Una città - anno II - n. 13 - maggio 1992

intervista a Viviana Venturi, psicoterapeuta Con Viviana Venturi, psicologa clinica da 11anni, abbiamo parlatosoprattutto del problema dell'anoressia. Sullo sfondo i rapporti madre-figlia, genitori-figli, marito-moglie, famiglia-società. Il punto di osservazione qui è particolare, traendo spunto da situazioni patologiche. Cercheremo in futuro anche altri punti di osservazione, sperando di trovare collaborazione fra quanti, genitori, figli, insegnanti, medici o altro sono interessati ad approfondire queste tematiche. Credo che sarebbe utile se tu dessi una definizione semplice di psicologo e di psicanalista. Lo psicologo è il laureato in psicologia, che è la scienza che studia la psiche, che analizza i fenomeni e i processi psichici. La psicanalisi è una tecnica specifica per la diagnosi e la cura del conflitto psichico. Lo psicologo può avere diverse specializzazioni (psicologia del lavoro, sociale, clinica, ecc.). La psicanalisi è una di queste specializzazioni e studia la struttura della psiche risalendo dai sintomi alle cause attraverso le libere associazioni e permette alla persona di raggiungere una consapevolezza ed una migliore integrazione delle sue istanze psichiche.C'è poi un'ulteriore distinzione fra psicanalisi e psicoterapia: la prima si rifa principalmente alle teorie di Freud, di Jung e dei loro successori, la seconda, pur rifacendosi alle stesse teorie, usa tecniche leggermente diverse riuscendo ad accorci are nel tempo l'intervento analitico. Io ho fallo un'analisi didattica durata 8 anni da un analista freudiano, però uso la psicoterapia a sfondo analitico. E tuttora, una volta alla settimana, continuo a fare la supervisione: si portano in analisi didattica i casi che si trattano per verificare che l'intervento sia giusto, per eliminare o ridurre al minimo il margine di errore, ma anche perché a volte una persona può presentare problematiche che si agganciano alle proprie e allora l'intervento deve essere gestito con la garanzia di mantenere l'obiettività, la neutralità. Mi pare tu abbia avuto molti casi di anoressia, fra l'altro, se non sbaglio, quasi tutti risolti positivamente. La psicodiagnosi è determinante, aiuta moltissimo. Le prime sedute dedicate al colloquio clinico, ali' anamnesi, alla somministrazione dei test permettono di conoscere le motivazioni del conflitto e i casi che ho trattato effettivamente si son risolti positivamente. La terapia psicologica è basata innanzitutto su un rapporto di collaborazione e fiducia reciproca: in mancanza di questi elementi non si può intervenire. paura di crescere, di diventare adulte Bisogna guadagnarsi la fiducia della persona in modo da tenersi per mano e camminare insieme per poterne pian piano rinforzare i'IO in modo che possa reggere e vedere le conflittualità da risolvere. L'intervento psicologico è anche una forma di educazione, infatti segue il metodo dell'osservazione e del ragionamento. Tu osservi una situazione, una persona e ci ragioni sopra. Questo ti aiuta a conoscere e a capire e da questo puoi poi passare ali' insegnare, all 'educare. Per far questo occorre essere dalla parte della persona e qui, per spiegarmi meglio, mi rifaccio ad un modo di dire meridionale: "adesso ti imparo" col significato di adesso ti insegno. Per me è molto bello, perché per aiutare un altro, per insegnargli a crescere occorre scendere al suo livello, andare dalla sua parte, vedere con i suoi occhi la realtà e pian piano, con l'autorevolezza della terapeuta che comunque ha un'obiettività che all'altro manca, fargli da guida. Diversamente, non si danno alla persona gli strumenti che servono a conquistarsi la crescita da sola e si opera un condizionamento, un'oppressione. Immagino che le persone anoressiche non vengano volentieri da te, o comunque non palesino questo desiderio... Nelle forme più acute sicuramente no, perché sentono di stare benissimo e dicono che sono gli altri che hanno bisogno di cure. Però poi si tratta di guadagnare la loro fiducia e consapevolizzarle su quelli che sono i loro veri bisogni. ritirarsi nel • proprio corpo in modo negativo A chi viene per la prima volta io dico subito, anche se ci fosse da parte sua una predisposizione alla psicoterapia, che è ancora prematuro pensarci, perché bisogna fare il punto della situazione e poi si vedrà. E questo diventa particolarmente importante per chi ha forti resistenze, come appunto le ragazze anoressiche nella fase acuta, che vengono perché spinte dalla famiglia o dal medico curante, in qualche modo "costrette". E però già il fallo