il Potere - anno II - n. 1 - gennaio 1971

Gennaio 1971 il POTERE !!lli!llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll~llllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll - GENOVA RE GIONE Occorre la trasformazione della rete stradale ligure Per lo sviluppo dell'entroterra RETICOLO DEI.LA . \ IIA.IIUTA'PRIHCIPAll t>t°t~EH~i?= S~~~J,._AERl\llERA SONO INDICATESCHEMATICAMENnPERDllITTTRICt SCAI.A 1 : 200.000 J L pur lento avvio dell'ent~- region_e consente di guardare con pm ott1m1- smo a talune iniziative che solo qual– che anno fa sembrava impossibile realizzare. Fra le tante, una dovrebbe acquisire importanza fondamentale pe_r assicurare la rinascita dell'entroterra li– gure e, di conseguenza, offrire una più consistente possibilità di salvaguardare caratteristiche ambientali, storiche e cul– turali di un'area il cui deterioramento si sta oggi mostrando cos) rapi~o da farne prevedere - se fati! nuovi no~ interverranno - un completo decadi– mento ed abbandono. Si tratta di dar corpo ad un piano orga~ico .~i s_is!e– mazione della rete della vl8b1lita d1 in– teresse regionale che l'articolo 117 del– la Costituzione attribuisce come compe– tenza al nuovo ente. Sua caratteristica di fondo dovrebbe essere il passaggio dall'attuale _schema « a pettine», della viabilità rrmc1pale ligure, ad uno schema « a ~et1~olo » _m grado di coprire l'intero temtor10 reg10- nale con la base inferiore rappresenta– ta d~lla via Aurelia e quella superiore da realizzare grosso modo ad una tren– tina di chilometri in parallelo alla co– sta. Il tutto, ovviamente saldato ?Ila re– te di collegamento extra regionale. Lo schema « a pettine » della attuale viabilità ligure, costituito dall'a~se co– stiero e dalle grandi direttrici d1 pene– trazione verso il nord, è, insieme, _con– seguenza e causa della_profonda d1~pa– rità esistente fra la fascia costiera e 1 e?– troterra: conseguenza di una or~graf1a difficile, causa di un mancato _sviluppo di cui le strade sono premessa md1spen– sabile. D'altro canto, lo sviluppo regionale non può prescindere da una concreta integrazione fra l'entrot_erra e la (asci~ costiera, e qualunque piano che_s1 b~s1 su insediamenti produttivi medi o pic– coli, che utilizzino le zone vallive. all'in– terno della regione, non può prescindere da un sistema viario che colleghi que– ste zone con i maggiori centri regionali. Ma è, soprattutto, la valorizzazione tu– ristica dell'entroterra, intesa come stru– mento essenziale per porre un freno. al– l'esodo delle popolazioni, che abbiso– gna di un sistema viario del tipo « a reticolo » di cui si è detto. In passato, anche per motivi politici ed elettoralistici, le zone dell'entroterra lontane dalle grandi direttrici sono sta– te collegate - senza tener conto di al– cuna strategia di fondo - mediante strade secondarie direttamente conver– genti sulla costa o sulle aste ve'.ticali della viabilità maggiore, venendo m tal modo a costituire, in luogo di strumenti capaci di frenare l'esodo dalle campa– gne e dalla montagna, delle vere e pr<?– prie linee drenanti verso I centri urbam. L'alternativa è, dunque, la realizza– zione di un reticolo regionale di viabi– lità che dia la possibilità di collega– menti polidirezionali ad ogni zona del– l'entroterra, integrando un sistema via- ILLUOGOTENENTE O' INVERNO Cattanei, dopo aver affronta[o il recence congresso nella lista . dz Ta– viani, ~ stato e/etio segr_etano pro– vinciale dc con una maggroranza sen– za limitazioni a destra, il cui 111:'cleo è costituito dai killer del re . di. Ba: vari. Gli scelbiani e i fanfama,~z gli fanno ala: è difficile star fuori del nido, quando è graziosam~nte offer: to, anche se si pretende di essere dt un'altra covata. Faccin « basista» di complemento, dice eh~ vuol star fuori ma poi ri– mane dentro. Cattanei si è ulteriormente incap– sulato nel ruolo luogotenenziale: la via della successione indolore è di– venuta la sua strategia. In fondo, il ruolo unanimitario è scelto da chi è insicuro. Ma cosa teme il presidente dell'antimafia? In questo deserto, ~1a davanti una lunga strada; auguria– mo a lui e a noi che non sia una lunga linea grigia. Anche gli uomini di Massimino so– no tranquilli" nello stallo del potere: tutto si ottiene con l'organizzazione in affitto. . . Gli amici della nostra riv1sta, pre– senti nel comitato provinciale dc, con il gruppo di Sinistra 70, opereranno affinché la Dc. rifiuti di rid~rsi _al ruolo di tranquillo supporto dei varia– bili interessi d'un aspirante leader, ritrovi il gusto e la capacità del di– battito e delle scelte politiche, si sot: tragga alle oligarchie, sia capace di spostare verso il basso il baricentro del potere economico e politico. L'e– sigenza di un rapporto con la req.l– tà giovanile, con il mondo operaio, con le forze sociali in mov~mef?IO,_è così evidente che porrà znev!tabll– mente al nostro fianco coloro che hanno un minimo di « strategia del– l'attenzione•· bibliotecaginobianco rio oggi di fatto impostato in funzione della sola fascia costiera. Esso verrebbe ad avere i propri vertici meridionali nei principali centri costieri e quelli setten– trionali sopra una direttrice longitudi– nale est-ovest di cui da tempo si è co– minciato a parlare. Questa strada, pro– posta in un convegno alcuni anni or sono, venne accolta fra ]e indicazioni programmatiche del Crpe ligure che, nel piano di sviluppo economico regio– nale, al capitolo quarto, paragrafo 2, dice testualmente: « la pronta attuazio– ne di taluni progetti di viabilità ordina– ria, considerando come elementi di ba– se i trafori colleganti valli contigue, po– trà (... ) costituire elemento propulsivo di sviluppo economico delle zone valli– ve interne della regione che può acqui– sire, attraverso ulteriori opportuni col– legamenti ed ammodernamenti, un'asse di viabilità ordinaria interna che unisca gli estremi lembi regionali ». Già nel luglio del I968, l'amministra– zione provinciale di Genova, per bocca dell'allora assessore ai lavori pubblici Di Pasqua, dichiarava di porre il cri– terio della trasformazione a reticolo del la viabilità ligure, previa realizzazione della strada di collegamento superiore (che nel contempo era andata assumen do la denominazione non casuale di « strada delle valli liguri ») come scel ta per la propria politica nel settore Un impegno anzitutto di carattere pro mozionale, in attesa che se ne potesse occupare l'ente regione e porlo alla ba se della propria azione in questo cam po. E' un'ipotesi indubbiamente di am pio respiro. La realizzazione nel giro di otto-dieci anni della « strada delle val li » con un intervento preordinato e pro– grammato lungo una direttrice già chia ramente identificabile fra Aulla, alla confluenza del traffico proveniente dal l'Emilia, e Breil al confine francese consentirebbe di rendere continua per circa 340 km una strada della quale fra tratti provinciali e statali, esistono oggi circa 240 km in larga parte da ammodernare, mentre gli altri sessanta dovrebbero essere costruiti ex novo con varianti e trafori. Molti centri abitati di rilevante importanza ed una quindi– cina di valli verrebbero collegate in tutto o in parte dal suo percorso: Ma gra, Vara, Sturla, Aveto, Trebbia, Scri– via, Lemme, Stura, Alto Orba, Bormida Arroscia, Nervia e Roja. Gli studi sono stati effettuati soltan to di larga massima e sono possibili al– cune varianti di non poco rilievo. An che l'oltre Appennino alle spalle di Ge nova verrebbe collegato e, dovendo es– so diventare un'area strategica per lo sviluppo