Una città - anno II - n. 13 - maggio 1992

1 a tr, anima 1 . MALT ITAMENTO, MALATTIAM, ALFORM IONE i cinque maltraffamenti, struffurale e gestionale, alimentare, farmacologico e genetico clte stanno alla base dell'allevamento intensivo: una realtà da incubo racccontata da Roberto Marchesini A Roberto Marchesini, veterinario, presidente del Comitato difesa degli animali d'allevamento e vicepresidente nazionale della Associazione Vegetariana Italiana, abtiiamo cltiesto di spieffarci cos'è e come funziona oggi un allevamento intensivo. C'è nell'immaginario collettivo un'idea dell'animale zootecnico abbastanza idilliaca, e anche gli organi mediali, la televisione, i giornali, enfatizzano questa idea: le oasi della Plasmon, i bovini che pascolano nei campi, le mucche felici. In realtà ben pochi sanno come funziona un allevamento intensivo. Al suo interno gli animali sono sottoposti a tutta una serie di maltrattamenti: dal maltrattamento insito nel tipo stesso di stabulazione, nelle stesse caratteristiche strutturali dell'allevamento, alla manipolazione, al modo, cioè, in cui questi animali vengono trattati correntemente ali' interno dell'allevamento; dal maltrarramento alimentare, con tutte quelle forzature alimentari che vengono fatte, con l'utilizzo di alimenti non adatti, ma che hanno un preciso scopo zootecnico, al maltrarramento farmacologico, con un utilizzo incredibile di farrnaci. E per ultimo, al ma/trai/amento genetico. ****** Gli allevamenti più intensivi sono quello avicoli, di polli, faraone, tacchini ecc., tenuti sempre in gabbia. Quello dei conigli, anch'essi in gabbia e pensiamo che questi animali in natura vivono addirittura sotto terra, scavano dei cunicoli, da qui il loro nome. L'allevamento dei suini da carne, che vengono tenuti sempre in spazi ridottissimi, addirittura uno sopra all'altro, e quello dei vitelli "a carne bianca", tenuti in box singoli, dove l'animale non può neanche voltarsi. La prima caratteristica strutturale dell'allevamento intensivo è dunque questa: enormi quantità di animali allevati in piccoli spazi, perché questo è vantaggioso economicamente, e la mortalità è compensata comunque dalla maggior quantità di animali tenuti in questi capannoni. Oggi un moderno allevamento di suini da ingrasso ha circa 20.000 capi. Proviamo ad immaginare cos'è. 20.000 animali in un ambiente estremamente ridotto. Questa vicinanza coatta provoca naturalmente dei fenomeni di violenza fra gli animali: sono frequentissimi i casi di cannibalismo, di lotte proprio dovute allo spazio ridottissimo. Le galline ovaiole, e proprio in virtù di una legge che si prefiggeva di aumentare lo spazio, hanno ora uno spazio di 450 centimetri cubici, che è uno spazio grande quanto un foglio di giornale. sovraffollamento cannibalismo, vapori tossici E come si risolve il fenomeno del cannibalismo? Debeccando gli avicoli, cioè tagliando il becco a polli e galline, e nel caso dei suini, tagliando loro la coda, in modo tale che non se la strappino, oppure togliendo loro addirittura i canini. Le soluzioni, cioè, non sono mai volte ad aumentare lo spazio la cui mancanza è la causa del cannibalismo e delle lotte violente tra gli animali. Poi questo spazio ridotto determina un eccesso di vapori tossici. Se uno entra dentro questi allevamenti, la prima sensazione che prova è di stordimento, le mucose lacrimano, si sente pizzicore al naso: perché ci sono deficienza di ossigeno e carichi eccessivi di anidride carbonica e poi di idrogeno solforato e ammoniaca derivanti dalle deiezioni di questi animali. Questi vapori tossici insieme alla mancanza di ossigeno determinano negli animali una serie di lesioni a carico dell'apparato respiratorio, del naso e delle mucose corneali, congiuntivali, della mucosa orale. Ed è tale l'eccesso di questi vapori che un'aerazione normale non potrebbe consentire un ricambio di aria tale da soddisfare le esigenze respiratorie degli animali. L'aerazione