RMSTAPOPOLARE DI POLITICA LETTERE- E.SCIENZE SOCIALI Anno VI. - N. 5. Abbonamento postale Roma15Marzo1900 A()vertiamo gli abbonati i quali sono stati già pregati di mettersi in -regola colz-'arnmist-razione, che mancle-remo loro la tratta ·postale, gra()ancloli clella spesa di 55 centesimi. É il moclo cli pagamento che -reca meno disturbo all' abbonato che vuole paga-re : vi sono persino clei giorni di tempo per lasciare il denaro al postino. IN DIFESADELLALIBERTÀ Dura da oltre quindici giorni in Pariamento la lotta in difesa della libertà tra la falange valorosa della Estrema sinistra da un lato e la ma:3sa caotica, inorAGLI AMICI DELLA "RIVISTA,, Rinnoviamo la caldissima preghiera di diffondere la nostra pubblicazione : NELREGNODELLAMAFIA Si tratta di difendere- il buon nome della Sicilia, e di mettere alla gogna il regime che da quarant'anni in quà, in Sicilia e nel Mezzogiorno, ha continuato, qualche volta peggiorandoli, i metodi di governo dei Borboni. 1o hanno tolto essi stessi con una franchezza, che non rasenta, ma oltrepassa il cinismo. Leggete gli ordini del giorno, le <-lichiarazioni di voto, i discorsi dei > Greppi, dei Daneo, dei Calissano, dei Serristori, · dei Majorana ..., di quasi tutti gli oratori ministeriali, e veganica, impastata di viltà, di ambizioni ed interessi composta dalla destra, dai centri e dai transfughi della sinistra dall'alt.ro. Dura ancora e mentre scriviamo non si può prevedere come e quando finirà. Il Pallone Ministeriale. drete che nessuno ha· osato dichiarare che il ministero stia dalla parte della ragio-/ ne ; quasi tutti l' · hanno fatto segno à critiche vivaci ed hanno finito col votare .. ; in favore· del governo! È possibile accam-· pare la sincerità delle convinzioni dinanzi a rei con-· fessi? La lotta si combatte intorno al Decreto-legge del 22 · Giugno 1899, la cui ripresentazione è stata possibile soltanto in questo momento di decadenza eccezionale del paese e del Parlamento. Il giudizio dato sugli avversar: nostri potrebbe sembrare partigianamento severo ·a chiunque non ha seguito le discussioni parlamentari. Lo giustificheremo. Le confessioni entro l'auletta sono state sottollneate nei corridoi ; dove nessuno ha osato asserire di avere votato secondo ct>- scienza; dove non po hi sono· stati sincerissimi in questo: nel dichiarare che la paura· delle elt zioni si è loro -"im1osta. Ecco la viltà! E questa voce delle elezioni. -irn.;.. minenti,-qualor~ ilministér0, fosse st_to battuto, è-s.tat.af tanto bene accre.fìtata, Che'• si sono visti: bazzicarè , a Montecitorio i.· futuri candi-: dati çli certi collegi del Mez..( Che nelle lotte politiche si siamo di mezzo ambizioni e interessi è cosa antica e non ce ne scandalizziamo, sebbene di fronte a certo quistioni, dove l'orga nismo è sano, sogliono tacere. Ma la viltà ? E chi dice che i tanti che votarono pel passaggio alla discussione degli Pelloux (preparando l'ànco-ra di salvataggio): Ma- zogiorno,.e,della, Sicilia; che;, ledetti_topi l So~o pochi, ma sono capaci a gettarci tutti a terra. fiutaudo iJ., ca-a.avere·.•·peggi~ (L' A,sino di Roma). dei corvi, -ven!).e.r. (F ael-:in;-vo;;, articoli non furono guidati da convinzioni sincere? Se tali fossero, noi queste convinzioni rispetteremmo, pur combattendole; ma disgraziatamente a noi manca anche il conforto di poter dire che ci troviamo di fronte ad avversari convinti e sinceri. Il conf<~rto ce care l' appoggio del governo senza curarsi e preoccuparsi del consentimento· degli elettori.· Poìchè, in molti, nella maggior parte anzi dei· cùlle'gi· di fali·'ri:P gioni, nelle elezioni gli elettori son~ u~a:• qi-taiiùk:.~'~'~; solutamente négligeable ,' ciò che conta è la volontà
'1{_IVISTA POPOLARE DI POLITICA, LETTERE E SCIENZE SOCIALr del governo! (1) E non si Vtrgogn;,no di farsi chiamare rappresentanti del popolo e di atteggiarsi a democratici, quando trovano la convenienza di farsi credere... quello che non sono. L'amarezza in noi è maggiore pel fatto che i deputati ei mostrano vili e ipocriti; il paese, ch'è peggiore, lascia intendere che non merita rappresentanti migiiori. · La maledetta atonia delle nostre popolazioni avvilite dalla miseria, abbrutite dall'ignoranza, mentre non giu:1tifica. in modo alcuno gli attentati contro la libertà, contro lo Statuto, deve far raddoppiare, vorremmo dire centuplicare, gli sforzi dell'Estrema. Essa deve tanto insistere che gl'inerti finiranno col muoversi, i dormienti collo svegliarsi. Ad essa, per ora, sia premio unico : la coscienza del dovere che compie, con serenità, con coraggio, con talento, con abnegazione. Ma è poi meritoria la sua opera? Ma il decreto-le 6 ge costituisce davvero un attentato contro la libertà, contro lo Statuto? Lo negano taluni, o per supina ignoranza, o per malafede insigne. Basta leggere gli articoli 1°, 4°, 10° del decreto legge per convincerdi che il dubbio non può essere generato da altri plausibili motivi. Coll'arA ticolo 1 ° viene soppresso, non regolato, il diritto di riunione garantito dallo Statuto; coll'articolo. 4° viene ristabilita la:servitù politica ed economica ~ danno degli impiegati,· agenti ed operai addetti ai servizi pubblici, anche quando questi vengano disimpegnati da privati; coll'articolo :i0° vengono usurpate dal potere esecutivo le facoltà e le attribuzioni del Parlamento ... La violazione è tanto patente che la Corte dei Conti non volle saperne di registrazione del Decreto-legge. E i difensori dell'ultimo - da Sonnino a Spirito, da Girardi a Pelloux, a Bonasi - infatti, non seppero esporre alc1,1nargomento a difesa dell'attentato commesso, e si liQiitarono a ritorcere contro gli oppositori di Destra e di Sinistra l'accusa di violazione dello Statuto. Essi non potendo difendersi cercarono dei complici. Ed. è v~ro che i complici sono parecchi - - da Di Rudini a Giolitti ecc. - e noi non intendiamo attenuare la responsabilità degli ultimi, sebbene ci sarebbero da fare non poche e non piccole distinzioni sull'indole dei decreti-legge in materia finanziaria e quelli politici ; sui decreti legge politici in momenti di urgenza e di necessità, reale o apparente, e quelli puramente capricciosi suggeriti dalla libidine di reazione. Ma ai motivi anti-.;hi, che facevano condannare questi atti di governo illegali o extra-legali, come li chiamò colla sua sapienza giuridica e costituzionale l'on. Pelloux, se ne aggiunge uno capitale, che fece passare in seconda linea tutti gli altri. Colla chiusura della sessione cadono tutte le proposte. e i disegni di legge che si trovano dinanzi al Parlamento. Il decreto-legge del 22 Giugno 1899 era un d:segno di legge come qualunquè altro ; tanto che fu mandato ad una commissione, fu nominato un