Nuova Repubblica - anno IV - n. 5 - 29 gennaio 1956

(95) nuo_c11a· repubblica "(Olimpiadi di Cortina: stadiÒ del ghiaccio: 1 miliardo e cento milioni' - m:nrntcn:donc dello stadio: 150.000 lire al'f!iorno - Piste di bob: 100 milioni - Pista di pnttirrnggio: 2;i0 111i– lio11i - Tl'ampolino: .'JOOmilioni - Sctta11tu funzio11ari del CONI destinati alle Olimpiadi: 1 mi– liardo e selleccnlo mili<mi - da EquiJJC) (Dis. di Gay) NUOVO TITOLO PER L'ITALIA: c1 Combinata·)) d'incoscienza e vanità I SETTE GIORNI NEL MONDO I NE(l()ZIATI CON LA CINA I L I.o AGOSTO 1955, cioè poco dopo la fine della con– feren,1,a di· Ginevra ad altissimo livello fra i capi di stato delle quattro grandi potenze, ebbero ini~io, nella stessa città di Ginevra, trattative dirette cino-americane, condotte rispettivamente, per l~ 'Repubblicjl, popolare cinese e i,er gli S_tati Uniti, dagli ambasciatori ,vang Ping-nan e Johnson. All'ordine del giomo di questi negoziati vi èrano due punti: la questione dei cittadini americi.rni e cinesi in– ternati· ·nei due, paesi e l'embargo economico e commer– ciale verso la Cina popolare, -che vige col massimo rigore fin da quand() reparti di vblontari cinesi intervennero nella grierra in Corea, fra·la fine del 1950 e l'inizio del 1!151. Questi negoziati dovrebbero inoltre aprir·e la strada ad una trattativa fra i ministri degli esteri dei due paesi. · Essi rivestono dnnque un'importanza fondamentale per la causa della Pace, tanto più che vi si sono collegati negoziati paralleli fra parecchie dellf nazioni alleate degli Stati Uniti, come l'Italia, che non hanno ancora- rapporti diplom'atic1 e commerciali con la Cina ·popolare. Giova rilevare, infatti, che Palazzo Chigi attese la 'decisione ame– ricana di intavolare negoziati con la Cina popolare, il I.o agosto 1955, per decide·re a sua volta, il 13 agosto suc– cessivo, di proporre, tramite la stessa delegazione cinese di Ginevra, condotta dall'"ambasciatore Wang, una tratta– tiva parallela italo-cinese; ~he sembra essern automatica– mente subordinata alle alterne vicende di' quella cino– americana. Senza subire una vera e propria interruzione, infatti, -i negoziati cino-americani· hanno subito una battuta d'arre– sto di carattere politiCo, la settimana scorsa, dovuta ad una. proposta ·cinese cui è seguita una lunga dichiara;,,ione ame– ricana: Questa situazione è tanto più incresciosa in quanto la ·posizionè degli Stati· Uniti in queste trattative è difficil– mente difendibile e sarà Certamente oggetto di un esame approfondito nel corso della visita a VVashington del primo mini:stro e del ministro degli esteri britannici. Alla richie– sta britannica di un appoggio per lo meno morale degli Stati Uniti nel Medio Oriente, è prevedibile che i dirigenti america.ni o·ppongano a quelli britannici la richiflsta di non insistere per il rapido raggiungimento di un accordo con Ja .Cina comunista in Estremo Oriente.. _ Ma è difficile che gl'inglesi accettino la richiesta smeri-'. _çana: le difficolti frapposte da parte a'meTicana al raggiun– gimento di un accordo non solo mantengono uno stato di pericolosa tensione in Estremo Oriente, tna ledono anchè profondamente gl'interessi economici inglesi in questa zona .. Come. faceva rilevare il conispondente diplomatico del Sunday 1.'inies di Londra, la City lam·enta che 1e misure di embargo disposte dagli Stati Uniti nel 1951 abbiano fatto· calare le esportazioni da Hong Kong verso Ja Cina da 100 milioni di sterline nel 1951 a 12 milioni nei primi( ~ieci mesi del 1955 e qlleJle·: dal Regno Unito alla Cin\ ·popolare da 20 milioni a 10 milioni nel periodo corrispon~ çlente. Peraltro le esportazioi-li di cauccil1 dal'la ·~fales'i'a e 'Ùa Sirlgapore verso la Cilla Sono complet3.m'erite èèssate. Le difficoltìi ctli vannb 'incontro le trattative cino- ame– ~Ì-icane sorio state riVelate là. settimana scorsa ·qilàTl.do la de– legazione c0mullista di G'inevra, cogliéndo l'oc'casione dal– :J'imprudente pubblicazio_n.e ·di · Li/e, ha accusato gli Stati' }Jniti di _seguire la ~?E.~i_Q.•i'.