La Nuova Europa - anno II - n.3 - 25 gennaio 1945

--s------ ...... --------------- ------------------ 21 genn.1945 QUALCOSA TEMPO RITROVATO Gli • aranci poli. La lenta curva arborata di V'la Vft-. torio veneto, con quegli alberghi di zus- so la cupoletta dell'Excelsior, le aiole, m{"uwolor-i, u movimento cosmopolita, tut.to quell'insieme scintillante e bana•. le, s~ete dove mi dirige? A Ouchy. Bi poco importa che ai due sbocchi, inve.• ce del lago di Ginevra e della collina di Losanna, ci siano la romanissima piazza Barberini e la romanissima Por• ta pinciana. La vagabonda immagina• E' ACCADUTO di Veuillot L 'ATTEGGIAMENTO da postero è comunissimo nei critici del tempo presente. Anzi. a ben pensarci, questa curiosa posizione mentale nac· que molto prima che il ventennio en· trasse neBa sua crisi definitiva; profeti e giudici non mancarono mai in questi ultimi anni; molti consideravano, nel– l'agile immaginazione, con troppo rapi· · da speranza, concluso il periodo ed esauriti \ motivi che l'avevano gene· ;rato. Per costoro. la triste vicenda era ar· rivata all'epilogo, quando ancora gU at· tori principali del dramma erano tutti sulla seena e ripeteva~o. con la me– desima voce, le parole che avevano tante volte pronunziato. Per gente di mente sottile, quella ripetizione di gesti e di pensieri che non muta· vano, erano indizio sicuro di esauri– mento vitale; si trattava di automati· smo fisico e mentale di sopravvissuti çhe si ostinavano a r€'Citare ad una platea da cui g.li spettatori erano fug- giU., . Infùrlava la guerra, l'Europa e l'Ita– lia in modo particolare, erano nella i.norsa della strage; eppure nessuno si rassegnava a pensare ehe 1 terribili eventi non fossero che gli ultimi mo– vimenti di una macchina mostruosa af fidata alla cieca potenza dell'inerzia. Di qui Ja volontà di sottrarsi agli avvenl· menti e la duplice proiezione nel pas– sato e nel futuro remoto, lasciando da parte il presente come zona di ombra, priva di particolare interesse per la meditazione; oppure il tentativo di rac– e<>ròocon gli anni immediatamente pre– ~edenti la dittatura ritenuti simili per ~aratter1 e sostanza e quelli venturi. !Atteggiamento stoico come tono etico; negazione dello svolgimento come post• :zione mentale. La repugnanza morale per il fasci· mno era spontanea nelle generazioni già fprmate prima del '22, lenta, trava– glia4', dolorosa per l giovani o per glt aòolescenti che trascorsero tutto n lor.> ~empo migliore nel ventennio. Questi ult1mi, parlo dei pochi che si sono sal· .vati, gjugono a riva, a piccoli gruppi, palpitanti ~r l'affanno della traversata. L'atteggiamento da postero è in loro mene frequente; rara, se non assente, fa possibmtà di sopprimere dall'anima gli avvenjmenti per farne oggetto di ~editazione serena. Troppo debole e lontano il ricordo di ~ma wta mentale libera- perchè possa sostenere il peso di una congium:1one ~on il futuro sperato o immaginato. Per (oro non è facile operazione re('idere ll recente passato. Nella lotta ingaggia• ~ nel chiuso della loro coscienza, il ferito sorgere della luce, tra le tenebre di tanti errori, il suo affermarsi e il :mo scomparire, sono i momenti della ~ro storia intima; la loro vita stessa. Nç>n possono sopprimerla senza morire; e f-0rse non potranno vivere senza amar· Ila di un doloroso amore. Non sjamo disposti a credere che est– !;fa una differenza netta o facilmente <lefinibne tra le varie generazioni con– ~lventi in un periodo; certo, la catena o.elle reciproche influenze, le differenze di temperamento, la varietà degli svi– !luppi mentali rendono troppo difficile e forse inutile \I compito. Eppure un /tono intimo comune esiste, nei giovani vissuti durante