Critica Sociale - XXXV - n. 23 - 1-15 dicembre 1925

' CRITICA SOCIALE ebbe ar.oora il tempo di dare, tutta. l'attenzione che esso merita. Oseremmo dire che più dei socia– listi se ne occuparon.o e preoccuparono alcuni in– dustriali: .ma, naturalmente, allo scopo egoistico di procurare ai « loro » operai quegli svaghi e quei mezzi di ·autoeducazione che più vincolas– sero gli operai alla fabbrica e li rendessero me– glio utilizzabili per la produzione. Fu questa una ragione di- più perchè un certo' classismo sem– plicista sdegnasse di interessarsene, sospettoso quasi di far opera di collaborazione corruttrice. Ora, la preoccupazione dei socialisti doveva essere non opposta (in un certo senso ·e aentro certi limiti una finalità è l'integrazione dell'altra), ma radicalmente diversa, e proporsi di creare non tanto il miglio.r produttore - a questo poteva ba– stare l'iniziativa di un capitalismo i.ntelligente - quanto il cittadino più attivo e più consapevole. E questa, senza averne le vistose apparenze, è anch'essa una forma, e forse la più decisiva, della lotta e della conquista di classe. · Fra i diversi partiti socialisti d'Europa nessuno era più attrezzato a quest'azione del « Partito operaio belga», per le sue lunghe e costanti tra– dizioni di mùtualismò, di cooperazione, di Case· del Popolo, di istituzioni ,educative. Il socialismo belga si distingue dal s·ocialismo delle altre na– zioni - sopratutto da quello francese --,. per es– sere stato sempre più economioo che politico, più costruttivo che demolitore, più so~ialismo di masse che di individui' e di Circoli. Anche la lotta politica, che pur ebbe in Belgio manifestazioni epiche,~ sopratutto per la conquista del suffragio universale, più che essere fine a se stessa, si pre– ·sentò sempre come .connessa e subordinata a ·fini consaputamente economici e di civiltà: La lotta del}a resistenza fu più mezzo che soopo. E ne derivò che in•nessm,1 pa:ese come in Belgio il socialismo riuscì veramente a formare il tessuto organico della vita quotidiana di un'intera popo– lazione:· Queste premesse spiegheranno conie ,fu che proprio da un deputato socialista belga - il no– stro amico Luigi Piérard - venisse presentato alla Camera, fin dal febbraio 1922, un disegno di legge,· diretto ad istituire « l'Opera 11azionale. dell'educazione popolare in vista dell'utilizzazione delle ·ore libere » , che tendeva non già a « rego– lamentare » i loisirs dei lavoratori, ma soltanto - il che sembra cosa minore, ed è di gran lunga maggiore - .a convogliare tutte le libere iniiiative alla creazione e al còordinamento di una vasta azione di educazione operaia. Il progetto, molto sempliqe, studiato e perfezionato da diverse Com– missioni, decadde con lo scioglimento della Ca– m'era, ma è oggi rimesso sul tappeto ed è spera– bile che la presenza dei nostri amici nel Governo gli assicuri presto il sucoosso. Stralciamo dalla Relazione, compilata nel 1922, alcuni brani caratteristici, che ci sembra debbano interessare i nostri lettori. f. t. I. Dopo l'armistizio, poche questioni sociali si impo– sero così imperiosamente, a, quanti si de~cano al mi– glioramento della sorte dei lavoratori, al loro eleva– mento intellettuale, al loro perfezionamento morale, quanto quella della utilizzazione delle ore libere dei la- · voratori, dovute alla conquista dell'orario legale di otto ore. ·· Una corrente irresistibile ed universale, nata nel– l'ultimo periodo della guerra e consacrata nel patto · della Società delle Nazioni che fa parte integrante del trattato di Versailfes, ha spinto molti Paesi in una via, nella quale alcuni fra essi non si erano ancora av- venturali che timidamente. · • Si è compreso che la grande massa dei produttori, Biblioteca Gino Bianco lavoratori manuali o intellettuali, avean diritto a una vita· più alta., meno esclusivamente asservita aile dure fatiche. Si è compreso oon Fouillée, il ìilòsofo delle idee-f9rze. che