Nuova Repubblica - anno IV - n. 5 - 29 gennaio 1956

repu. PIER!ANNA Vh, Campa.ne4 S IENA Comitato direttivo: TRISTANO CO0IGNOLA (direttore resp.), PIERO CALEFFI, FERRUCCIO PARRI, PAOLO VITTORELLI. Segr. di redazione: GIUSEPPE FAVATI. 0irez. e redaz.1 Firenze, Piazza libertà 15, te!. 50-998. Amm.: Firenze, Piazza Indipendenza 29, \el. 483-207i8. Autorlz, Trib. Firenze del 30 dicembre 1952. l'rinted in ltaly. St. Tip. de cla Nazione>, Firenze, Via Ricasoli 8. 95 • ANNO IV • N. 5 LO SCOGLIO E IL LIDO di TRISTANO CODIGNOLA Mio caro Piccardi, 1a·tua lettera aperta, pubblicata slll ~Mondo del 24 gen– naio, non può restare senza risposta: e non soltanto per Ja nobilli't dei sentimenti che la anitnano, per la. lucidità _del pensie1·0 che la. ispira, ma anche, e specialmente, per– ché essa ri.sp ,ecchia una. difrercnza effetth·a d'impostazione rispetlo a quella che Unitit popola1·e ha riconoscinta come 'sua, non soltanto il 18 dicembre, in occasione del suo Co– 'mitato centrale, ma anche n<'I momento della sua defì– ·niti,·a costituzione, nel diccrnbré Hl54 a Firenze. Vorrei dire che la tua lettera ripropone praticamente i termini del problema italiano corne se Unità popolare non fo~.-;emai esistita, cioè al punto in cui questo pro– blema si poneva allorché ci ritrovammo, alcune correnti rninorilarie della sinistra italjana, l..'0f <--Creardi dare tutti insieme un contributo a risolverlo. . Non è un caso, tu lo sai, che questo incontro avve• nisse nella urgenia di qnella situazione elettorale del 7 giugno che poteva divenire catastrofica per la democra– zia italiana; né è un caso che si cementasse in allre azioni e negative>, come quelle che tu 1'icordi. Quelle occasioni, infatti, non erano sèmplicemenle episodi ai CJUnli si do• \,eva. resistere, come resistemmo, ma erano qualche cosa di più: l'espressione di un difetto di funzionamento « orga– nico> della vita italiana, di una deficienza vorrei dire «istituzionale>, consistente nel fatto che le forze sociali . realmente interessate ad un avanzamento democratico sla 4 vano, senza possibile giunto di congiunzione, fuori o in disparte dalla dinamica effettiva della vita pubblica; sic– .ché tutte le altre forze, che del mondo opera io e contadino twrebbero dovuto essere le naturali alleate, si trovavano invece alla loro volta pdgioniere delle minoranze conser• vatrici, arfaristiche e reazionarie della destra economica. Ed è inutile ripetere qui le ragioni di questa paradossale situazione, perché le conosciamo tutti: il concentrarsi di una forte porzione di forze di sinistra sotto la guida comu– nista, per l'insufficienza. stessa dei socialisti ad esprimere una propria valida e distinta iniziativa politica; di con• seguenza, l'arroccamento a destra, su posizioni di difesa anticomunista, di moltissimè altre forr1.:eindispensabili a sviluppi democratici della nostra situazione i infine, il· mito politico dell'unità dei cattolici, che impediva ed impedisce, in un paese quasi completamente cattolico, la distinzione, ·il naturale chia.rimento Ira clericali e cristiani, cioè fra con– servatori che si valgono della· Chiesa a fini reazional'Ì, e "lavoratori che si ripropongono giornalinente il loro {m– pogno cristiano in una. società democratica. Erano precisamente questi elementi permanenti, ma non defìnitivi, della situazione italiana. che erano apparsi chiari alla diagnosi di quanti di noi, militando in diverse fOJ'mazioni o semplici cittadini dal '45 in poi, dopo l'espo– 'rienza resistenziale, si erano venuti a trovare, ad ogni svolta, sempre di fronte ai medesimi insuperabili ostacoli. La convergenza avveniva appunto intorno a questa dia– -gnosi: sulla quale non sembrava che dubbi potessero esistere. Quali i rimedi! Forse nella risposta a questa domanda si annidava l'equivoco