di essersi lasciate costringere è un segnale e quindi sta alla sensibilità dello psicoterapeuta consapevolizzarle circa il loro bisogno di una cura, di una terapia, altrimenti la situazione diventa veramente a rischio. Credo valga la pena a questo punto addentrarci un po' in questo mondo dell'anoressia e innanzitutto ti chiedo cosa sia esattamente. L'anoressia e la bulimia, che è la manifestazione, diciamo così, opposta, sono disturbi dell'alimentazione. Le persone smettono di mangiare perché si vedono grasse, anche quando sono decisamente sottopeso. L'anoressia riguarda soprattutto le donne, ma esistono anche casi di anoressia maschile. Secondo la mia esperienza, ma anche secondo le statistiche, questo disturbo è in aumento. Va detto che l'anoressia probabilmente è sempre esistita. Nel secolo scorso ci son stati casi che solo successivamente s'è capito che erano di anoressia. Ma anche oggi comincia così, cioè non riconosciuta. In genere anche la famiglia attribuisce la colpa "al dietologo che le ha consigliato quella dieta" e non si rende conto che quella è stata solo la goccia che ha fatto traboccare il vaso. In realtà c'era già un processo preesistente che ha portato ali' esplosione della patologia. L'anoressia si esprime quindi con la paura di ingrassare, col rifiuto del cibo, con l'amenorrea, cioè l'assenza di mestruazioni, e sul piano psicologico si delinea come un rifiuto dell'adultità, della femminilità, del ruolo di donna adulta. Le ragazze, perché in genere questo disturbo riguarda le adolescenti, assumono questo atteggiamento di tipo regressivo perché hanno paura di crescere, di diventare adulte perché, in base alle particolari dinamiche che si sono sviluppate all'interno della famiglia, a loro sarebbe permesso di diventare grandi solo in un particolare modo, cioè seguendo il modello della madre che, a livello profondo, rifiutano e quindi preferiscono tornare indietro. Una caratteristica di queste persone è la grande insicurezza, la fragilità della struttura dell' IO, per cui nel timore, nell'angoscia di non poter dimostrare che loro valgono, di non poter dimostrare il loro potere nel rapporto con gli altri, si ritirano in termini negativi nel loro corpo cercando di esercitare questo potere sui loro bisogni, per cui meno mangiano più si sentono sicure, padrone di se stesse. E questo procura una gioia enorme, quasi un senso di euforia. Occorre una grande energia a livello psichico, perché la fame è un istinto primario, importantissimo. Tutto sommato hanno una forza notevole, solo che purtroppo è male indirizzata. Occorre perciò canalizzare diversamente questa loro energia, per far sì che anzichè distruggersi possano costruirsi, ed è un lavoro molto lungo. Guardo con molta tenerezza queste persone, perché cerco di vederle sempre in positivo. Generalmente sono persone ricchissime, hanno anche un loro fascino e, se aiutate a sviluppare le loro capacità in termini positivi, possono diventare delle grandi persone. Inoltre son persone che, sul piano strettamente umano pur reagendo in modo chiaramente patologico, lottano per diventar se stesse, non si adeguano a quello che vien loro imposto. Sostanzialmente vivono quella fase trasgressiva che tutti abbiamo attraversato, che tutti gli adolescenti devono attraversare per poter diventare grandi, e non avendo avuto modo di superarla si richiudono in se stessi. Hai fatto riferimento al quadro familiare. Si possono individuare ''famiglie a rischio"? Direi quelle in cui si dà grande importanza all'immagine, dove si deve far vedere che tutto va bene. una madre clte dirige, clte tiene le redini La famiglia borghese è tipica, anche se ci sono poi casi che non appartengono a questa fascia sociale. In genere il quadro della famiglia dell'anoressica è questo: una madre che non è soddisfatta della propria situazione, anche se dice di sì, e che dirige, che tiene le redini della famiglia. Inoltre tutte le madri delle anoressiche presentano una caratteristica dominante: la svalutazione del marito. Più o meno consciamente, più o meno velatamente lo considerano con poca stima. Perché questo crea nella figlia un problema così grande? Perché i figli hanno bisogno di genitori equilibrati per crescere, hanno bisogno di identificarsi. Una ragazzina necessita di identificarsi in una donna adulta e serena che viene amata e confermata da un uomo adulto e sereno. Una madre di quel tipo fa vedere chiaramente alla figlia che non stima il padre e il padre fa vedere che non è in grado di rapportarsi con una donna che lo sottomette e non lo stima. Naturalmente quando dico "chiaramente" mi riferisco al linguaggio subliminale. Invece un figlio, per crescere, ha bisogno di ·'sentire" la conferma del genitore di CO sesso opposto, di sentire stima, apprezzamento, fiducia. Perché in fondo se il genitore di sesso opposto è una figura importante che presta la sua attenzione a noi vuol dire che andiamo bene, che stiamo crescendo bene. L'anoressia si sviluppa in una dinamica familiare altamente patologica, con persone insoddisfatte del proprio ruolo, che non "giocano" nei confronti dell'altro la fiducia, che non sono felici, che non vivono con gioia, per cui i ragazzi e le ragazze pensano che non vale la pena di diventare così. Parlavi di un aumento di questo disagio ... I casi sono sicuramente in aumento. C'è una grande confusione di ruoli, tante persone oggi nella nostra società sono insoddisfatte, non si sentono realizzate, non sono felici. Per cui quasi tutti i disagi a livello psichico sono in aumento, soprattutto quelli legati all' adolescenza e l'anoressia, in genere, si manifesta nell'adolescenza, con eccezioni infantili e senili. I genitori oggi hanno più difficoltà di un tempo ad educare. Hanno più paure, in parte legate all'odierno stile di vita. I genitori iperprotettivi non permettono ai figli di svilupparsi, di crescere, di vivere quel minimo di sofferenza che è indispensabile per farsi le ossa. Soprattutto non hanno fiducia in loro e questo è gravissimo. Per quella che è la mia esperienza e di altri miei colleghi, i genitori sono sempre più terrorizzati, non riescono ad avere fiducia nei loro figli e questo distrugge i ragazzi, li fa scivolare nelle depressioni, nei disturbi comportamentali, cristallizza comportamenti trasgressivi che potrebbero essere tenuti sotto controllo e che invece rischiano di degenerare. Ho l'impressione che i genitori spesso rinfaccino ai figli di non essere come loro e che, sotto sotto, desidererebbero che i figli riuscissero là dove loro son falliti. In pratica fanno delle prediche invece di cercare di essere dei modelli. Non solo oggi i genitori non riescono ad essere modello per i propri figli, ma a volte non permeuono neppure che abbiano modelli diversi da loro. Un bambino aspira a diventare come i genitori. Crescere, ali' inizio, significa fare riferimento ai genitori, prenderli come modello. Col passare del tempo questo modello viene "rotto", perché al suo posto i ragazzi vogliono metterne altri. E questo è giusto. Qui invece i genitori pongono spesso dei divieti, forse per paura, forse hanno loro storie di fallimenti ... Parlavi prima di genitori falliti nei loro scopi che proiettano i desideri sui figli: devono capire che i figli abitano la casa del domani, in cui ai genitori non è concesso di entrare. I genitori possono dare il loro insegnamento se è la radice di quello che sarà il futuro dei figli. Non devono aspirare o sperare che i figli li copino. E questo riesce difficile da accettare. Bisogna riconoscere che non è mica facile fare i genitori! E nessuno che te l'insegni. In effetti sarebbe giusto che esistessero corsi per genitori. Perché dovremmo capire, noi genitori, che educare non è un secchio da riempire, ma un fuoco da accendere che poi prende la sua strada. Ma questa comprensione non sempre avviene, perché siamo pieni di insicurezze e la società ci aiuta poco nell'esercizio della nostra "professione". Come vivono il sesso questi ragazzi durante il periodo di acuta anoressia? Il sesso è una espressione della adultità. Dopo la pubertà emergono i primi bisogni sessuali. Poiché l'atteggiamento dell'anoressica è di tipo regressivo e la sessualità è invece i I correre verso la vita, è l'espressione di chi vuole essere adulto, la sessualità perde di significato, si vuole tornare indietro. La sessualità è comunicazione con l'altro, l' anoressia è chiusura. Quali sono le dinamiche che portano all'anoressia i maschi? Sono le stesse per quanto riguarda la famiglia: vige sempre il matriarcato e l'uomo è poco stimato, è una figura debole. A livello sociale i ruoli femminili e maschili hanno subìto un grande travaglio negli ultimi decenni e non è stato positivo per i figli. Uomini e donne, in quanto persone, devono avere gli stessi diritti sociali, ma che debbano essere "identici" non è vero. Non possono essere intercambiabili, e mode unisex, confusione dei ruoli possono essere estremamente dannose sul piano psicologico, perché i ragazzi per crescere hanno bisogno di definizioni e di chiarezze. Uomo e donna non sono psicologicamente uguali, c'è una sensibilità diversa, funzioni diverse che vanno riconosciute. Naturalmente