Fine secolo - 21-22 settembre 1985

FINE SECOLO* SABATO 21 / DOMENICA 22 SETTEMBRE 22 .. Un TSO di agosto di Carla MELAZZINI U na m~ttina d! questo implacabile ago: sto piomba ciabattando nel deserto d1 un servizio di salute mentale una si– gnora pericolosamente priva di ubi consistam: il pronto soccorso psichiatrico l'ha rispedita via dopo un'iniezione, a casa non c;ivuole an- - dare a nessun costo. La cognata che la scorta reclama un TSO (in gergo: trattamento sanitar-io obbligatorio; in li-ngua corrente: ricovero coatto. Ogni grande riforma in Italia lascia come deposito un grap– polo dÌ orrendi neologismi e di orrende sigle, come ogni strage deposita una associazione parenti delle vittime). Il servizio é privo di medici, anzi é privo di qualunque cosa che non sia la mia persona. Il medico di base é in ferie. Il sostituto non é re– peribile fino a tarda sera. La clinica più vicina interpellata risponde: «Bella mia é inutile che la mandi qui perché posto non ce n.'é». Comincio a intravedere la deprecabile eventua– lità che la mia dolorante signora si trasformi in un fatto di cronaca: il bisogno che esprime con il suo comportamento é in prima istanza quel– lo di avere a disposizione una madre, in secon- da istanza quello.di buttarsi di sotto. · Ad ogni telefonata fallimentare la signora di– venta via via più filiale, finché a dispetto della mole ingombrante mi si abbandona fiduciosa– mente sulle ginocchia. A questo punto la cognata ·sbraitante se la por– ta via. Il giorno seguente verificherò che la signora ha fortunosamente usufruito del suo bravo TSO, scampando così agli onori della cronaca (a dif– ferenza·della ragazza che qualche giorno dopo in condizioni più o meno analoghe si é guada– gnata i titoli di prima pagina, oltre che un po: sto al cimitero). A me é rimasto il privilegio di cullare per qual– che minuto una bambina di cinquanta annf. NewMexico: abuso di grande di Michele COLAFATO S iamo partiti alle undici del mattino il sei luglio da Berkelèy. Robyn, Daarmir, Xenia ed io: in una vecchia Mazda, di– retti a Gallup (Nuovo Messico). Il sedile poste– riore dell'auto é rovesciabile e consentiva a Daarmir di dodici anni· e Xenia di sette di sdraiarsi e usare tutta la zona posteriore come tana. L'accordo di viaggio fra Robyn, la ma- , dre, e i bambini prevedeva premi e penalità, e procedure di conciliazione. lo ero stato invita- to a scopo d'ordine: un secondo adulto a bor– do faceva comodo dal momento che bisognava attraversare il deserto con una macchina priva d'aria condizionata, provata dal lungo servi– zio, in piena estate. All'andata ci siamo fermati tre volte per dieci minuti. Una sosta di dieci minuti sotto il sole ai lati dell'interstatale N.40 é la penalità pil\ lieve. La sera del 6 luglio abbiamo cenato a Barstow in un ristorante messicano chiamato la India Bonita. Cinque minuti dopo_nella pri– ma piazzola di sosta abbiamo accostato: le femmine sono rimaste a dormire in macchina e Daarmir ed io con i sacchi a pelo ci siamo but– tati su un praticello circondato da grandi ca– mion. Il giorno dopo é scattata più volte la pe– nalità N.2 che consisteva nel separare i due ra– gazzi costringendo Daarmir a sedere sul _sedile singolo anteriore e Xenia in un angolo del vano posteriore sqtto la sorv·eglianza stretta della mamma. Siamo arrivati a Gallup alle set– te di sera. Da Flagstaff la situazione era sfuggi– ta al controllo. Robyn aveva mollato uno sca– paccione a Xenia. e Xenia aveva per la prima LETTERE DI .lflNE FSTATE Più o meno a malincuore, molti nostri amici e collaboratori hanno svolto un tema sul 'est aie che, più o meno a ma/incuoré, sta finendo. I più si erano schermiti: ma non mi è successo niente, non ho visto niente. Fantastico, abbiamo risposto. Scrivilo. • volta minacciato di .telefonare a "Child abu– se". Durante la vacanza gli adulti e i bambini · hanno fatto vita a parte per ritrovarsi a tavola solo per i pasti. Il viaggio di ritorno é stato diviso in tre tappe. Gallup- Tucson, Tucson-Los Angeles, Los An– geles-San Francisco. Robyn ha viaggiato quasi sembre nel vano p.,steriore, io ho guidato. A Los Angeles il carburatore si é rotto. Alla ri– presa del viaggio i bambini hanno promesso di non provocare altri incidenti meccanici con i loro comportamenti. Putroppo non ce l'hanno fatta. Robyn é saltata dietro e Xenia ha ricevu– to alcune dosi della penalità N.3. Daarmir ha detto: «La colpa é di Xenia é lei il.diavolo!». Ci siamo fermati per pranzo non da "Jack in the box" come volevano i bambini ma da "Debby" che, come ha detto Robyn, é una ca– tena appartenente a un produttore più demo– cratico e di sinistra che ha passato tanti guai sotto Mc Carthy. Ci siamo seduti. Xenia inso– litamente tranquilla, non ha sporcato, non