Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno IV - n. 11 - 15 dicembre 1898

'1{.lVISTA POPOLARE DI POLITICA LETTERE E SCIENZE SOCIALl fisica e chimica non sono di alcuna utilità nel commento dei classici latini e greci. E poi, è inteso che la scuola non è fatta per formare degli uomini pei tempi presenti, ma pei tempi passati; che essa non guarda mica davanti, ma indietro ! In ultimo proprio della tabella, figura un'ultima materia d'insegnamento: il Disegno ». « .... Siamo dunque in diritto di formulare, ora, le due seguenti conclusioni: 1°. Il latino ed il greco costituiscono il fondamento dell'insegnamento classico attuale. 2°. Gfi allievi, dopo avere studiato quasi esclusivamente durante sette anni il latino ed il greco, non lo sanno. È il caso di riporre sotto gli occhi del lettore questa dichiarazione di Giulio Lemaitre, che bisognerebbe far penetrare come un chiodo nelle teste di tutti i padri di famiglia: « lo dicocheun baccellierenellelettereè mediocre,vale a dire cheè un buon giovane che non sa nè il latino nè il greco, ma che, in compenso,non sa meglio le l~ngueviventi, nè la geografia,nè le scienzenaturali, è un mostro, un prodigio di nullità ». « ... Ma prima di esporre come si può proseguire questa grande opera, dobbiamo ricercare se sia possibile sciogliere la grossa questione del latino. Per il posto smisurato che occupa, il latino non solamente paralizza l'insegnamento attuale, ma rende difficilissimo qualunque cambiamento nel programma. Questa d1flìcoltà non esiste nè in Inghilterra, nè in America. Là, tranne una categoria ristrettissima di allievi, pti quali le lingue antiche sono una utilità, come pei ministri del culto e per quelli che studiano letteratura, o un ornamento come per certi giovani appartenenti a famiglie ricchissime, la maggior parte si astiene di studiare latino e greco: essi si dirigono con un insegnamento propizio, verso l' agricoltura, l' industria o il commercio ... » « .... Ho precedentemente esposto in questa Rivista, come, coli' impiego di un metodo più pratico, si può giungere ad insegnare il latino in tre anni, invece di consacrarvi 10 pura perdita sei o sette anni... » Una delle riforme delle quali parlavo è la seguente: .... Si può metter tra le mani degli alunni il testo latino o greco colla traduzione a lato; questo in fondo è il sistema che si segue nei diversi « metodi » in uso per l'insegnamento delle lingue viventi per mezzo della lettura ..... » « .... Una lingua è veramente ben guardata contro gli audaci che vorrebbero penetrarvi, quando le sta davanti prima la difficoltà del dizionario, in seguito quella della grammatica. Un'altra riforma consiste nel ricorrere alla gramma- - tica solo a misura che se ne senta il bisogno per la spiegazione del testo che si studia. Tal' è, insomma, il metodo naturale, giacche i fanciulli comprendono la loro lingua materna prima di studiare le regole grammaticali. Perchè rovesciare questo ordine quando si tratta del latino o del greco? Si téme che queste lingue non siano apprese troppo rapidamente? Lo si direbbe, in verità... » L'ARTMEODERNA EILCONTOELSTOI (i) I. Dopo il severo inesorato giudizio di Degeneraz.,ione, ecco l'acuto profondo non meno inesorato esame di Qu'estce que l'art?; dopo cioè Max Nordau, ecco Leone Tolstoi a scagliare la maledizione sull'arte moderna. Questa in ogni sua manifestazione, la musica, la poesia, la pittura, la scultura ha trovato in que' due scrittori così diversi (1) Q11'estce que l'art? di L. Tolstoi, Paris1 Qllendorff. 