Fine secolo - 11-12 gennaio 1986

ADAM MICBNIK ovvero LA SCEi ,TA-DI VIVERE COME SE SI FOSS& UN Cl'ITADINO I,IBERO DI UN PAFSE I,TBF:RO D ire che Adam Michnik è il meglio che la cultura polac- . ca abbia espresso dopo la seconda guerra mondiale può suonare patetico, troppo soggettivo, può essere in– teso come una dichiarazione gratuita e «celebrativa» di ammi– razione. Eppure Michnik è un personaggio che non ha un suo pari nel paesaggio politico e culturale della Polonia degli ultimi quarant'anni. E questo per vari motivi, la maggior parte dei quali spiegati negli articoli e negli interventi di personaggi auto– revoli che il lettore troverà in questo inserto. Cosa si può ag– giungere a questi? Ossia perchè dobbiamo amare e ammirare questo polacco testardo che pur potendo (se volesse.cedere alle offerte dei suoi persecutori) p~sseggiare per i boulevard parigini e trascorrere le vacahze nei luoghi di villeggiatura che i polacchi sognano, preferisce invece stare in galera? Jn altre parole, e lo diciamo senza pudore, cosa ha da insegnarci Adam Michnik? Prima di tutto che la resistenza è un fatto etico e non solo e non prevalentemente politico. Si resiste non perchè si è favorevoli ad un dato regime sociale o perchè si odia un tale partito politi– co che detiene il potere. Si resiste perchè si rifiuta la menzogna. Ma si badi bene, Michnik non rifiuta la menzogna perché crede di «possedere la verità». Una simile presunzione è lontanissima mille miglia dal protagonista di questo nostro inserto. Egli ri– fiuta la menzogna in nome del diritto di cercare la verità, ossia perchè occorre «vivere da cittadino libero di un paese liberm>. Beninteso, per Michnik la verità non si identifica con la libertà, le due nozioni sono e rimangono differenti tra di loro. Ma la libertà è la condizione i!)dispensabile perché si possa cercare la verità. «Per poter esercitare la libertà occorre però aspettare il crollo dell'impero sovietico» direbbe, o meglio 9iceva fino a po– chi anni ·fa la maggior parte dei polacchi. Il che a s~ volta li induceva ad un atteggiamento di rassegnazione, di fatalismo, interrotto da violente e sanguinose esplosioni di ira. Ora, .il più importante «insegnamento» di Michnik e dei suoi amici è stato ed è quello :della necessità e della possibilità di esercitare la li- bertà «qui e ora». La possibilità, perchè scrivendo, anche dalla prigione, insegnando ai giovani la storia proibita del proprio paese, facendo giornali fuori censura si creano enclave di li– bertà. La necessità, perchè la forma della «futura Polonia libe– ra» viene decisa già oggi nelle nostre azioni quotidiane, perchè non c'è un salto di qualità tra i mezzi e i fini. I mezzi, la pratica della libertà sono già il fine. · C'è ancora un'altra ragione per la quale Michnik merita l'am– mirazione. Ed è il suo costante rifiuto di fare un qualsiasi cedi– mento ad un qualsiasi discorso irrazionale. Si possono e si deb– bono mettere in discussione tutte le credenze, tutte le opinioni, anche le più «fondate» e ovvie, comprese le proprie (non a caso Michnik è stato il protagonista del dialogo -.ia la sinistra laica e i cattolici impegnati nel sociale). Ma ciò non può e non deve comportare nè una rinuncia alla razionalità nè un compromes– so sul piano etico, nè su quello dei valori. Anche questo è un insegnamento su come esercitare la libertà, e soprattutto come sapere non tradire senza restare barricati su posizioni «intransi– genti». Quest'ultimo è un discorso un po' complesso, che va spiegato. Accade spesso, troppo spesso, che il rifiuto del <<tradì~ mento» porti i protagonisti di vari movimenti di resistenza ad assumere posizioni conservatrici. Un atteggiamento assai com– prensibile e se vogliamo giustificabile. Pur di non cedere all'av– versario si ·preferisce non cambiare parere, anche se la realtà esteriore cambia. Michnik da questo punto di vista è senza pec– cato. Sempre disposto ad ammettere i propri errori, sempre pronto a ridiscutere tutto (tranne i valori fondamentali quali: giustizia, libertà, democrazia, tolleranza), sempre in procinto di lanciarsi in un dialogo senza dogmi-precostituiti. Ci vuole onestà e coraggio, soprattutto intellettuale e non solo fisico, per esercitare la libertà nelle condizioni della non libertà. E questo coraggio a Michnik non è mai mancato. Wlodek GOLDKORN

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