Una città - anno II - n. 16 - ottobre 1992

intervista ad Alberto Salvato, impegnato per la pace nella ex-Iugoslavia Tu vai molto spesso nella ex Jugoslavia, di cosa ti occupi precisamente? Faccio parte dell'Associazione Per La Pace ed avevo partecipato, durante la Carovana Per La Pace, ad un'iniziativa dei giornalisti indipendenti di Novi Sad, in Vojvodina, i quali tutte le sere alle sette e mezza aprivano la finestra della loro sede e, con due microfoni e un faro, leggevano un notiziario alternativo, intervistando poi un ospite. Sotto la finestra ad ascoltare c'era molta gente e da quello mi sono reso conto che c'era una forte opposizione alla guerra. Lo scorso novembre ci sono tornato per capire di più e mi sono reso conto della massiccia presenza di profughi di cui da noi non si sapeva niente, perché qui si parlava solo di quelli che scappavano in Croazia e non di quelli che andavano dall'altra parte. E' stato allora che ho lanciato un'iniziativa per questi profughi, purtroppo ancora unica. Noi raccogliamo fondi e li dividiamo in parti uguali fra quelli che sono fuggiti verso oriente e quelli che sono fuggiti verso occidente. Non aiutiamo nessuna nazionalità particolare, visto che i profughi, anche quelli scappati a est, sono di tutte le nazionalità. Raccogliamo fondi perché è impensabile portare materiale fino alla Vojvodina e una volta ogni due mesi vado a Novi Sad col ricavato della raccolta, poi con la Croce Rossa di Novi Sad decidiamo cosa comprare sul posto e lo distribuiamo ai profughi. A Novi Sad ci sono circa 35.000 profughi, tutti sistemati presso delle famiglie, tranne alcuni bambini che sono in un villaggio di SOS Bambino, un'organizzazione internazionale. Essendo l'unico che porta aiuti laggiù ho la possibilità di parlare in pubblico, facendo così sentire la voce dei pacifisti. Quando, in gennaio, ho presentato l'iniziativa erano molto stupiti che collaborassero ad essa anche dei croati, cioè i pacifisti di Fiume. A marzo i pacifisti di Novi Sad hanno deciso che, per quella volta, i fondi sarebbero stati portati all'ospedale pediatrico di Sarajevo. Quando, in seguito ali' arrivo a Sarajevo dei medicinali comprati a Novi Sad, c'è stata la conferenza stampa e ho detto che l'iniziativa era dei pacifisti di Novi Sad, il giornalista non voleva credere che dei serbi avessero fatto qualcosa del genere, era convinto che tutti i serbi odiassero i bosniaci. E' anche in questo modo che cerchiamo di combattere la logica imposta dalla propaganda. Dal!' inizio del conflitto sono stato nell'ex Jugoslavia 13 volte, per un totale di I O settimane. Ho parlato un po' con tutti, dai sindaci ai ministri delle varie parti, ma soprattutto ho parlato con la gente e dopo il quinto viaggio ho iniziato a farmi un'idea della situazione: questa non è tanto una guerra fra nazionalità, ma una guerra fra gruppi di potere alla cui base c'è una logica nazista. E' la logica delle repubbliche fondate sulla nazione pura e siccome nessuno, ovviamente, era disposto a fare le valigie e lasciare casa, famiglia e amici, era necessaria una guerra di questo tipo, rivolta soprattutto a terrorizzare la popolazione civile. Quelli che sparano però sono molti. E' difficile credere che sia una guerra solo manovrata dall'alto, senza un sentimento favorevole in grosse parti delle varie popolazioni. Fra quelli che sparano, oltre agli eserciti dei vari governi, ci sono le bande dei volontari ustascia e cetnici e i mercenari che vengono dal resto del mondo, soprattutto dalla Germania. qualcosa in cui credere se la pancia è vuota Questi combattono con chi paga meglio, è per questo che le tregue falliscono. Anche se si mettono daccordo i comandanti degli eserciti ufficiali, ci sono le bande irregolari che nessuno riesce a controllare; sembra che attualmente in Bosnia ci siano 18 eserciti. Le divisione nazionalistiche si stanno comunque diffondendo anche fra la popolazione perché con una propaganda efLoCasso dei Risparmi di Forlì I ficace si riesce a costruire l'odio fra le nazionalità e in certe zone ci sono riusciti molto bene. La propaganda non è stata certo improvvisata, quella croata, per esempio, è stata gestita da una azienda pubblicitaria di Vienna. Per far capire la forza della propaganda basti questo esempio. Vicino a Zagabria, in Slavonia occidentale, dove la guerra vera e propria non è arrivata, a causa dell'influenza della televisione sono saltati tutti i matrimoni