Fine secolo - 11-12 gennaio 1986

FINE SECOLO* SABATO 11 / DOMENICA 12 GENNAIO 22 1981, mi disse: "Io sono al servizio di Solidarnosc, mà voglio ricominciare a studiare e a scrivere. Ho molte co~e da capire e da cercare di chiarire». Tra l'altro aveva in mente· di riprendere in mano un vecchio progetto 1 di scrivere un saggio su «Giustizia e Libertà» e su Carlo Rosselli, a cui si sentiva molto vicino. Par– 'Iammo molto anche dell'URSS (in quel periodo la gente si in– terrogava se i sovietici sarebbero entrati o'no con i carri armati in Polonia). MicJmik si è sempre battuto contro le manifesta– zioni di odio di molti polacchi verso i russi. Ha sempre sostenu– to la necessità di non ·confondere, soprattutto in un paese così complesso come l'URSS, i governanti coi governati. Nei suoi scritti (Cfr., ad esempio, 1983: Polska na oczach Rosjan, in «Za– pis», n.8, 1978) ha sempre cercato di mettere in luce i punti· di contatto tra il pensiero liberale russo e quello polacco. Quello . che mi disse allor-alo ha poi scritto in Puszkin i rosjanie (Puskin · e i russi, in «Krytyka», n.16, 1983; pp. 238-246): «Esiste una Russia intelligente e di larghe vedute, una Russia libera dai complessi e dalle deformazioni di una grande potenza. Con una Russia così - credo - la Polonia dovrebbe cercare un accordo. So che per molti di noi non sarà una strada facile ma è l'unica se non vogliamo sprofondarci nel baratro ·dell'odio tribale». Dà! colpo di stato del dicembre 1981 Michnik ha passato quasi tutto il tempo - se si esclude una breve pausa di libertà nel 1984 - in prigione. Nella conclusione del suo ultimo libro Michnik ringrazia scherzosamente il generale Jaruzelski e gli altri mem– bri del potere e della polizia per avergli concesso così tanto tem– po per poter leggere e scrivere. In questi anni. Michnik è molto cambiato. Le tre lettere che filtrarono dal campo di concentramento dove era rinchiuso (Bialoleka) - le prime due pubblicate con lo pseu– donimo di Andrzej Zagozda - avevano un punto fermo in co– mune: ci possono fare qualsiasi cosa ma dobbiamo conservare la dignità. «La sconfitta non è una sconfitta se salviamo la no– stra dignità» (Cfr. Szanse po/skiej demokracji, Le possibilità del– la democrazia polacca, Aneks, London, 1984). Per questo moti– vo Michnik scrive al Ministro degli Interni, generale Kiszczak, e gli dice violentemente che lui non ha alcuna intenzione di farsi mandare all'estero. Su questa base comincia a maturare l'idea del libro Dalla storia déll'onorf in Polonia che, nelle intenzioni dell'autore, dovrebbe essere una sorta di risposta a La mente prigioniera (1953) (trad. ital. Adelphi, Milano 1981) di Milosz che mostrava come molti intellettuali polacchi nel dopoguerra si fossero «venduti» al nuovo regime. Michnik ha voluto pre– sentare intellettuali come lo storico Witold Kula, il filosofo Henryk HeJzemberg, lo scrittore Jan Jòzef Szczepanski, il poeta Zbigniew Herbert che fecero proprio il detto del poeta Pawel Hertz: «Se qualcuno mi dice di buttarmi dalla finestra e io mi butto, non soltanto lui sarà colpevole, ma anche io». A questi individui che salvarono la cultura polacca e la dignità Michnik propone di rifai;sinei momenti çlifficilidella «normalizzazione». Nei suoi scritti"del 1983 - come quello bellissimo sul filosofo Boleslaw Micinski (Cfr. Nienawidze totalizmu ..., Odio il Totali tarismo, in «Zeszytu Literackie», n.5, 1984;pp.94-111)- Mich– nik batte su questo tasto: !'.importanza della lotta della cultura contro la menzogna, della conservazione della dignità contro la violenza. Nei pochi mesi passati, durante l'estate e l'inizio del– l'autunno 1984,in libertà Michnik si imbatte in una realtà pro– fondamente mutata, nella stanchezza e nella sfiducia di molti suoi arµici. C'è poi il rapimento e l'assassinio di una persona a lui molto vicina: padre Popiduszko. Decide di riprendere a fare politica e viene subito arrestato durante una· riunione con dei dirigenti di Solidarnosc. La sua popolarità cresce, viene trasfor– mato dalla gente in simbolo. E lui si butta in questo ruolo. La sua prosa prende un tono quasi profetico. L'ethos del sacrificio, caro ai romantici polacchi, prende il sopravvento sulle analisi della situazione politica.