Nuova Repubblica - anno IV - n. 5 - 29 gennaio 1956

(95) niìova repubblica 3 LE SOCIETA' TELFJFONICHE IN.:· lTALI A IL FILO INTERROTTO Anche il cittadino prn profano può ·rendersi, conto di quanto sia irrazionale e costosa la gestione mista del serv1z10 telefonico. Basti pensare, ad esempio, che migliaia di conversazioni ,•engono insti·adate per le strade pii, lunghe, so– pratutto nelle comunicazioni fra una zona e l'altra, e che è necessario ricorrere a costoi,issimi conteggi per i rim– borsi relativi ai servizi che le società concessionarie e l'azienda dello Stato devono prestarsi fra: loro. Per non dire della dnplicitit degli impianti, dello sperpero cli materiale, degli obblighi che le societi, stesse non. ri.spettano in alcun modo di DOME.NICO TARANTINI J Q UELLO che Ernesto Ros$i ha. efficacemente chiamato lo « s·pezzatino telefonico> è uno dei grossi problemi la. cui soh1zione è ormai inclilazi.onabile. Il servizio telefonico è gestito in Italia da un'azienda statale e da alcune società private. La prima gestisce il settore delle comunicazioni interurbane a grande distanza, cioè press'a poco quelle fra i vari capoluoghi e quelle internazionali. Le comunicazioni urbane e quelle .internrbane a nOn grande distanza, invece, sono state ripartite in cinque zone e ven• gono gestite da altrettante societ.\. Lo. prima zona comprendo -il Piemonte o la Lombardia, ed è feudo della STJPET.,; la seconda zona, che comprende le Tre Venezie, è gestita dalla TELVE; In terza zona, che s·ostende dall'Emilia agli Abrnzz.i e Molise, è affidata alla TIMO i la quarta, che comprende la Toscana. e ]a Sarde•' gna, è affidata al18. TETI; e infine la. quinta, della quale fanno parte 'la Campania, IA.Puglia, la Calabria e la Si• cilia., è fendo della. SET .. Come ~i è u1·1•ivatia questo fra.. zionamento della gestione dei servizi telefonici? Fino al 1907 i telefoni orimo gest.it.i in Italia da ben 71 enti, pubblici e privati. L1, ge~tione era così inefficiente che era indispensabHe riforn:rnrln, e sorse pertanto il pro• blema dell'unificazione e cletln i:-tatàlizzaziono del servi• zio. A questa soluzione si perve:nne dopo anni di studi e discussioni al parJament.o, dnrante,i quaU era venuto sem• prn pii't affermandosi il principio porfctturnonle logico che il servizio· telefonico è di puhbfif'o interesse e va perciò assolto dallo Stato. Affe1·mato queslo principio con la legge 15 luglio 1907 n. f.iOG, la gestione dei telefoni venne fìnalmenté unificata e affidata. allo Stato. Manenva soltanto una parte della rete, che continuò a~l essere gc$tita da privati, ma si aveva ragiohe per ritenere che al pila pre<:ito anche qnes.ta parte sarebbe stata incorporata nella gestione f.ìtatale. Questa ge• stiono, .invece, ebbe \In grosso colpo dal fascismo che, come ha detto Ernesto Rossi, volle compensare in parto i finan– ziatori doÙa « marcia su Roma >, nffidando a. grossi com• plessi privati la gestione <lolla parte rcdclitizi.a dei servizi telefonici. Il decreto 8 settembre 1923 n. 399 sanzionò que. sto at.to amministrativo che riportò il servizio telefonico in uno stato di frazionamento dal quale oggi è indispen. sabile uscire. Naturalmente, il fascismo fece condizioni di favore aJle societì~ concessionarie, che potett~ro acquistal'O tutto le reti con sole 255.345.867 liro. La pedz.ia fu larga• mente fa.v◊1·evole alle cinque societil concessionarie, che ebbero anche la facilitazione di pagare le scorte in tren• t'anni, senza possibilità da parte dello Stato cli procedere alla rivalutazione, mentre noi caso che lo Stato revochi la concessione gli impianti dei concessionari dovranno essere 1·iséattali in baso al loro effettivo valore. Le società concessionario assunsero l'impegno verso lo Stato di preferire per tutte le romituro di materiale le industrie nazionali, a condizione che i prezzi di queste· in• duatrie non superino di pili del 10 per cento i prezzi ai quali le concessionarie potrebbero acquistare quei Prodotti all'estero. In altre parole, lo società s"impegnavano ad ac• quistare dalle industri.e italiane quei prodotti cho avreb• bero potuto acquistare all'estero a prezzi sensibilmente in• foriori. In sostanza, quindi, lo Stato garantiva a grossi capitalisti la conclusione cli ottimi affari, poichè i gruppi q,apitalisti che avevano ottem1te le concessioni, essendo an• che, in via diretta o indiretta, internssati nelle industrie produttrici di maferiule telefonico, presero due piccioni con una fava: oltre ai profitti della gestione telefonica s'as. sicmarono il profitto ciel sovrapprez7,o <lolle forniture, sca• ricandone il costo sugli utenti dei telefoni, le cui tariffe 1 dovevano essere tal i da copri re tutte le spese di pro• duzione. Ma prescindendo da queste clausole di favore, la. pri• vatizzazione di un vasto settore dei servizi telefonici fu un atto amministrativo utile per la collettività? La. .. di• visione del territorio nazionale in cinque zone, con la s0 4 vra:pposizione dei servizi statali a quelli privati, impedì una. pianificazione dei telefoni; accrebbe di molto il co~ sto dei servizi per la