGino Bianco oggi ammettono che le soluzioni per una crisi come abbiamo adesso non sono affatto facili. E tutto questo fa sì che non ci sia solo una crisi economica, ma anche una crisi politica. La gente ha perso fiducia in questi partiti e molti o non vanno neppure a votare o si orientano a destra. Dall'altra parte i partiti tradizionali, più che studiare soluzioni, anche di lungo periodo, alla crisi attuale, sono ancora legati alla logica di vincere le elezioni. Cohn Bendit dice che un francese, un inglese, un italiano possono dirsi fieri di quel che sono, mentre gli unici che non possono fare altrettanto sono i tedeschi, proprio per via del retaggio che viene loro dall'antisemitismo e dal nazismo. Dice che se in Germania senti uno dire di essere fiero di essere tedesco, immediatamente questo ti suona fascista... Dipende chi dice questa frase e come la dice. lo sono nato in Germania, sono certamente influenzato dalla cultura tedesca, ma tutto questo non mi rende fiero di essere nato in uncerto paese. Potrei essere nato in qualsiasi altro· posto. E' stupido essere fieri per qualcosa con cui tu non c'entri niente; è un caso che tu sia nato in Germania o in Italia o in Francia. L'unica cosa che differenzia i tedeschi dagli altri popoiiè lamacchia che hanno nel la loro storia. E questo fa sì che quando siamo all'estero abbiamo spesso paura di essere visti come tedeschi, maquesto riguarda molto poco i giovani della mia età che con il nazismo, con lo sterminio degli ebrei, non c'entrano niente. Noi siamo vissuti in un'altra Germania e se qualcuno mi chiede conto di quel che è successo cinquant'anni fa io non mi sento colpevole. Non ti senti colpevole però hai paura che ti identifichino come tedesco ... Paura no, anche se preferisco che mi vedano per quel che sono, come una persona, non come un tedesco. Preferisco così perché ho imparato dalla storia, ho visto cosa succede quando qualcuno si sente molto tedesco, molto nazionalista. Lostesso per me succede quando uno si sente troppo italiano o troppo inglese. I giovani in Germania hanno imparato cosa vuol dire sentirsi nazionalisti, io non lo sono, ma non per questo ho una crisi di identità. Mi vedo come una persona che ha vissuto in un certo paese, che è stato influenzato da unacerta storia, sono contento di parlare una lingua bella, così come mi fa piacere che il mio paese abbia un grande patrimonio letterario, musicale, artistico, ma questo non vuol dire che viva queste cose con una fierezza particolare. Anche degli altri paesi apprezzo la lingua, la letteratura, la musica ed oggi, forse, i tedeschi, soprattutto i giovani, sono più in grado di altri di sentirsi europei. E poi noi abbiamo perso tantissima cultura: se giri nelle città tedesche non vedi, come in Italia, la storia antica e questo porta ad un punto di vista molto diverso, che fa sentire stupida la fierezza del tedesco nazionalista. Proprio questo rende ai nostri occhi molto importante uscire, vedere altri popoli, altre culture. Ma lo ripeto. Posso sentirmi colpevole per qualcosa che ho fatto io, ma non posso sentirmi colpevole per quel che non ho fatto. Mi sento colpevole se non faccio niente per contrasìare i naziskin, il razzismo, quel che succede inGermania oggi, non per qualcosa che è successa quando anche i miei genitori erano bambini. Mi sento responsabile di quel che mi coinvolge, per cui posso anche chiedere scusa per quello che può aver fatto mio nonno, ma che senso ha? Questo non toglie che abbia un certo pudore nel parlare da pari a pari con le vittime della storia: non solo con gli ebrei quindi, ma anche con un indiano d'America. Credo però che questo pudore non debba allontanarci da questi popoli ed anzi debba essere una spinta a conoscerli, ad avvicinare queste culture. Quindi secondo te non è giusto che i tedeschi abbiano un senso di colpa per il passato? Io mi chiedo come sia possibile creare qualcosa di nuovo se si continua a sentirsi la coscienza sporca. E' una cosa che ti fa fermare, non puoi più crescere, non puoi creare qualcosa di nuovo. Come posso credere in un'altra Germania se mi sento continuamente colpevole di quello che è stato fatto in passato? Devo in qualche modo abbandonare il passato, senza