che tu stesso, con lealtà, hai voluto sciogliere nel nostro Comitato centrale. Equivoco di fondo·, ,per·ò, sn cui effettivamente comtJrornesso non è possibile. Difstti, qual'era il significato, il valore originale dell'« in. contro,, di cui tante volte si è parlato fra noi, di democTa– tici e di socialisti? si trattava. soltanto di u n compiaciuto vagheggiamento di una posizione astratta, o attribuiva.mo, continuiamo ad attribuire a quell'incontro un notevole va– lore politico! Mi pare che, in realtà, attribuissimo a que1 4 l'incontro il valore di un esperimento, di un tentativo esem– plare, di un «modo> attt•ayerso il quale, secondo noi, si può mirare non già a un cambio di governo, ma a una trasformazione profonda delle strutture italiane; e se al– cuni cattolici non conformisti erano presenti, in persona. pl'opria, a quest'esperimento, anche ciò non avveniva a Un numero (. 40•. Estero L. SO. Un numero Abbonamenti: annuo per Italia e Francia L. 1Suu, sem. L. tsuu, trim. l. 450. Estero: l, 2000, 1100, 600, Sostenitore L. 10.000. CIC post. 5/6261, cla Nuova ltaliu, Firenze. Gli abbonamenti de~· corrono· dall'Inizio. del mese. Per pubblicità rivo19ersl all'Ammi, . nlstraziorie. Tariffa: L. 15.000 per Inserzioni di mm. 70 per colonna .. ESCE LA DOMENICA (I mi,ii.~lri Gal'll e•A11<lreolli, J)tr .,n11art il de/lei/ rii'/ •bil<t11cio, 11<111110 vropo.;;fu di. ,Jec11rlart Oli sl111i:i11mc11ti /ltr il IA1110ru, i 1.,((– . E' anche giornale "murale, regi.,trato preS$o Trib. di• Firenze con decreto n. 1027 del. 21 lugli() 1955. Manoscritti: fotografie, disegni an– che s·e non pubblicati; non si restjtuiséono.-:Diritti riservati pe·r tutti I Paesi. li periodico viene lnviat~ gr_at1.:1_i!ar:,nent_e lp saggio 1 · chiunque ne. faccia richiesta. Spediz. in abbonam. postale Gr. fio 29 GENNAIO .1956 • L. 40 (Di.,. ,li Dino IJuschi) oori 111111/1/id e l'hlr11rifl(1t) Gli aspetti del l\Ialigno caso. li l'itrovarsi, e;ociali~li, democraL-ici, cattolici sn un piuno di lavoro comune, nonostante le difreronze reali e non nascoste di ideologie, d1 temperamenti, di trndizioni, voleva e vnole cse;ere la prova di possibilit.1'.ldi un nuovo tipo di schieramento politico, di quello schieramento da cui possono nascere domani le condizioni di un rinno,·a– mento erfottivo del paese. Non avevamo mai voluto dunque (e tutta la nostra sto– ria di gruppo non aveva mai lae,:ciato dubbi in propo• sito) rapp1·escntare un CC'ntro di organizzazione dei ceti medi italianj, per poter poi propor,·e una. sncces~dva po– litica cli accostamento alle sinistre, i cui svilnppi interni non potevano interessa1'Ci: e ciò proprio per una ragione di fondo, che sapevamo e inorgRnizzabile > il ceto medio se non nei limiti e seéonclo il ritmo di un ridimensionamento democratico delle sinistre. I.I tentativo di organizzare « por suo conto> il ceto medio del nostl'o paese non è, tn lo sai quanto e meglio di rne, una scoperta dei radicali; e L'espe– rfom-:a non di oggj ci avrebbe dovuto insegnare che, nel mo1nento in Clii queste clnssi medio (mi scuser"ai se uso questa parola «classe> da. cui sernbri aborrire, ma in realtì1 il tuo articolo è p.rofondamente ispirato ad nna vi– sione classista) si organizzano da sé, senza porsi organi• camcnte il problema dei loro rapporti col proletariato, esse diventano strumento di conservazione se non di reazione. Abbiamo nella nostra storia recente un esempio massiccio e dramrnatico di questa verità, che fu il fascisrno (feno– meno precisamente di organizzazione di grande e piccola borghesia fuori, e quindi rapidamente contro, l'organizza– zione operaia); ed in quella recentissima, il «centrismo>, il e quadripartitismo >, lo « scelbismo > cbe altro rappre– e,:entano se non l'inevitabile nrroccamento di queste classi medie (socialdemocratici, liberali, repubblicani, cattorici di centro-sinistra) sul nucleo reazionario della 8ocietù. ita– liana, por il mancato chiarimento preventivo dei rapporti organici co_n le_sinie;tre organizznte? E d'altronde, come non vedere che l'inca.pacitt\ storica de_isoc.ialisti (non da oggi) di proporre una politica di am– pio rsggio democratico, capace di cOinteressare tutte le for-L.e democratiche disponibili, era una delle ragioni di questa sostanziale immobilità conservatrice della. situazione italiana! Non certo si poteva tra.ttare, per i socialisti, di una politica anticlassista: quanto, al contrario, di esten 4 'dere il concetto di classe lavoratrice ben oltre i confini tradizionali del massimalismo ideologico, dol corporativi– smo sezionale: di passare in sede politica ad una inizia– ti va concreta. di organizzazione popolare, attraverso uno sforzo d'identificazione dei e nodi> sociali da rompere, e quindi dello alloimze, dello Rintesi cli forze dH rC'alizzflro. Dunque: non nuovo tentativo di organizzn;,,ione dei ceti medi (che, in queste condizioni, ~i tradnce in tentativo di organizznzione di limitatiRsimi gruppi intellettuali); e ilC'J)· pnre nuovo tentativo di concorrenza socialiste, cioè ancora di orgnnizzazione fondata sulle stesse basi ideologiche che non lumno permesso nl socialismo, sebbene saldamente raccolto nei suoi partiti tradizionali, di porsi al centro della clinnmica politica del paese. Ma: l) incontro di. quanti, riconoscendosi nella diagnosi. si 1·itrovavano natu– ralmente su un piano comune; 2) azione politica non sol• tanto diretta a pro{}ttgandare, a popolarizznre queste po• sizioni, mn a spingere nitri a riconoscerle; 3) resistenza a costituire nuovi e pnrtiti >, cioè nuove strutture r.igide, contrapposte le une alle altre; 4) sforzo cl'istitu.ire nn nuovo tipo cli costume, di rapporto politico, d'incontro, como volontà polemica cli combattere il centrnlismo, il ge– i·archie,:mo autoritario, e quindi l'ammuffimento ck•lle idee, CRrattor.istici di tutti indistintamente i p~rtili co.stilniti nella. socicU1 italiana. Conseguenza ineliminabile: la nostra o~iuno non b quella di un partito fra i partiti, ma cli un !o1·mento va– ]jdo pet· tutti i partiti. B quello che accade intorno fl noi., accade dentro di noi. Vi sono delle grandi for.te politiche necessariamente protagoniste :..111lascena italiana.: ma la direzione di quee;te forze può essere diversa, e sull'01·ien• tamento di questa direzione possono agire con peso molto superiore alla lol'o consistenza numeric.fl . anche delle mi– noranze, purché abbiano chiara in mento la Jol'o [unzione. Potremmo dunque disinteressarci se il PSI segue questa o quella politica! se nella DC prevalgono certi o altri orien• lamenti? se nel mondo cattolico (ed anche in quello co– munista) si manifestano tendenze nuove? se la spinta na– turale delle cose deterrnina via via una forza centrifuga sulle posizioni «:centriste>? J>oiché m"iriamo ad una nuova dislocazione politica delle forze esistenti, non soltanto non possiamo di8inte.ressarci dei movimenti di queste fotr.e, non soltanto dobbiamo operare in certi sensi e non in altri, ma. dobbiamo. anche rigorosamente astenerci dall'immettere in questo quadro dei nuovi corpi rigidi e inflessibili i quali. anziché favorire questo lungo, comples"so e dirricilo Javoro di nuova dislocazione, lo ostacolerebbe. Mi pare, caro Piccardi, che accusare di e frazionifitnO > questa politica. non abbia davvero senso. Non soltanto nella. sua strnttura, ma nella sua opera politica. Unità popol&re ha rappresentato e rappresenta una implicita. e costant& polemica. col tradizionale frazionismo. Il suo stesso ten• tativo! continuamente ripetuto, di contribuire a rio1·ganh:.•

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