ha lanciato addosso a me patate fritte né pezzi di cipolla sul tavolo a fianco. Eravamo in pieno relax. San Francisco vicina. Poi sue signori alti e robusti con giacca e cravatta che gironzola– vano tra i tavoli si sono avvicinati al nostro a un cenno di. Xenia e rivolgendosi a me e a Robyn hanno detto: «Volete seguirci, per favo– re?». I bambini hanno ordinato allora una su– percoppa alla papaia e cioccolato, due cherry coke e tre scatole di pelle di porco fritto. Daar– mir ha detto che non avevano bisogno di soldi perché avevano messo da parte tutti quelli guadagnati quando erano stati buoni. Mi sento gigaµtesca di Maria Pace OTTIERI M i piace dei viaggi in treno portare pesi, lanciare le valige hel finestri– no, issarmi con l'ultimo sacco sul predellino, calciare i bagagli fino al posto, su– dando, ad agosto. Solo così mi sento gigante– sca. Durante il viaggio, la nonna chiede al ni– potino, per quattro ore di fila, senza tregua, «Ehi, dì, chitt'a accattato i scarpi?», «Ehi, tu, ma chittel'a accattato i scarpi?». Solo al sema- ,. \f, foro della stazione il bambino risponde ~ u\ 1 ~<papà», il vagone si sente sollevato. I • ,, I -~ - - .:.:=---,:'- __ ::::,:: __ -==·· Poi in macchina attraverso da sud a nord la «Zona Umida d'Interesse Internazionale» nel caldo opaco, intorno cicatrici di paludi, ex pontine, gente murata che non parla e quando parla dà indicazioni stradali che durano pochi metri. Raccontano chè da queste parti c'è una spiaggia. Il nome è un aggettivo, e sulla spiag– gia ci sono poche case, niente paese, soltanto dune e sabbia. Chi affitta la casa ha diritto ad un pezzo di tramonto, ma solo al suo, deve guardare diritto. Se si conosce più di una per– sona, bisogna dire prima per quale pezzo di tramonto si è venuti. A Roma sosto poche ore, il tempo di leggere una lettera di un amico lontano che vuole se– gnalare un amico vicino, appena uscito di pri– gione, un ragazzo in gamba, molto intelligente, che vuole scrivere un po' di tutto, magari su un · giornale. C'è un altro treno e questo va in To– scana. Settembre, è tempo di campagna, il mese del riscatto di chi tutto l'inverno soffre e si è pentito d'esserci migrato. Il paese vecchio si è svuotato come un guscio, il museo etrusco non lo toccano più nemmeno i ladri. All'ulti– ma rapina si sono attardati per cercare qualco– sa da rubare, erano rimasti, insonni, il gomito sul cuscino, solo gli etruschi dei sarcofagi. Il ravaggiolo non lo si trova più, troppo fresco e molle, ai giovani non piace, i fogli dell'Unità si stingono in giornata, nelle bacheche, e le_ve– trine delle farmacie rion hanno medicine ma vi– pere sotto spirito, in fila, nei barattoli di vetrò. Impossibile tornar tardi da una gita ..La vita si è spostata intorno alla St/izione, giù nel Paese– Scalo che si nutre delle epatopatie di chi va a passare le acque a Chianciano. Pettinature, ge– sti, richiami, nulla sfugge all'implacabile sigil– lo, troppo lunghe le unghie, troppo corte le gonne su movimentati ginocchi, troppo accenti gli accenti, troppo ultima la moda. In località «California» si chiamano Samantha, Thama– ra, Christian, scomparsa la rivolta di nomi come Assuero, Nilo, Antinesca. E' rimasto Ismaele, geometra d'assalto, massacratore di panorami cui sono affidate le fortune degli agropastorali, ex proprietari di uve, di olivi, della casa avita dove soggiorno. Di là nell'altra stanza è in corso una rovente discussione sulla pronuncia del nome di Robert Mitchum, chia– mato ora Misciùm dalla vecchia padrona che sa il francese benissimo e non ha dubbi, ora Mitc-hum, con forte aspirazione dalla gover– nante della Val d'Orcia. Si accordano alla fine le due sul fatto che al cinematografo lavora bene. Riparto, tornerò per la vendemmia o per bacchiar le olive, non ci si può fermare. Mi ha segnato nei primi anni di vita Robinson Crousoe ancor più di Sussi e Biribissi. Mi serve il mare, devo sentire la notte respirar le onde, devo sentir passare sugli occhi chiusi la striscia del faro luminosa e la mattina partire nell'alba rosa carica di vermi, sia pure coltivati, bruni muriddu, di ascendenze sarde, spingermi al lar– go delle isole, gettare l'ancora, fremere al tre– mito del bollentino, sentire il gemito del pagu– ro tirato sul paiuolo. schiacciargli la testa a zoccolate per non farlo soffrire e navigare fino al sinuoso approdo nell'isola. E qui dar fuoco a sterpi di ginepro, solleticare il pesce con gam- bi di finocchiò, cospargere di sale, spruzzare di limone, devo affondar Je mani nelle' carni ben cotte, odorose di fumo. Poi risalpare, meglio se un po' ferita, verso il calar del sole. Sul molo, seduti al bar Corona mi aspettano in vacanza, gli amici per un bronx.

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