Una città - anno II - n. 13 - maggio 1992

... -leHere d,.. -,~ giro del mondo SIDNEY Sono arrivato a primavera, e ho visto di lontano la città adagiata sulle colline ai lati della grande cicatrice irregolare della baia. Una manciata di grattacieli, l'Opera House, il ponte di ferro e poi centinaia di migliaia di villette basse, circondate da un nastro di erba, e i parchi immensi. Dall'alto mi hanno colpito gli spazi senza limite, quell'aspetto vulnerabile di città orizzontale, la nitidezza quasi intollerabile della visione.L'aria ha una trasparenza assoluta, una luce diversa. Le cose ti entrano negli occhi con linee affilate, con un'evidenza insolente. Vivo a Neutra! Bay, uno dei quartieri residenziali di Sidney che si affacciano sul mare. Dove tutto dice che può esistere una città vivibile, e anche amabile. Dove puoi dubitare di aver trovato un paradiso in terra. Ma sarebbe lo stesso a Pymble, o a Chatswood, o a North Sidney. Ci sono queste vie di case bianche come collane di perle e le jacarande in giardino che perdono fiori sui marciapiedi, c'è l'odore degli alberi e del mare dappertutto, c'è una sensazione solare di pace, di un ordine naturale delle cose che fa venire voglia di allargare le braccia. Domenica mattina sono stato all'Opera House, questo smisurato elefante bianco che appoggia sull'acqua. Sono rimasto incantatò di fronte all'inspiegabile armonia delle forme, al fascino indecifrabile di questo colosso che sembra leggero come un veliero. Ho saputo che il progetto è di uno svedese che poi è tornato in Europa e non ha mai visto il lavoro ultimato. Ma è certo che questo Partenone del seimila potevano costruirlo solo qui, lontani dalla trappola del pensiero critico di chi ha una tradizione da difendere e teme il giudizio non solo dei ·posteri ma anche degli antenati. Davanti a Bondi Beach, la spiaggia: più famosa di Sidney e forse dell'Australia, ho provato uri senso di ingenuità perdute; sembra tutto così semplice qui, così privo di argini, di controspinte, di limiti, di chiaroscuri. Basta guardare le gradinate che scendono al mare o i ragazzi che corrono con i surf sottobraccio. La sera coglie di sorpresa come una carezza inaspettata, e scendo quasi sempre al molo sotto casa a parlare con quelli di ritorno dalle gite in barca. Stiamo così per ore con la birra in mano a goderci la dolcezza estenuante dell'odore della baia, ferma e silenziosa, e a guardare le luci dall'altra parte. Nessuno, e soprattutto a quest'ora, ha veramente fretta. Sembrano tutti così rilassati, così tranquilli da toglierti le forze. Ma se esci a passeggiare per le strade di questi quartieri paradiso di una città che non si è mai difesa resti smarrito ad ogni angolo delle vie tutte ugualmente deliziose ma che non portano mai a niente: solo altre villette, giardini, marciapiedi puliti, all'infinito. Ti sbigottisce non trovare nessuna forza di attrazione, nessun centro gravitazionale, niente di più importante o rappresentativo di un ipermercato. Non sai mai da che parte prendere, completamente disorientato ad ogni incrocio. Puoi camminare, te lo assicuro, per una notte senza che nulla cambi. Questi quartieri sono larghi e aperti come il cielo che ci sta sopra. E loro, che non hanno mai subito un'invasione (i bianchi s'intende), loro pure sono così: intoccati dalle tragedie, alleggeriti dalle paure ataviche, a volte ingenui come bambini. Così alla fine per noi è un disagio strano, come una paura di evaporare. Noi abituati a vivere vicini come dita strette a pugno crepiamo di desiderio di una cittadella. Piero Rina/di NEL PROSSIMO NUMERO: le due facce del Brasile di li.ero Casamurata Via M. FerrBaraindBinuit1i,5 Te//0. 