relatore, e S\3 ne intraprese la discu::;sione come per tutti gli (l) Tra i 189 voti contrari che ebbe il generale Pelloux il 2 marzo, il Mezzogiorno e la Sicilia non contribuirono che con quaranta voti circa. I Siciliani, sia detto a loro onore, questa volta tenendo conto delle astenaioni, quasi si pareggiarono. altri disegni di legge. Dunque esso cad le e decadde colla chiusura della Sessione ; la sua ripresentazione tale e quale al Parlamento, perciò, non poteva essere considerata che come un lussJ malvagio di prepotenza e di disprezzo verso la Costituzione Albertina. La cosa era di una evidenza incontrastabile. Era tanto evidente che la Suprema Corte di Cassazione dt Roma, il cui servilismo è proverbial •, la cui larghezza di maniche in fatto di costituzionalità ha sorpassato sempre la verosimiglianza, si vide costretta - certamente a malincuore - a pronunziare solennemente che il decretolegge del 2! Giugno non esisteva pj_ù,era caducato - come scrisse nel suo barbaro lin_ uaggio burocratico - colla chiusura ddla sessione. Chi lo crederebbe? Anche dopo la sentenza della Suprema Corte - di quella Corte verso la quale s'inculca il rispetto, quando le sue decisioni fanno comodo - il ministero si è ostinato a discutere un decreto - legge illegale o extralegale nelle sue origini- decaduto, inesistente dopo la chiusura della sessione, e tale riconosciuto dalla suprema magistratura del Regno. La enormità fenomenale del ministero_ Pelloux, che ora sorpassa i tristi ricordi del Polignac, e quasi fa pensare a lord Strafford, ha indignato i più temperati uomini del Parlamento: i Branca, i Rosano si sono ribellati, ed indignati e minacciosi hanno ripetuto che tra Re e Popolo c'è un contratto bilaterale - la Costituzione; che lacerata la Corte Albertina da 1.ma delle parti, l'altra non ha più il dovere di rispettare il-contratto. Sono parole testuali pronunziate in Giugno dall'on. Branca e ripetute in questa discussione dell' on. Rasano. Questi fieri propositi - ad<Ìirittura rivoluzionari - sono stati sottolineati infine dalle dichiarazioni a dal voto dei due soli Collari della SS.a Annunziata che stanno nelle Camera dei Deputati: l' on. Biancheri e l'on. Di Rudinì. La conclusione è chiara ed evidente: chi combatte contro il ministero Pelloux combatte per la libertà, per la Jegg~, per lo Statuto. L'ost·ruzionismo perciò è un arma legittima; e si deve adoperarlo con il massimo vigore perchè è la sola, che rimane, prima di ricorrere al cosidetto diritto sopracostituzionale di Hallam. Nor. ~ Il puntdoivistaitalianeoutilitario nella guerra anglo-africana Maffeo Pantaleoni, l'amico indimenticabile illustre e caro, mi manda una lettera confidenziale. Egli n·on me ne vorrà se io la pubblico: è tanto buono ! La pubblico perché a me pare che le sue parole sintetizzino nel modo migliore, Iimpidamenle, con tratti raì)idi e incisivi, il punto di vista italiano e della utilità generale. Le sue ragioni non mi convincono del tutto; ma, seguendo la no~ma adottala dalla Ric,ista, non mi permet- · to ora critiche e commenti. Li riserbo ad un altro numero. Per ora lascio a lui la parola, e lo ringrazio, a nome di tutta l'Estrema, dell'incoraggiamento che le dà nella lotta che essa ha impegnalo contro la reazione. Dr. N. CoLAJA~N1
'R..l'YISTÀ'POPOLÀRBDI 'POLI'IICÀLETTERE E SCIENZE SOCIALI 83 Ginevra 5 - 3 - 1900 Carissimo, Appunto, soltanto dagli amici si può chiedere c e siano indulgenti se non si srrive loro! I guai sono tanti, il lavoro incalza, e il tempo basta appena per fare le cose che la necessità impone. Così è per noi tutti, e quindi anche per me. Eppoi, agli amici si può scrivere meno che agli altri, perchè di tante cose si vorrebbe loro rendere conto; all'incontro, con gli estranei ci si sbriga subito, restando sullo stesso terreno dell'affare che ad essi ci lega. Solo un tranquillo colloquio può soddisfare. Si ignorano le fasi per le quali è passato l'animo dell'amico, i dettagli delle sue vicende e si resta in possesso di Torno a dire: gl'italiani vedranno, pur troppo, cosa significano 60, forse 70, forse 80 milioni di tedeschi, disciplinati, ricchi, guerreschi, avidi di benessere materiale, coltissimi e spregiatori di ogni civiltà che non sia la loro, e violenti, e risoluti e brutali. Aspettate che muoia Francesco Giuseppe. Li vedrete nel Tirolo e a Trieste. Che m'importa dei boeri? Non sono loro che salveranno l'Italia. Il mondo non è maturo per la pace, e i pacifici saranno ancora distrutti dai non pacifici. 11giorno in cui gli converrà, Guglielmo, con l'istess::1. disinvoltura con cui ha sostenuto prima Kriiger e poi la zia, e in frattempo il turco, da tutti facendosi pagare il servizio, sosterrà il Papa e manderà a gambe levate - se lo potrà- l'Italia liberale. È protestante, una fotografia invecchiata; con la quale è possibile di parlare del passato, ma non dell'attuale. Fra Veterani. egli. Non imp·Jrta, se j} « baccish > è grosso. E avrà con sè la Germania cattolica, e indifferente quella pro- .testante. Non mi credete antiboero. Sono anglofilo. E non fo una questione di giustizia - pur non convenendo perciò che, se la si facesse, andrebbe decisa infavore dei boeri. Mio caro, nel discutere la politica internazionale, che altro punto di vista volete, se non il nostro, quando di scorriamo noi? Che sonoqueste quarantottate nel 1900? Se l'Afrira incivilisce - • per opera inglese - e se la penisola balcanica inciviJisce,noi ci ritroveremo in un grande centrodi movimento commerciale e intellettuale, e torneremo a avere la posizione che si ebbe ai bei tempi di Venezia. Una ferrovia dal Capo ad Alessandria, sebbene fatta dagli inglesi, sarebbe anche fatta per noi. E così dicasi di e,- gni altra opera loro in Egitto. Fo una questione di utilità più generale. Nel nuovo secolo o avremo il dominio tedesco, o quello russo, o quello americano, o quello inglese. Il russo è po"o probabile, a così corta scadenza. Probabilissimo, quasi certo, quello germanico. Non può paralizzarlo la Francia. È facile che con la Russia si accordi. E così con l'America. Le sue forze sono minime. Non v' ba che l'Inghilterra che possa porre un freno alla dominazione tedesca. Ora, se venisse battuta in Africa, sarebbe finita. Sarebbe stato meglio evitare quella guerra. Ma, fu, l_a Germania che armò - Il governo non vuol saperne di aiutarci, noi che eravamo disposti a perdere la vita sui campi di battaglia I Caro mio, i ministri hanno pensato C'hecon quella buona disposizi::)lle, se non siamo morti sul campo allora, possiamo ben morire di fame adesso ! * • • Voi avete una grande opera sulle spalle nella lotta contro il Decreto. È oper~~ che la storia del nostro (L'Uomo di Pietra di Milano). paese