-La Morale e la Politica debbono essere una sola cosa. Nella Lettera dalla "Kurkowa" (20/IV/1985) Mi– chnik scrive di Solidarnosc e della sua ideologia: "Solidarnosc non aveva e non ha una visione di una società ideale. Vuole vi– vere e lasciar-vivere. I suoi ideali sono più vicini alla rivoluzione americana che a quella francese, al tipo di opposizione· contro il franchismo in Spagna e non a coloro che vogliono imporre un loro progetto dottrinario. L'Ethos .di Solidarnosc ha molto in comune con l'idea di non-violenza di Gandhi e Martin Luther King. (...) Ci ~ono delle questioni per le quali vale la pena sof– frire e morire, ma non ci sono questioni per le quali si possa dare sofferenza o morte: meglio essere vittime di un assassino che schiavi con il nostro consenso". Questo ideale eroico va in parallelo ad affermazioni -come in Bieloruska ballada, che risale allo stesso periodo dello scorso anno- come: "Siamo, e voglia– mo essere, assolut~_mentenormali. Nulla ci manca così tanto come la normalità, perchè nulla temiamo di più che l'anormaie capitolazione davanti alla propria debolezza e alla propria pau– ra". In questa oscillazione tra l'eroismo del sacrificio per la cau– sa della dignità e la voglia di una vita· normale, tra il dubbio · amaro ("noi rimaniamo qui perchè forse amiamo le cause per– se?") e la certezza della forza dei propri ideali, i giorni volano ad Adam ·Michnik. Un esem.Plare eleniento anti.sociaJi sta di Aleksander.SMOLAR G uarda l'ultima fotografia di Adam, presa al funerale di suo padre. Per l'occasione è stato fatto uscire di prigio– ne: Jaruzelski vi accorda la grazia di accompagnare i vostri cari alla tomba. Molto dimagrito, con i tratti tirati, Adam in questa foto porta dei baffi che non gli si erano mai visti. In che anno l'ho conosciuto? Nel 1962? Ero segretario dell'or– ganizzazione universitaria della gioventù socialista, sucéursale del partito per i giovani. Lui, liceale di sedici anni, veniva a cer– care aiuti per un circolo politico di liceali che stava mettendo in piedi con i suoi compagni. Lo chiamarono il "Circolo dei ce~-' tori di contraddizioni"; furono soprannominati "Revisionisti con i pantaloni corti". " A mo' di presentazione, Adam mi strizzò l'occhio, mi diede una pacca sulla schienà e mi disse, con quel misto d'impertinenza e d'ironia che gli è proprio, e balbettando come al solito, di non tentare, soprattutto, di arruolarlo in quella "specie d'organizza– zione" che io rappresentavo. Cosa che non era punto lusinghie- . ra. Eia già stato cacciato da parecchi licei; la sua opinione sulla ri– voluzione "tradita" era bell'e formata, così come l'opinione sul proprio valore. Ciò gli permetteva di parlare da pari a pari con titolari di cattedre universitarie, se non di smascherare l'igno– ranza di più d'uno di loro. Mi ricordo anche il nostro incontro al commissariato di polizia dove tutt'e due fummo depositati prima d'essere condotti in prigione, nel marzo 1968. Senza badare minimamente allo sbir– ro che l'accompagnava, mi domandò febbrilmente chi altri era· stato arrestato. Lo sbirro si mise a sbraitare. Adam prese un'e– spressione docile, gli promise con fare ossequioso che non avrebbe più fiatato e ricominciò seccamente come prima le sue domande, imperturbabile, di fronte allo sbirro ipnotizzato. E il nostro ultimo incontro: esso risale al 1976, anno nel quale potè partire per l'estero, per la seconda volta in vita sua e dopo un intervallo di dieci anni. Io vivevo in Francia ormai da parec– chi anni. Lo si lasciò partire perchè i tempi stavano diventando duri: un'ondata di .scioperi si era abbattuta sulla Polonia, i co– mitati di partito erano presi dalla febbre. Sarebbe stato meglio che non ci fosse. Lo vedo al suo arrivo all'aeroporto. Mal rasato come al solito, con la camicia che scappava fuori dei pantaloni, morto di stan– chezza ma felice, ridente, tral:!occante di-aneddoti intercalati da rivelazioni sussurrate circa iJ progetto del KOR (doveva essere fondato qualche settimana dopo) e l'aiuto agli operai. E mi ri– cordo anche come gridava durante la notte, nel sonno, tormen– tato dall'incubo sempre vivo della prigione. Adam nori fa parte di quegli.eroi che vivono più facilmente il martirio che la vita quotidiana. Ha avuto sempre paura della prigione, degli