543) 7007•67 FA7X80065 moo FORL/ 1 Il validosupportaolla promozionde llaVs.attività Produzione Orologi da parete e da tavolo, oggettistica da scrivania, articoli promozionali "ad hoc". Vendita Oggettisticapromozionalep: enne, agende, articolida ufficioc, alendari, portachiavip, elletteriavaria,magliette, camicie tute da lavoro,valigette,ecc. Idealizzazione Campagnepubblicitarie, oggettistica promozionalepersonalizzata, sponsorizzazionmi anifestazioni sportive,realizzaziongi rafichedi marchie stampatipubblicitarvi ari,ecc. Il mezzo piùsempliceperesserericordati? ...facile il nostronumerotelefonico! -----------------------------• "impressioni di viaggio"· GUIRRIIRIISLAMICI fa guerra Una delle regole del buon viaggiatore che abbia, come deve, un minimo di formazione antropologica, è quella di identificarsi, per quanto può, con lagente "diversa" in mezzo a cui viene a trovarsi. Farlo coi Pashtun, le tribù bellicose che vivono sui valichi tra Pakistan e Afganistan, è pressoché impossibile perché si rischia di essere travolti da uno spirito di adesione che è tutto e solo "nostro". Dopo Peshwar ci dirigiamo verso l'Hindukush di Nord Ovest, percorrendo il Khyber Pass. Il roccione dove poggiano le insegne marmoree dei battaglioni coloniali inglesi non mi emoziona più di tanto. Mi viene in mente "Gunga Din", un celebre film con Gary Cooper e Cary Grant poco più che bambini che facevano gli eroi contro i perfidi musulmani di queste parti. Sono gli stessi Pathani su cui presto si farà un film per dimostrare quanto siano leali nella difesa dei loro sani costumi di bravi islamici sunniti contro l'invasore sovietico. Poco prima di Parachinar, ai confini con l' Afganistan, la nostra guida ci fa fermare al bordo di una voragine che ci apre la vista su immensi orizzonti di montagne color ruggine, tutte polvere e sassi. "Ecco, questo è il punto da cui i vostri inviati speciali seguono "sul campo" la guerra d' Afganistan". Ride. Siamo in territorio pakistano, fra una strada a "mac-addam" percorsa da autobus variopinti ed uno scorcio di nude vallate invase dal silenzio di solitudini millenarie. l'ospitalità Entriamo in territorio pashtun, 'lungo una strada appena spruzzata d'asfalto. La guida ci ammonisce: non dobbiamo varcarne i limiti laterali perché potremmo beccarci una fucilata. Qui e oltre il confine i due governi, pakistano ed afgano di qualsivoglia colore, possono usufruire solo della strada. Nella loro "ordinata anarchia" i Pashtun rispettano tre regole: il diritto di tregua e d'asilo, l'ospitalità, la vendetta cianica. Alla prima non siamo interessati, alla terza preferiamo non essere interessati. Provi aMARCHEI SCLUSIVBIABYCROSS DIFFUSIONE SPECIALISTARTICOLIDABAMBINO CENTROCOMMERCIAL«EILGIGANTE» BABYCROS·SGIGANTE ViaCampodeiFiori 47100ForlìTel.0543/721023Fax0543/724797 BABYCROS·SRIMINI ViaNuovaCirconvallazion2e1, 47037Rimin(iFO)Tel.0543/777552 Pest Control igiene ambientale • Disinfestazioni • Derattizzazioni • Disinfezioni • Allontanamento colombi da edifici e monumenti • Disinfestazioni di parchi e giardini • Indagini naturalistiche 47100Forlì• viaMeucci,24 (Zonailldustriale) Te/. (0543)722062 Telefax(0543)722083 CO mo la seconda. Ci fermiamo presso una specie di fortino con bastioni in argilla secca, picchiettato di feritoie e munito di torrette ai quattro angoli. La guida, al di qua del fosso, parlotta con una guardia scalcinata, al di là del fosso. Dopo un po' abbiamo il permesso di saltare il fosso e il portone borchiato del fortilizio si apre cigolando. Appena dentro siamo in un eden: aiuole fiorite, freschi e teneri alberelli, ruscelletti e fontanelle gorgoglianti. Tutto intorno, a ridosso dei muri di fango, lunghi portici di marmi preziosi e bassi edifici piastrellati di ceramiche azzurre e guarniti di leziosi cupolotti bulbati. Un delicatissimo signore di mezza età, con turbante e barbetta, ci intrattiene nella sala degli ospiti, arredata con modernissimi mobili occidentali, riempiendoci di cortesie: caffè e sigarette per noi e fiori alle signore. E' un capo clan di alto lignaggio, un contrabbandiere d'armi stimato e rispettato, crudele e generoso. Una vera tempra di condottiero alla testa di un popolo libero e fiero. • • • , guerr1er1 Debbo spiegarmi. Per i Pashtun il mestiere del contrabbando di qualsiasi cosa, ma oggi soprattutto di armi e droga, è antico quanto il mondo. Questi sono nomadi di frontiera che, con some illegali su asini e cammelli, da secoli percorrono gli impervi sentieri di queste crude montagne. Qui non si può campare che di questo. li gusto della guerra, nato dalla necessità di contrastare le innumerevoli armate che transitavano in massa, è divenuto costume, esercizio