deve B I r-, essere forzata, l'aria viene immessa per mezzo di ventole. E se le ventole per un qualche motivo si fermassero, non c'è dubbio che gli animali morirebbero tutti. Queste sono le prime due caratteristiche strutturali degli allevamenti: mancanza di spazio e vapori tossici. Poi ci sono le caratteristiche di costruzione. Gli animali poggiano su delle superfici inadatte, perché per stabulare tanti animali in uno spazio ridotto, uno dei problemi da risolvere è quello dell'allontanamento delle deiezioni. Allora si sono fatti dei piani tali che ne permettessero il defluire in piani o in fosse sottostanti per poterle poi aspirare o raschiare via. Quindi pavimentazioni agri- ·gliate, fatte a travetti con degli spazi fessurati. Negli avicoli si è risolto il problema per mezzo delle gabbie. la rete favorisce l'eliminazione delle deiezioni. Ma tutto questo causa agli animali, che poggiano su superfici non adatte, delle gravissime lesioni podali: i bovini e i suini perdono spesso gli unghielli, nelle galline addirittura capita che le unghie crescano intorno alla rete, per cui restano arpionate senza possibilità di muoversi. ****** La struttura e l'ambiente, quindi, non sono assolutamente adatti ai bisogni di questi animali. Uno attaccato all'altro, ovviamente non hanno una corretta ginnastica funzionale. Ma il sistema linfatico, circolatorio. muscolare ha bisogno di movimento. Se una persona non si muove mai il suo sistema cardiocircolatorio si affatica e il sistema linfatico non usufruisce della pompa muscolare. Tutti i libri di fisiologia parlano appunto della indispensabilità della ginnastica funzionale per qualsiasi organismo. Qui la ginnastica funzionale viene totalmente inibita. stress, facilità dei contagi, virulenza dei microbi Poi c'è da dire che animali in condizione di sovraffollamento possono più facilmente contagiarsi tra di loro, perché c'è anche sovraffollamento di microbi e quindi maggiori facilità di contagio. La facilità del contagio determina a sua volta una virulenza dei microbi, perché più sono i contagi e più i microbi subiscono una selezione naturale che aumenta in loro la virulenza. Tutte queste situazioni, impossibilità di svolgere ginnastica funzionale, superfici inadatte, vapori tossici, determinano uno stato di stress nella vita dell'animale. E si sa che quando uno è stressato è più facilmente CO attaccabile dalle malattie perché lo stress agisce sul sistema immunitario determinando appunto immunodeficienza. Allora gli allevatori hanno necessità di fornire a questi animali un ombrello farmacologico, perché facilmente vittime di malattie a carattere epidemico che, espandendosi a macchia d'olio, in poco tempo potrebbero distruggere il loro allevamento. Ecco, allora, l'uso del farmaco, vera panacea per le malagesta degli allevatori. Il farmaco viene utilizzato non più come terapia degli animali ammalati, ma a livello di profilassi. Viene dato, cioè, sempre, nel mangime o nell'acqua di abbeverata. Vengono date dosi di sostanze a prevenzione antibatterica che vanno da sulfamidici, ad antibiotici leggeri, ma anche pesanti. In Italia si usano 800 mila tonnellate di cloranfenicolo che è un antibatterico molto pesante, l'uso del quale, in altri paesi, specialmente in America, è vietato. In Italia invece è permesso. Il cloranfenicolo è una sostanza estremamente tossica, si sa che determina immunodeficienza. Tutte queste sostanze che vengono utilizzate le ritroviamo poi chiaramente nei prodotti di origine animale. perché non si può pensare che il farmaco utilizzato costantemente non resti come residuo all'interno delle carni, del latte e delle uova. stare sempre sotto antibiotici non è una bella vita Questo va rimarcato perché molte persone pensano che negli allevamenti intensivi si possa fare a meno del farmaco. In realtà l'allevamento intensivo, così come è costituito, ha una necessità fondamentale del farmaco, perché animali