dimenticarlo, guardare avanti. Quel che ho imparato dalla storia, non solo tedesca, è la necessità di guardare avanti non con lacoscienza sporca, ma con lacoscienza nuova, pulita, di un bambino. - LaCassdaeiRisparmdiFi orlì I LENINISMO LEGHISTA Essere usato come semplice pedina di un gioco che non controlla. Questa, per Craxi, l'ultima, più cocente umiliazione. Il protagonista di un decennio di vita politica italiana esce di scena nelle dimesse e ridicole vesti della marionetta, mera posta in gioco di una sfida che lo riguarda solo indirettamente. Epilogo inglorioso ma carico di forza simbolica. Craxi salvato e liquidato con le armi del più bieco craxismo, con la stessa cinica indifferenza per il contenuto etico della questione mostrata in mille altre occasioni dallo stesso leader socialista e dai suoi accoliti. Craxi, infatti, non ha costretto il Parlamento ad assolverlo, non lo ha inchiodato alle sue storiche e indiscutibili corresponsabilità. Se ciò fosse accaduto, avrebbe veramente potuto aspirare a svolgere ancora un ruolo decisivo nella nuova repubblica. No, Craxi è stato semplicemente utilizzato da altri, che non l'amano affatto, per affossare sul nascere un governo che non piaceva alla Lega, un governo che coraggiosamente la confinava ad un ruolo di semplice opposizione, poco produttivo sul piano della immagine (a meno che non ci si accontenti semplicemente di sopravvivere, guadagnandosi una fetta di rappresentanza come fanno Rifondazione e MSI). E' stato a questo punto che la Lega ha mostrato tutta la sua vitalità e tutto il suo cinismo. Nelle settimane successive, con quel candore sconcertante che talvolta contraddistingue le sue dichiarazioni, Bossi lo ha pacificamente ammesso: "dovevamo fare qualcosa contro Ciampi e l'abbiamo fatto" (i giornalisti politici geneticamente incapaci di urtare la suscettibilità di un possibile futuro padrone hanno scrupolosamente evitato la più ovvia delle domande: "che cosa avete fatto?'?. Sapendo di poter contare su parlamentari democristiani e socialisti allo sbando e terrorizzati, scommettendo sulla loro irresponsabilità e sulla loro totale incapacità di senso civico, hanno dissolto con qualche (segreto) voto a favore un governo, una fiducia (il PDS) e una immediata possibilità operativa . Hanno restituito autorità alle piazze e sono rientrati prepotentemente in gioco. Ma almeno qualcosa questa vicenda lo ha insegnato. Tanta leninista spregiudicatezza dovrebbe infatti far riflettere chi insiste sul carattere pre-politico, tutto "morale" della protesta "sociale" di cui la Lega sarebbe portavoce. Il faccione di Craxi, tratteggiato in modo sempre più ripugnante sulle prime pagine dei settimanali "incazzati", le "mani pulite" sbandierate dai piccoli imprenditori del Nord, le piazze di Italia vocianti di sdegno, sono mezzi, strumenti di una lotta che resta, come sempre, integralmente politica. La questione morale, di cui si afferma ideologicamente il primato, può essere tranquillamente sacrificata quando la ragion di stato lo richieda. La morale infatti può attendere, la politica no. Di fronte a questa evidenza, del tutto insensato è quindi continuare a trattare la Lega soltanto come un sintomo del malessere sociale e dell'ansia di rinnovamento degli strati produttivi della popolazione italiana. La Lega ha infatti dimostrato di essere un soggetto politico ed un soggetto politico assai lucido. Illusorio (e pericoloso) è pensare di comprenderla all'interno di un progetto storico più vasto, di neutralizzar/a terapeuticamente agendo sulle cause del malessere di cui sarebbe una immediata e ingenua espressione. Per quanto la sinistra ami oggi molto poco il conflitto e coltivi sogni irenici (gli sguardi di Occhetto a Bossi sono sguardi sempre pieni di speranza), essa dovrà, se non vorrà rinunciare a se stessa, rassegnarsi a combatter/a. E duramente. Rocco Ronchi martedì 25 maggio alle ore 17,30 Una Città è ospite di Radio Città del Capo nel programma "Microfono aperto" UNIPOL ASSICURAZIONI· AMICA PERTRADIZIONE AGENZIAGENERALE Via P. Maroncelli, 10 FORLI'- Tel. 452411 UNIPOL: DA 5 ANNI, FRA LE GRANDI COMPAGNIE, LA PRIMA NEL RENDIMENTO DELLE POLIZZE VITA. 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