del capoluogo ligure, non può sfuggire l'importanza d'una tale opera Un impegno di ampio respiro, dun– que, che abbisogna fin d'ora di una ra zionale impostazione. Trattandosi di una opera di cui 1'80% in qualche modo esi– ste ed è soltanto da ammodernare, an che se il rimanente 20% avrà certa mente un costo piuttosto elevato, la spesa da sostenere non potrà costituire una seria remora se la si rapporterà alle prospettive che verranno aperte per lo sviluppo dell'entroterra regionale. Si dovrà però concentrare su di essa la spesa che oggi viene mediamente ef– fettuata ogni anno in modo disorganico e, comunque, senza una precis~ scelta strategica, lungo le strade statali e pro– vinciali della regione. Alla rete autostradale resterà certa– mente affidato il collegamento veloce ed extra regionale: riteniamo però che senza un adeguato sviluppo ed una tra– sformazione dello schema della rete stra– dale regionale non sia pensabile un or– dinato sviluppo della Liguria. Quello proposto è perciò un discorso che ha come prospettiva il conseguimento di fondamentali traguardi di sviluppo so– ciale e di crescita civile non solo del– l'entroterra ma della intera regione, og– gi depressa da gravi squilibri. Mentre qualche cosa comincia a muo– versi a livello di istituzioni, occorre far fronte a questa realtà con lungimiranza e con idee capaci di incidere. Ugo Signorini pag. 3 La cortedei miracoli p ARIGI, gennaio 1971: Corte dei Miracoli. Poveri straccio– ni, vestiti di panni multicolori, si aggirano sui marciapiedi sgreto– lati dalla recente alluvione, get– tando occhiate fameliche alle ve– trine dei radi venditori di com– mestibili. Attraversano gli acciot– tolati sconnessi, evitando per pu– ro miracolo le carrozze dorate dei ricchi che corrono senza fare gran caso a chi resta sotto le ruote. Ovunque tristezza e mise– ria. Ed ecco, furtivo, un uomo com– pare da un antro oscuro, è un tipo tozzo, lo sguardo attonito: è Jeannot, un ex galeotto (ha il cranio rasato) che, con mossa furtiva afferra un filone di pane dalla vetrina d'un fornaio e fug– ge, fugge, col cuore in gola, giù per i vicoli. Ha fame, ha quattro figli. Non guadagna un becco di un quattrino. C'è Serge, « le beau Serge», ex architetto (disegnava le strade di Parigi ma ora è caduto in disgra– zia presso Luigi XIV per i suoi rapporti con la perfida Albione), che copre l'incipiente calvizie con un parrucchino biondo, che arri– va trafelato con un pezzo di cacio nascosto sotto la casacca un tem– po finissima. E Paul, « le gros Paul », già cantiniere, con le ba– sette d'argento, che arriva con il borgogna mendicato presso i Car– melitani scalzi! Per non parlare di Augustin, (nome cristiano di un tunisino Ben Bella, portato in Francia dal visconte di Brage– /onne) che osserva tutti con lo sguardo malinconico e mette nel piatto comune un pugno di dat– teri. E poi - ah la nobiltà decadu– ta! - George, il marchese, dise- redato e abbandonato! Arrostisce fette di pane secco usando per spiedo la spada degli avi. E « le Bionde » avvocato, membro degl Stati Generali guarda tutti con i ciglio asciutto di chi non ha più lacrime. Nella piazzetta buia, s ode un rumore di passi, poi un fischio. Da un androne, scaccian dosi le ragnatele dagli occhi arri va il campanaro Quasimario per raccogliere gli avanzi. Ma chi s nasconde sotto quel nome ? Gli altri mormorano: pare che fosse un medico, caduto in disgrazia a corte perché i suoi figli si ribel /arano all'Arcivescovo di Parigi Al/' improvviso, con un ghigno satanico, arriva il Re della Corte dei Miracoli: Emi/e. Ha radi ca pelli grigi, il volto da frate cer catare. Conduce per mano il pie colo François che chiama scher zosamente « Lieutenent »: sarà lui un giorno, il Re della Corte. La Corte più povera