ricorderà. materialmente e moralmente i boeri e scatenò quell' ira di Dio d'una burrasca sugli inglesi. Ora che la guerra c'è, se fossi ministro inglese, non la finirei che con lo sterminio della potenza l:oera. Occorre che per un secolo non ci sia più da · pensare a loro. Chi domanda, oggi, se avessero la giustizia con loro i romani allorchè conquisero Mitridate, o i Turchi allorchè presero Costantinopoli, o i cavalieri dell' ordine teutonico allorchà st6rminarono con hl. spada ed il fuoco gli slavi nella marca di Brandenburgo e nelle attuali provincie dette di Prussia orientale e occidentale ? Chi domanderà di qui a 200 anni se avessero con loro la giustizia gli inglesi o i boeri ? L'aveva Serse, o l'aveva Alessandro, o l'aveva Cesare, o Clodoveo. Chi pone simil{ quistioni? Queato pensi.ero deve infondere coraggio a ognunc-. Soccomberete? Eh, chi lo sa! L'ha da decidere il paese. E il paese cosa vuole ? Chi lo sa ? Vostro aff.mo M. PANTALEONI P. S. - All'ultima or-a arriva la notizia della candidatura Pan tal eoni in Macerata e la· sur: lettera-programma agli elettori. Questa lettera è uno <::plendore; c'è lui, tutto lui, l'economista veramente liberalista e liberale. Non abbiam0 letto, da gran tempo, una pagina così nervos{f; così vera, così impressionante sulle attuali condizioni politiche e morali dell'Italia. La ,ri-. produrremmo se non avessimo paura del_ Regio Fisco. A Maffeo Pantaleoni auguriamo
JUl'JSTÀ POPOI AR_E DI POL11IC.A LBTTERE B SCIENZE SOCIÀL1 vittoria; e sarà vittoria non di una per~ona, ma di un principio incarnato in un carattere adamantino le cui forze sono centuplicate dalla scienza. A sperare 11ella vittoria ci inducono le tradizioni del Collegio. Macerata sino a ieri fu rappresentata da Alessandro Costa, ch'era anche lui un carattere fiero. Macerata non vuole deputati staffieri, Macerata non vuole arlecchini: Macerata vuole uomini che abbiano muscoli, nervi, cervello e non semplice gelatina. Macerata peniò ad un ribelle di destra sostituirà un altro ribelle. LA REDAZIONE. LA LEZIONE DELLE COSE . i': I. I SOCIALISTI II. Lo studio sui benefizi che hanno trallo dalla lezione dette cose i socialisti, per la sua imparzialità, ci lia procurato. sincere approvazioni da ogni .-par~e - anche d~ socialisti genuini e bollali. Noi lo contmueremo, oggi, sperando mantenerci ancora sereni ed obbietti vi n~l mettere in evidenza il mutamento eh' é avvenuto- su di alcuni punti della dottr~na e dell,a ta_tlica socialista che hanno importanza special.e per_ 1 Italia nel mo~ento c_he attraversiamo. Vedremo 111 ultimo clie al movm1 ento intimo che si verifica nel partilo socialist_a italiano corrisponde, e in buona parte ne é stato mfluer,zato, ~na analoga trasformazione che si va maturando nel socialismo europeo. . . . . . . . Il primo punto su cm s1 sono rav~edut1 1 socialisti italiani - e che dovrebbe avere gravi conseguenze, se le masse socialiste si penetrassero della utilità del mutamento avvenuto nri più eletti - é qu_ell~~ella valul8:- zione nuova sulla reallà delle cond1z10m mtellelluah, economiche e politiche delle diverse regio~1i d'Italia, ~ sopratutto delle differe~ze. profonde che es1sto~o tra 11 Mezzogiorno e le magg10r1 isole da un lato, e il settentrione e parte del centro dall'altro. . . . . Il merito nel mutame_nlo non é dovuto a1 sociah::,t1 settentrionali che male conoscono il Mezzogiorno e la Sicilia e che,' quindi, inesattament~ h_ann_ogiud~ca~o tali l'egioni. E l'errore non é st_alo. dt=:1f_nvoh e ~ei CI8:rl~- tani sollanto; ma anche dei m1ghor1 - tra 1 quah ricordiamo Tui·ati Bissolati, Claudio Treves, Cabrini ecc. Questi sono stati trascinati a modificare, in pal'te almeno i loro errori dalla lezione dette cose, che vale più di cento asserzioni autorevoli ; e òa giudizi di socialisti meridionali e siciliani, sulla cui competenza, a ~iudicare del proprio paese e sulla cu~ ortodossia socialista nessuno ha osato sollevare dubh1. Nel 1892-93 r,on furono risparmiate insolenze e calunnie a Napoleone Colajanni pe1·ché egli uell~ Gran_de Revue, prima, e roscia in a!tre riv~s.te e_g~~rnal¾,.osòdire la verità sul movimento dei Fasci 111 S1c1ha. L msegnamento a base di fatti, forse non sarebbe bastato a dare ragiode a chi portò sempre nelle discussioni la nota rigorosamente sperimentale, e ei volle !A parola di Nicola Barbato per darla intera a Colajanni, con una crudezza di. tinte che quest'ullimo non avev~ nem~eno adoper?to nel descrive1·e qual'era realmente 11 movimento soc1ali:-ita siciliano. Ci volle tutta l'autorità di cui gode meritamente Nicola Barbato per non sollevare proteste colla sezione cadaverica ch'egli fe,~e magistralmente del pa1·tito socialista siciliano. Egli in una lellera, c_he s~llevò rumore diretta ali' A vanti I constatò : « che 11soCJa• lismo sicilia:JO fu un sogno interrotto brutal_ment? ~ tragicame1Jte dagli avveHi11:enti del 1893; che 11s~c1al_1smo ~01·gltese (e in Sicilia non ce n'è altro) é ~na ~nutile e da11nosa contraffazione, e quello prolelano v1 manca rom p!etamenle; che nei contadini siciliani c'. é un ~en-: timento di 1·ibellione impulsiva, che ne fa dei c_and1dat1 per·euni alla rivolta; che .nel popo_lo pre~om1~~ . un!! massa enorme di analfabeti; e che, mfine, m Sicilia 1I partito socialista non esiste e non é mai esistito ». La letlera di Nicola Barbato, pubblicala al posto di onore dall'Avanti I, fu preceduta da un cappello del valoroso giornale di Roma in cui, anziché riserve e proteste, si confessava « che le condizioni in cui versa il « partito in Sicilia sono simili a quelle in cui versa in « tante altre parti d'Italia. >> Delle tante altre parti d'Italia, cui estendeva l'Aoantil il giudizio sul socialismo siciliano, noi vogliamo soltanto fare menzione del mezzogiorno continentale. Dal quale il marxista più emi11enle che ha dato lo stesso mezzogior,10, Ettore Ciccotti, così scriveva a proposito di una inchiesta sulla funzione del partito socialista in della regione: « Per essere schietti - e malgrado le apparenze « che qualche volta hanno potuto far Cl'edere il con- « trar·io - il parli Lo socialista ha fa lto finora nel Mez- « zogiorno solo qualclie rapida apparizione, irregolare, « priva di co11Linuilà e di persistenza. « Questa parte d'Italia é - per dirla con la felice « definizione di Marx non mai abbastanza ripetuta - di « quei paesi che soffrono dello sviluppo capitalistico e « del!' insufficienza di questo sviluppo. La sua produzione « agricola sente gli effetti disastrosi della concorrenza « di paesi, dove la terra é più feconda e l'agricoltura « più progredita. Le istituzioni di credito, i migliorati « mezzi di trasporto e tutti gli altri strumenti più per- « fezionali della speculazione