misti, mentre in Slavonia orientale, dove a causa della guerra mancava l'elettricità e quindi non arrivava la televisione, c'è ancora solidarietà fra serbi e croati. Fra gli sloveni non c'era nazionalismo; il caso della Slovenia è stato esclusivamente un discorso economico. Un fondo nazionalista, se c'era, era solo fra serbi e croati. Ali' inizio della guerra un personaggio di primo piano in Croazia disse che era impossibile vivere con i serbi perché hanno il cervello più piccolo, mentre dall'altra parte i serbi si sentono i più forti perché dicono di aver sempre avuto il mondo contro, ma di aver sempre vinto. E infatti l'isolamento internazionale della Serbia rafforza il nazionalismo, le sanzioni stanno causando morti tutti i giorni, i malati cronici stanno morendo tutti. In un momento di grossa crisi economica e sociale far crescere un nazionalismo gretto ed esasperato è facile, perché dà qualcosa da credere alla gente; soprattutto a quella più povera e ignorante che è quella più danneggiata dalla crisi. Il nazionalismo, in questo momento, è veramente l'oppio dei popoli; bisogna dare alla gente qualcosa in cui credere quando ha la pancia vuota. Il naziona1ismo ha invece molto meno presa sugli studenti, che non si fermano ai discorsi del regime cd essendo acculturati rifiutano l'odio inter etnico. E il ruolo della storia'? Il ricordo degli eccidi fatti dagli ustascia contro i serbi, per esempio? E' ovvio che viene fuori tutto, tutti dicono che questa è la prosecuzione della seconda guerra mondiale. Da una parte i croati dicono di aver sempre odiato i serbi, ma poi, discutendo con loro, arrivano a dire che effettivamente l'odio era verso il gruppo dirigente serbo, non verso il serbo vicino di casa. Non c'era odio fra il singolo serbo e il singolo croato che abitavano vicini e questo lo testimoniano le decine di migliaia di matrimoni misti. Dall'altra parte c'è la paura dei serbi verso i croati, perché si ricordano i 6-700.000 morti della seconda guerra mondiale. Quando è arrivata la dichiarazione di indipendenza della Croazia, con la costituzione in cui c'è scritto che la Croazia è la patria dei croati, ai non croati è arrivato l'ordine di lasciare il paese. A quel punto la gente ha avuto paura che si ripetesse quanto è avvenuto nella seconda guerra mondiale e ha tirato fuori il fucile che, purtroppo, aveva in casa. E questo ce l'aveva per la particolare organizzazione militare della ex Jugoslavia. A questo proposito bisognerebbe capire un po' meglio com'era l'organizzazione militare in Jugoslavia; per esempio bisognerebbe capire meglio il ruolo dei comandanti di reparto. Ho avuto delle testimonianze su comandanti di reparto del1'armata che, anche se è brutto per un pacifista dirlo, si sono comportati da veri soldati, cioè hanno fatto la loro guerra, ma hanno difeso i civili. Mi diceva una profuga croata che è riuscita ad uscire da Vukovar viva perché quel reparto dell'Armata ha fatto un corridoio verso la Croazia; diceva che se non ci fosse stata l'Armata i cetnici li avrebbero uccisi tutti. D'altra parte ci sono stati reparti dell'Armata che si sono comportati peggio degli ustascia o dei cctnici. Nell 'organizzazione militare jugoslava non c·era quel concetto di gerarchia che c'è in tutti gli altri eserciti. L'esercito jugoslavo aveva una funzione essenzialmente difensiva, serviva solo per respingere per pochi giorni l'attacco esterno, dopo di che si sarebbe dovuto sciogliere nella difesa territoriale, ma non era il comandante generale a dare quest'ordine e ogni comandante di reparto decideva autonomamente. I vari comandanti avevano quindi notevole autonomia e questo è stato molto importante nel determinare il comportamento dell'Armata; nella situazione attuale questa autonomia dei comandanti è un altro dei motivi per cui le tregue concordate non reggono. La propaganda ha comunque avuto un ruolo fondamentale, me ne sono reso conto parlando con gli amici che ho fra i serbi, i musulmani e i croati di Novi Sad dove convivono ancora 18 nazionalità, pur essendo solo a 40 km. dal fronte, e c'è ancora una cultura della convivenza. Non è difficile costruire una guerra come questa, bastano mille persone a far scoppiare il terrore in Vojvodina o in Bosnia. Con la propaganda che c'è stata, basta poco a far scoppiare la guerra. Uno che è stato un mese fa a Sarajevo mi diceva che lì i peggiori sono bambini di 12-13 anni che sparano a tutto quello