il fascismo, che li dif– ferenzia dagli uomini che li precedet· lero e studiarono gli stessi problemi, si formarono sugli stessi testi. Ji'u diverso l'animo con cui furono iietti quei libri, diverso i1 terreno sul quale le stesse parole caddero, diverse le piante che se ne generarono. Naturalmente questo è sempre acca– outo; è inerente alla necessaria dialet– itica, alla forma stessa della coscienza. Ma 1n un periodo cosi eccezionale per la storia di un paese, Ja differenza ine– vitabile si presenta spesso con carat· ltere di frattura: e dà a un gruppo di uomini una riconoscibile fisonomia. g Diffi<:ilel'indagine di queste differen– ze, domani; impos ibile in questo mo– mento. I critici deJ ventennjo, in quest-a sparsa, varia, i1'1telligente e vana ana• Usi che pure si viene compiendo, offro– no, certamente, elementi spesso interes– santi per l'abbozzo. ma nulla che valga ;veramente per un corretto ed evidente ritratto. 11 tentativo di vedere prospet– (Ucamente i fatti, può avere qualche speranza di concreti risultati; impossi· bile o disperata l'impresa di cogliere le sottili reazioni del]e anime. Quando ci si rassegnerà a pensare the il fascismo non è semplice fenome– no di sopraffazione di una classe sul– i'altra, o amaro frutto di una dittatura personale appoggiata all'orientamento reazionario della monarchia, o jmperia• i:smp !~ J:i.tardQ e in ~optrasto con il pacifismo teorico del resto del mon– do, ma tutte queste cose insieme, con l'aggiunta, e non è piccola aggmnta, delJa passività, debolezza della rina– scente ipocrisia e doppiezza gesuiUca, dell'amore del vistoso, del coreografico, di gran parte del popolo, si vedrà più distintamente la difficoltà dell'analisi. Di fronte a questa nuda elencazlone di alcuni dei più certi motivi del fasci– smo è per lo meno strana, tanto per uscire dal generico, l'affermazione di alcuni critici letterari che sia posslb1le dividere in due campi nettamente di– stinti una letteratura fascista da un'al· tra antifascista o comunque estranea all'indirjzzo po1Wco-estetico dominante. 11 torto fondamentale di una simile di· ltinzione risiede nel considerare come letteratura quella encor11iastica, celebra– tiva o quella vacua e formalistica che tenne più lungamente il campo durante H ventennio. Quei Ubri nati per esal· tare i fasti del regime o quelle inutm esercitazioni di bello scrivere, raccol– te nelle edizioncine « sibi suls » non so– no letteratura. Sono cattive- azioni o semplici virtuosjsmi simulanti una vita intima inesistente. · Rimane l'altra letteratur-~. quella ve– ra, scarsissima messe, che domani non avrà, come l'altra, solo valore per la storia del costume ma anche per 1a storia dello spirito italiano. Ebbene, an– che questa letteratura rientra nel tem· po fascista. Il fascismo è stato un'atmosfera in cui tutti gli italiani sono vissuti; c'è stato nell'esteriore e nell'interno di cia– scuno una sorta di contrapposizione dia– letti.ca in cui uno dei termini era ine– vitabilmente H fascismo; perciò, anche se l'aspirazione alJa libertà intima ri– maneva fermissima in molti, pure CO· storo non potevano sottrarsi all'influen– za dell'ambiepte che portava cosi pro· fonde modificazioni nelle anime altrui. La libertà non è un fatto individuale come si pensa ordinariamente; non ~ possibile vivere liberi in un mondo d1 schiavi. Quella forma di. libertà che sembra fnviolatlle altare nel profondo della co· scienza è una povera dolorosa libertà che paga il suo ipocrita tributo agR «~dola» dominanti nel tempo. E' stato detto tn quesH ultimi tempi da alcuni critici del ventennio che gli scrittorl italiani hanno fatto piccole o m~r.lmc concessioni a]]a tirannta per preservare la maggior