~:~htir1;idazione_» e di non' avel'e mai accettato, dopò _11··y~gg~~111g1rnento d1 un accordo di massima, fin dal 10 -~etteÌribrè ·scorso, sul primo punto <J-lI9E4JJ]:e·.tjel_giorno çlelle trattative - il l'impatrio dei rispettivi pl'igioniei-i -, di passare all'esame del secondo punto, quello della liberalizza;,;ione degli scambi e della pre– parazione di un incontro ad alto livello per risolvere paci– ficamente la questione di Formosa. Cli americani avrebbero proposto 1'8 ottobre di rinun– ciare pregiudizialmente all"uso della forza, e, ·avendone. i cinesi subordinato l'accettazione, il 27 ottobre, a.cl un rife– rimento al rispett.o dell'indipendenza pblitica e dell'inte– grith territol'iale prevìsto dall'a1·t. 2 della Carta delle Na– zioni Unite, ·g: 1-- ~tati Uniti proposel'0 il J_0novembre, du– rante I~ pern1anenza del segretario di Stato Dulles a Ginev1·a, un testo-·-~più complesso, che faceva ecCP-zione per i casi di « lt~gittima difesa i-ndividuale o collettiva». A, queste t·iserve americane sarebbe dovuta, se<.!ondo la delegazione cinese, la pa.irsa subita dalle trattative, che po– trebbero essere sbloccate solo da un incontro ad alto livello tra Dulles e Ciu-En-lai. Dopo una prima risposta dell'ambasciatote Johnson, il Dipé!-rtirnento 'di Stntn ha pubblicato alla.fine dèlla. setti– mana ,scorsa. un librn bianco, nel. quale ritol'Ce alla Cina popolare l'accusa di accettare di « rin-uÌ,ciare all'uso deÌla forza solo se le si pe ..mette di raggiungern proprio quegli obbiettivi per i quali è pronta ad mmre la for;,;a ». Meno convincente è però il contenuto cii quest'accusa, in quanto gl.i Stati Un_iti contestano che Formosa abbia mai fatto parté della Cina comunista e affermano di avere « ogni diritto di assumersi la responsabilità di Formosa, appar– tenente 3d un governo alleato ed amico», çol quale hanno concluso un trattato di reciproca assistenza; e affermano altresì di non potere « accet_tare ]a pretesa cinese di co- stringerli a violare \.1n loro ipipegno ». , , Il fondamento dell'_accusa americana è assai debole, poichè il governo della Repubblica popolare cinese non rivendica Formosa al1a ('.Cina comunista», ma semplice– mente allo Stato cinese, del quale non è più contestabile che esso abbia oggi il controllo effettivo; e il trattato degli Stati Uniti con il governo nazion_alista è un chiaro atto d'intederenza nella guerra civile cinese, che altrimenti avrebbe avuto da lungo tempo un esito non dubbio. Se, al tempo della guerra di Corea, l'occupazione della base strategica di F_oi:mosa aveva un certo qual fond.amcnto per assicural'e le comunicaziçmi delle forze dell'ONU, oggi non ne ha più alcuno e il. possesso di Formosa, assicurnto al governo cinese - quale che fosse - nella ·dichiarazione del Cairo del 1943, deve nuovamente diventare una qoe- stione interna cinese. · Conclusa la guerra di Corea, conclusa la guerra d'Indo– cina, non v-'è dunque ragione perché la tesi di alcuni am-. bien_ti militari americani - ma non di tutti -· che il pos- . sesso di F9.rm0sa equivale al possesso strategico di una int\nensa portaerei inaffondabile - tesi che è stata accet– tata dall'amministrazione repubblicana americana, ma· non da tutti gli esperti del Dipartimento di Stato e nep– pure dai dirigenti democratici - debba continuare a im– pedire la nonnalizzazione dfli rapporti con la Cina popq– lare. Non v'è comunque ragione che questo motivo della politica interna americana - che potrebbe diventare caduco fra alcuni mesi, con le nuove ele;,,ioni presidenziali amel'i– cane - debba infl11i1·e,come indubbiamente influisce, sulla politica. estera e commerciale dell'JtaÌia e in particolare sulla nonnalizzazione dei nostl'i. rapporti con la Repubblica popolare cinese. · PAOLO. VITTORELLI ·;:r-~A· CRISI •J' PùLITICA LET'l'ERA DA PAHIGI S E, COME tutto lascia credere nel momento in cui sctivo, il pl'esidente Coty inca1·icher;\ Guy Mollet dì costituire il primo ministern della terza legislatura della quarta Repubblica., avremo dunque un governo a dire;,;ione socia-lista con l\ilendès-France vice presidente e una decina di ministri in tutto, invece dei venti o trenta dei governi precedenti. Vedremo dunque Guy ì\rJollet alla prova come uomo di Stato, e non c'è uomo cl.idee Ùbere che' non gli auguri il successo; molti però, tra gli stes.