capitalistira non vi hanno « spiegata che un 'azione, peggio che infeconda, <lisa- « strosa. Le esigenze vere e fittizie di un paese di svi- « luppata economia capitalistica l1anno spinta la pres- « sione tributaria sino a quel punto in cui le imposte, « più che stremare, annientano la forza produtlirn del « paese. « Sollo l'azione di tutte queste forze perturbatrici « l'ambiente é divenuto un vero pandemonio, in cui « molto di quello che il passato aveva di buono é pe- « rito, senza che il presente apportasse i vantaggi « di cui é capace e che ha potuto apportare altrove. « Manca al Mezzogiorno quello che é lo strumento e « la condizione del suo realizzarsi: un proletariato fatto « solidale dalla comunanza degl' interessi, reso cosciente « de' suùi fini e adatto alla lotta politica dall'elevarsi « del suo livello intelletluale e mo1·ale. « Per quanto ho potuto vedere, negl' intervalli in cui ,I( mi é accaduto di ritornare nel Mezzogiorno, i gruppi « sociali,,ti erano costituiti talvolta da qualche profes- « sionista, più spesso da studenti frammisti ad operai « romagnoli, emiliani, lombardi, che dimoravano solo « temporaneamente nel Mezzogiorno e che non rappre- « senlavano né una !aro-a corrente d'interessi, né l' in- « dice della possibilità 8i un più largo movimento lo- « cale e l'eco di sentimenti e di aspirazioni più dif- « fuse. » Ora dopo queste oneste constatazioni, che avrebbe1:o potuto essere più cupe di quelle del Ba1·bato per la Sicilia se fossero state più dettagliate, noi, in ve,ilà, non riusciamo affatto a comprendere come il Ciccotti, il carissimo nostro amico e collaboratol'e. abbia potuto concludere « che il socialismo deve apparire più che mai al Mezzogiorno il porto ove può trarsi in salvo dalle tempeste che lo conturbano e dalle maggiori che lo minacciano ; e che in questa condiLione d1 cose può gua - dao-nare terreno appunto un partito che. si faccia organo O e banditore di un interesse collettivo e presentemente, in ispecie nel!' Italia meridionale, non v' é che il partito socialista il quale possa servir di nucleo _e rappresentante di un interesse collettivo comune». (La Propaganda. Napoli, 7 Maggio, 1899). Come può essere ciò? come può essere il so0ialismo il porto deUa safoezza del Mezzogiorno, se nel Mezzogiorno mancano le 0ondizioni del suo sviluppo? E lo stesso Ciccotli, con amarezza, nel numero auccessivo della Propaganda esponeva una delle deficienze fondamentali per lo sviluppo del socialismo in questo contrasto, che dovrebbe essere una disill11sione ed indurlo ad un ravvedimento: « Abbiamo ripetuto fino alla sazietà il nostro deside- « rio di vedere la concentrazione borghese schierarsi « contro di noi; finché ora l'abbiamo vista realizzare, « senza che, d'altro canto, il proletari11to si trovas~e di « a vere acquistata tutta la coscienza del suo compito e « delle sue forze ». Sia più franco il Ciccotti : in quanto a coscienza il proletariato meridionale non ne ha acquistata né tutta, né parte. E il fenomeno é naturalissimo dove il prole-
'R,JPIST A. 'POPOLÀREDI 'POLITICALBTTEREB SCIENZE SOCIÀLl tariato è analfabeta e senza alcuna tradizione politica. L'esplicita ed onesta constatazione sulle condizioni del Mezzogiorno e della Sidlia, fatta dagli uomini ivi nati e vissuti, e che conoscono a pieno le rispettive regioni, è stata accettata da Filippo Turati e da non poehi altri. Anche l'Avanti! in un momento di chiara visione della realtà, scrisse che, tenuto conto della profonda differenza tra il Nord e il Sud, si poteva affermare che il partito socialista doveva essere bifronte ed agil'e come tale e conformemente alla sua dottrina e alla tattica accettata nei congressi nel Settentrione; ed agire da partito radicale, da semplice partito democratico - come dice il Turati - nel Mezzogiorno e in Sicilia. M:i la proposta se era buona nelle intenzioni non la era del pari per la realizzabilità sua ed anche per la moralità. Questo partito, che - a sorr,iglianza del Pasquino del a commedia siciliana, ladro in campagna è r;alantuomo, in città, - doveva funzionare da socialista rn un punto, e da radi~ale o democratico in un altro, è inconcepibile. Non è possibile che un uomo onesto nasconda le proprie convinzioni e ne predichi delle altre; non è possibile e non è serio il proporlo. Se i socialisti avessero avuto la percezione esatt.a della realtà e l'avessero ancora, nel Mezzogiorno se ne starebbero alquanto in disparte, farebbero la sola propag1rnda possibile ed utile tra gli elementi più còlti, e lascerebbero vivere tranquilli, aiutandoli anche, gli elcmen ti radicali e repubblicani dove ci sono. E pur tropro sono pochissimo numerosi! ,~ '"'''~: .,.~~ - . ✓~F-, -- In quanto alla lotta di classe fu tempo, e non remoto, in cui non c'era l'ombra del dubbio in tutto il partito socialista italiano : ~i credeva che esistesse_ un ~a($lio netto tra il proletariato e tutte le altre c~assi sociah, e che non ci potesse essere alcun punto di contatto tra l'uno e le altre, e che la lotta, quindi, dovesE;e essere continua, irreconciliabile, senza tregua e senza transazioni. Da questa concezione scaturiva logicamente che si dovesse rinunziare a qualunque riforma parziale, a <{Ualunque miglioramento immediato; poiché il proletariato non essendo padrone dei poteri pubblici e non avendo nel suo seno che una piccola minoranza cosciente - in Francia dall'articolo di Sorel sappiamo che tra parecchi milioni di elettori, solo un centinaio di migliaia aprartengono davvero al socialismo - non era suppombile che le altre classi avessero voluto fare gl' interessi dei nemici, che attendevano ansiosi il momento di abbatterle. Ciò contraddiceva decisamente a quel materialismo storico, che costituiva la dottrina fondamentale dei so- ·cialisti, e che escludeva l'intervento di qualunque elemento morale, altruistico, nella dinamica politico-socia le. Tale rigida concezione derivava legittimamente da Marx e da Engels della prima maniera, ed era intesa in modo tale in Italia che dava ai socialisti un'apparenza eroica - per non dire Donchisciottesca - nella sfida lanciata da loro - sparutissima minoranza - contro il resto della Società, contro l'imme!