parte, quella essenziale, del loro mondo interiore. La cosa è vera In se ed è certamente lodevole come at· teg.g;amento etièo; ma non è altrettanto vero che all'intenzione sia seguito l'ef· fettivo preservar9i. del meglio della co- scienza. ., Correva anni fa nelle conversaz1oni private di scrittori il raffronto con un altro tl':stissimo pe1todo della nostra storia passata e il seicento controrifor· mato si presentava fac;Jmente alla me· oria col suo tetro colorito che tutti p rtavano dentro come I mp:;-essioneero· matica p,:ù semplice nata da lontane letture, e dal lavoro che la fantasia compie anche sui contenuH della mente che dovrebbero essere puramente con· cettuali. Si tratta di· una prima opera· ~ione mentale da cri nascono po~ anche solo per sommaI":a rifless\one, i primi elementi di o-iudizio. Cosi da questo fondo nero t.1 profilavano fra il dilaga– re dell'ipocr:sia, del vano fasto formale di Marlno e dei marinisti e dell'ortodos· sia gesuitica alcune figure èl letterati che s>i ergevano fieramente sulJa scia– gurata doppiezza del secolo n c;1 mostra· re la possibilità di mantenersi l'beri tn. la folla dei cortigian:. dd confor· misti e degJi schiavi. I nomi di Campa– nella, dl Tassor.t, ò' Boccdlini si presen· tavano agevolmente alla memoria e pa· reva che questi nobili sp:riti avessero saputo in circostanze simili alle nostre cr:nsnvare la loro indipendenza 1nUn~a e staccarsi nettamente dalJe idee e dal costume dominanti nel tempo. Il nome zione Le ha eliminate, corne ai Fioren• Q UAND'ERO studente di liceo an· tini aveva eliminato niente meno che davo •qualche volta in casa d'un la cuvola di San Pietro. Una volta m• mio compagno' che abitava al pa· è perfino accaduto, attraversando ,n lazzo Doria-Pamphili in piazza Navo· una notte di lwna piazza Cavour, di r(• na, aU'ultim-0 piano. Da un finestrone che rispondeva sttJla p-iazza, alto su tre vedere il portale maraviglioso della o quattro gradini, si aveva una vista cattedraie di Chartres nelle sovracca 1 superba: cu,pole, campanili, fastigi di riche arçate del Palazzo di Giustizia. p'1lazzi, altane, c-omignoli, tetti e tetta- Era una stregoneria lunare. e Huys• reUi: nulla di a>iù romano. Ma il mio · mans mi perdoni se ci sono caduto! compagno, che era un gran divoratore Queste associazioni <fidee son cosi di ~-~m~nzi ~i Zol~, fac~va di tuft~ per vaghe e .rnttiU, certe volle, che auan• da1~i l i!lusi~ne·d esse 7 e a_ Pa_rioi. A~- do si vuol ripigliarle non se ne viene ven1va in lui, per un sortilegio d'ordi- . . . . .. ne. letterario, una vera e propria me- ~ C~'f!'O· F_orse è il vazv_zeni ~ffm ~sttco, tempsicosi. « Guarda là gl'Invalidi, mi Z ~tilizzazwne c-ommercwle d og_ni spa_• diceva indicandomi una cupola che po- zio nelle case nuove dit zecca, il bruu• teva esser quella di Sant'Agostino o chio d'impiegati e di commessi che si, quella di San Luigi dei francesi - ed intravede d1etro le vetrate dei mezza• ecco qua la Sorbona», continuava (Ji· nini, la rrwltitudine delle agenzie Jo-r– randosi verso. il capriccio b~ry-~inia· se è la curva della strada in di;cesa. no deU~ Sapienza. A me, iniziato al taozia,a con l'audacia urbanistica di chi cuUo di .Roma barocca dalla recente . . . · . lettura del Riacere, quei ribattezza· ~ira al sooo e al risparmio di. tempo:. menti ncn andavan giù, e rimbeccavo a fatto è c!7-eq1!'°nào sono in v_i,aReal,• l'amico non senza q·uakhe malumor~. na Elena io mi sento moUo piu a Ge• L'esperienza della vita, che mi ha in• nova che a Roma. Ma perchè mi sento segnato la longanimità in tantè altre a Napoli quando salgo quella malinco– cos~, mi ha r_eso_ tollerant~ amche ver- nica vi-0 dei Giardini che si arrampica so ~l punto di vist~ del m10 .c<Yr!'