i riposi eran9 una. necessità sociale, Più di quaranta Governi si fecero rappresentare alla qonferenza del Lavoro di Washington. Questa Con– ferenza elaborò una Convenzione, che già parecchi Parlamenti hanno ratificata. I firmatar:i presero im– peg110 d'onore di far votare, nei loro- Paesi rispettivi, una legge che, nella maggior parte delle industrie, ridu- cesse ad otto ore la giornata dilavoro. . . ·· Cotesta legge, in molti luoghi, non doveva che con~ sacrare la çonsuetudine, uno stato di cose che. già gH · operai, pot~ntemente organizzati in Associazioni di re– sistenza, avevano imposto agli imprenditori. Oggidì, in ·molti Paesi, tale legge fu_ votata, promulgata, appli- cata. Così il Partito del Lavoro ·vide effettuarsi do– vunque, più presto senza dubbio· che non osasse spe- . rarlo nel 1914, la grande .. idea c~e. esso riassumeva nelle ~anifestazioni di Primo Maggio, la formula dei « tre otto», che parlava con eloquenza a\ cuore delle folle: Otto ore di lavoro, otto ore di riposo, otto ore di libertà. Confessiamolo francamente: al terzo .di questi ter– mini nòn si era pensato abbastanza, In qual modo gli operai avr-ebbero impiegato le ore libere, aumentate dal loro sforzo sindacale e dalla volontà del legisla– tore? , : : ; Ah! certo, tJOn erano mancati dei teorici, degli scrit– tori, dei tribuni,· i quali, iri radiose utopie e- profeti: . ehe visiohi, avevjlµo intra:vvisto una specie di età del-. · l'oro, nella quale, giusta le parole del poeta, « tutto è ordine e bellezza», e im'umanità perfetta, 'sublime, ideale non domanda le sue gioie che all'arte_ o agli. splendorl die\:ia, .nat'ura, non beve che alle sorgent-i inesauribili della scienza è della poesia. Per non parlare ohe deì moderni, ·si pensi alle N.o– velle di nessunJuogo di William Morris, il nemico ac– canito del meccanicismo, colui c).:ie invocava l'avvento · di un'arte nuova, l'arte del lavoro giocondo, in una vita rusticana 1 piena di riposi operosi e monda da ogni bas– sezza: concezione veramente inglese. Si ricordino le amplificazioni con cui Zola nel romanzo Le Travail descrive la città futura .sognata da Luca Froment; e . la grandiosa e melodiosa allegoria composta dal gran disegnatore Walter Cranc in occasione della prima festa del Lavoro ... L'idea di decongestionare i grand1 centri, le città che Verhaeren qualificava «tentacola– ri», l'idea cli un ritorno ai campi, al giardino, all',an– ·golo di terra, è di quelle che i pubblici poteri dovranno realizzare per risolvere il problema chè ci interessa (1). q Ciò che è più difficJe a1l'uomo - disse Goethe - è utilizzare le proprie ore libere». Che ne farà il lavora– tore? L.a questione fu affacciata non meno da coopera– lori che da socialisti. Al Parlamento francese, discuten– dosi la legge delle otto ore, diceva Ribot_: « Noi non pos– siamo assistere impassibJi a questa diminuzione delle ore di lavoro e credere che il nostro còmpito sia esau– rito; per gli operai che hanno delle ore libere converrà. moltiplicare i mezzi di nOn sperderle in un ozio, no– civo alla loro salute e alla loro vita». E Jouhaux in una serie di articoli lamentava che la legge francese nulla contenesse al riguardo. Osserverà qualche scettico che l'oper.aio, dopo le _s-qe otto ore di ~avoro all'officina:, preferirà lavorare' al– trove per accrescere il suo -guadagno. 'È presto detto. Pazienza ancora se cotesto lavoro supplementare non consistesse che nella coltivazione di un 1>iccolo giar– dino o di un campo cli patate, come quello di cui s-1 compiacciono certi nostri minatori. Purchè ai lavora– tori non sia lasciata la scelta fra la taverna, questo salotto del povero, e il giuoco degradante in cui ar– rischia la mercede. Ciò -che occo1:re è moltiplicare le occasioni, per l'o- (1) Si vegga sull'argomento, in questo slesso numero, l'ul– tima parte del passo riferito dal libro di Kautzky.

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