~i socialisti, avrebbero preferito nna presidenza di Mendès– F1·ance, che ha la fama e l'espe1·ieriza di uomo di Stato dinamico, nella forma e nella sostanza. C'è chi teme, in Guy Mollet, la fiacchezza propria d;l socialismo francese dopo la guerra. In ogni caso, Mollet o Mendès, il nupvo governo dovrù avere una maggioranza, Esso non, l'av1·lt tra i' partiti che lo comporranno. Fra socialisti, radicali e affini si arriva a un massimo di I 70. Occonono ì voti dei moderati, che sono I°91, e éhe Sembrano incerti se dado, oppure i voti dei comunisti, 151, i quali lo daranno, a meno che Guy. l\1ollet non venga ripreso dai suoi vecchi iuroi·i antico– munisti e faccia delle dichiarazioni che i comunisti non possano digerire; benché essi dimostrino sovellte - come hanno dimostrato quando hanno salvato Faure due mesi fa - di digerirn dei grossi rospi, se la tattica lo esige. Sem– bra ce1-to, comunque, che l'opinione pubblica de~ideri nellf'I sua maggioranza. la soluzione Mendès-Afollet. · Il programma del nuovo governo, esposto già da G{1y Mollet in diversi discorsi e dichiarazioni, è un progrnmma piuttosto moderato; il che fa supporre a parecchi' ch'egli cerchi i voti-necessRri alla vita del ministero ve1·so la destra anzichè verso la sinistra, se non nel voto d'investitura, almeno in seguito, l\follet e Mendès hanno subito vigorn– samentc negato l'intenzione cli svalutare il franco, che si att.J·ibuiva. ai s0ciah.sti sulla base di un l'apporto del « Co– mitato di studi per la Repubblica» presieduto dal socialista J)ineau. · Ora, in realtà, la situazione economica della Francia è buona, malgrado il malcontento dei comrne1·cianti esploso con l'elezione dei Gl poujadisti e le ·dichiarazioni solenni del pat·tito comunista sulla« pauperizzazione» della classe opernia. La crisi francese è politica, ed è dovuta a cause diverse, tra cui però emergono l'isolamento di oltrn un quarto del corpo elettoJ"ale ·ché vota per i co,nuni:sti e la disgregazione dell'Unione Fl"ancese, ossia del vecchio im– pero coloniale. L'economia ·france.se potrà resistern bene anche allfl perdita politica dell'Africa del Nord, Algeria compresa, se il nuovo governo J"iuscii·,\ a, persuadere i coloni france~i ad accettare di abba_ssarsi al livello degli indigeni e di restare gli ospiti del nuovo governo locale.• E' quanto si sta del i- . neando in Tunisia e nel Marocco, benché la ri.v-oluzione in-, marcia nell'Africa dèl Nord non si arre.-.:terà certo ·ana· fase .attuale. _'Il Sultano e il Bey Sa;·anno ben· presto So1;– passati; e la mancanza di un_governo algori1~0 ·reridefà Più· diretto il trapasso dalla servitù coloniàle a ì.~11 régh1;e-•-i:e~l• pubblicano. ·· · ' ' 1~utto questo è inevitabile, 1na il colpo sari\ forte p~r. quella. parte di francesi che, pel' convinzione o per calcolo, ~redono o fingonQ di c,·edere alle glorie napoleoniche di cui sognava De Gaulle prima di ritinll'1:!i a. vita privata. Esiste in Francia; in c~1.·ti ceti e in certi ambienti, quelli della vec~hia. deSt~a. dei· residuati monarchici, ·t1ellS re~zione clericale, la speranza 'cli un'esplosione di ni:ti,ionà– lismo come si. verificò in ltRlia col fascismo, 35 anni f9.: esplosione proyocata,. esagerata, esaspe1:ata con mille mezzi po_derosi da forze occulte interessate, e sovente cieche. Pochi crec!ono nelle capacità di cuccesso di Poujade, che appare .imbarazzato dal sirncesso elettorale e impaccia– tissiino a servirsene; ma c'è chi teme le forze nascoste dietro il cai-to18.io di Saint Céré, che sono poi certi am– bienti militari attorno· al maresciallo Juin, i 1·esidui del regime hitlero-petainistn, e sopratutto i coloni dell'Africa cÌel Nord che non intendono abbandonare a nessun costo i loro favolosi privilegi nei c0nfroriti degli indigeni. Se il governo Mollet-Mendès riuscirà a risolvere il' pr~ blema algerino nello stesso modo dei problemi tunisino e mal'occhino,, è. pos:-;ibile che i furori nazionalisti esplode– ranno quando appal'irà la realtà degli accordi: il prudente ritiro dCll'autorità francese. , _ L'Inghilterra ha supei•ato l'abbandono della perla della Cornna., l'India, senza che nessuno abbia osato parlare di «tradimento» da patte di Attlee. La pe1·centuale de~ de– magoghi è b.assa in ·lnghilte1~ra. Senza essel'0 1.nolto più elevata, essa è m~lto più potente -in Francia, perchè ri?– chissima.· GIUSEPPE; 0 ANI)Ricn_

RkJQdWJsaXNoZXIy