ci{IVIST.APOPOLAREDl 'POLITICALETTERE E SCIENZE SOCI.ALI 1utare. I socialisti italiani si riconciliarono non solo colla repubblica, ma anche coi ridicoli piccoli svizzeri. Se così non fosse avvenuto la cecità dei socialisti italiani avrebbe dovuto arrivare sino alla follia, passando attraverso alla ingratitudine. Già 1-1nche prima che si sfrenasse la scellerata reazione del 1898, in !svizzera aveva trovato onesta ospitalità e meritata ricompensa il buono e colto Angiolo Cabrini; e in !svizzera trovarono rifugio, a migliaia, quanti si poterono sottrarre alle cannonate del generale Bava-Beccar·is ed ai giudizi del Tribunale di guerra. D'onde tutto un movin1ento spontaneo ed entusiastico dei socialisti in favore delle democratiche istituzioni della vicina repubblica, di cui si ebbero segni eloquenti in centinaia di a1-ticoli di giornali e di riviste, ed, aucora di più, in uno studio utile ed attraente del nostro collaboralol'e valoroso Giuseppe Renzi, ed in un libro veramente magistrale dell'allro nostro collaboratore Ettore Ciccotti (I). Che più~ Anche qualcuno, che rappresenta la parodia del materialismo storico si é convei-t1Lo alla rcpul,Llica ed all'ammirazione verso i piccoli soizzeri. E di fronte a questa convers1vne sincera, e che riteniamo duratura, noi possiamo emettere un sospiro di sollievo. Una vita nuova potrà cominciare davvero pei partiti popolari, e di fronte ai socialisti italiam che rito1·nano al concello repubblicano, con fo1·tandoci di tante all1·e rnise1 ie morali e politichP- che. affi,g: gono la nostra patr111, noi esclamiamo: Sursum cordol * •• Per la illusti-azione del « quando è l'ora; di rado se ne cava profitto; e in com- « plesso di poco modificano la composizione geografica « e tellurica del globo. Avere la rivoluzione nel pro- « gramma politico, come un pezzo di musica nel pro- « gramma di un caffé-con~erto, non ci pare possibile, « né pratico. Del resto, se l'ivoluzione ha da essere, « converrebbe prepararsi ad essa e concertarla : e que- « sto non ci pare lo facci1-1no neppure i 1·ivolu:ionari « professionali; recenti esempi ammaestrano. « Per uoi la rivoluzione viene dalle cose. L'attendiamo, « e le viviamo in mezzo. Ogni scuola che si apre, ogni << mente che si snebbia, ogni spina dorsale che si drizza, « ogni abuso incancrenilo che si sradica. ogni eleva- « mento del tenore di vita dei miseri, ogni legge pro- « tettiva del lavoro, se lutto ciò è coordinato ad un « fine ben chiaro e cosciente di trasformazione sociale, « é un alomo di rivoluzione, che si aggiunge alla massa. « Verrà giorno che i fiocchi di neve formeranno va- « langa. Aumentare queste forze latenti, !avorarvi ogni « giorno, é fare opera quotidiana di rivoluzione, assai « più che sbraitare su pei letti la immancabile rivolu- « zione che non si decide « a scoppiare. • --::.::'.r:~"':' .. ,-: --~~)) '.~ -~- --~ . --===---- . ~>·G ~~ ~~_;-rmutamento av,·enuto, o in via di realizzazione, nelle fila del partilo sociaiisla italiano dovremmo ancora toccare alcuni punti importanti ,:he riguardano la tattica o la dollrina: la quistione agraria, e l'altra, ad esempio, della piccola proprietà. Ma di essi avremo occasione d' in tra llenerci, e specialmente dello due ullime, quando ci occuperemo dell'interessant.e libro dell'on. Gatti edito dal Sandron (Agricoltt~ra e Socialismo); come c'mtralleremo della controversia lra il movimento e il fine - in cui dissentiamo alquanto dall'on. Turati - quando prenderemo in esame il libro di Bernstein. .. ,.. E lo spirito di Chamberlain continuava ad aleggiare sulle ossa. (Rirc di Parigi). « Questa