che si muove, poco importa di che nazionalità sia. D'altra parte mi chiedo come fanno i mercenari a riconoscere i serbi dai croati e dai musulmani: sono uguali, parlano la stessa lingua, è impossibile distinguerli. Ammazzano perché sono pagati per questo, non guardano in faccia a nessuno. Il loro vero ruolo è quello di terrorizzare la gente e farla andare via; i profughi sono lo scopo di questa guerra. Quelli che vengono in Italia, per esempio, non sono profughi, ma deportati, perché quasi nessuno vorrebbe venire via. Loro sanno che venendo qua difficilmente potranno tornare a casa, mentre rimanendo in zona, appena sentono che nel loro paese la situazione è un po' migliorata, tornano indietro. lo scopo della • guerra sono , profuglti Bisogna anche dire che molte donne musulmane non sposate che scappano dalla Bosnia vengono rimandate indietro dal governo croato per i militari. Sempre riguardo al la Bosnia, è risaputo l'accordo fra Tudjman e Mi losevich per la spartizione e i musulmani sono fuori gioco. Per questo i profughi che vengono qua sono deportati: sono quasi tutti musulmani che vengono espulsi dalla Bosnia. Ma come è possibile il disinteresse che, di fatto, circonda questa guerra nel cuore dell'Europa? Al mondo non interessa assolutamente la pace in Jugoslavia; dal punto di vista economico più è distrutta e meno costa. In un posto dove un laureato guadagna 100 marchi al mese si può immaginare quanti interessi ci siano da parte dei gruppi finanziari per poter controllare la produzione in loco. Ci sono in ballo enormi interessi e l'ONU, espellendo la Jugoslavia, ha dato una grossa mano a Milosevich. Attualmente in Serbia c'è una lotta feroce tra lui e Panich. Milosevich ha in mano il Parlamento perché alle ultime elezioni le opposizioni non si sono presentate, mentre Panich, oltre a non avere una base parlamentare, viene anche preso a pesci in faccia sulla scena internazionale. A metà settembre ho incontrato il ministro federale della giustizia, che è di nazionalità ungherese ed è vicino ai gruppi pacifisti di Novi Sad, il quale ha presentato una proposta di legge per l'amnistia ai disertori. E' stata accettata dal governo Panich, ma l'iter parlamentare sarà durissimo, con poche probabilità di successo, anche se nell'opinione pubblica la proposta potrebbe avere il consenso della maggioranza. Il fatto che gli abbia consegnato 89 firme di parlamentari italiani di tutti i partiti, tranne l'MSI, gli è sembrata unarisorsa fondamentale da spendere nei confronti del parlamento serbo. Questo dimostra che, se ci fosse un minimo di appoggio da parte europea, l'ala antibellicista interna alla Jugoslavia potrebbe fare molto di più. Invece, dopo gli accordi di Londra, dove Panich si impegnava in modo molto chiaro, non sono state neanche tolte le sanzioni. Qual è l'atteggiamento dei profughi, rifiutano la guerra in quanto tale oppure ogni gruppo etnico attribuisce tutte le colpe alle altre nazionalità? Di profughi ce ne sono di tutte le nazionalità e ovviamente alcuni danno la colpa alla guerra in quanto tale e altri, invece, la danno all'una o ali' altra parte. si colpiscono i simboli riconoscibili Tu puoi vedere la stessa scena alla tivù di Zagabria o a quella di Belgrado, ma ognuno attribuisce la responsabilità di quell'azione ad un'altra nazionalità; non a una persona precisa, o a un gruppo armato specifico, capeggiato da personaggi ben definiti, ma all'altra nazionalità in generale. I croati sono martellati da chi dice loro che i serbi li vogliono sterminare e viceversa per i serbi. E' ovvio che la maggioranza, che non ha le capacità culturali per capire che questo non è vero ci crede; non potrebbe essere diversamente. La gente ha sempre più paura e se ha un fucile spara; ha un terrore cieco di essere sterminata dati' altra nazionalità e spara, ma tutto questo è stato costruito. Tutti dicono che, a parte i molti morti, quello che è veramente stato distrutto è la convivenza che esisteva, il tessuto sociale, e per ricostruirlo ci vorranno almeno tre generazioni. I morti in famiglia lasciano uno strascico di odio verso gli altri. C'è anche un apparire del fondamentalismo religioso? A dire la verità né i croati, né i serbi, né i musulmani erano grandi frequentatori di chiese o moschee, è il nazionalismo che adesso li porta ad aggrapparsi improvvisamente alla religione. Noi vediamo le immagini delle chiese cattoliche distrutte, ma sono state