}sa maggioranza. E onesto constatare che gli anarchici, dai quali la Rfoista sin dal primo lfnno su questo argomento riprodusse un lungo articolo (1), ,,idero assai più giusto dei socialisti, e ..egarono la netta divisione tra le classi. I socialisti italiani - parliamo sempre dei più illuminati - hanno anche essi messo giudizio con Filippo Turati alla testa. Invece che cosa hanno fatto e continuano a fare i socialisti? Mentre nel Mezzogiomo e in Sicilia riconoscono che non esistono affatto le condizioni rer lo sviluppo del socialismo, si sono dati - e continuano - con vera voluttà nell'opera di demolizione del partito repubblicano o radicale, di cui, a parole, riconoscono l'utilità della funzione nel momento storico, che attraversiamo. Cosi hanno fatto a Palermo, a Molfetta e in qualche altro luogo, riuscendo a risultati disastrosi: ad allarmare tutto l'elemento liberale, ma non socialista, ·ed a gettarlo nelle braccia della reazione, senza sostituirvi l' azione efficace di un partito socialista, impossibile ad atlecchirvi. Cosi 1 socialisti in teoria hanno detto che volevano sostenere L' orso di Moscovia non ha intenzioni bellicose : sarebbe lieto di entrare pacificamente. Turati rammenta ai suoi amici la necessità del distingaefrequenter, e mette in burletta la formola « cosi << comoda, così semplice, co- « sì semplicista, cosi semplice ciona, dell'unica massa rea- « zionaria.... conglobante e << fondente nella propria teo- « logicale unità tutte le opa- « line striature dei partiti « borghesi »; e constatata la i repubblicani e i radicali nel Mezzogiorno; ma in pratica li hanno sostenuti proprio come la corda sost1e11e l'appiccato! Non si vuole ascrivere questa doloro:;a contraddizione tra il detto e il fatto a malignità; essa deriva certamente dal!' incoscienza che accompagna il fanatismo. E nulla diciamo sulla maggiore intransigenza, di cui ripetutamente hanno dato prova i socialisti indigeni del Mezzogiorno e della Sicilia .... I quali, con una cecità, che da qualcuno ha potuto essere scambiata colli, malafede, si sono stranamente illusi su di alcune manifestazioni elettorali, sino al punto da prendere l'effetto delle relazioni e del valore personale dei candidai.i, dell'aiuto dei clericali in qualche punto, ed anche della compra dei voti - sicul'O: della compra dei voti! - in qualche altro, per effetto della propaganda e della organizzazione socialista I • ,. ,,. Un punto di rrimaria importanza nella dottrina e nella tattica del partito socialista riguarda la concezione della lotta di classe, cui si connette l'altro delle alleanze coi cosidetti partiti affini, e che involge tutta la quistione del metodo, dei mezzi, e che in ultimo riesce alla nota controversia, sollevata dal Bernstein, sulla preferenza da dare al mooùnento o al fine; cioè se mir·are ai miglioramenti parziali ma continui nella condizione dei lavoratori, o guardare soltanto al fine ultimo, alla collettivizzazione delle proprietà e dei mezzi di produzione in generale. (Pasquino di Torino) comunanza d' interessi del proletariato con la magra e media borghesia, su molti punti, avverte che a togliere la semplicità ... sempliciona all'un ·ca massa rea.zionaria sognata - e pur troppo continuamente provocata dai socialisti! - c'è il viluppo d'interessi di consumatori, di produttori, di cittadini, di uomini. (Critica sociale. 1° Gennaio 1900). Non mancano le riserve in prò dell'antica nota della lotta di classe; ma, in fondo, riguardano le finalità storicamente future .... In quanto al presente ... é un altro paio di maniche. E la necessità di guardare al presente s'imp0ne per ragioni speciali all'Italia. Poiché « se il nascente proletariato e 11 la minutissima gente italiana volevano contendere, « con probabilità di vittoria, contro quei mali incombenti « e maggiori, che toglievano loro la vista, nonché la « lusinga, dei più lontani eldoradi; se volevano levarsi « di dosso il pidocchiume e la tigna, che intanto li de- « vastano; era follia sperare da soli. » (Ivi). Questo é addirittura linguaggio da miserabile Socialistoide... e noi temiamo (vorremmo dire: speriamo!) che i compagni finiranno coli' espellere dal partito Filippo Turati. Il quale è tanto eretico da respingere gli aprioris,ni; << da caldeggiare una opportunità politica, diversa « per ogni paese e diversamente apprezzabile, secondo i « momenti e secondo lo stato di crescenza del partito (1) Iacques Mesnil: Il socialis,no non è semplice q_uistione cli tomaco. Anno I, N. 24.
86 'J.lirIS'lA POPOLARE'DI POLI'!ICA LETTEREE SCIENZESOCIALI « socialista ~; da considerare, con molta im_pertin~~te ir• reverenza 11 LiebknechL come un vecchto Josstltzzato nelle idee' antiche. E ciò a proposito - nientemeno ! - dell'appoggio che i socialisti navaresi nelle elezioni avevano dato al Centro Cattolico: appoggio stigmatizzato dal vecchio .fossiliz.zato. (Critica s?ciale 1,6 Dicembre 189~)_. Da queste premesse sca t_ur1sce ali ev1_de~za.che Filippo Turati, come un qualsiasi volgare So~taltstoide, do_veva riuscire alla tattica delle alleanze. Se c1 venne l Egli, con un coraggio ed una precisione _degnissimi ~i lode, _a:1eva già auspicato la costitu~ione e 1l ~overn~ ~1 ~~a sinistra: sinceramente proo-ress1sta ; ma 111 term1111 prn gene1·al1 e più espliciLi soggiunse: « L~ tatti?a. delle allean_ze c,ggi « trionfa. La vecchia Germama, la r1g1da Germauia, dove « l'incontaminata purezza del pal'Lito socialista. p~reva ,< fin qui impedirgli ogni contatt_o con_ altre ~raz10111po- « litiche ha suo-c,ellato nella dehberaz1one d1 Hannover « la tattica delfe0 alleanze ..... La tattica delle alleanze è « un prodotto dei regimi rappresenLa!ivi.. ... La tattica_ « delle alleanze scambio di essere un jatto na;;wnale dt « breve durata, diventa una esigen.:a inevitabile deU'a;;io- « ne socialista. » ( Critica, 16 D1cem~r_e '189~)- . Ma c'è di più: « L'unione Lra parl1t1 affini - e tl'a gh « affini c'è la sinistra monarchica! - non dev' esser~ « soltanto lo spediente di una allegra vendetta contro 1 « moderati di Milano conL1·0 i moderati di Firenze. Non « si tratta soltanto di spazzare una consorteria, di vin- « cere il pallio di una elez~one; si tratta sopratu~to d'1: « niziare nel paese un regune davvero _de11rnc!