debilitati, stipati in un posto chiuso denso di vapori tossici, così facilmente contagiabili, hanno continuamente delle malattie, sono continuamente aggrediti da parte degli agenti microbici. Quindi il farmaco è il punto cardine degli allevamenti. E infatti quello che immediatamente salta agli occhi nell'allevamento. è un'anticamera sempre riccamente stipata di farmaci, enormi quantità di antibiotici, chemioterapici, cortisonici, sulfamidici e tantissime altre sostanze. Esiste quindi un maltrattamento farmacologico dcgl i animali. Sottoposti sempre a del le sostanze chimiche, hanno delle vere e proprie sofferenze fisiche perché il farmaco. se da una parte previene delle malattie batteriche, provoca poi senza dubbio degli effetti collaterali non apprezzabili da parte degli allevatori perché non ne subiscono un ristorno negativo, ma che, senza dubbio, fanno soffrire l'animale. Se noi fossimo continuamente sotto antibiotici, sicuramente non faremmo una bella vita, sicuramente ci sentiremmo debilitati. Avremmo, cioè, tutte quelle conseguenze che comportano le terapie antibiotiche. Poi alcuni farmaci vengono utilizzati perché determinano un miglioramento di performance. Si è scoperto che negli animali da carne certe sostanze hanno un'azione anabolizzante, aumentano, cioè, lo sviluppo del tessuto muscolare. E chiaramente per I' allevatore questa è manna dal cielo, perché s'è visto che il consumatore preferisce la carne senza grasso intorno al muscolo e senza grasso tra le fibre muscolari. E questo sia per un fenomeno visivo, sia per una questione dietetica, perché la gente oggi vuole carne magra, per diminuire la percentuale di colesterolo, di grassi saturi. Fatto sta che in natura non esiste muscolo che non abbia tessuto adiposo. Il tessuto muscolare è circondato da tessuto adiposo e attraversato da tessuto connettivo adiposo. Con queste sostanze anabolizzanti si fa in modo che il tessuto sia solo tessuto muscolare. Sono gli stessi anabolizzanti usati dai culturisti per aumentare la muscolatura, per creare l'ipertrofia muscolare. L'anabolizzante classico è di natura steroideo, ormoni steroidei che possono essere o estrogeni o ormoni maschi li, testosterone, ecc., e in Italia ne è vietato l'utilizzo, però si sa bene che ogni anno vengono sequestrate intere partite di animali perché po5itivi all'uso di queste sostanze. Esistono poi altre sostanze che hanno sempre un'azione anabolizzante, per esempio i betastimolanti. che vengono detti anche ripartitori di energia. Anche queste sostanze aumentano il tessuto muscolare a spese del tessuto adiposo e pur essendo proibite, vengono largamente utilizzate. Fra l'altro i controlli sono difficili, non già per una difficoltà a rintracciarle nella carne, ma perché non possono essere indagini routinarie, in quanto costose e non tutti i laboratori sono attrezzati. Perciò non si è tutelati completamente da queste sostanze che vengono correntemente utilizzate. ****** Poi esiste il maltrattamento alimentare. Questi animali vengono alimentati con sostanze non adatte a loro. ma alle finalità zootecniche. Ad esempio: nel caso del vitello "a carne bianca", carne dal colorito pali ido che viene preferita dai consumatori proprio per queste caratteristiche, i vitelli sono alimentati sempre e solo con latte precostituito, mentre ad un'età di cinque o sci mesi dovrebbero già mangiare foraggio. Gli vicncdatosolo latte, per di più deferrizzato, per provocare nell'animale quell'anemia da mancanza di ferro, che poi provoca il colorito pallido della carne. Oppure gli allevamenti dell'oca e dell'anatra, per la produzione di fegato grasso, dove l'animale prima viene al imcntato esci usi vamente ad erba, in modo che si crei un'ipertrofia dcli' ingluvie, dopodiché solo con granella. che è un alimento estremamente energetico. Ed è un'alimentazione forzata per mezzo di un particolare strumento auloalimentatore. che comprime questa granella nell' ingl uvic