e bizzarra del mondo: i Parigini, che non sono poi cattivi e indifferenti vorrebbero che tanta povertà scomparisse dalla faccia della ter– ra. Sul loro giornale « Le Siècle d'Or » hanno letto quanto poco possono guadagnare in un anno questi poveri padri di famiglia. Tanto che Co/ber/, il terribile Col– bert, li ha esentati dal pagamento delle gabelle. Non è molto, ma è pur sempre qualcosa. Pensate « le petit Char– les » il finanziere che guadagna ormai pochi luigi all'anno è co– stretto a mantenere la famiglia con il gioco delle « tre tavolette nelle piazze di Saint Germain des Prés, sotto l'acqua, la neve e con il rischio dei gendarmi. La sua, è la vicenda più patetica. Paolino e Bagnino . ..I CoME il pagu~o_bernardo e l'at- tinia - cosi insegnano 1 ma– nuali di storia naturale - Paoli– no e Dagnino i due super-presi– denti trascorrono la vita in sim– biosi. Pranzi, cerimonie, inaugu– razioni, battesimi e funerali sono occasioni ideali per stare gomito a gomito (per alzarlo, natural– mente}, mentre i due valletti del– la regione, il democristiano Torre e il laico Marcenaro, alzano con– tro il cielo aquile consolari. Di fronte a loro il mar Ligure in– crespato, rumoreggia: Mare No– strwn, pensano e ci bevono su. Insomma sono la nostra aquila bicipite, o Giano bifronte se pre– ferite. Jules e Jim per chi ama la « nouvelle vague ». I maligni, che sono sempre i più numerosi, affermano che più che d'amore si tratta d'un mar– camento « a uomo ». Non avendo entrambi i superpresidenti la classe dell'attaccante, esaltano le proprie virtù difensive: sono due stopper. Viva il catenaccio. L'importante è evitare che Pao– lino, che è il più ambizioso dei due consoli, esageri nelle· assun– zioni. Si sa che son.o in molti gli amici della « famiglia », si sa che gli obblighi in materia elettorale si devono mantenere, ma il Pao– lino senza dubbio esagera: le ra– gazze perché sono carine (oh quante mini in via Mura di S. Chiara!), i giovanotti perché so– no in gamba, i vecchi perché par– lano di Calda, Canepa e Chiesa. Dagnino che ama, come tutti sanno, il jazz, voleva assumere Amstrong perché suonasse la tromba per ricevere gli ospiti. Paolino si sarebbe accontentato dei flauti della croce verde di Se– stri. E così, cammin facendo, dopo aver calpestato le istanze e gli strilli dell'ingegner Ferrari che voleva assumere Rubinstein, o per lo meno Benedetti Miche/an– geli, non se n'è fatto niente, an– che per via del veto della signora Lanfranco, sovraintendente del Carlo Felice. La bella amicizia non s'incrina per piccoli incidenti: del resto, entrambi i superpresidenti erano compagni di scuola al liceo Daria. Il loro vecchio professore di la– tino li ricorda ancora nell'ultimo banco, aggrondati e pensosi (for– se ripetenti) gomito a gomito : « Eh, sì, somarelli, somarelli balbetta il vegliardo - ma "pro captu lectoris habent sua fata li– belli"». Adesso, con il trasferimento da parte degli uffici in via Varese (forse per allontanare qualche as– sessore dagli influssi nefasti) i due resteranno soli in via Mura di Santa Chiara. Li vediamo già, a braccetto, salire le scalette che portano in Carignano. I due, qua– li colombe dal disio chiamate (ma chi li ha chiamai i?) canta– no: « Munasterio 'e Santa Chiara, tiengo o core scuro, scuro ... » ec– cetera. Architetti e urbanisti stan– no studiando un ufficio a due piazze, perché i due possano con– tinuare il « mènage ». Tra corte– sie e reciproci controlli, non si farà naturalmente nulla. Né man– cheranno i regali: Paolino, a Na– tale, regalerà a Dagnino una par– rucca da giudice inglese (simbo– lo dell'autorità) e Dagnino farà trovare all'amico, sotto l'albero, un sommelier fasciato nel cello– phane. Bébert

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