·at1co; d~ « restituire l'impero della legge, ~c~el'lnta, vd1p~sa,. ~r11 « suoi stessi desio•nati custodi; d1 l'lsanare la g1ust1zia, « che infracidisce"' in attesa d1 rend~rla libera davvel'o, « nella sola guisa' possibile, _ossia. cr~ando il magist1·ato « elettivo e sempre revocabile ; d1 r1vend1care ~ conso- « lidare le elementari libertà, che sono la fierezza del « cittadino e il pane del lavoraLore; di ridurr~ le spese « di cannoni corazzate dudindane, con relative colos- « sali senserie· di abba'ndonare la velleità di conquiste « coloniali, arm'ate e lontane; di rintuz_za:e I~ prepote:1za « militaresca e poliziotta, rendendo a1 ltben comum. la « loro polizia, sciogliendo e distruggend_o qu~lle associa- « zioni patentate di malfattor!, che a1:mda1~s1 dentro le «Questure;_ di strappare le_nforme _tributarie, eh~ _sgra- « vano le piccole borse e i modesti co:1sum1; _d rntl'o- « durre una seria ed efficace leg1slaz10ne sociale, che « cominci a sbarazzarci dalla vera e propria schiavitù, « e a fare che le nosti•e donne non sieno 'bestie da soma « e i bimbi l'arne da macello. Si tratta di democratizzare « le amministrazioni comunali, sollecite del bene della « g1·ande maggioranza dei c_iLtadini_;s~le_1·tiad effettuare "opere di risanamento e d1 pubhl1ca 1g1~ne, co_me c~se « operHie, fognature, acqua potabile, bagm che _et salvmo « dal tifo dal luridume dalla tave1·11a co1·rutt1·1ce; alace1 « nel cur~re l'educazion'e popolare, offrendo ai cervelli ed « ai ventricoli uo-ualmente anemizzati l'abbici con una « mano e il pani~o gravi~o coll'al~1·a, ist!tuendo scuo)e, « biblioteche, musei, teatri popola~,; ~'ogh~se 11 orgam~- ~ zare i pubbli.ci servizi - tramv1e, i~lu_mmaz1one, pam- « ficazione comunale ecc. - a benefizio della massa; « propense e preparate a tutte quel_le riforme che d\ « tanti Municipi americani ed inglesi hanno fatto dei « modelli di amministra~ioni popolari moderne. Si tratta « insomma di creare l'ambiente - nello SLato e nel Co- « mune - 'nel quale i partit~ oopol_ari_p~ssa:10 nascere, « vivere, respirare, svolgers1? ~entirsi s~cur1. Senza un ~ tale a,nbiente Lo stesso socialismo sara scuola, setta, « critica tende~za, filosojia - non sarà partito, non di- « verrà popolo, ed 'esaurirà nell'onanismo infe~ondo dei « propri circolet~i mandam~ntali {e forze ~es~inate, a_Lla « grande rivoluzione presagita d<;i,i,n~tgnanunt pr_ojeti. » Con ciò Filippo Turati non rrnunz1a al collettivismo; ma tutto ciò vuole perché_ « vu_ol~ a_lP?tere la den:io~l'a.- « zia onde sia concesso ai sociahst1 d1 essere socialisti, « di a~ire come socialisti; di smetter!a, una buona volta, « di d~ver vivere ed agire come democratici. » (Ci·itica sociale 1 ° Gennaio 1900). Noi abbiamo ripor·tato questo lungo brano dell'articolo del Turati che contiene quasi intero il programma minimo - ch'è il programma di tutti gl'intaoen:::ionisti repubblicani o monarchici - per-ché dimosLra quale possa e debba essere la durata dell'alleanza, dell'Unione dei socialisti cogli affini: non una, ma parecchie generazioni occorrono per tradurlo in pratica! . C'è da rallegrarsi assai scorgendo quale passo abbia fatto il più acuto dei socialisti italiani sulla via della ragionevolezza; ma. il compiacimento viene inevitabilmente attenualo da certi ricordi. Oggi si vuole una democrazia - e non è solo il Turali a volerla; ma quanto non dissero, non scrissero, non fecero i socialisti per discreditare ed ammazzare la democrazia I Non è solo il Turati, abbiamo detto, nel volere un vero regime democratico e nel desiderare una unione sincera coi partiti affini. Infatti Tasca e Colnago a Palermo, Merlino, Ivanhoe Bonomi, Gatti, Arturo Labriola e cento altri sono dello stesso avviso. Non mancano gl' intransigenti; ma né le proteste di Sambucco, né quelle del Pessimista-Travet e di qualche altro potranno prevalere. Si commetteranno ancora degli errori, ma la Lezione delle cose finirà coll'imporsi a tutti; e ci auguriamo che prevalga anche nell'Avanti I diretto dal Bissolati, eh' è troppo colto e troppo intelligente per non mostrarsi sperimentalista seguendo la lezione delle cose. Alcuni dei nostt·i lettori probabilmente rico1·deranno i p1·imi vagiti del socialismo marxista italiano; e ricorderanno, perciò, il supremo disprezzo cbe i suoi rappresentanti ostentavano per la politica e per le forme di governo. Per la politica in genere parafrasavano la famosa esclamazione di De Musset: Lapolitique I voilà notre misere. In quanto a forma di governo, con un dog- ~ matismo ult,·a cattolico, sentenziavano che la monarchia vale la repubblica.' Tutlo ciò essi derivavano dalla monosillabica interp1·etazione di u11 rnatedalisrno storico formulato e plasmato per loro uso e consumo. Tra i più fanatici anLi-polilfri c'era anche Filippo Turati. La propagauda del socialismo italiano della p1·ima maniera 1·ese simpatici i socialisti ai monarchici - anche ai forcaioli: lo dimostrò il nostro Socialistoide nell'articolo: L'ingratitudine dei monarchici (1). E i monarchici aYevano ragione da vender-e nell'accarezzare i socialisti indifferenti alle forme di governo. E come no'? « La re- (< pubblica messa ogui giorno alla gogna dai socialisti - « pensavano i monarchici - può essere il pericolo reale « di domani; il collettivismo è il pe1·icolo s0lamente pos_- « sibile di qui ad un secolo ! >) Fu il periodo della fioritura dd 80cialismo monarchico, presentato sollo veste mezzo seria e mezzo allegra dal simpatico Gandotin. . Poi venne il congresso di Genova; dove fu necessar10 distinguersi e separar~i dagli anarchici. E i socialisti rimisero in onore la signora politica, e predicarono la conquista dei pubblici poteri. Poi venne la lettera di Engels, irata e villana contro Bovio, perché quest'ultimo aveva calunniato il partito socialista tedesco supponendolo non repubblicano. Il Mosè del socialismo scientifico aveva parlato, e non era più possibile continuare per la vecchia strada : i socialisti italiani, mogi mogi, cominciar?no a rimangiare le accuse e le ingiurie contro la repubbhca. Chi tra loro prese e conserva gli atteggiamenti ~i un superuomo nietzschiano, però, non disarmò: egli s1 ~egnò di proclamarsi antimonarchico; la parola repubblica gli riusciva semprE" ostica, e si mantenne ancora altezzoso verso la forma più democratica di governo, anc~e mentre scatenavasi la tormenta reazionaria del Magg10 1898, in un articolo della Revue socialiste del 15 Maggio in risposta ad altro di Napoleone Colajanni pubblicato in Aprile e nel quale si preannunziava ciò che dopo quindici giorni di venne triste realtà. Ora - finalmente! - il mutamento è avvenuto; e completo. S'inneggia alla repubblica anche dai social\sti più or-todossi; si fa l'apc>logia del regime democratico dell'Australia, e Turati sente il dovere di pubblicare le lettere private che sul medesimo gli vengono indirizzate. (Critica Sociale 16 Dicembre. 1~99) ;_si dife:1de la stessa repubblica borghese e ~al~ticcia d~ Francia, e nes?uno - tranne Ferri - osa b1as1mare M1llerand, che a difesa della medesima era entrato in un ministero di cui faceva parte il Generale Gallifet, il vincitore della Comune. E Arturo Labriola manda da Parigi, e la Critica (1° Luglio 1899) pubblic~, un v~ro inn.o alla_ !'.'epubbli<?a ! E la Svizzera'? Oh! chi non ricorda 1 sorrisi beffardi contro i piccoli s1Jizzeri; le accuse stolte e calunniose contro questa repubblica egoista e borghese, che sola, e micr~- i-copica, a difesa del tale o tal'a!Lro rifugiato, non ar~1va sfidare i colossi monarchici e imperiali - Germani~, Austria, Italia - che la circondano'? Ma sopraggiu!lse 11 Maggio 1898, e la Lezione delle cose fu terribile c.... sa- (i) Rioista Popolare Anno IV N. 4.