questo non deve significare diversità sul piano sociale bensì: tutti sullo stesso piano, con definizioni diverse. Il superamento di questo disagio non può causare la frantumazione della famiglia? Può portare ad una crisi farniliare notevole. Quando l'anoressica comincia a stare meglio allora vanno in crisi i familiari! Spesso la madre e quindi il rapporto di coppia, essendo lei la figura dominante. Il padre invee.e recupera potere. Ma questa çrisi familiare avviene per tanti disagi psicologici, non solo per l'anoressia. Le persone migliorano e raggiungono un certo equilibrio, per cui non possono più permettere certe dinamiche familiari e gli altri devono mettersi in discussione e cambiare un po' il loro stile di vita, cosa che non sempre fa piacere. si parla di quel disturbo, non delle persone Spesso la persona che va in analisi è l'espressione di un certo disagio familiare, è la persona con i'IO più debole, per cui sta male e si sottopone a psicoterapia. Però esprime uno squilibrio a livello familiare e a volte è il capro espiatorio della situazione, come appunto nell'anoressia. Il fallo che ci sia un'anoressica in casa fa convogliare lì tutti i problemi, si parla solo di lei, non si melle più in discussione il rapporto di coppia, passano inosservati gli altri disagi, e soprattutto si parla di "quel" disturbo, non delle persone. Quindi tante volte le situazioni nevrotiche sono strumentali, inconsciamente, al- ) 'unità della famiglia. Un'unità solo formale, una formalità familiare. Non è una unità perché manca la comunicazione, il dialogo, la complicità. Le ragazze che escono da queste situazioni come si pongono nei confronti della madre? Durante il cammino della psicoterapia a sfondo analitico cominciano a prendere coscienza che la madre non è quella persona che vedevano in precedenza, così idealizzata. Cominciano a vedere tutte le ombre, gli aspetti negativi e anche le violenze psicologiche subite. Però quando si arriva a questa fase vuol dire che c'è già stato un certo cammino di crescita e di evoluzione personale per cui le ragazze sono in grado di capire che se la madre ha commesso questi errori l'ha fatto in buona fede e a causa della sua storia. Grazie a questa maturità interiore conquistata, le ragazze sono in grado di comprendere la madre senza odiare e possono costruire un rapporto adulto. Quello che succede "dopo" è il terrore di tutti i genitori. Hanno paura di perdere la figlia, non la "riconoscono" più. Qui si tratta di fare un paziente lavoro per "imparare" i genitori. Spiegare loro che la ragazza anoressica rimarrà comunque la loro figlia e che un rapporto ci sarà sempre. la e.aura di non riconoscere più la figlia Però dovranno cambiare le dinamiche del rapporto familiare e soprattutto dovranno recuperare ad un livello diverso, accellando anche di non essere gli amici dei loro figli. In genere le madri delle anoressiche vogliono essere le migliori amiche delle figlie. Questo non è possibile. Non deve esistere amicizia fra genitori e figli. L'amicizia implica un rapporto sullo stesso piano, il genitore invece deve avere una sua autorevolezza per poter essere guida e punto di riferimento per il figlio. Solo i coetanei possono essere amici. E questo i genitori fanno fatica a capirlo, confondono il dialogo con l'amicizia. Immagino che quando per la prima volta parli con i genitori di un'anoressica, loro così convinti che il problema sia tutto della figlia... ...gli cade in testa una tegola! Chiaramente questo viene detto in termini per loro accettabili. Con un linguaggio chiaro e definito, però rispettando il loro punto di vista, avvertendoli che potrebbero sentirsi dire cose sgradevoli, che devono accettare la verità per il bene del loro figlio. Spesso i genitori fanno delle cose non tanto per i figli quanto per sedare le proprie ansie, illudendosi di farle per i figli. E fra marito e moglie? Bisogna mettere in conto certe dinamiche. In genere sono famiglie vitlime della formalità, dove tutto deve andare bene, devono avere il consenso sociale, per cui hanno delle percezioni distorte. C'è un lavoro lungo da fare. D'altra parte è un po' così per tutti noi: i nostri occhi sono rivolti all'esterno e possono cogliere la nostra vera immagine solo attraverso quella riflessa dallo specchio, per cui lo psicologo diventa lo specchio che riflette I' immagine vera e non subito ci si identi fica nell'immagine vera ma in una fantastica, che ci si era creati. Per cui ci si arrabbia, si litiga, però poi sta allo psicologo arginare la situazione. -

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