di valore e fattore d'equilibrio. Tanto che, in mancanza di avversari esterni, le tribù, i clan e anche le famiglie si combatlono fra loro. Ogni volta che ci fermiamo per dissetarci in qualche ''bar", veniamo circondati da uomini armati di vecchi moschetti, con giberne e tracolle incrociate piene di pallo11ole. Ma sono tutti amichevolmente curiosi e perfino affe11uosi. Danno ed ispirano simpatia. Se ne incontrano sempre: bande di bandoleri straccioni forse diretti ad una "girga", il concilio dei maschi di una tribù o di un suo segmento. E' una forma di democrazia "frazionaria" che rifiuta ogni governo centrale ed ogni legge statale. Quando entro in una stamberga contrassegnata dall 'universale sigla della Coca Cola, mi si avvicina un "vu cumprà" locale con la sua cassettina di merce. Mi mostra, fra i vari "souvenir", un portachiavi con piccola pistola pendula che spara piombini. "Questa è meglio ...". Si tratta di una finta stilografica metallica dove si inserisce un proiettile vero. Una finezza alla 007. La tentazione è forte ma il "metal-detector" del I' aeroporto non me la perdonerebbe. Ci rinuncio ma mi accorgo che sto entrando in clima: in fondo è solo un giocattolo che può ammazzare qualcuno. le armi Non sono un intenditore d'armi e l'unica volta che ho sparato con un fucile da caccia mi sono rovesciato all'indietro. Ma quando ci fermiamo in un paesotto polveroso, un agglomerato di catapecchie pericolanti come nei films di frontiera messicani, mi prende una prurigine "western". Qui gli empori e i "negozi'', anziché esporre salamini e scopelle, esibiscono ogni sorta d'armamentario leggero: pistole, fucili, mitra, mitragliatori, bazooka, mortai, cannoncini su ruote ... Le cassetti ne a scomparti sono ripiene di proiettili grandi e piccoli. Di vario calibro, come si dice. Evitando mucchietti di bossoli e di ferrugine entriamo in una di queste mercerie e ci soffermiamo nei locali del retro: è un' officina densa di fuliggini e d'aspri odori metallici. Artigiani solerti manovrano fiamme ossidriche, frese, trapani, torni ... Costruiscono a mano, pezzo per pezzo, ogni tipo d'arma copiandola da un originale. Il padrone, quando apprende che sono italiano, ha un guizzo d'intelligenza e. almeno credo, d'ammirazione disinteressata. Mi mostra un "pezzo'' di raro pregio, una bella pistola tutta lucida e fresca: "Beretta...". La impugno e la palpo con soddisfalla disinvoltura. "Trenta dollari ... venticinque". Trattengo un sobbalzo di segreto entusiasmo: è proprio regalata, per quanto ne so. Porto la mano sulla natica dove sta la tasca del portafogli. E qui mi fermo: "Ma sono matto ... ". Esco precipitosamente all'aperto e mi metto a passeggiare per rientrare nel rinsavimento. Alcuni giovanotti sparano in aria urlando e ridendo. Qualcuno mi spiega che stanno provando gli "articoli" appena finiti. Continuo a passeggiare, indifferente, rasentando la crosta dei muri. fa droga Questo è proprio il luogo della trasgressione divenuta norma consuetudinaria. Dentro alcune botteghe senza scritte ed insegne vedo pile di panetti marroncini allineati lungo i muri. E' mucillagine di hashish, venduta ali' ingrosso e al dettaglio a prezzi stracciati. Poiché localmente se ne fa un uso ridotto, almeno dicono, per mancanza di chiare interdizioni coraniche, si potrebbe trovare qui la conferma delle ragioni antiproibizioniste. Mancando fra noi una qualche propensione al riguardo risaliamo in macchina per farci riaccompagnare a Rawalpindi. Lungo strada noto acquartieramenti zeppi di armi e di automezzi americani. Costeggiamo un campo di profughi afgani costruito con tende militari: povera gente, pastori e contadini, senza virtù guerriere ed ora senza terra e senza casa. Procediamo veloci sulla strada asfaltala guadagnando finalmente zone di vegetazione. Ai lati scorrono cespugli arruffati in un rigoglio di morbide foglioline verdi. Aspiro a pieni polmoni un'aria intrisa di misteriose fragranze di primavera. L'autista ci indica questa spontanea irruzione della natura: "Marijuana .. .''. Libero Casamurata (foro di Libero Casamurara) NEL PROSSIMO NUMERO: LA CORRIDA

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