ci{IVIST.APOPOLAREDl 'POLITICALETTERE E SCIENZE SOCI.ALI 1utare. I socialisti italiani si riconciliarono non solo colla repubblica, ma anche coi ridicoli piccoli svizzeri. Se così non fosse avvenuto la cecità dei socialisti italiani avrebbe dovuto arrivare sino alla follia, passando attraverso alla ingratitudine. Già 1-1nche prima che si sfrenasse la scellerata reazione del 1898, in !svizzera aveva trovato onesta ospitalità e meritata ricompensa il buono e colto Angiolo Cabrini; e in !svizzera trovarono rifugio, a migliaia, quanti si poterono sottrarre alle cannonate del generale Bava-Beccar·is ed ai giudizi del Tribunale di guerra. D'onde tutto un movin1ento spontaneo ed entusiastico dei socialisti in favore delle democratiche istituzioni della vicina repubblica, di cui si ebbero segni eloquenti in centinaia di a1-ticoli di giornali e di riviste, ed, aucora di più, in uno studio utile ed attraente del nostro collaboralol'e valoroso Giuseppe Renzi, ed in un libro veramente magistrale dell'allro nostro collaboratore Ettore Ciccotti (I). Che più~ Anche qualcuno, che rappresenta la parodia del materialismo storico si é convei-t1Lo alla rcpul,Llica ed all'ammirazione verso i piccoli soizzeri. E di fronte a questa convers1vne sincera, e che riteniamo duratura, noi possiamo emettere un sospiro di sollievo. Una vita nuova potrà cominciare davvero pei partiti popolari, e di fronte ai socialisti italiam che rito1·nano al concello repubblicano, con fo1·tandoci di tante all1·e rnise1 ie morali e politichP- che. affi,g: gono la nostra patr111, noi esclamiamo: Sursum cordol * •• Per la illusti-azione del « quando è l'ora; di rado se ne cava profitto; e in com- « plesso di poco modificano la composizione geografica « e tellurica del globo. Avere la rivoluzione nel pro- « gramma politico, come un pezzo di musica nel pro- « gramma di un caffé-con~erto, non ci pare possibile, « né pratico. Del resto, se l'ivoluzione ha da essere, « converrebbe prepararsi ad essa e concertarla : e que- « sto non ci pare lo facci1-1no neppure i 1·ivolu:ionari « professionali; recenti esempi ammaestrano. « Per uoi la rivoluzione viene dalle cose. L'attendiamo, « e le viviamo in mezzo. Ogni scuola che si apre, ogni << mente che si snebbia, ogni spina dorsale che si drizza, « ogni abuso incancrenilo che si sradica. ogni eleva- « mento del tenore di vita dei miseri, ogni legge pro- « tettiva del lavoro, se lutto ciò è coordinato ad un « fine ben chiaro e cosciente di trasformazione sociale, « é un alomo di rivoluzione, che si aggiunge alla massa. « Verrà giorno che i fiocchi di neve formeranno va- « langa. Aumentare queste forze latenti, !avorarvi ogni « giorno, é fare opera quotidiana di rivoluzione, assai « più che sbraitare su pei letti la immancabile rivolu- « zione che non si decide « a scoppiare. • --::.::'.r:~"':' .. ,-: --~~)) '.~ -~- --~ . --===---- . ~>·G ~~ ~~_;-rmutamento av,·enuto, o in via di realizzazione, nelle fila del partilo sociaiisla italiano dovremmo ancora toccare alcuni punti importanti ,:he riguardano la tattica o la dollrina: la quistione agraria, e l'altra, ad esempio, della piccola proprietà. Ma di essi avremo occasione d' in tra llenerci, e specialmente dello due ullime, quando ci occuperemo dell'interessant.e libro dell'on. Gatti edito dal Sandron (Agricoltt~ra e Socialismo); come c'mtralleremo della controversia lra il movimento e il fine - in cui dissentiamo alquanto dall'on. Turati - quando prenderemo in esame il libro di Bernstein. .. ,.. E lo spirito di Chamberlain continuava ad aleggiare sulle ossa. (Rirc di Parigi). « Questa via rivoluziona- « ria noi seguiamo ogni « giorno: non deflettere da « essa, percorrei-la senza e- « silanze o tergivérsa1ioni, « radunare su essa gli ,'l- « miei, spronarvi gl' infìn- « gardi, confort1-1re al cam- « mino i dubbiosi, é l'im- « presa che ci siamo pro- « posti. Noi vi staremo e « vi proseo-uiremo fino al « giorno che i nostri av- « ver.sari a viva forza, non « cc ne caccino fuori. Al- « lol'a quando la via fosse « murata davanti; quando « fosse reso impossibile « compiere in essa ogni « prolicuo lavoro; allora, « come ben disse il Pram- « polini alla Camera, (e non « fu chi osasse interrom- « per-lo), allora le violenze « dall'alto renderebbero fa- « tali anche le esplosioni « dal b11sso: né saremmo « noi c-lte ci S'.";iuperemmo « gli occhi e le labbra a « lacrimare sull'inevitabile, « e a deprecare il destino. « Allora c1uegli opportuni!!ti, « che noi siamo, trovereb- « Lero opportuno di adottare « una tattica nuova.» (Critica. 1 ° Gennaio, 1900). Quanti amano sinceraOggi poniamo termine a questa rassegna sulle conseguenze della lezione delle cose rispettivamente al partito socialista italiano, con una pagina magnifica di Filippo Turati sull'abuso che si fa della parola riooluzione. Sappiamo già che i'ex-reciuso N. 0 2 di Pallanza - il N. 0 l é Nicola Barbato - superando volgari e radicati pregiudizì si dichiarò opp01·tu11ista commentando in questi termini la dichiarazione: « opportunismo, dunque, sia « pure. Ma il nostro si dovrà convenire, é un opporlu- « nismo di nuovissimo conio. Sopratutto pare oppcrtu- « nismo perché rifuggiamo da quello i:-he volentieri chia- « me1·emmo rivoluzionarismo oerbale. Si, dobbiamo con- « fessarlo: lardellal'e il discorso di scongiuri rivoluzioq; nari ci pare un pe1·dilempo e un fuor d'opera. Anche <~ questa é una tradizione dalla quale ci siamo compie- « tamenle emancipati. Nelle rivoluzioni politiche ere- « diamo su per giù, come nelle rivoluzioni naturali: nei o terremoti, nelle eruzioni, nelle inondazioni. Vengono, (il Giuseppe Renzi: Una repubblica Italiana; Ettore Ciccotti : Attraoerso la Soi;;;;era. Chiediamo cusa all'amico Renzi se ancora non ci siamo occupati del suo scritto ; lo faremo tra breve. Il libro del Ciccotti, che ha ottenuto un 1?:ranclesuccesso, lo diamo in dono agli abbonati - men te la libertà e fanno voli ardenti peì trionfo delle istituzioni democratiche e pel miglioramento progressivo del proletariato non mediteranno abbastanza sull'opportunismo di Filippo Turati, eh' é quello che da anni andiamo predicando anche noi. In Italia, specialmente, si dovrebbe meditare sul danno enorme che alla causa nostra al'reca il rivoluzionarismo verbale. La nostra borghesia si spaventa realmente della parola riooluzione, di cui si fa uso ed abuso smodato, mcredibile ; a quella parola i reationari, poi, 110n mancano di accoppiare i ricordi della Comune parigina, astraendo da circostanze importanti, che indurrebbero a modificare il giudizio emesso per ignoranza o in mala fede. I consigli di Filippo Turati sono quelli che scaturi- ~cono limpidi come diamante di acriua purissima dalla condotta di Cado Calt11neo e dalla dottrina di Alberto Mar·io, che auspicò con logica brillant.e i placidi tramonti, pur Lenendosi sempre pronto ad impugnare il fucile rivoluzionario. Tali consigli non vanuo soltanto all'indirizzo dei sociali Li; ne hanno anche bisogno - e molto - i repubblicani iLaliaui. Ed é doloroso il confessado: gli ammaestramenti dei due grandi repubblicani federalisti pare che maggiormente siano stati di-