-pagno a destra del Traforo e raggiunge via zt?liano, qlf,9ndo mi accade di ripensar• Venti Settembre incontro a San Carli– ci. Non oia che quella sua metempsi- , Q z . t • ·u · , · · cosi urbanistica mi arppaia oggi meno no.. ~a e P?ous i~na_car>_ianta di sen• arbitraria e in certo modo sacrilega. s~i?nz e di_ pensieri mi conduce alla Ma, insomma, è accaduto e accade an• citta delle_ sirene e del~e acquafrescaie? che a me, trovandomi in questo O in Questa via che sale mcassata tra la quel p11,ntodeUa vecchia o della nuova diffidente e inaccessibile fiancata de~ Roma, di sentirmi qualche volta corne Palazzo reale a destra e una squallida trasp<!rtato_ aUrov~. iyon ~ar?o, s'inten- fila di case e casette a ~inistra non ha de, <!,i _quei _quartze1"lnov_1ssmii che si nulla dell' aJ,leorezza napoletana nulla somioliano in tutte le citt4. Parlo dt h 1 · , ' luoghi definitivamente incorporati a e e . acc1a sospettare un a'l!ertura sulla Rorna. Che cos'è che in certt angoli di marina. Se q_uest_a è Napoli, è la Napol,i Trastevere, di Borg-0 di Ponte O di Pa- di certe salite interne, di certe « im· rione sfuggiti per miracolo alla manìa brecciate», dove il mare non si vede e ,. · demolitrice degli edvli barbari o a quct· àl s.ole s'intravede appena. A un certo la ~estaurat1~ce degli edili pedanti, che punto, quasi al sommo dell'erta, da un– cos è -eh~ n;i fa p~sa1:e a Vtterbo o cortiletto o giardinetto pensile, cupo ad Orvieto._ Son_o, e:1Jidef!temente, le come un 'f)Qzzo, s'affacciano due aranci sagome med1evali o rinascimentali non h t bb h alt_erate dai così detti s<;zpienti restauri; e e__ po re . ero es~~r_anc e due m!la~ è il colore delle vecchie pietre senza la Qoli, maori e avviliti. Ma son.o ~osi po- , falsatura deoli effetti di pittoresco per• co ~poletant che m.olto probq,bilmen{e petra,ti da quegU, ahillnè, oeniali ristuc• Veuillot allude a l<>'ronel suo Parfum rotori. A ouardare il Tevere da San de Rome, là dove dice ai preferire la Giovari:nv dei Fiorentini e' è quasi da poetica tranquillità della Rema papale scambiarlo. con l~Arno, tanto è poter_i,te alla rl'Ulgnifi,cenza della Parigi di Napo- la ~1.fggest1_one dz qiuel -pqlazzo S(!lvzati leone III e d4 Haussrnann: « Il Boule-· ·· dove ora 1~ collegio mz~itare, edificato varo de Sébastonol è splendido ma nei da un architetto fi,orentmo per un car· . . . . ' dina le fiorentino,' e il prospetto cuspi· dinto, ni ~i ~ onte Cavallo, sulle stra• . dato dell'Ospedale di Santo Spirito, a·nc dette_ s,oliarie ~ tort_uose, pendono f ch'esso d'un fiorentino, è lì a due pass'i frutti doro dell arancio•· A quel tem• per operare nello stesso sen. <w ~ulla po, prima delle speculazioni edilizie in· mia fa:ntasia. A piazza Vittorio Ema· traprese dai «buzzurri», di aranci ce n-z':elesono _quei palazz~ni porticati che ne saranno stati molti altri da quelle mi fanno rnvedere Tonno (non la bella pa:rti. Ma questi due superstiti a me Torino settecentesc': .del centro, ma piace chiamarli, a torto o a ragione, quella ottocentesca di ~U:zza dello Stat1f· gU aranci di Veui.liot. Ed è così che toj. Qua'f!dO salgo o '.zdzsc,endo per via uno scrittore francese riconduce me Giovanni La,nza, la v1sta duna casa che - d Napoli a Roma ad ogni piano ha una serie <li balcon- romano a · crni mi richiama invincibilmente a Na• PIETRO PAOLO TROMPEO Il Tasson: sc1lv<!le« Filippiche» con– tro gli Spagnuot ma anche la risposta al Soccino. 