distrutte anche quelle ortodosse e !e moschee, si colpiscono i simboli visibili dell'altro; comunque il fondamentalismo islamico sta crescendo, come sta crescendo quello cattolico. Amolti croati, ad esempio, questa è una cosa che sembra ridicola, sanno di non essere mai stati ferventi cattolici, ma c'è il fatto che andando in chiesa c'è la possibilità che il parroco dia il pacchettino mandato dalla Caritas. Come si spiega che molti pacifisti serbi e croati siano arruolati nell'esercito mentre è molto diffuso il fenomeno della diserzione? La guerra ha distrutto tutta una generazione, quella che avrebbe dovuto costruire la nuova Jugoslavia. Una parte di questi giovani è formata da disertori, secondo il ministro federale della giustizia solo fra i serbi ci sono circa I00.000 disertori all'interno e forse 250.000 alr estero. Sono quasi tutti studenti che. a questo punto, sono costretti a vivere ai margini della società, senza poter finire gli studi o lavorare perché rischiano dieci anni di carcere ed è anche per questo che il ministro sta portando avanti la proposta di amnistia. Riuscire a rimettere in circolazione i disertori sarebbe già una boccata d'ossigeno per la società. Per quanto riguarda i pacifisti, certi sono stati mandati al fronte come "volontari" proprio perché erano pacifisti. In Serbia ci si è accorti che quelli che avevano firmato per il referendum contro la guerra erano i primi ad essere mandati al fronte. In Croazia non esiste un movimento pacifista, gli oppositori al governo vengono imprigionati o fatti fuori. Un movimento pacifista c'è a Fiume, ma l'Istria e la Dalmazia sono sempre state un po' fuori da questa guerra. Il movimento pacifista jugoslavo è nato da una matrice femminista perché sia a Zagabria che a Belgrado esisteva un Telefono Rosa per le violenze al le donne che si è poi trasformato in un telefono per aiutare i disertori. La forte presenza delle donne è anche dovuta al fatto che loro non rischiano di essere mandate al fronte e quindi sono quelle con maggiori possibilità di muoversi. Dallo scorso novembre gli uomini non possono uscire dalla Serbia, se non col lasciapassare dell'esercito e al ritorno sono i primi ad essere richiamati. C'è anche un'enorme difficoltà nei collegamenti, con la crisi spaventosa non hanno neanche i soldi per telefonare o per la benzina. E per quanto riguarda i campi di concentramento? Io non capisco come mai la questione venga fuori adesso, visto che lo sapevamo già da 89 mesi. Quando ho saputo che c'erano dei campi di concentramento, che dovrebbero essere dei campi per prigionieri di guerra, la cosa mi ha fatto anche piacere perché prima nessuno dei due faceva prigionieri, venivano ammazzati subito. l'arma della manipolazione della realtà Tra fucilazione immediata e internamento in un campo secondo me c'è già un passo avanti, certo bisogna poi vedere come li trattano. Il fatto che nei campi ci possano essere anche donne non vuol necessariamente dire che ci siano dei civili, perché ci sono molte donne anche nei gruppi paramilitari . Come spieghi le atrocità che vengono commesse continuamente? Atrocità ne sono state fatte sicuramente, ma credo anche che molte siano state esagerate, sempre per rinfocolare l'odio fra le nazionalità. Se vuoi avere un minimo di attendibilità, quando ti viene raccontata una cosa è d'obbligo sentire anche la versione dell'altra parte. Un mio amico di Pola mi ha raccontato un' episodio significativo, soprattutto se si tiene presente che le assicurazioni croate avevano detto che avrebbero pagato i danni causati dai carri armati. Ha visto in televisione questa scena: un tipo arriva con una vecchia "600", l'abbandona in mezzo alla strada e si mette sul bordo, poco dopo arriva un carro armato e la schiaccia. La prima volta in tv han fatto vedere tutta la scena, i giorni successivi facevano sempre vedere solo il carro armato che schiacciava la macchina, senza l'antefatto. Anche in Italia han fatto vedere solo quella parte. L'intenzione è chiara: in quel modo si poteva far vedere la barbarie serba: i carri armati che schiacciano quello che incontrano, persone e cose. E queste manipolazioni sono all'ordine del giorno. • Per contribuire a queste i11i:iative del/ "Associa:io11eper la l'ace: e/e 11° 7088849/53 "Fondo di Solidarietà Profughi Jugoslavi'" pre.1·sola Ba11caCo111111ercialtlaelia11a.sede di Treviso.

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