88 RJ'ITISTA 'POPOLARE Dl POLl'IICA LETTERE E SCIENZE SOCIALI menticati dove è più rigoglioso e bello il movimento in favore della repubblica federale : in L1)mbardia. , P.S. Correo-gevamo le bozze di stampa quando ci pervenne la Critica Sociale del 16 Febbraio. Vi leggemmo con vivo compiacimento i Commenti forse inutili alle dichiarazioni necessarie » del Travet ; i Commenti ai commenti di t-k (Turati-Koulichoff); e Se ne domandassimo a Marx? a proposito di tattica e di dot- . trina di Luigi Negro. Il Travet in fatto msiste sull'inti·ansigenza, sebbene a parole dia ragione in molle cose a Turati ; questi risponde mantenendo Lutle le idee che sono commentale nel nostro articolo, benché si senta impacciato nel dover confessare che ha mutato opinione. E che male c' é a mutare quando il mutamento non avviene per tornaconto individuale~ Il Negl'o, infine, ricorda che Marx slesso non credeva che la borghesia costiLuisca un unica massa reazionario. - Benone I E il rilardo straordinario nella pubblicazione di queslo articolo ci ha procurato un'altra sincera soddisfazione: la lettura di un arlicolo della Educazione politica (28 Febbr·aio) che rispecchia il pensiero dei repubblicani lombardi, nel quale in quanto a rivoluzione si accettano le idee e gli esempi di Cattaneo e di Mario: Una parentesi sul popolo malato e sull'evoluzionismo che riassumiamo nella noslra Rivista delle Rfoiste. LA RIVISTA. Giudizi sull' ''Attraverso· allaSvizzera,, ( 1 ) di Ettore Ciccotti Il giornale Der Jreie Ratier ha dedicato tre lunghi articoli in tre numeri successivi, 10, 11 e 14 gennaio, al libro Attraverso alla Svizzera. - « L'autore - esso dice - parla con grande favore delle condizioni della Svizzera, malgrado alcune spiacevoli esperienze personali che egli ebbe a fare durante la sua dimora nella Svizzera e che erano una conseguenza dell'atteggiamento più rigoroso dell'ufficio di polizia poliLica. L'anlilesi tra le condizioni dell'Italia e della Svizzet'a accrebbe questo favore. In Italia un polere sterile e brutale opprime ogni libera vita politica, ogni sforzo di energia economica del popolo, dei comuni e delle provincie; qui, in Svizzera, la maggiore libertà sprona all'aUività l' individuo e le corporazioni. Là il potere dello Stato sembra esservi solo per opprimervi ogni vita indipendente al di fuori di esso; qui il potere dello Sta lo si considera come l'evocatore di ogni sana vita ed energia e pone un limite· solo dove lo richiede l'interesse generale. Noi invitiamo il lettore a fare con noi una scorsa atlraverso il libro per vedere se riconosce sé e il suo popolo in questo specchio messogli innanzi da uno slraniero », In seguito di che, il giornale dà un lungo e diligenle resoconto del libro, traducendone parecchi brani e intercalandovi osservazioni, che conclude così: « L'autore rivela un occhio felice ed un meritorio proposito di cercare e abbracciare la verità, e noi vorremmo solo desi- ~erare che la sua piccola opera, senza pretese, richiamasse l'attenzione nella bella, ricca e povera llalia, sopratutto nel suo elemento dirigente.» * E il Peuple di Bruxelles del 12 febbraio 1900 scrive: « Parlando dei lavori di Ettore Ciccotti noi non possiamo passar sotto silenzio l'ultimo che egli ha dalo alla luce, l'Attraverso alla Svù,zera. Il socialista italiano, ·· ·con l'occhio d'artista e di sapiente, esamina la Confederazione Svizzera, e fa d'essa un quadrn completo, molto istruttivo. (i) E' il premio della Rivista Popolare agli abbon~ti an1nii che m;mda~o c9ll'apbonamento sessaut~ centesimi in più, I ~ostulati ~elManifesto Comunist I. I socialisti tedeschi fanno generalmente pompa del loro sapere e della loro filosofia della storia; pretendono non avere nessuna debolezza ideologica e disprezzano l'idea di giustizia, che Rosa Luxembur 15 chiama (1) : « vecchio cavallo di ritorno montato da secoli da tutti i rinnovatori del mondo a cui facevano difetto mezzi più sicuri di locomozione storica ; ronzinante sfiancato, sul quale hanno cavalcato tutt' i Don Chisciotte della storia correnti alla ricerca della grande riforma mondiale per non riportare da questi viaggi altra cosa che qualche occhio pesto >. Ma se i concetti morali sono indegni di considerazione, non vi sono altri principii generali che giustificano l'evoluzione verso il socialismo? P. Lafargue crede di si (2) : e Un ideale vive nella testa dell'uomo da migliaia d'anni; non è un ideale di giustizia, sibbene un ideale di pace e di feJjcità, l'ideale di una società in cui non vi sia ne suo nè mio, in cui tutto appartenga a tutti, in cui l'eguaglianza B la fratellanza siano i soli vincoli che riuniscano gli uomini •. Ecco dunque la società perfetta modello che serve a tutti i novatori per giudicare le società storiche; non è la Città in cui regna la più completa felicità? è una organizzazione bella e armonica piuttostochè giusta. I socialisti pretendono inoltre che il mondo futuro costituirà l'attuazione dei rapporti razionali fra gli uomi~i; l'uomo (3) e domerà le forze economiche come ha già domato le forze naturali : allora soltanto, l'uomo sarà libero, perchè sarà divenut·) arbitro dei suoi destini sociali. Il regno dell' inconsciente sarà chiuso.• Si vedranno sparire tutte le sopravvivenze che non saranno più necessarie per la vita : « noi sappiamo che le necessità della produzione che hanno imposto la divisione degli uomini in classi, sfruttatrici e sfruttate, sono superate»; perl'.'Ìò non vi è più bisogno ~ classi, e queste hanno da sparire. Pure non tutti i socialisti sono così contrari all'idea di giustizia come la signorina Luxemburg e il lafargue : il Van Kol, per esempio, fa spessissimo appello ai sentimenti morali; egli dice che (4) e è un santo dovere degli oppressi senza diritto quello di ril:1ellarsi contro l'ingiustizia• ; e altrove egli reclama (5) la « distruzione del capi talismo, questa religione dell' egoismo, come condizione per il regno della morale e della civiltà>. Qualunque sia, d'altronde, la concezione sociale che si prende ad esaminare si trovano sempre considerazioni analoghe a queste, più o meno felicemente mescolate insieme. Nelle critiche si fa risaltare l'assurdità, la bruttezza o l'ingiustizia di certe parti dell'organismo sociale; (i) Come molte donne letterate tedesche la signorina Luxemburg è marxista intransigente : la frase riportata è estratta dal Moiwenient socialiste, {5 giugno i899, p. 649. (2) Jeunesse socialiste, febbraio i895, p. 98. (3) Articolo citato, pag. 99. (4) Socialisme et liberté; Paris, Giard et Brière editori, i898, p. 2i0. (5) Op. cit,, p. 21,t, ◄
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