11 Manifestò sulle sue rela· zioni con casa Savoia e il suo episto· la1to sono un capolavoro d•i cortig:ane· ria, sarcasmo e rabbia repressa. Un temperamentù violento come 11 suo è costretto a rcpf1gnanti blandizie, ad una ipocris:a scopertiss-:ma che trnc...lsce ad ogni pagina una vita di penosa dop· piezza. Il Boccalini de.I « Rngguaglii » e della « Pietra del Paragone poMico » de' Cbmmentari è pieno di contractdi· zioni dovute r.erto, Ln grande parte, al· la mancanza di coerenza insita nel pen· siero stesso, ma anche alla necess;tà di navigare prudentemente nelle acque !m,jdiose del suo temp<>. loro Javori erano costrettì a rifer;rs,f al tempo presente lo facevano per allu· sioni comprensibi~l appena alJa cerchia degli esperti, espresse con termini che via via venivano acquistando valore òl gergo. Il fascismo diventava « l'attivi· smo ~rrazi:onalista », « la reazione 1tcor-. rente », « il fanatisrnò irreligioso». Altri, gli stor i(l specialmente, scopri'~ vano, spesso con rabb:oso acume, so– m\glia'nze analogie con situazioni affin~ del passato e le caricavano del lorQ odo deviato dal suo naturale obiettivo. Forse qualcuno &i è sottratto a questa triste necessità? Può darsi; ma questo non muta le linee generali •del quadro. di Campanella specialmente, v,:ssuto Chi della giovane generazione tentb quasi trent'anni nelle segrete degli er· durante il fascismo di esp1tmersi se– gastoli vicereali, poteva apparire esem· condo la sua vera ispirazione lo fece pJare e ri.seattare n suo secolo dalle a suo danno. La prudenza dovè gu}dar· colpe di cui Ef era venuto macchiando. gli necessariamente la mano, ponendo Eppure Campanella e gli altri. ebbero, limiti alla Etncerità intera dell'espres– chi più, chi meno, questa consapevo· sione, compromettendo così. irrimedia· lezza, questo vigoroso desider:.o di mo· b:.lmente il valore dell'opera. F,ummo malati d\ tristezza e dl ipo– crlEI a. Ora. tornati. liberi, sentiamo che v nt'ani1i dl vHa ci ·sono stati frodatii òalJa sorte. C'è chi, ingiustamente po· treb'be cotrSigharct di scr;ver·e ora i li· bri non scritti a11ora; come se fosse possibile 1·1mettere insieme i brani cìl pelle lasc~ati sui rovi del lungo cam, mino per 1lfarne creatura viva. I no·. stri stati d'animo sono irrevocabili co• me irrevocabili sono le fantasie di al– lora, quelle che nacquero o appena spuntarono .nelJa nostra mente glo".a· ne. Altro ri tJno nel sangue; altra espe• rienza e tutti i sedimenti a.mari di quel dolore lontano che abbi.amo patito per. tanti anni nel tenta avo di salvare l'a~ nima. dìficare ll tr;sto costume del tempo; ma Nè le altre opere che alcuni sc!'is– non si salvaròno. Pur distinguendoli sero in seguito e che erano fuori del dagli altri per questa eroica lotta con tempo, sono esenti da questl limiti im· cui difesHo -la loro libertà di pen.:I ero, posti dalla Hrann:a capillare del regi· ci accorgiamo, a più attento esame, che me. E, se non in altri più. chiari ele· la Jcro opera porta innegabili i segn1 menu, la sua presenza 51 p,uò più sot· delle dolorose circostanze in cui furon tilmente ricercare ne,i toni patetici. no· scritte. stalgici, nelJ'amarezza di certe dolorose OmlpanelJa S<'Iive la • Città ael So• ironie, c:t cui i libri P:ù vita]! sono le» ma scrive an<:he « La monarchia di cosparsi. Spagm1 » ed è C()S1retto a un travaglio . Questo accadeva agli scrittori di fan• inMmo doJorm.l,si:;imoper cercare di at· tasia. I sagg:sti mostravano anche più tenuare Ja sua pena e riconquistare la chiaramente l segni di qflleste intime .J.ilJlertà perduta. remore. Quando pez: U carattere ~eJ. Forse <lomani ci gioverà. Quando sa ... ranno del tutto chiuse le ferite, e al•; cuni sapranno spoo-Jiare la loro memo; ria delle angoscie che ancora vl pesano, 1 e_racc?ntare con seren~ d!stacco la sto~; ria intima della loro g,ov,nezza. nasce- ranno be! libri del tempo fascista. I FRANCESCO JOVINB ~• •

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