via rivoluziona- « ria noi seguiamo ogni « giorno: non deflettere da « essa, percorrei-la senza e- « silanze o tergivérsa1ioni, « radunare su essa gli ,'l- « miei, spronarvi gl' infìn- « gardi, confort1-1re al cam- « mino i dubbiosi, é l'im- « presa che ci siamo pro- « posti. Noi vi staremo e « vi proseo-uiremo fino al « giorno che i nostri av- « ver.sari a viva forza, non « cc ne caccino fuori. Al- « lol'a quando la via fosse « murata davanti; quando « fosse reso impossibile « compiere in essa ogni « prolicuo lavoro; allora, « come ben disse il Pram- « polini alla Camera, (e non « fu chi osasse interrom- « per-lo), allora le violenze « dall'alto renderebbero fa- « tali anche le esplosioni « dal b11sso: né saremmo « noi c-lte ci S'.";iuperemmo « gli occhi e le labbra a « lacrimare sull'inevitabile, « e a deprecare il destino. « Allora c1uegli opportuni!!ti, « che noi siamo, trovereb- « Lero opportuno di adottare « una tattica nuova.» (Critica. 1 ° Gennaio, 1900). Quanti amano sinceraOggi poniamo termine a questa rassegna sulle conseguenze della lezione delle cose rispettivamente al partito socialista italiano, con una pagina magnifica di Filippo Turati sull'abuso che si fa della parola riooluzione. Sappiamo già che i'ex-reciuso N. 0 2 di Pallanza - il N. 0 l é Nicola Barbato - superando volgari e radicati pregiudizì si dichiarò opp01·tu11ista commentando in questi termini la dichiarazione: « opportunismo, dunque, sia « pure. Ma il nostro si dovrà convenire, é un opporlu- « nismo di nuovissimo conio. Sopratutto pare oppcrtu- « nismo perché rifuggiamo da quello i:-he volentieri chia- « me1·emmo rivoluzionarismo oerbale. Si, dobbiamo con- « fessarlo: lardellal'e il discorso di scongiuri rivoluzioq; nari ci pare un pe1·dilempo e un fuor d'opera. Anche <~ questa é una tradizione dalla quale ci siamo compie- « tamenle emancipati. Nelle rivoluzioni politiche ere- « diamo su per giù, come nelle rivoluzioni naturali: nei o terremoti, nelle eruzioni, nelle inondazioni. Vengono, (il Giuseppe Renzi: Una repubblica Italiana; Ettore Ciccotti : Attraoerso la Soi;;;;era. Chiediamo cusa all'amico Renzi se ancora non ci siamo occupati del suo scritto ; lo faremo tra breve. Il libro del Ciccotti, che ha ottenuto un 1?:ranclesuccesso, lo diamo in dono agli abbonati - men te la libertà e fanno voli ardenti peì trionfo delle istituzioni democratiche e pel miglioramento progressivo del proletariato non mediteranno abbastanza sull'opportunismo di Filippo Turati, eh' é quello che da anni andiamo predicando anche noi. In Italia, specialmente, si dovrebbe meditare sul danno enorme che alla causa nostra al'reca il rivoluzionarismo verbale. La nostra borghesia si spaventa realmente della parola riooluzione, di cui si fa uso ed abuso smodato, mcredibile ; a quella parola i reationari, poi, 110n mancano di accoppiare i ricordi della Comune parigina, astraendo da circostanze importanti, che indurrebbero a modificare il giudizio emesso per ignoranza o in mala fede. I consigli di Filippo Turati sono quelli che scaturi- ~cono limpidi come diamante di acriua purissima dalla condotta di Cado Calt11neo e dalla dottrina di Alberto Mar·io, che auspicò con logica brillant.e i placidi tramonti, pur Lenendosi sempre pronto ad impugnare il fucile rivoluzionario. Tali consigli non vanuo soltanto all'indirizzo dei sociali Li; ne hanno anche bisogno - e molto - i repubblicani iLaliaui. Ed é doloroso il confessado: gli ammaestramenti dei due grandi repubblicani federalisti pare che maggiormente siano stati di-
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