precedentemente dilatato. Così questa enorme quantità di alimento energetico provoca una lesione al fegato. la steatosi epatica, il '·fegato grasso" appunto. Quindi la carne bianca e il fegato grasso vengono da animali malati proprio per il prodotto. Si provocano delle patologie in vista del prodotto. Un altro esempio: oggi una bovina da latte produce circa I I O quintali di latte per lattazione, solo 50 anni fa ne produceva 20 o 30 quintali. C'è stato un incremento incredibile e pazzesco. In sostanza significa che una bovina da latte in un anno produce 6 volte il proprio peso corporeo. Oggi come oggi non ci sarebbe un pascolo che permetta a questo animale di alimentarsi normalmente per produrre tanto latte. Pertanto cosa si è fatto? Si sono fatti diventare monogastrici animali che sono ruminanti. Le bovine da latte che dovrebbero alimentarsi come animali erbivori, che hanno tre prestomaci nei quali avviene una fermentazione per la scissione della cellulosa, li si è fatti diventare monogastrici per poter fornir loro una enorme quantità di proteine e di materiale energetico. E' tutto un determinato meccanismo di fisiologia nutrizionale che viene sconvolto. Si utilizzano cioè delle sostanze che bypassano tutti i tre prestomaci, sostanze che in natura non potrebbero ingerire. Vengono utilizzate, per esempio, farine di carne e farine di pesce. Si alimentano degli erbivori con della carne. Poi vengono alimentati con cereali e leguminose, ricchi di sostanze amidacee, che sono alimenti per animali monogastrici, per l'uomo, o per altri animali. E questi animali subiscono delle patologie da questo eccesso di sostanze ad alto contenuto energetico e proteico. Per esempio nei bovini da latte, c'è tutta una serie di patologie per eccesso di cereali. Questi animali in pratica non ruminano più, e allora si creano dismetabolie, dislocazione degli stomaci. Per esempio il rumine o l'abomaso o altri tratti del sistema enterico di questi animali, non essendo utilizzati, diventano ipotomici e quindi più facilmente possono avere una dislocazione allotopica, cioè andare in altre parti dell'animale. Questo è all'ordine del giorno. Poi le ruminiti, cioè le infiammazioni a livello del rumine. Moltissimi bovini hanno degli ascessi epatici dovuti a delle ruminiti da eccesso di cereali. Fra l'altro questa alimentazione è altamente dispendiosa perché al imenti che dovrebbe utilizzare l'uomo, li usiamo per alimentare animali che in natura si nutrirebbero di sostanze, come il foraggio, che l'uomo non può utilizzare perché non ha gli enzimi necessari a scindere la cellulosa. Questa è la forza dei ruminanti, e noi non utilizziamo questa forza e gli diamo da mangiare delle sostanze che dovrebbero servire per l'alimentazione dell'uomo. alimentare i polli con le deiezioni bovine e viceversa Poi vengono utilizzate tantissime altre sostanze, ad esempio farine fatte con le penne dei polli, penne idrolizzate. Inoltre si sta lottando per far passare l'utilizzo delle deiezioni. Dare da mangiare agli animali le loro deiezioni. Deiezioni bovine ai polli. e deiezioni avicole da dare da mangiare ai bovini. Cose veramente incredibili, che hanno anche degli impatti molto gravi sulle epidemiologie. Basti pensare che in Inghilterra sta nascendo una grave patologia, nelle bovine da latte, l'encefalite spungiformc, perché si sono date loro da mangiare delle farine ricavate da pecore infette. Questo virus non è stato inattivato dal calore facendo cuocere questi animali a una temperatura superiore ai I00 gradi. Le farine ricavate sono state date da mangiare alle bovine e in poco tempo è venuta fuori questa gravissima patologia. E' la sindrome delle "vacche pazze", come viene detta. Si formano come dei vapori pieni di liquido all'interno del cervello e quindi l'animale muore tra atroci sofferenze. E c'è da dire che poi questo virus non è specie-specifico, si è

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