inter– rogatori, delle perquisizioni, delle bastonature a ripetizione e delle istruttorie mai concluse. Va esente dalla dedizione fanatica a una sola idea, tratto caratteristico dei rivoluzionari di profes– sione. Non' è un adepto dell'ascesi nè dei costumi rigidi. Ha scritto dalla prigione, sicuramente a proposito di se stesso, an– che se usa la· seconda persona e l'ironia che gli è propria: "Tu sai bene di non essere un eroe e di non esserlo mai stato. Non volevi dare la tua vita nè per il popolo nè per la patria nè per la libertà. In effetti, non volevi dare la tua vita per nessuna cau– sa/.../. Volevi vivere, vivere normalmente, stimare te stesso e sti- mare i tuoi amici. Amavi questo benessere morale che ti per– metteva di godere della tua libertà spirituale, delle belle donne e dei huoni liquori". Eccolo ancora in prigione. Quante volte!, a partire dal 1965, al– lorchè, dopo aver festeggiato i diciotto anni, vi entrò per la pri– ma volta. Quando ne uscirà, questa volta? Molto prima di Solidarnosc, era già celebre: l'idolo e il simbolo di tutta una generazione, l'incarnazione della sua rivolta e del suo disgusto per la menzogna_e la violenza totalitaria. Il suo nome e quello di Jacek Kuron sono per sempre legati alla stra– tegia dell'opposizione democratica che ba coinvolto aree sem– pre più larghe di Polacchi. Nel suo ambiente, quello del KOR, di cui è stato una delle per– sonalità più significative, sono nate l'idea dell'aiuto agli operai perseguitati e l'idea di una stampa indipendente. Lì sono state create le prime-pubblicazioni per intellettuali «1 per operai, per .contadini e per studenti, letterati e politici ... Lì è nata l'idea di una "Università volante". E lui ne è stato UÌlodegli insegnanti. Lì furono incoraggiate e aiutate ogni sorta di iniziative nate, spesso, molto 'lontano 4aJla intelligentsia di Varsavia: comitati . di autodifesa dei contadini, comitati di autodifesa di credenti, comitati fondatori dei sindacati liberi, comitati studenteschi di solidarietà... Lì, in collaborazione cÒn militanti oper.tj i cui nomi sarebbero diventati celebri, Lech Wal~. Zbigniew Bu– jak, Bogdan Lis, Anna Walentynowicz, Andrzej Kolodziej, An- . drzej Gwiazda, sono venuti alla luce una nuova strategia della lotta operaia e un programma preciso di rivendicazioni. Adam era un personaggio-chiave dell'opposizione democratica. Dopo l'agosto 1980, ha potuto misurare la sua popolarità: mi– gliaia di studenti lo acclamavano a lungo dopo le sue conferen– ze all'Università di Varsavia, i fondatori di Nowa Huta veniva– no in massa alle discussioni che lui organizzava, gli operai di Wroclaw s'ammucchiavano a decine su degli autobus per pro– teggerlo, quando, nella primavera del 1981, il potere decise·di aprire per .l'ennesima volta un'istruttoria contro i membri del KOR. Doveva la sua notorietà e la sua autorità alla propria onestà in– tellettuale e al proprio coraggio. Del resto la stampa ufficiale e quella dei paesi vicini non ha mancato di confermarlo rove– sciandogli addosso montagne d'ingiurie. E tuttavia all'inizio sarebbe stato difficile immaginare qualcuno che si prestasse meno di lui a svolgere in Polonia il ruolo che vi ha svolto e che tutt'ora vi svolge. Di genitori comunisti, autenti– ci comunisti di prima della guerra, ed ebrei, faceva parte di un gruppo allo stesso tempo potente per i suoi legami col potere e marginale in rapporto al resto della· società, la quale per parte sua non -hamai-assimilato l'idèologia·ufficiale·ed ·èTestata, a di– verse gradazioni, l,lla·con costanza, ostile a questo potere.I suoi genitori lavoravano, òome si dice, "sul fronte ideologico": suo padre pubblicava le opere di MàrX e di Engels, sua madre scri– veva manuali di storia, e, molto giovane, un suo fratello "com– batteva la controrivoluzione" in qualità di procuratore militare. Quando Adam entrò nella vita adulta, lo stalinismo era solo un incubo del passato. Si era in un epoca relativamente liberale. L'ambiente in cui viveva Adam attraversava' una crisi morale profonda. Quegli uomini e quelle donne avevano appena sco– perto che ciò per cui s'erano impegnati aveva assai poco a vede– re col bell'ideale che credevano di servire. Avevano anche avuto

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