1898, per temperamento, per carattere, per tendenze, per idee, per nazionalità dei giudici inesorab.li che con foga iconoclasta e distruarice si sqn fatti a spezzare e a disperdere le sacre immagini che popolavano il tempio dell'arte e davanti alle quali eravamo avvezzi ad 1nchinarci. Ed è strano davvero pensare che due spiriti cosi disformi e così opposti, muovendo da premesse opposte, anzi contradittorie, percorrendo opposte vie, giungano poi alla stessa finale conseguenza,. pervengano allo stesso punto di arrivo ; tanto più strano per chi scorrendo le pagine così potenti e così suggestive del nuovo volume del conte Tolstoi, rievoca e richiama alla mente quanto all'arte di lui, alle sue idee, ai suoi libri consacra va la penna acre, incisiva del dottore ungherese in Degeneraz.,ione. Poichè non si può dimenticare che con Enrico Ibsen e Riccardo vVagner, con Federico Nietsche ed Emilio Zola l'autore dei Paradossi e delle Menzogne convenz.,ionali non ha risparmiato il geniale scrittore di Guerra e pace e di La sonata a lfreutz.,er; che anche per lui serbò il titolo di degenerato e molte delle sue invettive e delle sue critiche antropologiche; che ançhe in lui e nelle sue opere credè di ritrovare quelle st mmate degenerative che si compiacque ricercare in ogni uomo di genio e di talento. E proprio lui intanto, questo scrittore condannato. e degenerato, viene ora col suo libro, frutto di lunghissimi anni di meditazione e di studio, a ribadire le conclusioni di Max Nordau, e con sentimenti, con opinioni, con metodo diversi, guardando l'arte e gli artisti moderni da un punto tutt'affatto opposto, ne grida il crucifige, appunto come aveva fatto prima il Nordau. E che siano opposti il punto di vista, le idee ed il metodo dei due scrittori, se si intuisce a bella prima dal solo nome di essi, si comprende poi dall'esame dei due libri in cui il loro metodo si rileva, e quelle idee e quelle premesse sono svolte e discusse. Il Nordau, è quasi supe1fluo ricordarlo ai lettori, dopo quanto si è scritto e stampato di lui, volle tentare con Degenerazione il metodo positivo nell'esame dell'arte e degli artisti, volle applicare la ricerca psichiatrica alla critica letteraria, volle cioè con l' occh;o del medico e le misure d'un alienista esaminare i più noti e più eminenti artisti, e tutta quanta la produzior:e estetica moderna, credendo di rintracciare là una forma di monomania, qua ceni caratteri degenerativi, altrove un tic speciale. L'arte moderna così parve a lui l'opera pazza, anomala, artificiale d'una schiera infinita di epilettici, di mattoidi, di malati, come a dire un grande ospedale o un gran manicomio nel quale i più grandi artisti si fossero dato convrgno per gareggiare nei loro accessi isterici, epilettici, monomaniaci, e non a torto si ricordò quel treno di Lourdes che con tanta efficacia descrive Zola nelle prime pagine del noto romanzo. .. * * Nel libro che, proseguendo nell'antica abitudine d'intercalare le novelle e i romanzi con volumi misticofilosofici nei quali espone e svolge le sue teoriche religiose, sociali t:d umanitarie, ha dato recentemente alla luce il conte Tolstoi, non metodo positivo, non misure antropometriche, non esami psiçhiatrici, nulla di tutto questo. L'autore nuove da un punto tutto affatto diverso, perchè si rifà alla pura primitiva idea dell'arte, perché risale al concetto genuino e complesso che dell'arte si deve avere. Dopo aver considerato infatti che nessuna attività umana, se non forse il militarismo, assorbe tante energie, tanto lavoro, tanto danaro quanto l'arte in questo affannoso e torbido scorcio di secolo, e che migliaia di vite umane le sono sacrificate, vite umane che sarebbero state atte a lavori più utili e più fecondi, il Tolstoi nota che ogni manifestazione di questa che per convenzione si appella arte, pur richiedenao un immenso lavoro nocivo spesso e sempre forzato, e pur essendo da altro canto una delle tante piovre che assorbono l'attività e il danaro del popolo, diventa sempre più incerta, sempre più aristocratica 1 sempre più incomprensibile e divisa così

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