Fine secolo - 21-22 settembre 1985

FINE SECOLO* SABATO 21 / DOMENICA 22 SETTEMBRE 35~ . .. . .. . .. Muscolature e crani. Più oltre una piccola folla davanti a un colonnato, un'aquila artigliante un'oca in un vuoto cielo, lieve l'ingiuria del tempo nelle crepe che attraversano l'affresco; tra le pose esagerate e l'ostinata lunga prospettiva, difficile stabilire il perduto pretesto del pittore semidimenticato: un poeta sparito incoronato dal Duca per i suoi carmi. Il tuo, senza corone, abbia pure per sé quattrocento anni di derisione, non si dorrà se qualcosa di te durerà, i grigi occhi, la lussuria soave... Così la vecchia storia sempre ci inganna, la Speranza ci guida verso un qualche geroglifico ingolositi invece di trascinarci a casa, polvere assonnata, sfiniti. La domenica all'alba, mentre i preti applicavano ostia e vino sulle umane ferite, noi per curarci ci distendevamo: privi, temo, di paramenti, ma gli amici di Francesco gridavano nella navata di pini, sazi di sole, ed elusivi come angeli volavano attorno alla barriera di rami sopra di noi, affondati in un soffice letto sfatto di aghi, e nel mare del nostro simultaneo morire. "E' madre di bellezza la morte". Ogni foglia al suo posto di piacere tremando, noi moriamo per star bene... Incuranti dell'amore assonnato, da tanto disamorati. Che importa se la nostra convalescenza sarà come noi breve, se il mattutino è già campana a morto? In mezzo ai pini nostro fratello, il vento, va e viene. - Domenica ancora, il senso degli enigmi di Kaflca a me, primo scriba della colonia penale: contro la tribù dal mio deserto scaglio oscure sentenze antiche e impure. Sono l'ufficiale attaccato alla sua macchina, ministro dell'unica Legge che nessuna disperazione offusca, sul quale i denti mortali oscillano per iscrivere "Ft.J:IINNAMORATO" ... Oh, chi poteva prevederlo, gelido giudicavo adultèri e divorzi e i dissoluti giù assicuravo alle cinghie. Ora l'erpice trema calando, una cinghia si spezza, ti faccio - perso il controllo - segni per cambiare la scritta, da anni immutata: che la macchina incida su di me (inciampando qualcuno avanza a serrare la cinghia) "INCONTRAI I A MIA ANIMA". Sonetti di BerryDlan - traduzione di Gianfranco Palmery Io sono qui che aspetto, cara, in soffitta il tuo passo, oh, il cadenzato tuo passo nel caldo soffocante - non mi dispiace affatto, il silenzio mi prende e il no degli orologi che ci separa più a lungo: hanno fatto le pietre il primo martire e potranno intralciare i nostri nemici, io salirò sul tetto libero a respirare. L'Università di Battipiano avrà i suoi titoli sul "Times": un tale impazzisce, panico tra la folla, danni ai rododendri. Piano scoccheranno i necrologi, si farà luce sui fatti, o quasi. Era innamorato, e buggerato. A sua moglie doveva restare attaccato: tutto qui, invece di finire, attraversando il mare, ah, così. Ménage à trois, al modo di Tristan, - mica facile! Il Conte convalescente; la sua amante; il giovane allampanato artritico selvaggio visionario subito innamorato di lei, il suo genio occulto, quella fiacchezza che s'infiamma, minacciosa, un insulto un saluto; sul suo veliero a scorrazzare _ lungo tutta la costa per sei mesi... non poteva durare ... il bel paio a Parigi. E fu il caos. Bene - ma quattro è peggio!... Tutti, ottimi amici - un po' tirata, eh? - Tu pure lo hai ammesso, su, almeno una volta ... e, dico io, noi siamo amici. "La Cuchiani aima Tristan, mais..." (il biografo dice) senza scrupoli abbastanza, anzi, del tutto ... E qui finisce la rassomiglianza. "Se qui seduto duri ad aspettare lei, lei passerà". Questa fatua asserzione, che tollera smentita, imita Donne ed è, oh, vera, rintocca nella mia ipnagogica mente; ahimé resto sospeso su questa soglia specchiante, spente e asciutte le pupille, nella stessa strana digressione da me che sono i nostri mesi d'amore, inframettenza persiana o azteca - la massa della terra dal mare arcaico estrusa, al suo essiccarsi morirono le specie eccetto quella che a respirare in qualche modo imparò: a meno che i polmoni non mi rendano adatto a disperare, scivolerò dentro un crescente sonno smisurato stupendo che la speranza mi annuncia.

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