mancata standardizzazione. degli apparecchi e la duplicazione dogli impianti, dei locali e del personale; costrinse a complicatis.slmo registrazioni, t:' ) I }E>)?,· • 'i \... ( ~\ ~fJ ~ (Dis. di Gag) controlli e rimborsi per il traffico misto, che' utilizzava i circniti statali e sociali delle diverse zone; ritardò enor– rnemcnte lo sviluppo delle comunicazioni teloronic•ho nelle regioni pii, pm·ere. T\ LE anàlisi non può essere confutala da nmss11no.Anche il ciltttclino più profano può farsi tm 1 .idca, chiara di _quanto sia complicata, costosa o irraziona:lc la gestione mista del servizio telefonico. Basta sa.poro, per esempio, che migliaia di conversazioni vengono instradato per le linee piì1 lunghe, soprattutto nelle comunìcnzioni fra una zona e l'altm, rendendo necessari collegamenti di centi– naia di chilometri, anche pe1· le distanze minori, per ri• spettare la competenza detrazienda di Stato; e che è ne– cessario ricorre1·e a costosissimi conteggi per. i rimborsi relativi ai servizi che le società concessio"nal'fo e l'azienda dello Stato devono prosttu·si fra loro. Così, per ripartire magari solo 3-400 lire, valé a dire il pl'ezzo di una tele. fonata interurbana di non grande distanza, devono allo volte lavorarn due ~ tre contabili. E che dire della duplicitìL degli impianti ( in molte città ci sono due centrali telefoniche: quella dello Stato e quella della concessionaria), dello sperpero di materiale (doppia paliCicazione su una stessa strada., impianti e ap– parecchi di tipo diverso 1 ecc.L per cni il servizio non ò disimpegnato nella stessa maniera dappertutto? Bisogna poi tener presente l'impossibiUti~ di coordina.re lo sviluppo della 1·ete telefonica nazionale in un piano organico che tenga presente, non già l'interesse particolare di una so• cietii., bensì quello generale della collettivitiL nazionale. F'ra le clausole pilt importanti che le societù. concessio• nnrie s'impegnarono a rispettare c'è quella dell'obbligo dello società di sviluppare gli impianti in modo che « i collegamenti urbani cli nuovi abbonati fossero eseguiti en• tro trenta giorni dalla richiesta:,, Questa clatisola. non ò stata a.fratto. rispettata., come molte altro. Così, migliaia di cittadini che vorrebbero il telefono sono costretti ad aspettare, non giiL trenta giorni, ma oddiriltura mesi. A Roma, l'attesa. supera. anche la durata. di un anno. Secondo l'on. OJivero, nel '51 le domande inevaso noJla sola città di Roma erano ben centomila .. E non parliamo .degli allacciamenti di. .campagna, dove accadono cose ve .. .ramonle assurde; per esempio, anche dove non è nocossa• rio posare nna nuova linea o si tratta solo di un piccolo allacciarnonto alla Jinea. esistente, bisogna. spesso pagar& più di mezzo milione di lire per avere il telefono. C HI NON CONOSCE, poi, la situazione dell'Ita.lia meri– dionale e dello isole? Migliaia di cittadini attendono da anni d'avere il telefono. Perfino grosse aziende Sono costret• te, soprattutto nei centri agricoli di grande produzione, a fare a meno del telefono, perchè fa, spesa. per l'impianto è eccessiva. E non diciamo dei centri minori, dove tal .. volta neppure il municipio ha. il telefono. e clov~ gravi, com'è naturale, possonQ_ essere le cqnsegnenzo per gli in• teroS.';i e più per la stessa sicurezza degli abitanLi. Ma anche dove qualche centinaio di persone ha po• tnto avere in questi ultimi tempi il telefono, le cose vanno male. Gros.<:.:i centri urbani di 50·G0 mila abitanti, infatti~ non hanno ancora il servizio automatico; ne consegue che. so ·un abbonato vuol telefonare a un altro abbonl\to devo chiamare il centralino telefonico che gli passi\ la. comu• nicazione. Né ci conforta lo sviluppo della telefonia in Italia, dove, come risulta da una relazione della STErr ( l'ltoldin{J che, raggruppa la STIPEL, la TELVE e la TIMO), si cont:i• vano, al 31 dicembre 1951, 34,9 appnrcccl1i per ogni mille, abitanti. Alla stessa data, ·se ne conta.vano 60 per ogni ~ille abitanti in Ji'1•ancia i 102 in Tnghilterrn, 228 in Sve• zia. e 271 negli Stati Uniti. I portavoce· delle societit. concessionarie affermano- che prima della guerra. Ja, situazione era miglioro e l'Italia era, fra le primissime nazioni del mondo nel campo del servi .. zio telefonico, Ma le cifre non convalidano questa tesL Secondo l' Annual'io statistico italiano, ecco qual'era la si• tnazione nel 1038: Italia, 14 1 5 apparecchi per mille abl• tanti; l?1•ancia, 37,9 i Inghilterra, G·7,4; Svezia 1 J 24,8; Stat.i Uniti, 153,2. Come si vede, l'ltalia. era. sempre fo coda, e nettamente staccab. Ma i rilievi non, sono solo questi. Altl'i, e non menG importanti, è necessal'io portare a. conoscenza del pnlJ-. blico, per inquadrare giustamente il pl'oblema del rinnovo delJa. concessiQne alle societl" che alhia.lmente esercitano il servizio telefonico in Italia. Ed è quel che fnremo nel prossimo articolo. NEI (JUA.DERNI'DI NUOVA. REPUBBLICA E' USCITO: ANTONINO RAMIREZ OTTO ANNI AUTONOMIA. DI SICILIANA SEGUIRÀ: GIUSEPPE GESUALDO LA RIFORMA FONDIARIA IN SICILIA

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