184 RIVISTA DI POLITICA E SCIENZE SOCIALI dissidenti del mondo romano anche dopo la distruzione di Gerusalemme. « Gli Israeliti, osserva Cattaneo, erano per tradizione dei maggiori e per effetto delle loro jstituzioni dediti alla vita campestre e avversi al commercio, ai pericoli marittimi ed alle peregrinazioni d'ogni maniera. Si è notato che le leggi mosaiche tendevano a preservare gli Israeliti da ogni commistione coi popoli confinanti, i quali, come tutti idolatri, avrebbero facilmente, col consorzio delle faccende mercantili, alterata la loro credenza. Costretti per forza alla vita girovaga nelle loro prime cattività, serbarono però Eamore della loro terl'a, vi ritornarono in gran numero e •« costretti a mutar paese preferivano alla vita la morte. » (1). Da tutto ciò, mi pare, risulti chiaramente provato che gli Israeliti nell'antichità vissero al difuori del commercio ed isolati, per quanto possibile, dagli altri popoli. Il genio loro era dunque ben diverso da quello attribuito ad Israele da certi antropologi ed etnologi moderni. Quando il ferro dei conquistatori scompagin.ò la nazionalità giudaica e spezzò l'isolamento in cui la Legge aveva rinserrato il popolo d'Israele, questo, lanciato ad un tratto in mezzo alle correnti della civiltà occitanica e dotato, al pari dei popoli rinvigoriti dal clima semi-tropicale (Schaelfle) della massima capacità di acclimatazione e di adattamento, sotto la potente pressione degli avvenimenti della storia, dei fattori sociali, si trasformò in un popolo commerciante. Cattaneo enumera ed esamina partitamente, con quella precisione e quella dottrina che tanto lo distinguono fra i pensatori pii1 eminenti d'Europa, tutte le così dette interdizioni legali, che proibirono, nel modo più brutale ed assoluto, agli Ebrei di possedere beni immobili; non che gli effetti economici delle interdizioni della possidenza sulla popolazione, sul carattere, sulla morale di quel popolo, per dimostrare che « quando pensiamo che la stirpe israelitica fu per. un migliaio d'anni forzatamente tenuta nella necessità di studiare un impiego mercantile ai propri capitali, non solo non abbiamo ragione di stupirci delle sue ingenti ricchezze, ma dobbiamo piuttosto meravigliarci che non siano maggiori » ( Op. cit. vol. IV, pag. 74) (2). t. stata dunque la legislazione autoritaria dei popoli così detti cristiani che ha trasformato social- (I) Cattaneo. Op. c,t. ool. I V pag. 45 cnJ. Tacito sto,•ia l. V. 13. (2) Non posso, per amore di brevità, che accennare ai fottori sociali, i quali influirono a trasformare le attitudini d'Israele. Chi ha vaghezza di penetrare addentro alla questione può sludial'e, o'trc l'opera del Cattaneo, la Sacioloaia C,•iminale del D,·. Nopolconc CoJajanni, voi. li, cap. V, in cui la qucst.ionc della razza é ampin111cnte e dottamente ùi:scussa ùal punto di vista dei ,1101.l<:wni e più recenti studi di antropologia scientifica. mente, psicologicamente l'antico pastore, l'antico agricoltore ebreo in usuraio, in commerciante, in banchiere. E dopo aver col nostro diritto civile o canonico costretto l'ebreo a diventar quello che ò attualmente, abbiamo il triste coraggio di accusarlo, di perseguitarlo come usuraio! Dal punto di vista etnico-fisiologico il Giudeo non è il prodotto della razza, del suolo, del clima e dell'ambiente. Il Figuier osserva che i Giudei e in un senso più esatto e generale gli Ebrei, finiscono col prendere più o meno i caratteri delle nazioni in mezzo alle quali si sono fermati a lungo. « Sotto la sola influenza delle circostanze esterne e del genere di vita, scrive egli, il contatto dei popoli in mezzo a cui vivono, alterò a poco a poco il loro tipo nazionale. Nei paesi settentrionali d'Europa gli Ebrei hanno la pelle bianca, gli occhi azzurri ed i capelli biondi. In alcune parti della Germania se ne vedono con la barba rossa, in Portogallo sono bruni. Nelle parti dell'India ove sono stabiliti da molto tempo, vale a dire nella provincia di Cochin sulla costa del Malabar sono neri e tanto rassomiglianti, nel colorito, agli indigeni ché talvolta è difficile il distinguerli dagli Indù. » (1). Dal punto di vista della p8icologia sociale il Giu deo è il prodotto della storia. Due fattori princip.ali hanno dato ad Israele, sotto tutte le latitudini, un carattere speciale: l'isolamento secolare e il rituale tradizionale le nostre leggi e le sue, i nostri canonisti e i suoi rabbini, quelli murandolo entro il ghetto, questi murandolo entro il Tamucl. In tal modo il giudeo moderno è il prodotto delle leggi o delle influenze esterne nonché delle sue osservanze rituali, del suo culto religioso. Il Renan, che tanta influenza attribuisce alle razze, è costretto a riconoscere che esso è il prodotto di una tradizione, o come energicamente si esprime James Darmesteter: il giudeo è un'opera dello spirito più che della carne. La Bibbia, il Talmud, la Sinagoga, ecco i diversi crogiuoli entro i quali l'anima e la mente del giudeo sono state modellate. Il ghetto e la nostra legislazione ostile hanno costretto Israele ad entrare nel mondo tenebroso della banca, della borsa, dell'usura, mondo in cui il giudeo ha messo in moto tutte le sue energie, il su-o vigore e le sue ricche attitudini tanto complesso e flessibili. Queste nuove abitudini commerciali tanto in oppoposizione colle primi ti ve abitudini agricole, non possono giammai considerarsi come il prodotto del genio pnrticolaro della loro razza. (I) Le Rane Umane.
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